Regia – Robert Englund (1988)
Ultimo giorno di agosto e ultima puntata del Ciclo Zia Tibia dell’anno. Dato che in questa rubrica si vola sempre molto alto, chiudo con l’esordio alla regia di Robert Englund, perché, se esiste un film in grado di sintetizzare lo spirito di Notte Horror, è proprio 976-Evil, una specie di enorme bidone della spazzatura contenente ogni scoria del cinema fanta-horror degli anni ’80. E chi, se non Fred Krueger in persona, poteva dirigere questo compendio?
Ma cerchiamo di contestualizzare un minimo: la fine degli anni ’80 era un periodo in cui far soldi con i film dell’orrore era facilissimo (un po’ come oggi), e a prescindere dalla loro distribuzione in sala o sul mercato, estremamente redditizio (pensate a Puppet Master), delle videocassette.
Englund, con tre film passati a interpretare l’uomo degli incubi di Springwood, era un nome fortissimo da piazzare in locandina, ma era anche un po’ stufo di recitare e basta e aveva sempre desiderato mettersi dietro la macchina da presa. E così, quando ai produttori della CiteTel Films arriva una stramba sceneggiatura, scritta da Brian Helgeland (futuro premio Oscar per L.A. Confidential) e Rhet Topham (autore, due anni prima, dell’intramontabile classico Morte a 33 Giri), si pensa subito di consegnarla nelle mani di Englund e di farlo esordire alla regia.
Lo spunto principale di 976-Evil è molto datato nell’anno del Signore 2018, ma nel 1988 sembrava attualissimo, nonché originale e azzeccato per un horror demoniaco: i numeri 976, che offrivano servizi a pagamento di varia natura, soprattutto erotica ma non solo, erano un fenomeno diffuso e l’idea, così demente da sfiorare il genio, era quella di mettere Satanasso in persona all’altro capo del filo.
Il protagonista del film è Hoax, interpretato da un volto caratteristico del periodo, ovvero Stephen Geoffreys, un ragazzo molto timido, con una madre fanatica religiosa dalla classica personalità castrante e un gruppetto di bulli scolastici che gli rendono la vita impossibile. L’unico che pare difenderlo, ma solo quando e se ne ha voglia, è il cugino Spike, un bulletto anche lui, ma con un certo codice etico e con un istinto di protezione nei confronti di quel freak che ha per parente.
Sia Spike che Hoax entrano in contatto con il volantino di un numero 976, un horroroscopo con tanto di vocione infernale (doppiato dallo stesso Englund) dispensante consigli da seguire, pena la morte. Entrambi i ragazzi, incuriositi, chiamano, entrambi ricevono delle istruzioni, solo che Spike non le segue, mentre Hoax sì, e finisce per essere posseduto dal demonio tramite linee telefoniche.
Sì, vi avevo avvertito: la premessa è parecchio sciocca e, vista con gli occhi di una persona del XXI secolo, anche risibile, tanto è diventato un aggeggio preistorico il telefono fisso (per non parlare delle cabine, di cui in 976-Evil si fa un gran uso); eppure il film ha dalla sua un’atmosfera degna di nota e quella particolarità di essere un contenitore di ossessioni e paure che hanno, in un certo senso, definito un’epoca.
C’è da un lato il fanatismo religioso della mamma di Hoax (Sandy Dennis, non l’ultima arrivata, insomma) a cui non vediamo l’ora che Hoax si ribelli; dall’altro troviamo la seduzione del male su una mente debole, un ragazzo solo e triste che vorrebbe avere una vita normale e invece è destinato a pagare ogni, seppur minuscolo, attimo di felicità a prezzo raddoppiato, che è poi il modello proposto alle origini da Carrie e in seguito riproposto fino alla nausea, fino a essere canonizzato; ma qui è tutto filtrato attraverso un’estetica da fumetto. Non è un giudizio di merito: a me l’estetica di 976-Evil piace molto, proprio perché è stilizzata e un po’ esasperata e fu Englund a volerla così, facendo eseguire storyboard molto accurati per quasi ogni sequenza. Voleva dare al suo primo film un aspetto da albo de Il Guardiano della Cripta, insomma. E voi lo sapete che Zia Tibia e il Guardiano sono parenti stretti.
L’impressione di trovarsi di fronte le tavole di un numero a caso degli horror della EC è forte, perché 976-Evil è un film dai colori sgargianti e dalla crudeltà spiccata, con anche un discreto carico di contrappassi morali. È blasfemo e scorretto come solo i prodotti della serie B anni ’80 sapevano essere, e diverte ancora oggi, se si sceglie di passare sopra a tanti difetti nella sua struttura narrativa, forse dovuti al fatto che, quando Englund presentò la sua versione, i produttori chiesero di tagliare una ventina di minuti buoni. Parte della roba eliminata al montaggio è poi stata ripristinata nel blu ray uscito da poco, ma non tutta. Non conosco l’ammontare esatto delle sequenze andate perdute, ma credo potrebbero spiegare dei passaggi confusi (come la morte di un personaggio importante, di cui nessuno pare curarsi punto) o dei raccordi mancanti che disorientano un po’ lo spettatore.
Tutte cose tipiche del cinema horror di serie B di quel periodo e presenti quasi in ogni produzione a basso budget; non c’è da star molto a sottilizzare quando parliamo di un adolescente posseduto dal diavolo attraverso un numero telefonico a pagamento.
Ha delle buone sequenze, tuttavia, segno che Englund non era proprio un dilettante, degli effetti speciali artigianali a opera del genietto Kevin Yagher, non solo truccatore di Krueger a partire dal secondo capitolo della saga di Nightmare, ma anche responsabile delle movenze di Chucky e del trucco di Jason nel quarto Venerdì XIII. Infatti i motivi per guardare 976-Evil risiedono soprattutto nel trucco di Hoax, con i suoi tre stadi di possessione e nella capacità di Englund di confezionare un film che riassume magnificamente l’immaginario horror in cui il regista aveva costruito la propria carriera. Alla fine, 976-Evil è un omaggio affettuoso a un mondo che a Englund ha dato tantissimo.
Certo, con il suo esordio alla regia, Englund è stato poco fortunato: il film incassa una miseria (anche perché esce in un numero limitato di sale), mentre Nightmare 4, arrivato al cinema lo stesso anno di 976-Evil, diventa il film più con i ricavi più alti dell’intera saga.
L’attore abbandona così le velleità da regista e torna a interpretare l’uomo nero dei sogni, e tanti altri ruoli minori che però lo hanno consacrato, nel corso degli anni, come l’icona del genere per eccellenza. A parte un paio di episodi della serie Freddy’s Nightmare, non dirigerà più niente fino al 2008, con Killer Pad (che però non ho visto).
C’è però un lieto fine per 976-Evil: andò così bene in home video da meritarsi addirittura un seguito.
Piccola nota sentimentale: sul set del film, Englund incontrò la sua futura (e attuale, credo. Non lo so, non ho indagato, se non è così non ditemelo, non voglio saperlo) moglie, la scenografa Nancy Booths. Mentre i due cominciavano a uscire insieme, lei prese a disseminare il set di messaggi d’amore per Englund. Se aguzzate la vista, potete vedere, su un muro nel bagno della scuola, la scritta N+R e pare ce ne siano molti altri.
Io non so quali siano i vostri standard, ma la trovo una cosa di un romanticismo pazzesco.
E per questa estate 2018, Zia Tibia vi saluta e vi dà appuntamento a giugno dell’anno prossimo. Prima di tornare nella cripta, un ringraziamento speciale a un canale Youtube favoloso, dove ho trovato un sacco di materiale, informazioni e curiosità sul cinema di serie B anni ’80 e ’90 e che mi ha fatto ricordare dell’esistenza di 976-Evil, a cui non pensavo da almeno 15 anni: fatevi un favore e cominciate a seguire GoodBadFlicks.
Esordio poco fortunato davvero quello del grande Robert, anche se a tutt’oggi il suo 976-Evil continua a rimanere superiore al sequel di Jim Wynorski (e non ho problemi con la sua patina vintage: a me capita addirittura qua e là di usarlo ancora, il telefono fisso 😀 )… e adesso, a proposito di romanticismo: sì, Nancy Booth è tuttora la signora Englund, ed erano entrambi presenti a una nuova comic con milanese tenutasi il dicembre dello scorso anno alla quale però NON sono potuto andare (sfiga delle sfighe al cubo), ragion per cui spero ardentemente che ci concedano il bis.
P.S. GoodBadFlicks è già nel mio elenco preferiti 😉
Ma che bella notizia che mi dai! Adoro le storie d’amore a lieto fine ❤