
Regia – Tobe Hooper (1986)
Ultimo post scritto da Zia Tibia, ultimo seguito dell’estate, e non poteva che essere il secondo capitolo del cantico della motosega inaugurato da Hooper nel 1974, anche perché giusto ieri sono passati quattro anni dalla morte del regista, che ci ha lasciati lo stesso anno di Romero, il 2017; se abbiamo celebrato Romero come merita, è giusto farlo anche con Hooper, soprattutto se per l’occasione posso parlare di questo film, grande amore della mia adolescenza mal riposta, nonché interessantissimo approccio d’autore al cinema seriale.
Ultimo di tre film diretti sotto contratto con la Cannon, TCM2 arriva ben dodici anni dopo il capostipite. Ora, non voglio stare qui a fare il panegirico di Non Aprite quella Porta, anche perché la prossima settimana, come dovreste aver capito, ne parleremo in maniera diffusa e approfondita. Però bisogna dire almeno una cosa: di rado è esistito un film con un’eredità più pesante.
Hooper neppure lo voleva dirigere, il seguito: nelle sue intenzioni, si sarebbe limitato al ruolo di produttore esecutivo, ma alla Cannon non riuscivano a trovare un regista che acconsentisse alle loro paghe da fame, e Hooper era comunque sotto contratto. Non potendosi tirare indietro, sceglie dare al film un’impronta un po’ particolare.
La cosa positiva è che, con la Cannon, il regista era abituato ad agire con ampia discrezionalità, e se questo ha portato a risultati, chiamiamoli così, discontinui, per gli altri due film del trittico (Invaders from Mars e Lifeforce), in TCM2 Hooper torna in territori a lui più consoni e firma la sua opera migliore. Una commedia nera che procede a botte di gore, tracima nel grottesco, si fa un vanto del suo cattivo gusto, ed è pura energia caotica e incendiaria.
Devo ammettere di guardare sempre più volentieri TCM2 rispetto al film del ’74, e non perché sia del parere che The Texas Chainsaw Massacre non sia un capolavoro (lo è), ma perché il suo seguito mi diverte, mentre, quando mi siedo davanti al marciume di Non Aprite quella Porta, poi mi sembra sempre di essere passata attraverso un tritacarne. Insomma, il disagio, con quel viscido gioiello del new horror, è reale e palpabile. Il seguito la butta talmente in farsa che persino la violenza estrema e lo splatter di Savini acquistano una valenza catartica: non sono lì per inquietare, ma per far esplodere la risata liberatoria. O quella o si corre alla velocità della luce verso il gabinetto più vicino e si restituisce al mondo il contenuto del nostro stomaco.
Eppure, gli elementi da dark comedy non sono un’esclusiva di TCM2; Hooper ha sempre detto che anche The Texas Chainsaw Massacre era un film pieno di ironia macabra, citando a esempio la famigerata scena del martello brandito dal nonno, troppo anziano e debole per sfasciare la testa della povera Sally, scena che qui viene rifatta quasi alla lettera, ma in un contesto molto differente.
Ed è, appunto, tutta una questione di contesto: è vero che c’è un certo umorismo nero come la morte nella sequenza del martello, ma arriva alla fine di un accumulo di situazioni una più atroce dell’altra, e diventa, di conseguenza, difficile da cogliere in pieno; in TCM2, la stessa identica dinamica arriva a fare da climax dopo un crescendo di comicità sempre più grottesca. Non è possibile equivocare, Hooper non lascia alcun dubbio: gli anni ’70 sono terminati da un pezzo, non resta quasi nulla da prendere sul serio.
Eppure, il cinema di Hooper è sempre stato un cinema fortemente politicizzato, e non è un caso che il seguito di quell’opera brutale e selvaggia, arrivato nel 1986, vada a prendere di mira certe dinamiche del capitalismo: i Sawyer, da reietti della società, abbandonati e dimenticati nel Texas rurale, perché operai ormai sostituiti dalle macchine, in questo secondo capitolo diventano dei piccoli imprenditori di successo, che addirittura vincono il primo premio per due anni di fila al festival del chili di Dallas. Quale sia il segreto della deliziosa carne dei Sawyer è molto facile da immaginare, e ho sempre trovato esilarante che i bravi cittadini del Texas la divorino senza porsi troppe domande sulla sua provenienza.
TCM2 è commedia nera, cinema grottesco pieno di inaspettate sottigliezze e satira spietata. Se il primo film parlava di sacche di resistenza alla civilizzazione nascoste a pochi chilometri da casa, qui il clima degli anni ’80, i (dis) valori tipici del decennio hanno operato in maniera tale sul tessuto sociale da reintegrare quelle sacche e metterle al proprio servizio, preferendo nascondere sotto il tappeto i morti ammazzati in nome del guadagno.
Infatti il ranger in pensione interpretato da Dennis Hopper è completamente isolato nella sua ricerca dei responsabili del massacro di 13 anni prima. A nessuno interessa più del destino dei suoi nipoti e degli altri ragazzi coinvolti; le varie sparizioni e la montagna crescente di cadaveri successivi vengono liquidate come incidenti, quasi ci fosse un tacito accordo tra la famiglia Sawyer e le autorità locali. A Lefty non resta che assoldare, suo malgrado, la Dj Stretch (Caroline Williams) affinché lo conduca nella tana dei mostri, dove potrà finalmente consumare la sua vendetta e trovare la morte.
Un film TCM2 trova in Williams la sua perfetta final girl, e non solo perché in una eventuale gara di strilli con Marilyn Burns riuscirebbe a darle del filo da torcere (pur dovendo ammettere la sconfitta, perché come strillava Burns, nessuno al mondo), ma perché la sua è una recitazione profondamente consapevole del contesto bizzarro cui si faceva riferimento prima.
Basta vederla quando tenta di sedurre Leatherface o anche nel bellissimo finale in cui prende possesso della motosega per far fuori Chop-Top (Bill Moseley) e di conseguenza appropriarsi dell’oggetto con cui è stata virtualmente violata per 90 minuti.
Insomma, come dovreste aver capito, ho il cuore molto tenero quando si tratta di TCM2, ed è fortissima in me la convinzione che Hooper avesse un talento naturale per la horror-comedy mai sfruttato fino in fondo. Certo, bisogna mettersi d’accordo sulla personale concezione che ognuno di noi ha del termine “commedia”, perché se per voi questa non comprende una sequenza lunga circa un quarto d’ora in cui una donna si ritrova legata in un antro pieno di cadaveri smembrati, costretta a indossare la faccia di un suo amico, che si rivela tuttavia ancora vivo anche se mezzo scorticato, forse in TCM2 troverete ben poco da ridere. Ma questo perché l’altro grande talento di Hooper, questo per nostra fortuna riconosciuto e sfruttato (anche se non in ogni circostanza) è quello per l’estetica del brutto e per l’esposizione a tutto campo dei lati più sgradevoli della vita.
Ovvio che, unita a un umorismo di grana grossa, esca fuori una miscela esplosiva e repulsiva che può suscitare reazioni variopinte e contrastanti, ma è difficile che susciti indifferenza.
Zia Tibia vi saluta e se ne va a svernare nella cripta, pronta a tornare l’estate prossima, sperando che la sua compagnia sia stata cosa gradita. Vi ricorda che sarebbe il momento di caricarvi per Halloween e che un anno passa molto, molto in fretta, quindi sarà di nuovo qui in men che non si dica.
Alla prossima!
Memorabile la chainsaw dance di Stretch nel finale, peccato che è stata tagliata la scena della mattanza nel parcheggio con i tifosi
Lo preferisco al primo, sembra che pure Rob Zombie si rifaccia spesso a questo film.
Eh sì, La casa dei 1000 corpi è abbastanza spudorato in questo senso.
Un tema molto forte di questo film, direi che riguarda anche la repressione sessuale! La totale mancanza nel loro nucleo familiare di una componente femminile,le palesi allusioni del maggiore dei fratelli dicendo a Leatherface di scegliere tra il sesso e la sega,mentre maneggia appunto la motosega posta nell’inquadratura letteralmente come un pene in erezione,e tutto questo nonostante lui stesso ammetta di non sapere affatto cosa sia il sesso! Leatherface si ritrova molto imbarazzato e confuso quando osserva per la prima volta le grazie di Caroline Williams,non avendo mai potuto sperimentare una vera e propria fase ormonale adolescenziale! Insomma oltre all’umorismo grottesco,l’ottima estetica quasi circense(molto divertente il riferimento al dottor stranamore),l’edonismo portato all’eccesso,questo bizzarrissimo film ci insegna che dovremmo vivere liberamente la nostra sessualità senza reprimerla, demonizzarla o evitarla!
Sono contento che qualcuno dia giustizia a questo film, fin troppo sottovalutato. Pe so che questa sia una di quelle pellicole che mi diverto a vedere ogni volta. Sa divertire, riflettere e intrattenere alla grande.
Chiusura col botto per Zio Tibia.
Io l’ho visto solo una volta, una vita fa, in una rete locale che per 10 minuti di film ne proponeva 20 di pubblicità, tanto che finisco per associare pavlovianamente il film a “Tu u culuri c’ha taliari”, iconica frase della pubblicità di un caffè siciliano.
Urge recupero.
Grazie Lucia
Mamma mia che film! Non ho ancora visto il primo TCM ma ho trovato Parte II su youtube e me lo sono bevuto (al netto di un breve stop dopo la scena della reunion fra Stretch e il suo collega nell’antro dei Sawyer, avevo bisogno di un bicchier d’acqua per riprendermi). Hooper è un genio assoluto. Costruisce una mitologia assurda partendo dal primo film (che da quello che ho capito è quasi arthouse cinema nello stile) e pigia il pedale sull’acceleratore con gore e commedia innestati benissimo nel contesto della trama. La scena della stazione radio con il primo l’incontro fra Stretch e due fratelli degeneri è incredibile. I personaggi sono uno migliore dell’altro, tutti con il proprio peso perfettamente calibrato all’interno della storia. Capisco chi dice che l’intreccio possa sembrare un po’ troppo lineare ma quando hai un cast e un regista che lavorano con questo livello di sintonia te fai una ragione. Caroline Williams è PERFETTA e penso sia una delle protagoniste horror che ho amato di più. Bill Moseley mi ha terrorizzato più di Leatherface ed il duo di “vecchi” Siedow/Hopper che duettano nel finale è spettacolare. Hooper usa il budget ampliato con una parsimonia e un oculatezza da maestro. Grazie per avermi fatto scoprire questo capolavoro!
P.S.
LA SEQUENZA INIZIALE! SANTA MOTOSEGA CHE ROBA!
Hooper è stato sfortunato in carriera, poveraccio. Questo forse è il suo ultimo grande film, poi i budget sempre più miserevoli e una sostanziale crisi creativa lo hanno portato a raschiare il fondo della serie B.
Ora però devi vedere il primo TCM!