Una cinepresa tutta per sé – Cinque anni dopo

Uno dei post di cui vado più fiera nella storia di questo blog risale a cinque anni fa e l’avevo scritto in occasione del Women in Horror Month del 2014. Se vi interessa, il post si trova qui e credo che tutti voi lo riterrete molto, ma molto datato. Necessita quindi di un aggiornamento, proprio per concludere il mese dedicato al lavoro femminile in ambito horror. Tanto per cominciare, il fatto che sia datato è una grande vittoria, perché in cinque anni non sono solo cambiate un paio di cose: è cambiato tutto.
Certo, le donne dietro la macchina da presa sono sempre una minoranza, e questo a prescindere dal genere cinematografico preso in considerazione, ma nell’horror sono più rilevanti che da qualunque altra parte. Se in ambito mainstream la rilevanza è ancora una questione fumosa, di cui si discute la notte degli Oscar, quando ci si rende conto che non c’è una sola donna tra i nominati alla miglior regia, nonostante le ottime prove di Kusama e Ramsay, del tutto ignorate, la comunità degli appassionati di cinema dell’orrore ha cominciato a dare per scontata una presenza femminile costante tra i registi delle migliori pellicole ogni anno ed è chiaro a tutti che il più bell’horror del decennio, a oggi ancora imbattuto, lo ha diretto una donna.

Insomma, ancora una volta l’horror dimostra di essere più avanti rispetto ai suoi colleghi socialmente accettabili e quella che stiamo vivendo è da più parti considerata come la Golden Age delle registe horror. A partire proprio dal 2014, anno di uscita di Babadook e Honeymoon, non c’è stato un solo anno in cui non sia arrivato, in sala o su qualche piattaforma streaming, almeno un film diretto e scritto da una donna che non abbia fatto parlare di sé, e non come curiosità esotica (anvedi, una femmina che fa un horror!), ma come grande cinema.
Un po’ di nomi e titoli? Raw, di Julia Ducournau, The Love Witch di Anna Biller, The Invitation di Karyn Kusama, A Girl Walks Alone Home at Night e The Bad Batch di Ana Lily Amirpour, Revenge di Coralie Fargeat; e questi sono soltanto i film più famosi, quelli che anche una persona non proprio addetta ai lavori ha sentito nominare un paio di volte. Se poi si va a guardare al sottobosco indie, allora si spalanca un vero e proprio oceano dove sguazzare a nostro piacimento, così grande che persino io non riesco a stargli dietro.
E, per il 2019, sono attesi almeno una decina di horror diretti da donne, tra cui il ritorno di Jennifer Kent con The Nightingale e delle Soska Sisters con il remake di Rabid. Per non parlare di Polyanna McIntosh che ha appena finito le riprese di Darlin’, sequel di The Woman.

Ovvio che questo periodo d’oro per le donne nel cinema horror derivi anche dallo stato di salute di cui il genere gode ormai parecchio tempo a questa parte (anche se molti insistono a celebrarne il funerale ogni settimana), ma il dato di fatto più importante è che vedere una donna dietro la macchina da presa a dirigere un film dell’orrore, o un suo parente prossimo, non è più un’anomalia.
Non lo è più anche per un’altra ragione, di cui si è già discusso da queste parti, pur non collegandola direttamente alla maggiore presenza di donne nell’industria: l’horror ha cambiato pelle, si è rinnovato per restare vivo e adeguarsi al presente, ed è forse proprio questa la cosa che più dà fastidio a quelli che “signora mia, gli anni ’80 erano un’altra cosa”.
In altre parole, non ci sentiamo quasi più imbucate a una festa a cui non siamo state invitate perché non è più la stessa festa e non ci sono più gli stessi partecipanti. Alcuni di loro si sono adeguati, altri sono stati giustamente cacciati a calci nel culo, altri ancora (la maggioranza) sbraitano e blaterano alla finestra mentre noi ci divertiamo e ci accusano di avergli rovinato l’infanzia.

Se prima non ce n’era bisogno, perché al massimo usciva, sotto silenzio e senza che nessuno fosse disposto a dargli un reale credito, al massimo un horror all’anno diretto da una donna, oggi si è sviluppata una forma di resistenza all’inevitabile che se da un lato fa quasi tenerezza, dall’altro atterrisce.
Sono la prima a sorridere pensando a un ciccione che si fa venire il sangue dal naso davanti allo schermo del pc in cameretta mentre batte sui tasti contro queste femmine che pretendono addirittura di essere protagoniste in un film, ma dopo essermi fatta una risata, penso a come, nel corso degli anni, il termine femminista sia diventato un insulto, a come il solito genio abbia gridato “puttana” a Jennifer Kent dopo la proiezione del suo film a Venezia, a come altri geni abbiano affermato che il premio ricevuto al festival da The Nightingale sia stato un risarcimento che non teneva conto del reale valore dell’opera in questione e quindi una “vittoria del politicamente corretto che ci rovina la vita”. Penso a tutte queste cose e mi dico che sì, oggi è un po’ meno difficile rispetto a ieri, ma non vuol dire che sia facile e che la strada da percorrere è ancora tanta perché la smettano di rompere i coglioni.

Non è attinente al genere, ma rende bene l’idea del clima culturale, quello che è successo con Capitan Marvel, bersagliato su Rotten Tomatoes (meglio noto come la fogna dell’umanità) da recensioni negative quando ancora non era stato neanche presentato e da gente che il film non lo aveva neanche visto. Tutto perché Brie Larson ha avuto l’ardire di dichiarare che vorrebbe una maggiore presenza femminile tra i giornalisti alle conferenze stampa del film di cui è protagonista. Apriti cielo. Lesa maestà nerd ha reagito con un attacco senza precedenti. E mi sono anche dovuta leggere le giustificazioni: poteva starsi zitta e tutto questo non sarebbe mai accaduto. Certo, perché la cosa fondamentale è tenere la bocca chiusa, sorridere e magari mostrare anche il culo così i panzoni segaioli sono felici e contenti.
Per nostra fortuna, l’ambiente degli appassionati di horror, quando non coincide con quello dei gamer o dei fumettari, è molto più pulito e tranquillo, a testimonianza imperitura di quanto siamo un selezionato pubblico di raffinati intellettuali. O di quanto non ci interessi punto del sesso del regista, se il film è buono.

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Ci sarà sempre una percentuale di fan a cui non andrà mai giù che l’horror, per far spazio a un maggior numero di donne dietro la MdP, è stato costretto a modificarsi e a diventare, in parte, irriconoscibile.
Ma non è “colpa” delle donne, non è colpa delle registe e sceneggiatrici. Si tratta di un passaggio normale, della necessità di esplorare nuove strade per non ripetersi. Non so se vi ricordate, fino a una decina di anni fa, com’era messo il genere, com’era impantanato quasi senza via d’uscita nel torture porn da un lato e nei remake dall’altro.
Che un gruppo di registe sia stato parzialmente responsabile di una rinascita è, a mio parere, un’ottima cosa, soprattutto quando non è avvenuto tramite passaggi traumatici o chissà quale guerra tra sessi, ma come una naturale evoluzione a partire da tanti autori diversi, tutti impegnati in un loro percorso personale.

Da questo punto di vista, si può dire che ci abbiamo guadagnato tutti: abbiamo film migliori, abbiamo storie sempre nuove da raccontare e stiamo assistendo all’uscita dal ghetto di tante ottime registe.
Tutto senza rinnegare in alcun modo il glorioso passato del genere, che io celebro qui ogni settimana e di cui non ho alcun motivo di vergognarmi o cercare una qualche legittimazione.
L’horror è sempre stato meraviglioso, è sempre stato in anticipo sui tempi, è sempre stato, perdonatemi il termine, rivoluzionario e dirompente.
Per forza di cose, è l’horror il genere che, per primo, sta cominciando a dare una voce alle donne, e dall’horror tutto il cinema avrebbe qualcosa da imparare.

 

 

13 commenti

  1. Ottimo articolo. Trovo un po’ arretrato il fatto anche solo di stupirsi ancora che una donna faccia un buon film in generale, non solo horror. O di fare commenti come il famoso “La Bigelow dirige come un uomo”, ma che cazzo vuol dire… Se il film è buono, fotte sega se il regista è donna, uomo, trans o puffo, godiamoci solo dei bei film e non rompiamo i coglioni.
    Chi dice che l’horror è morto non ne ha mai visto uno negli ultimi 10 anni e non ha idea di cosa sia capace.

    1. “Dirige come un uomo” è una frase del tutto priva di senso compiuto 😀
      E per alcuni è addirittura un complimento!

  2. L’aspetto che io trovo più sconvolgente è il modo in cui questa maggiore presenza (o forse anche solo visibilità, in certi ambiti) delle donne nel fantastico ha poirtato alla luce un problema gravissimo della famigerata “cultura nerd”, che recentemente ho visto trincerarsi dietro a cose patetiche del tipo “io non sono misogino ma…”.
    Lo trovo sconvolgentre perché fuori tempo massimo da almeno mezzo secolo, e perché fino a che la presenza femminile non è diventata evidente, c’era, ma era sotto traccia, e molti di noi non lo vedevano.

    1. Io credo sia perché si sentono accerchiati e perché sono, sostanzialmente, ignoranti: restando in ambito horror, forse quelli che hanno vinto non sanno neanche che due dei più grandi successi del genere, ovvero Halloween e Scream, sono stati prodotti da due donne, Debra Hill e Marianne Maddalena.
      Il problema è che non sanno cosa faccia un produttore, quindi va benissimo che sia una donna a farlo. Ma quando si tratta di regia, ecco, cominciano a schiumare.

  3. I nerd vanno arsi vivi, io lo dico sempre. convinti di essere depositari del sapere supremo, sono in realtà talebani arretrati, infantili e dai gusti discutibili, che lungi dal far evolvere l’arte – di genere o meno – vorrebbero bloccarla per sempre al loro livello, e farne specchio a uso e consumo personale, grazie al quale mostrare quel poco che sanno e come modo di far rivivere all’infinito l’infanzia che tanto amano. E dalla quale purtroppo non sono mai usciti.

    1. Esatto: non escono dal passato, credono di essere depositari della verità (nel caso di cultura popolare del “canone”) e di essere i custodi di ciò che è bello, buono, giusto.
      Quando in realtà sono solo dei trogloditi e, mi duole dirlo, quasi sempre maschi della mia generazione.

      1. I nerd sono cresciuti, hanno preso il potere, e come sempre succede, ne approfittano per le ragioni sbagliate.

      2. una volta in televisione mi capitò di vedere un servizio allucinante: un padre che aveva un rapporto conflittuale col figlio – che, credo, lo reputasse un idiota – lo aveva convinto (era quello il senso della trasmissione, ricucire rapporti e situazioni problematiche, o qualcosa di simile: è passato troppo tempo), lo aveva convinto, dicevo, ad andare con lui a fare una delle sfilate in cosplay di Star Wars, visto che il padre – quarantenne – ne era appassionato.
        Ok, il figlio aveva accettato (ovviamente vestito da guardia imperiale o da qualche personaggio “del male”, c’era da immaginarselo), e così aveva sfilato insieme al padre e a tutti gli altri capoccioni. Sul finale, il padre si dichiarava commosso e contento che suo figlio avesse accettato di fare questa cosa che lui reputava così importante, e quasi era commosso nel pensare al bel momento passato insieme.
        La cosa che mi era rimasta impressa però era che il figlio non pareva affatto impressionato da tutta quella pantomima. Continuava, io credo, a pensare che suo padre fosse un idiota vestito da jedi.
        Ma insomma, la questione è che non è detto che se sei vestito da jedi sei automaticamente un coglione…. ma è molto probabile che tu lo sia di tuo, nella vita reale, nelle cose importanti, e il tuo vestirti da idiota di Star Wars sia in effetti non la causa ma uno degli effetti di tale idiozia.
        Aggiungo anche che internet ingigantisce le cose: per uno, dieci, cinquanta, cento idioti che commentano su Facebook ce ne sono mille, diecimila, centomila che sono brave persone con un hobby per il fantastico, e non si sognerebbero mai di invischiarsi in stupide polemiche sessiste. Sono la cosiddetta “maggioranza silenziosa”, quella che purtroppo viene battuta dagli idioti che schiamazzano.
        .
        Il problema esiste anche nel fumetto americano, con quel gruppo del quale non ricordo il nome, fondamentalisti destrorsi che si lamentano perchè troppe donne fanno fumetti e del fatto che ci sono troppi personaggi che rappresentano “minoranze etniche” (o vogliamo dire “non ariani?”). Io spero che la minoranza rimangano loro: io non ho mai giudicato una storia a priori solo perchè scritta da una donna, è un problema che non mi tocca minimamente.
        Chiudo dicendo che anche qui in italia c’è un fesso destrorso che ha un blog dedicato al fumetto, e grazie a dio si sbugiarda da solo grazie alla sua stupidità. Recentemente postò un’intervista che parlava di un personaggio degli x-men “scopertosi gay”. Ebbene: il tizio nell’intervista aveva modificato le domande e le risposte aggiungendo frasi o modificando le parole in modo da far apparire da una parte che l’intervistatore aborriva quella “patetica trovata”, e dall’altra che anche il pubblico aveva dimostrato di non gradire, lamentandosi (cose mai successe). La cosa bella era che il tizio in questione aveva inserito nello stesso post l’intervista originale, in inglese… e tutti potevano vedere le differenze. Lo stesso tizio recentemente ha detto che il VERO e UNICO motivo della crisi del fumetto italiano è il fatto che gli autori nelle loro storie veicolano messaggi che il pubblico non gradisce (tipo l’accoglienza agli stranieri) o inseriscono personaggi gay o stranieri: questo infastidisce tantissimi lettori, che dunque non si sentono rappresentati e non comprano più quei fumetti.
        Insomma, un folle. Dicono che dei folli bisogna aver paura, perchè a forza di parlare cominciano a convincere gli altri. Io comunque spero prevalga sempre la maggioranza silenziosa.

        1. Sì, il tizio matto dei fumetti ce l’ho presente anche io e mi fa paura.
          Il problema, secondo me, non è rappresentato dalla minoranza di folli destrorsi, ma dalla maggioranza di quelli che o non dicono niente o li giustificano arrampicandosi sugli specchi.
          Quello che è successo in occasione di Captain Marvel è stato spaventoso perché la richiesta di Brie Larson di avere più donne e più persone di etnie diverse alle conferenze stampa e ai press tour del film è stata rivoltata in chissà quale dichiarazione razzista secondo cui Larson non voleva maschi bianchi a recensire il film, il che è paradossale e nessun ufficio di marketing, figuriamoci quello della Marvel, farebbe mai passare una cosa del genere. Ma niente, i nerd si sono incaponiti su questo falso e hanno sbroccato in massa.

  4. Giuseppe · ·

    L’horror sta fungendo da iniziatore (spostandomi dal grande al piccolo schermo penso ad Arkasha Stevenson con il suo tostissimo “Butcher’s Block”), sì, e mi auguro che la fantascienza lo segua a ruota (anche qui, tutta quella massa di nerdismo troglodita se ne DOVRA’ fare una ragione)…
    P.S. Sempre per rimanere nell’ambito di scelte sgradite ai trogloditi di cui sopra: che ne pensi di Jodie Whittaker nei panni del nuovo Dottore? 😉

  5. Ciao Lucia,
    i complimenti li faccio sotto perché ci vuole il suo tempo*.

    Volevo scrivere qualcosa di intelligente su questo ottimo post, te lo giuro, ma le avete già dette tutte tu e i tuoi commentatori, quindi a me rimangono solo banalità e sciocchezze…

    Il punto è che chi pensa in modo estremo ed elitario si comporta quasi sempre modo stupido e tra le caratteristiche della stupidità c’è quella di urlare più forte di tutti gli altri. Perché una minchiata detta sottovoce resta sempre una minchiata sottovoce, ma se strombazzata ai quattro venti può diventare un post cliccatissimo, una corrente di pensiero o addirittura un partito politico. Non ne farei un discorso di categorie, di nerd, di appassionati di fumetti, di uomini, di donne, qui mi sembra che la categoria sia solo una, quella delle persone patetiche, che la sparano grossa per sentirsi boh, meglio? più intelligenti? più importanti? meno soli? meno inutili? Davvero, già non riesco a capire perché uno possa anche solo pensare certe boiate come quella contro la Larson, ma addirittura farci una petizione pubblica sfugge alle mie capacità di ragionamento. Idem per chi giudica un regista e le sue opere in base al sesso o per chi chiede a HBO di rigirare una stagione di una serie Tv.

    Le idee stupide andrebbero sempre sbugiardate e derise pubblicamente, sopratutto in questi tempi di relativismo, dove tutti pensano di poter dire quello che gli pare a prescindere da quale sia la realtà. Una cazzata è una cazzata anche se a dirla è il premio Nobel in Fisica. Hai ragione tu quando dici che la maggioranza silenziosa ha delle colpe, perché di fatto tollera questo genere di comportamenti. Quando qualcuno di questi personaggi patetici tira fuori una scemenza andrebbe sovrastato immediatamente, dovrebbe alzarsi un coro assordante di persone che gli dicono nel miglior modo possibile “Sei solo un povero coglione, torna a giocare a Fortnite a lasciaci in pace”. Non è certo che la pianterebbe di dire scemenze, ma in ogni caso la sua voce sarebbe solo un piccolo suono nel frastuono delle opinioni di chi un cervello ce l’ha ancora.

    Vabè, finite le banalità, una cosa importante. Una cosa che non mi fa dormire la notte peggio di Freddy Krueger. Questo periodo d’oro, queste vacche grasse horror, questi Babadook, The Witch, It Follows, Ghostland, Marrowbone, Get out e tutto il resto del ben di Dio che ci è piovuto addosso negli ultimi dieci anni quanto durerà? Cioè e se un giorno ci svegliamo e scopriamo che la vena si è esaurita e ci troviamo di nuovo in balia di Saw 19, Final Destination 25 e compagnia briscola? Io non credo che ce la farei, non credo che potrei sopportare. Io vedo con piacere un po’ tutti i generi, ma se c’è un genere che vedrei sempre, a qualsiasi ora del giorno e della notte, è l’horror. Ci sono serate oscure in stato di morte apparente post-lavoro in cui potrei non aver nemmeno voglia di un film di fantascienza eppure un film horror me lo vedrei tutto quanto. Ecco, questi registi e produttori, qualunque sesso, razza, specie, sottospecie, pianeta e galassia di provenienza abbiano, devono continuare a fare film di questo livello, non dico per sempre, non sono così esigente, solo finché vivo io.

    * Lucia senti, te lo dico così, brutalmente: secondo me tu sei la numero 1. Per me il tuo blog è la Guida Galattica per autostoppisti (diretti a Dover) e ne sono innamorato da anni. Ho fatto il lettore silente per tanto tempo, di quelli che leggono le tue recensioni (sviluppando ed evolvendo la tecnica di lettura a sprazzi per non avere spoiler), poi vedono il film e infine tornano a leggere la recensione per bene. Tutto senza mai lasciare lo straccio di un mi piace o un commento. Una brutta persona in pratica. Ora ho deciso di stendere un piano di crescita personale e questo commento fa parte del mio percorso di automiglioramento. Davvero complimenti Lucia, continua così e non smettere mai (nemmeno di incazzarti). 🙂

    1. Ciao e benvenuto qui nei commenti. Fa sempre un grande piacere quando un “lettore silente” si fa avanti e scrive, soprattutto se poi si tratta di un commento lungo, ragionato e intelligente.
      Sulla domanda che ti fai, devo ammettere che anche io non ci dormo la notte. Sento che, come è sempre accaduto nella storia del genere, ci sono questi periodi di assoluto splendore seguiti da altri molto meno interessanti.
      Ma, ed è un ma grosso come una casa, andando a cercare per ogni anno dal 1960 a oggi dieci horror, ho scoperto che anche nei periodi più bui e tristi, l’horror non ti abbandona mai, persino quando pare morto e sepolto, lui è sempre lì e, tra i vari Saw 19 e Final Destination 25, spunta un The Woman e si torna a fare pace col mondo. 🙂

  6. Assolutamente, “10 Horror per 1 anno” è imprescindibile sia per ricordare (e spesso anche scoprire) il passato sia per rasserenarci e darci speranze per il futuro!
    Ci sentiamo in altri post, altrimenti qui rischio di andare OT. 🙂

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