Facciamo un rapidissimo e, per forza di cose, semplicistico, riepilogo della situazione: la vulgata comune, che torto non ha, dà l’horror per spacciato nella prima metà degli anni ’90; a partire dal 1996, con l’arrivo di Scream, le produzioni cominciano a interessarsi nuovamente del genere, perché gli incassi del film di Craven (ci manchi) non potevano che spingere Hollywood in quella direzione. Sarebbe stato da pazzi ignorare la presa sul pubblico di lame affilate, assassini mascherati e giochetti autoreferenziali.
Ma questo non vuol dire che il genere godesse di buona salute, tutt’altro: aumentano gli investimenti e i film ricominciano ad affacciarsi nelle sale e a godere di una distribuzione un po’ più capillare, ma tutto ciò che riescono a fare i produttori è di clonare la formula di Scream e riproporla, privata tuttavia delle caratteristiche che avevano fatto di Scream un capolavoro del genere. Sul perché sia un capolavoro, vi rimando alle decine di post in merito, perché sono esausta di ripetermi.
Quindi ci troviamo, alle soglie del nuovo secolo, in un pantano: l’horror europeo deve ancora fare la sua ricomparsa sulle scene in pompa magna, nonostante qualche timido segnale arrivi dalla Spagna; per l’inizio dell’ondata dei remake dobbiamo aspettare ancora tre anni; comincia tuttavia proprio in questo periodo l’interesse per il cosiddetto J-Horror, che avrebbe avuto conseguenze nefaste, ma per un po’ ha tenuto in piedi la baracca.
Eppure, in mezzo alla palude, continuavano a uscire splendidi film, tutti accomunati dall’impossibilità di ascriverli a un filone ben codifcato. E proprio di questi parleremo oggi.
1. Pitch Black – Regia di David Twohy (Uscito negli Stati Uniti il 18 Febbraio del 2000)
E infatti, ecco subito un film a cui è difficile affibbiare un qualunque tipo di etichetta. Pitch Black è un horror travestito da film di fantascienza, ma è anche un western e un film d’azione. Com’è ovvio, il riferimento che salta subito alla mente è Aliens, perché anche il film di Cameron miscelava tutte queste componenti. Però Aliens era fortemente sbilanciato sul versante action; non solo Cameron, ma anche il buon John Carpenter e i suoi antieroi fanno parte dell’immaginario da cui ha pescato Twohy per dare vita al suo Riddick: un po’ Fuga da New York e un po’ tanto Distretto 13, con i “buoni” che trovano nel “cattivo” un indispensabile alleato per tirarsi fuori dai pasticci.
Ma a parte tutti numi tutelari che si possono evocare, Pitch Black è anche un’opera originalissima nel concept, nell’ambientazione e in tante scelte narrative che spiazzano per il loro coraggio.
2. Audition – Regia di Takashi Miike (Uscito in Giappone il 3 Marzo del 2000)
Devo confessare che questo film, come tutto il lavoro di Takeshi Miike in generale, l’ho scoperto tardissimo, intorno al 2004, grazie a un sito di gente preparatissima che frequentavo all’epoca. In realtà, a parte i soliti, grossi nomi noti a tutti, ero completamente ignorante in fatto di cinema orientale, non ne parliamo di horror. Audition fu una botta mica da ridere per sottoscritta, e credo anche per tante altre persone che in quegli anni hanno avuto la rivelazione di un paesaggio cinematografico violento e oltraggioso, in grado di far impallidire ogni singolo film americano in circolazione all’epoca e di far considerare abbastanza risibile il torture porn al di là da venire.
Eppure Audition è anche una gran bella storia, oserei dire addirittura romantica, a modo suo. Molto a modo suo, ecco.
3. Final Destination – Regia di James Wong (Uscito negli Stati Uniti il 16 Marzo del 2000)
Non fate quella faccia: lo sapete che in questi articoli c’è posto per tutto e si passa dal sublime al grossolano in poche righe. È il bello dei listoni. Ma, parlando seriamente, credo non si possa avere un quadro decente della storia del cinema horror americano degli ultimi vent’anni, se non si prende in considerazione Final Destination, che ha dei grossi meriti, il primo dei quali è quello di aver reso di nuovo interessante la formula di Scream, virandola al soprannaturale e riportando un po’ (anzi, un po’ tanto) di sangue sul grande schermo. L’idea di uno slasher dove l’assassino è la morte in persona è semplice, efficace, quasi geniale. E comunque è un film, e una saga, che mai mi stanco di rivedere.
4. American Psycho – Regia di Mary Harron (Uscito negli USa il 14 Aprile del 2000)
Come vedete, qui si cambia genere, atmosfera e ambientazione a ogni film, col risultato che non ce n’è uno che somigli a un altro. In questo caso, parliamo della trasposizione di uno dei romanzi più atroci (in senso buono) mai scritti e sì, per ovvi motivi, il film non è in grado di riportare in maniera fedele la crudeltà insostenibile che invece caratterizzava il libro.
Eppure rimane un gran film e una grande satira, diretta poi da una regista sempre sottovalutata, ma con un gusto estetico sopraffino e la capacità, a mio parere eccezionale, di saper tradurre in immagini l’anima del romanzo, pur sottostando alle logiche edulcoranti del cinema di serie A.
5. The Cell – Regia di Tarsem Singh (Uscito negli Stati Uniti il 18 Agosto del 2000)
Povero amore mio Tarsem, bistrattato da tutti, e poveri noi, che chiamiamo visionario anche lo spot del Buondì e, quando un film visionario lo è sul serio, neanche ce ne accorgiamo. Io ho sempre avuto il sospetto che, se in The Cell la protagonista femminile non fosse stata Jennifer Lopez, oggi sarebbe un cult idolatrato da tutti e se lo meriterebbe, non solo per le soluzioni visive adottate, che trasformano ogni singola inquadratura in un’opera d’arte in movimento: The Cell non si limita a essere una successione incoerente di immagini magnifiche (questa accusa magari la si può muovere a Immortals), è un film il cui stile va a braccetto con la storia che Tarsem racconta; le due cose sono inscindibili e chi lo trova un film vuoto, non l’ha guardato con attenzione.
6. Ginger Snaps – Regia di John Fawcett (Uscito in Canada il 10 Settembre del 2000)
Il destino infausto che ha avuto Ginger Snaps dalle nostre parti non deve far dimenticare a nessuno che si tratta del miglior film (e della miglior trilogia) sui licantropi del XXI secolo, almeno fino a ora. La vicenda delle due sorelle, Ginger, morsa da un lupo mannaro, e Brigitte, costretta a convivere con la trasformazione fisica e psicologica della persona che più ama al mondo, è di quelle ad alto contenuto metaforico, un racconto incentrato su quella fogna a cielo aperto chiamata adolescenza e sui modi di venire a patti con essa. È l’esatto opposto di tutta la paccottiglia Young Adult che di lì a poco avrebbe invaso cinema e librerie.
7. La Comunidad – Regia di Alex de la Iglesia (Uscito in Spagna il 29 Settembre del 2000)
Dicevamo prima della Spagna, giusto? Nonostante La Comunidad non faccia parte della breve rinascita dell’horror spagnolo, avvenuta anche grazie alla partecipazione di Stuart Gordon e Brian Yuzna (sempre siano lodati), Alex de la Iglesia è uno che il cinema di genere in Spagna lo bazzica da sempre. La Comunidad è una commedia nera che più nera non si può, con sconfinamenti di varie forme e maniera nell’horror puro. Horror condominiale, con gli inquilini di un palazzo che danno il peggio di sé per accaparrarsi la vincita al Totocalcio di uomo morto in un appartamento ora occupato da un’agente immobiliare interpretata dalla divina Carmen Maura.
8. Battle Royale – Regia di Kinji Fukasaku (Uscito in Giappone il 16 Dicembre del 2000)
Torniamo in Giappone, per la precisione in un Giappone distopico dove per mettere fine alla delinquenza giovanile il governo ha avuto la sagace idea di piazzare una scolaresca a caso su in’isola e fare in modo che i ragazzini si ammazzino tra loro nei modi più cruenti possibili. Battle Royale, arrivato qui da noi sull’onda del giudizio lusinghiero espresso nei suoi confronti da Tarantino è un blockbuster, non un film di nicchia ultraviolento per pochi “eletti”. Non vorrei dire imprecisioni, ma dovrebbe essere uno dei 10 film dal maggiore incasso di tutta la storia del cinema giapponese, nonostante le polemiche e le accuse di cui è stato fatto oggetto in patria. La data del 16 dicembre riguarda la prima versione uscita nelle sale giapponesi del film: la cosiddetta special version (con scene aggiunte rigirate apposta, effetti speciali potenziati e colonna sonora cambiata) è invece uscita l’anno successivo.
9. The Gift – Regia di Sam Raimi (Uscito negli USA il 22 Dicembre del 2000)
Il film meno amato di Sam Raimi, cosa di cui non sono mai riuscita a farmi una ragione: ha un cast delle grandi occasioni, è girato con il solito gusto da funambolo della macchina da presa di Raimi, può vantare un’ottima storia e persino delle tematiche in anticipo sui tempi, per non parlare dell’ambientazione sudista che forse esercita solo su di me un fascino tutto particolare. The Gift è un souther gothic in piena regola, con ritmi dilatati così come il genere richiede, atmosfera sudaticcia e segreti inconfessabili da svelare poco a poco.
Mi chiedo perché io non ne abbia mai parlato.
10. L’Ombra del Vampiro – Regia di E. Elias Merhige (Uscito negli Stati Uniti il 29 Dicembre del 2000)
Proprio qualche giorno fa, uscivo scornata dalla visione di Bohemian Rhapsody e, parlando su FB con un amico, ci chiedevamo quali fossero le migliori interpretazioni in un biopic. Sul momento non mi è venuto in mente, ma di sicuro quelle di Malkovich nel ruolo di Murnau e di Defoe in quello di Max Schreck si troverebbero molto in alto su un ipotetico podio. L’Ombra del Vampiro non è un biopic classico, forse non è neanche un biopic, dato che ipotizza la natura vampirica dell’attore interprete del Nosferatu del 1922. Eppure racconta il dietro le quinte delle realizzazione di uno dei più grandi capolavori della storia del cinema, e lo fa da una prospettiva del tutto inedita. È un piccolo capolavoro, L’Ombra del Vampiro, e dovreste vederlo tutti.
Grazie Lucia.. Già visti quasi tutti ma qualche ripasso è d’obbligo. Quanto mi manca quel Raimi. Chissà se tornerà
Anno di transizione, il 2000, per l’horror, ma tutt’altro che prescindibile, come si evince dai titoli da te citati.
La Comunidad non l’ho mai visto (non ho una particolare simpatia per il primo De La Iglesia, però la trama mi ispira), così come non ho mai visto American Psycho (considero il romanzo un capolavoro e mi è sempre mancata la voglia di vederlo trasposto al cinema), gli altri mi piacciono tutti, chi più (Pitch Black, Audition, Ginger Snaps), chi meno (Battle Royale). The Cell l’ho visto al cinema, in alcuni momenti mi sono cagato sotto, in altri un po’ annoiato (le scene in cui non può sbizzarrirsi visivamente Singh secondo me le gira con la mano sinistra), così come The Gift (che forse è sottovalutato un po’ dappertutto perchè somiglia troppo, almeno apparentemente, al coevo Le verità nascoste).
Ringrazio il cielo che non hai inserito due pompatissimi j-horror soporiferi come Ju-On e Uzumaki, mentre penso che in classifica avrei inserito Cherry Falls, che prende le regole su cui ironizzava Scream e le ribalta; sicuramente non un capolavoro, ma un guilty pleasure 🙂
Mi mancano il 7, 8 e 10 della lista, Vin Diesel sembra anche un’assassino di slaher visto che taglia pure nascosto nell’ombra un ciocco alla Mitchell di cui tra l’altro la morte e spoilerata perchè dicono che Riddick abbia ucciso un pilota, e tra l’altro il regista che era anche uno dei scenaggiatori di Alien 3,qui si vedono alcuni cenni: la ragazzina con i capelli rasati (la Ripley), la religione con l’iman, gli occhiali di Riddick, The Cell l’ho trovato un pò ridicolo per me il capolavoro di Tarsem e The Fall.
E’ vero, di The Gift non ne hai mai parlato ma forse un giorno lo farai, no? 😉
Sulla lista nulla da dire, ben rappresentativa di quell’inizio anni duemila… a proposito di J-horror, Ju-on sarebbe stato un buon candidato, se solo Miike non gli avesse soffiato il posto 😉
The Darkness Beyond lo hai visto ? Dura solo uno oretta e dieci ma ha un impatto terrificante !!
Sì, anche se di Zuccon preferisco altri film, tipo La Casa sfuggita!