Tanti Auguri: 30 Anni di Gremlins 2 – La Nuova Stirpe

Regia – Joe Dante (1990)

Nonostante io sia consapevole del fatto che il primo film è una pietra miliare della storia del cinema fantastico, quello che gli anglofoni chiamano “game changer”, e un film perfettamente calibrato tra commedia e horror, il mio cuore ha sempre battuto più forte per il secondo. Per citare le parole di Joe Dante stesso, Gremlins 2 è “uno dei film più anticonvenzionali mai prodotti da uno studio”, e spesso mi chiedo come abbiano fatto a condurlo in porto e a presentarlo così come poi è arrivato in sala senza che qualcuno arrestasse regista, sceneggiatore e ogni singolo elemento del cast tecnico e artistico coinvolto nel progetto.
Se da ragazzino ti godi il film perché ti fa ridere e ci sono tanti tipi di Gremlins differenti, da adulto ne apprezzi lo squisito dadaismo, oltre a continuare a ridere come uno scemo, ma con maggiore consapevolezza.
Intendiamoci: Gremlins 2 di horror non ha proprio niente: è una sorta di Hellzapoppin’ coi mostriciattoli che accumula situazioni via via sempre più assurde, senza un vero e proprio nucleo narrativo. Gremlins raccontava una storia; qui, i gremlins recitano a soggetto, scivolando spesso e volentieri nell’autoparodia.

14Si tratta in realtà di un’operazione molto sofisticata, piena di strati, di livelli di lettura, di giochi di specchi citazionisti, e comprensiva persino di uno sfondamento improvviso e violentissimo della quarta parete.
Non so se vi ricordate (è passato tanto tempo, non è un problema) la mia vecchissima recensione di Gremlins, in cui dicevo che la bellezza del film stava nell’incontro/scontro di due personalità tanto diverse come quelle di Spielberg e Dante: il bambino buono e il bambino cattivo, Gizmo e Ciuffo Bianco, se vogliamo. Ecco, in questo secondo capitolo, è Ciuffo Bianco a prevalere, e del bambino buono non rimane niente; La Nuova Stirpe è un inno al caos e alla pura anarchia cinematografica, un esempio di cosa accade quando una mente creativa viene lasciata a briglia sciolta.
Infatti Joe Dante questo secondo film non lo voleva fare. Tra Gremlins e Gremlins 2 passano la bellezza di sei anni di tentativi di far dirigere il film a un altro regista, fino a quando alla Amblin e alla Warner decidono di tornare strisciando da Joe Dante e promettergli assoluta libertà. In altre parole: “fai un po’ come cazzo ti pare, ma dai un seguito a Gremlins, prima che tutti dimentichino che è esistito”.

E allora Joe Dante, col budget addirittura triplicato rispetto al film precedente, si sbizzarrisce e fa scatenare i suoi gremlins all’interno di un tempio del capitalismo, un edificio “smart” e ipertecnologico, con ascensori parlanti, telecamere piazzate ovunque, laboratorio genetico ed emittente televisiva privata interni, di proprietà del magnate e costruttore John Clamp, indiretto responsabile della morte del vecchio Mr. Wing, e di conseguenza di aver reso orfano Gizmo.
Ma i personaggi umani, in Gremlins 2, sono dei meri orpelli, dei mezzi per arrivare a un fine, e questo senza nulla togliere agli spassosissimi piccoli ruoli offerti a sua maestà Christopher Lee e a Robert Prosky, che qui è un omaggio ambulante alla serie Munsters.

Il fine è, ovviamente, rappresentato dai mostri, veri protagonisti e mattatori assoluti della scena, ognuno con la propria personalità, con il proprio costume, con una gestualità differente da quella degli altri. Il lavoro da parte di Rick Baker e del suo staff si può definire in un solo modo: enorme. Forse, a trent’anni di distanza, qualche animazione a passo uno, tipo quella del gremlin-pipistrello o del gremlin-ragno, può risultare leggermente superata, ma è roba di poco conto, e le marionette sono uno spettacolo, non solo per il loro numero impressionante, ma per la loro varietà.
Come dicevo prima, Dante usa la maggior quantità di soldi a disposizione (e la mancanza di controllo da parte della Warner) per creare una serie di tableaux vivant uno più provocatorio, sconcertante e scorretto dell’altro. Ed erano tempi in cui la scorrettezza non equivaleva a insultare le categorie più deboli, ma a prendersela con quelle più potenti.
Anche il primo Gremlins aveva la sua portata satirica: la vita della provincia americana veniva svuotata del suo lato idilliaco e Dante ne portava a galla il lato oscuro. Alla fine, i mostriciattoli verdi arrivavano soltanto a sottolineare un disagio preesistente. Ma qui ci si spinge al livello successivo, qui lo sberleffo assume il carattere rivoluzionario della risata che seppellirà tutti. Anche Hollywood stessa.

Fino alla loro purtroppo inevitabile sconfitta, infatti, i gremlins non si fanno solo beffe di quel vizio tipicamente capitalista che tende a misurare il valore di una persona in base a denaro e successo (entrambe le cose perdono istantaneamente qualsiasi attrattiva, se ci mettono le zampacce i gremlins); prendono in giro anche loro stessi, la loro natura derivativa di creature da sequel. Si potrebbe anzi leggere tutto il film come una satira della mania tutta hollywoodiana di voler trasformare ogni cosa in un franchise, e questo anche prima che il termine franchise divenisse d’uso comune. Lo sappiamo già che Dante non aveva molta voglia di fare il film, giusto? Capitalizzare su un successo inaspettato e quindi irripetibile è una mossa bieca, e Dante non perde l’occasione di farcelo capire. È come se ci dicesse che l’unico motivo per cui Gremlins 2 esiste sono i soldi, e proprio per questo, lui trasforma il film in un gigantesco scherzo.

Sono così tante le cose memorabili, in The New Batch, che ci vorrebbero sei post per elencarle: dal gremlin intelligente che parla di civilizzazione mentre i suoi compari si abbuffano come maiali, distruggono tutto e lasciano in giro macerie, alla meravigliosa citazione da Il Fantasma dell’Opera, che ho dovuto inserire qui nell’articolo perché ogni santa volta che la vedo mi commuovo per troppa bellezza, passando per il numero musicale con New York, New York, fino ad arrivare a Gizmo vestito come Rambo e tramutato in un eroe di guerra con tanto di stress post-traumatico.
È strano per un’appassionata di horror come la vostra affezionatissima, avere una predilezione per Gremlins 2. Per carattere e inclinazioni, dovrei preferire i toni più cupi del primo capitolo, e c’è una parte di me consapevole che, tentando di essere il più possibile oggettivi, Gremlins è un film superiore da un punto di vista narrativo, ha un nucleo emozionale più potente e funziona meglio come racconto.
Eppure la mia ammirazione per questo esperimento di pura follia, controllata e messa al servizio della macchina cinema, non ha confini, e credo anche che The New Batch possa avere un impatto maggiore sugli spettatori del 2020 di quello avuto sugli spettatori del 1990. In un certo senso, è un’opera profetica, e infatti, ai tempi il pubblico l’ha snobbata, fermando la storia dei Gremlins appena al secondo capitolo.
Ma forse, chi lo sa, questo era nei piani di Dante sin dall’inizio.
Dopotutto, lui il film non lo voleva fare.
Dedicato alla mia amica Francini che oggi compie gli anni.

10 commenti

  1. E come non ricordare il cameo di Leonard Maltin? Questo film si ama per gli stessi motivi per cui si amano i fratelli Marx, che se si fossero dati all’horror forse avrebbero realizzato un film molto simile a questo.

    1. Molto probabilmente sì, anche perché horror e commedia, alla fine, sono generi contigui.

  2. Luca Bardovagni · ·

    Me lo ricordo completamente folle e con una mia visione in sala che mi lasciava ogni tre secondi con la faccia da WTF? (altra espressione che non esisteva, ai tempi). Joe Dante, ragazze e ragazzi! Il più geniale dei figliocci di Corman, un Hellzapoppin’ vivente. Tu che sei una secchiona, sai cosa sta facendo ora? E’ un pezzo che “non lo si vede in giro”. Mi hai fatto venire voglia di rivederlo. Abbinerò con Matinée, che ho sempre amato..
    A proposito di Dante… Qua faccio “il vecchio” (bhè in effetti sabato son 44…).. Una volta i CINEASTI CINEFILI -Gremlins me lo devo RICORDARE RIVEDENDOLO, ma già al phantom of the opera da te inserito ho sobbalzato di gioia- non te la SBATTEVANO IN FACCIA, la loro cinefilia.O forse è una mia impressione.

    1. Secondo me il problema del cineasta cinefilo che non può non citarsi addosso e scaraventarti in faccia la sua cinefilia, è che di solito dietro alla cinefilia non c’è altro, la cinefilia diventa quindi una forma di comunicazione a sé stante, tra iniziati. Che può essere un esercizio anche divertente, ma è molto sterile.
      Dante è un regista colto, non è un regista cinefilo. Credo che forse la differenza stia tutta lì.

  3. Ammetto che anch’io amo il caos di Gremlins 2. È un film diverso dal primo ed è un film che prende in giro tanti difetti della società moderna e sa anche prendersi in giro. È un film che molti non apprezzano probabilmente perché si aspettavano qualcosa di più vicino al primo e invece si sono ritrovati una pellicola differente che non hanno compreso. Mi fa piacere sapere che qualcuno apprezzi questo film!

  4. Il secondo capitolo l’ho sempre trovato come te uno spasso, quasi una parodia a loro stessi.
    Tra l’altro, da amante del Wrestling, ho sempre trovato assolutamente incredibile il cameo di Hulk Hogan in sala che si incazza perché hanno sabotato la proiezione del film.

  5. Giuseppe · ·

    Anarchico, spassosissimo, irriverente, citazionista mai a sproposito, irrispettoso della quarta parete, auto-parodistico, “scemo” con smisurata intelligenza (e non è assolutamente una contraddizione in termini): molto difficilmente, credo, si sarebbero potute raggiungere di nuovo vette del genere. E forse è proprio di questo che era convinto anche Joe Dante… far capire a tutti che era meglio finirla così, in bellezza, piuttosto di rischiare una serializzazione degli amatissimi Gremlins in sequel successivi fino a ridurli ad una parodia (questa volta però in senso negativo) di sé stessi 😉

    1. Io faccio fatica a spiegarmi il motivo per cui il mondo del cinema abbia dimenticato un regista come Joe Dante. È stata davvero una rimozione, ed è fonte di enorme dispiacere, perché ci servono film come questo.

      1. Giuseppe · ·

        E’ una rimozione assurda, davvero. Pensare che sei anni fa, con Burying the Ex, mi ero convinto che per lui fosse arrivato il momento del rilancio, e invece… 😦

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