Regia – Preston DeFrancis (2017)
Ultimamente il fenomeno della Haunted House, delle Escape Room e di tutte quelle versioni estese ed estreme dei tunnel dell’orrore, in cui la gente paga anche cifre considerevoli per essere spaventata a morte, sta diventando un soggetto molto sfruttato dal cinema horror. E anche dalla tv, se si pensa alla seconda stagione di Channel Zero. Uno dei primi film ad avere questa attrazioni come spunto principale è stato The Houses October Built, del 2014, con suo relativo seguito dell’anno scorso, che però ancora non ho visto (magari mi sacrifico per Halloween); poi ne sono arrivati altri. Qui da noi si è parlato del piacevolissimo Fear, Inc. e, nei prossimi mesi, usciranno ben due film, dal titolo e dalla storia simili, basati sul medesimo argomento: Blood Fest e Hell Fest. Credo perché è molto semplice costruire un film sul concetto di un orrore finto che diventa (forse) reale e sulla difficoltà di tracciare una linea ben precisa tra i divertimento e la paura vera.
Non che sia particolarmente nuova la fascinazione del cinema horror per le attrazioni macabre e spaventose, come del resto è ormai antichissimo il filone meta-qualcosa.
Per questo è interessante vedere come i vari film affrontano la faccenda. Nel caso di Ruin Me, siamo dalle parti dello slasher nei boschi e nei dintorni del caro, vecchio, April Fool’s Day, che potrebbe essere considerato il progenitore di tutto il sotto-genere a base di scherzi che tanto scherzi non sono.
Una coppia va a passare un fine settimana allo “Slasher Sleepout”, un’avventura horror di un paio di giorni dove, durante un campeggio in mezzo alla natura, gli organizzatori si impegnano a spaventare i clienti a morte. In realtà, questo Slasher Sleepout di spaventi veri e propri ne dispensa ben pochi, almeno nella prima parte: è più un gioco a enigmi in cui i partecipanti devono risolvere una serie di rompicapi che nascondono le indicazioni per spostarsi nel bosco senza perdersi. Al massimo, succede che, quando fa buio, siano inseguiti da alcuni individui mascherati e morta lì.
Se le cose si fanno troppo pesanti, i partecipanti hanno una frase di sicurezza da pronunciare, che interromperà il gioco all’istante.
Insieme alla coppia protagonista, Ale e Nathan, che sembrano entrambi capitati lì per caso, dato che non hanno niente in comune con il tipico appassionato di horror, il gruppetto di turisti della paura è formato da cliché ambulanti da slasher, ma declinati in chiave meta; in altre parole, sono personaggi che rispondono all’immagine che un pubblico generico tende a farsi del maniaco del cinema horror: abbiamo quindi il ciccione sfigato che parla per titoli di film, il misterioso taciturno che sicuramente nasconde qualcosa, e l’altra coppia, speculare a quella protagonista, formata da due tizi vestiti di nero che fanno sesso rumoroso e dicono un sacco di parolacce.
Il che sembrerebbe piuttosto irritante, e in effetti lo è, ma Ruin Me è un film con più di una sorpresa e va visto tutto per comprendere l’uso che fa di certi stereotipi e luoghi comuni sul fruitore medio di cinema horror.
Se, per la prima mezz’ora, di spaventoso c’è davvero ben poco e si riduce il tutto a: risolvi l’enigma, prosegui nell’avventura, le cose prendono una piega molto strana dal momento in cui un tizio evidentemente fuori di testa irrompe nell’accampamento dei nostri e ferisce Nathan a un braccio con un coltello vero, spillando vero sangue.
Da lì in poi è tutto un susseguirsi di colpi di scena più o meno riusciti, per cui non voglio e non posso spingermi oltre con la trama del film. Vi basti sapere che Ruin Me è un po’ una piccola enciclopedia dell’horror recente e non, con continui riferimenti non solo al solito Scream, ma anche a Saw (trappole con serrature da aprire per salvarsi la vita), ai survival campestri con bifolchi e malati mentali, fino ad arrivare al direttamente citato Shutter Island e, in generale, a ogni pellicola che metta in dubbio la sanità mentale e l’affidabilità del proprio personaggio principale.
Però mescola abbastanza bene gli ingredienti ed è in grado di portare più volte fuori strada anche lo spettatore più smaliziato, specialmente per quel che riguarda le relazioni tra i vari personaggi presenti, che subiscono diversi stravolgimenti, pur nella durata breve del film.
Abbiamo infatti una protagonista che è instabile sin dai primi minuti, in cui ci viene fatto intendere di un suo passato da tossicodipendente, mentre il suo fidanzato pare quasi ossessionato dall’idea di proteggerla. Lei, al contrario, non è poi così presa da lui. E cominciamo a chiederci perché Nathan ha voluto portarla proprio lì, a vivere un’esperienza abbastanza stressante e per quale motivo lei stia insieme a lui, dato che hanno quasi nulla in comune. Sono tutti piccoli ami messi dal regista per farci abboccare. Spesso ci riesce, altre volte è prevedibile, altre volte ancora procura seri mal di pancia alla nostra sospensione dell’incredulità, ma tiene uno scenario che si fa sempre più improbabile per un’ora e mezza senza far mai calare l’interesse o annoiare, e questa è una nota di merito, più per la scrittura, a dire la verità, perché non è che ci sia molto da rilevare su stile, inquadrature e composizione: Ruin Me è un horror indie a basso budget girato con la macchina a mano quasi perenne, recitato non malissimo e scritto un po’ meglio della media.
Non ha la raffinata inventiva di The Final Girls e figuriamoci se si avvicina anche di striscio a Scream, però è interessante vedere dei personaggi che, a differenza di altri meta-slasher, sono consapevoli di essere dentro a un film dell’orrore non perché il regista entra in campo e strizza l’occhio al pubblico, ma perché, di fatto, sono all’interno di una simulazione di un film dell’orrore. Che poi questo sia un trucchetto per giustificare gli ammiccamenti del regista da un punto di vista narrativo, è un altro paio di maniche, ed è forse il vero motivo per cui il filone meta si sta spostando sempre di più verso le ambientazioni da escape room e affini.
Poi sì, Ruin Me ha i suoi problemi, tutti concentrati in una prima parte che di certo sembra non mantenere le promesse da ultimate horror movie experience dello Slasher Sleepout. Ma, se decidiamo di essere particolarmente benevoli, anche questo può essere voluto: i famosi strilli di locandina che promettono orrori indicibili e poi si rivelano pubblicità ingannevole, possono essere applicati anche alle attrazioni estreme.
Se vi piacciono i film in cui l’horror parla di se stesso e mette a nudo i suoi meccanismi, di sicuro Ruin Me vi divertirà parecchio; se cercate una storia che scava nella psicologia di alcuni personaggi e ne ribalta i ruoli, forse troverete più di un elemento inaspettato in questo film.
C’è di peggio, c’è molto di meglio. Per il momento, premiamo lo sforzo, aspettando i titoli davvero importanti dell’incombente Halloween Season.