Shadow in the Cloud

Regia – Roseanne Liang (2020)

Dovete sapere che mio padre era fissato con gli aerei (aveva anche il brevetto) e, quando ero ragazzina, mi ha fatto vedere praticamente ogni film esistente al mondo ove ci fosse anche soltanto un velivolo di passaggio. Per cui, uno dei più bei ricordi cinematografici della mia tarda infanzia/primissima adolescenza è la videocassetta di Memphis Belle consumata a forza di visioni ripetute. Sì, quel film dei primi anni ’90 sul bombardiere della seconda guerra mondiale con Sean Astin nella torretta ventrale. Se non lo avete visto, recuperatelo che ne vale la pena.
Ci sono troppi pochi film sui bombardieri, e Shadow in the Cloud è anche ambientato lo stesso anno di Memphis Belle, il 1943. Non credo sia un caso fortuito.
Shadow in the Cloud è il primo film “nuovo” che ho visto in questo appena nato 2021 e, se il buongiorno si vede dal mattino, ci aspetta non solo un’annata interessante, ma anche piena zeppa di registe che vanno a sfidare i colleghi su un terreno spesso considerato appannaggio esclusivamente maschile, ovvero il cinema d’azione.

Comincia di notte, su una pista di decollo, Shadow in the Cloud: una pilota deve salire a bordo di un bombardiere perché ha con sé un bagaglio molto importante, il cui contenuto è altamente riservato. Ordini dall’alto. La reazione dell’equipaggio del Fool’s Errand non è delle migliori: la rinchiudono nella torretta e la lasciano lì, un po’ perché indispettiti dall’imposizione, un po’ secondo la classica scusa che è per la sua protezione. Dopotutto, a una giovane donna da sola in mezzo a un gruppo di soldati, nello spazio limitato della carlinga di un aereo, può succedere di tutto, no? E non tocca ai soldati starsene buoni al loro posto, ma a lei rinchiudersi nel posto più scomodo e pericoloso ci sia su un bombardiere.
I primi 40 minuti del film sono “solo” questo: la protagonista Maude (Chloë Grace Moretz) seduta in torretta ventrale che prima deve sopportare orribili battute da parte dell’equipaggio, poi deve vedersela con i caccia giapponesi e, infine, con un gremlin.

No, non quelli di Joe Dante: il termine gremlin risale alla prima guerra mondiale ed è stato coniato dai piloti della RAF. Indicava degli esserini responsabili del malfunzionamento degli apparecchi in missione. Ci ha pensato poi Dahl a portarli nella cultura popolare e, ancora di più, ci hanno pensato Richard Matheson e The Twilight Zone, con uno degli episodi più famosi della storia della serie tv: Incubo a 20000 Piedi. E infatti, alcune sequenze di Shadow in the Cloud strizzano per forza di cose l’occhio a quella celeberrima puntata, perché se fai un film che parla anche di uno o più mostriciattoli intenti a sfasciare un aereo in volo, devi pagare un tributo.
Ma il punto sta proprio in quell’anche messo in corsivo: Maude non affronta semplicemente un gremlin nel suo viaggio disastrato sul bombardiere; affronta prima i pregiudizi di una ciurma che non alcuna intenzione di darle il credito che il suo rango e le sue ore di volo meritano, poi deve affrontare il nemico vero e proprio della guerra, e infine il dannato gremlin che sta lì a peggiorare una situazione già precaria di suo.

È un film d’azione over the top, dicevamo, ma lo diventa soltanto nei minuti finali, quando Moretz si trova a ricoprire un ruolo che, una trentina d’anni fa, avrebbero chiamato a interpretare un Bruce Willis a caso, e nessuno si sarebbe mai permesso di  fare questioni sulla plausibilità o verosimiglianza di certe sequenze; ma Shadow in the Cloud, nella sua fiera identità di B movie, non guarda agli anni ’80 come punto di riferimento, va molto più indietro, al vecchio pulp, ai vecchi romanzi d’avventura, e rilegge il genere da una prospettiva che in virtù di una presenza fino a ora inusuale dietro la macchina da presa e in sceneggiatura, diventa all’improvviso inedita e fresca. Il cinema di serie B (ne parlavamo giusto un paio di giorni fa) è sempre stato un termometro molto preciso del clima culturale cui appartiene, questo perché i film non nascono in un vuoto, come a un sacco di gente piace ultimamente credere, ma trovano terreno fertile e materiale da cui attingere nella società in cui registi, sceneggiatori, produttori e attori vivono e interagiscono col prossimo. Non esiste e mai esisterà una cosa come l’intrattenimento fine a se stesso: nel momento stesso in cui scegli di piazzare la macchina da presa in un punto, stai già compiendo una scelta politica. Fateci pace.

Ma questo non inficia il valore di intrattenimento di un film come Shadow in the Cloud, che riesce a funzionare sia quando è un thriller claustrofobico che si svolge in un ambiente angusto e vive esclusivamente dell’interpretazione di Moretz e del montaggio serratissimo a opera di Tom Eagles, sia quando esplode in un impeto liberatorio si trasforma in un esaltante baraccone dal ritmo così elevato che, quando cominciano a scorrere i titoli di coda, ti pare assurdo sia già arrivata la fine.
Se vogliamo, tuttavia, quella è anche la parte più tradizionale del film: l’eroina comincia a spaccare culi a destra a sinistra e non si ferma davanti a niente per portare a termine la sua missione. Ci sono dei distinguo da fare sulla natura stessa della missione, che non è affatto tradizionale, ma vorrei evitare gli spoiler. Resta comunque valido il discorso che, al netto di un’ottima messa in scena e di alcune trovate visive eccellenti (tutta la camminata a testa in giù sull’esterno dell’aereo), non vediamo nulla che non si sia già visto in altri film d’azione, recenti e non.

Dove Shadow in the Cloud brilla sul serio, è in quella quarantina di minuti serratissimi in cui vediamo quasi soltanto dei primi piani di Moretz e qualche controcampo sul vuoto sotto e intorno a lei. Quaranta minuti che forse sono in parte dovuti al budget risicato del film, che permette di scatenarsi con gli effetti speciali solo per un minutaggio molto limitato, ma forse sono frutto di una scelta precisa: stare attaccati al personaggio di Maude e condividerne la prospettiva, e quindi il disagio crescente, mentre l’equipaggio del bombardiere è ridotto a un coro di voci per radio e a qualche immagine che tuttavia non li rappresenta così come sono, ma come Maude li percepisce e li immagina nel buio della sua torretta.
In questo modo, lei è l’unica ad avere un’agenda e un’identità precisa, e ai suoi aggressori (perché di questo si tratta) vengono negate entrambe le cose, non viene loro fornita alcuna giustificazione o scusante.
Altri avrebbero staccato sull’interno dell’aereo per farci vedere i militari. Liang non lo fa, lei rimane sempre con Maude.

E per compiere un’operazione del genere devi avere un’attrice in grado di sostenere quaranta minuti di primo piano quasi ininterrotto, un’attrice che sostenga il film da sola. Andrebbe fatta qui un’apologia senza alcun pudore di Moretz, perché la sua è davvero un’interpretazione di altissimo livello, impegnativa da ogni punto di vista, fisico e mentale, ma sono cose di cui vi renderete conto guardando il film; a me interessa soprattutto sottolineare la dedizione assoluta di un’attrice di prima fascia a un film di serie B neozelandese, e capisco che il segreto della bravura degli attori inglesi e statunitensi sta tutto lì, nel non fare distinzioni a seconda del genere di film in cui si trovano a lavorare. Credo sia una bellissima lezione, come credo che Moretz dovrebbe ricevere tonnellate di riconoscimenti per la prova impressionante data in Shadow in the Cloud.

17 commenti

  1. Ha una trama che è impossibile non innamorarsene

    1. E il risultato è anche meglio!

  2. Blissard · ·

    L’avevo adocchiato ma avevo letto giudizi negativissimi che mi avevano fatto passare la voglia. Alla mia veneranda età ancora non ho imparato a ignorare i giudizi generalisti (e anche qualcuno specialistico… stavo per dare fondo ai miei risparmi e comprare il Mereghetti nuovo, poi ho letto la rece su Onward, che io ho trovato stupendo e che nel dizionario invece aveva la stelletta della delusione, e ho deciso di risparmiare i miei soldi).

    1. Purtroppo i B movie vengono sempre trattati malissimo dal pubblico generalista.
      Certo che non ti aspetti il capolavoro che ti cambia l’esistenza, ma si tratta di 82 minuti (brevissimo, tra l’altro) di puro divertimento, con quella parte nella torretta che, secondo me, fa pure grande cinema.

  3. Un recensione stupenda! Ero incuriosito da questo film soprattutto per il nome della regista. Avevo visto tempo fa il suo corto Do not Harm e ne ero rimasto sorpreso. Inoltre apprezzo molto Chloe Moretz e soprattutto i B Movie e quindi non posso assolutamente farmi perdere questi film. Interessante la parte sul montaggio del film che sembrerebbe essere uno dei punti di forza più importanti della pellicola

  4. Diversi tuoi passaggi mi hanno colpito, tra tutti, direi quello dell’humus culturale e della scelta politica obbligata ed inevitabile e, poi, quello sui nemici, giustamente privati anche della loro forma.

    Credo proprio che sia un film che vorrei vedere.

    1. Prova a cercarlo perché non è solo divertentissimo, ma offre anche qualche spunto non banale.

  5. Gremlins, aeroplani e seconda guerra mondiale.
    Che può volere di più uno dalla vita?

  6. Appena visto. A parte che ho sempre amato Chloë Grace Moretz, però il film mi è piaciuto tantissimo proprio per i primi 40-50 minuti in cui lei è bloccata lì sotto e tutto si svolge tramite conversazioni via radio e con lei che immagina cosa stia succedendo nell’aereo. STUPENDO! Per il resto, tutto bello e piacevole, tranne la scena in cui lei sta cadendo dall’aereo e torna dentro – praticamente ILLESA – grazie all’onda d’urto dell’aereo sottostante. E non lo dico per maschilismo. Mi avrebbe fatto storcere il naso pure fosse stato Vin Diesel in FF. (idem la scazzottata finale, ma quella ci può anche stare, dai)

  7. Infatti ti giuro che faccio davvero fatica a capire quel 4.6/10 su imdb, quando il film meriterebbe almeno un 7. Boh o_O”

    1. Ma lasciali perdere i votanti di IMDB, non vale proprio la pena di starli a leggere 😀

  8. Ho scoperto questo titolo per puro caso e sono sicuro che mi piacerà un sacco. Ma che tipo di distribuzione ha? Streaming oppure cinema?

    1. Streaming negli USA. Da noi è inedito, ma spero arrivi il prima possibile su Prime.

      1. Grazie, allora lo aspetto al varco.

  9. L’ho visto grazie alla tua recensione e l’ho trovato bellissimo. Un’idea originale sviluppata in modo intelligente e mai banale, con un ritmo pazzesco e un’interpretazione effettivamente impressionante da parte di Chloe Grace Moretz (che ho sempre trovato bravissima). Per l’ambientazione anni ’40 e il modo in cui utilizza il genere, sarebbe potuto essere un film Amblin prodotto da zio Steven negli anni ’80, ma i temi che tratta lo rendono attualissimo.

    1. Vero, avrebbe benissimo potuto girarlo Spielberg un film del genere. Ti ringrazio per aver letto il mio post e per aver seguito il mio consiglio!

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