
Regia – Josh Trank (2012)
Prima che la Disney arraffasse il monopolio dell’immaginario collettivo, non solo ma soprattutto in materia di supereroi, si stava cominciando a delineare un discorso interessante sul tema, parallelo a quello già iniziato dal MCU, che ai tempi non era ancora l’unica voce possibile: film come Super o Kick Ass arrivano a distanza molto ravvicinata e il nostro festeggiato di oggi li segue a ruota. Poi, purtroppo, il topastro malefico ha investito il mondo coi suoi liquami e, di conseguenza, ha nullificato qualunque velleità di proseguire quel discorso da cinema indie sul concetto di potere (o di mancanza di esso) e siamo finiti nel triste mondo che tutti conosciamo.
Lo stesso regista di Chronicle ne è rimasto schiacciato, se vogliamo, essendo stato usato quasi come inconsapevole grimaldello per forzare l’acquisizione da parte di Disney dell’ennesimo marchio e far “tornare a casa”, tra la gioia di tanti, un’alta proprietà intellettuale molto famosa.
Ma questa è un’altra storia.
Torniamo a dieci anni fa, quando Josh Trank diventa il più giovane regista della storia del cinema a debuttare con un film al primo posto al box office americano. Sì, ha battuto anche Spielberg che, all’epoca dell’uscita di Jaws, aveva 28 anni; Trank 27 quando Chronicle sbarca in sala il 4 febbraio del 2012 e, in un fine settimana, incassa la bellezza di 22 milioni, il doppio del suo budget di produzione.
È un successo enorme, ma non sbalorditivo: Chronicle è sì una storia di superepoteri, ma è anche un teen movie. Anzi è molto più la seconda cosa che la prima, se proprio vogliamo essere puntigliosi. Racconta di tre diciassettenni che, dopo essersi calati in un misterioso buco nel terreno durante una festa, acquisiscono tutta una serie di poteri, destinati a crescere con il passare dei giorni: prima fermano a mezz’aria le palle da baseball, poi finiscono per spostare le automobili e persino volare, oltre a diventare sempre più forti e quasi indistruttibili.
Insomma, è apparentemente una origin story in piena regola, che vede oltretutto uno dei tre protagonisti, Andrew (Dane DeHaan), intraprendere, per tutta una serie di spiacevoli circostanze, la strada del male, con gli altri due a tentare prima di ricondurlo alla ragione e, infine, a combatterlo quando non ci saranno più alternative. Sembrerebbe quindi una versione indie del vecchio adagio secondo cui “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, mentre invece Chronicle è interessante proprio perché non è un film su personaggi inebriati e storditi dal potere; al contrario, è un film sull’assenza di potere, o meglio, su come quella del controllo della propria vita sia una mera illusione, anche quando si è in grado di far saltare in aria un palazzo con la forza del pensiero.
Dei tre principali protagonisti di Chronicle due sono ragazzi genericamente “popolari” a scuola: Steve (Michael B. Jordan) è il classico campione di football, rappresentate d’istituto, belloccio e sicuro di sé; Matt (Alex Russel) è l’intellettuale tenebroso che legge Schopenhauer e si atteggia a outsider, ma è in realtà perfettamente integrato nel sistema liceale. Il vero emarginato, l’escluso per eccellenza è Andrew, ed è anche quello che acquista la telecamera e poi se la porta sempre dietro, perché ha bisogno di una barriera tra lui e il resto del mondo. Se Steve e Matt sono già amici prima di ottenere i loro poteri, Andrew è solo. Certo, Matt è suo cugino e ogni mattina lo accompagna a scuola in macchina, ma non esiste un vero e proprio legame tra loro.
In uno schema narrativo che ricorda moltissimo The Craft, le nuove capacità dei ragazzi faranno nascere un’amicizia e Andrew, per un certo periodo, sperimenterà cosa significa far parte di un qualcosa, non sentirsi costantemente lasciato fuori, avere dei coetanei con cui parlare, condividere le esperienze e le aspirazioni. Durerà poco.
I superpoteri, che all’inizio per Andrew rappresentano soltanto un modo per farsi nuovi amici, alla fine diventano l’unica cosa che ha, la sola che gli dia (appunto) l’illusione di una qualche forma di controllo su una vita che se ne sta andando allegramente a rotoli senza che lui possa farci niente.
Puoi anche saper volare, ma i tuoi amici, prima o poi, avranno altro a cui pensare e ti lasceranno solo; puoi essere forte quanto ti pare, ma tua madre morirà comunque, e proprio mentre tu non c’eri; tuo padre continuerà a odiarti a pensare che tu sia un fallito e, se ti capiterà di vomitare a una festa, ti prenderanno in giro per il resto dell’anno scolastico.
A quel punto non ti rimane niente altro se non indulgere nell’odio. Non è giusto e il film ci tiene a sottolineare che esiste un altro tipo di risposta, ma può succedere: Andrew, Matt, Steve non sono super eroi o super cattivi e Chronicle non è un film di supereroi. È la storia di un ragazzo che si perde ed è privo degli strumenti e del supporto per ritrovarsi.
Una cosa che non ho volutamente affrontato sin qui è lo stile con cui Chronicle è stato girato, in parte perché lo sapete, è un found footage, in parte perché su questa scelta va fatto un discorso a parte. Come Cloverfield prima di lui, anche se in un altro settore, Chronicle scimmiotta i blockbuster e dimostra che si possono fare le cose con molti meno soldi e sortire lo stesso effetto. Certo, 12 milioni non sono pochissimi, ma nemmeno tanti, soprattutto se paragonati alle centinaia di milioni di dollari spesi per un qualunque giocattolone targato Marvel o anche soltanto al film successivo di Trank, che ne costa 120.
Rappresentano tuttavia il budget perfetto per un’operazione di questo tipo, un found footage reso tuttavia tale in post-produzione, perché le riprese non sono state effettuate con una semplice telecamera da dilettanti, ma con una Alexa, e con tutti gli accorgimenti tecnici del caso. Chronicle è una grande simulazione, esattamente come lo era stato Cloverfield che in questo caso ha fatto scuola.
E tuttavia questa finzione non si avverte neanche per un istante: il film sembra davvero il diario di un ragazzino che usa la telecamera come una barriera da frapporre tra se stesso e il mondo, e il suo uso costante è giustificato da un punto di vista sia logistico sia narrativo: all’inizio è un semplice modo per documentare i progressi delle capacità eccezionali di Andrew e dei suoi amici, poi diventa lo sguardo di Andrew su un ambiente sempre più ostile, infine l’identità tra Andrew e la sua telecamera è totale e lo strumento è tutto ciò che resterà di lui. Per quanto riguarda la giustificazione logistica, ovvero la risposta alla domanda più comune nel found footage: “ma perché questi continuano a filmare?”, viene proposta una soluzione semplice ed efficace: Andrew impara quasi subito a far fluttuare la telecamera e a portarsela dietro senza doverla tenere in mano. In questo modo, oltre ad avere una varietà di angolazioni oltre la classica soggettiva, la telecamera diventa un’estensione della mente di Andrew.
Nonostante non si tratti propriamente di un horror, ci tenevo a festeggiare Chronicle in questa rubrichetta mensile, anche solo per ricordarvi che è esistito e forse da qualche parte esiste ancora, un modo di trattare certi argomenti al di fuori del mostro Marvel.
Tanti ricordi per un periodo in cui sia il cinema superoistico che il found footage promettevano sviluppi intriganti.
Visivamente Chronicle poi è bellissimo.
Sì, perché è girato come se fosse un film vero, non c’è il dilettantismo. E Trank era un regista molto interessante. Peccato che la sua carriera sia praticamente finita dopo F4
Già, F4… il film sbagliato che gli ha di fatto precluso la possibilità di tornare a fare i film giusti. E di questi ce ne sarebbe assai bisogno, oggi, per proporre/opporre un’alternativa all’impero delle supertute Disney/Marvel (sudo freddo a pensare che ne sarà degli X-Men in mano loro) anche se, purtroppo, il pubblico ne è ormai talmente assuefatto da lasciare ben pochi spazi di manovra ad un eventuale nuovo Chronicle 😦
Prossimo “tuo” film che guarderò, ieri ho visto See For Me. 🙂
Un film incredibile, inquietante e bellissimo sul “discorso da cinema indie sul concetto di potere” è The Innocents di Eskil Vogt, uscito l’anno scorso. Dove i protagonisti sono dei bambini. Quasi un capolavoro. Lo hai visto?
Purtroppo, nonostante mi interessi molto perché è dello sceneggiatore di Thelma (altro film di superpoteri atipico), non posso guardarlo perché le mie spie mi hanno avvisata che c’è una lunga scena in cui viene torturato un gatto e quindi non ce la faccio.
In effetti la peggiore scena di tortura su di un gatto che io abbia mai visto in un film.
Sì, mi è stato detto, e io sinceramente lo trovo discutibile e gratuito a prescindere dal film. Per questo The Innocents se lo vedrà qualcun altro 😀
Forse discutibile ma non gratuito. È una lunga scena, tesissima, che mi ha lasciato incredulo ma che rappresenta un vero punto di svolta nel film, c’è un film prima di quella scena e uno dopo. Tanto che il film perderebbe di forza senza quella scena. Però capisco benissimo il tuo non volerlo vedere 🙂
Io credo che, per dimostrare che un bambino si sta votando al male, non hai bisogno per forza di torturare una creatura innocente. Quello che a me dà fastidio è proprio il trope della morte dell’animale. È un trope esausto, ormai. Anche in Chronicle il “cattivo” uccide un ragno, ma sono passati 10 anni. Inventiamoci qualcosa di diverso per segnare il punto di non ritorno, solo questo.
Il solito problema di un promettente esordiente,o perlomeno un promettente film in sè….,buttarsi subito in una grossa produzione piena di incognite e con tantissimi paletti imposti da una grossa major,credo che sia stato un errore dettato dalla fretta,forse un eccessivo entusiasmo,un ottimo stipendio magari perchè nò,o più semplicemente una forte ingenuità del regista che credeva di poter dettare legge in un blockbuster allo stesso modo di una piccola produzione indipendente,per me si corre troppo a volte,è sempre meglio farsi prima le ossa come si deve,ma soprattutto istruirsi per bene sulle meccaniche di Hollywood,in parole povere leggere sempre per bene il contratto di regia prima di firmare!
Film molto bello e umano.
L’ho adorato, Trank sembrava davvero pronto per fare grandi cose.
Poi F4.
Ma Chronicle è un signor lavoro