Deathgasm

deathgasm-poster Regia – Jason Lei Howden (2015)

E niente, questo 2015 sta smontando le mie certezze e i miei pregiudizi uno dopo l’altro. Ed è una cosa bellissima. Non solo parlo bene di Eli Roth, ma mi trovo costretta a piazzare tra le più riuscite opere dell’anno ben due horror comedy, genere che, come sapete tutti, non ha mai goduto di grande considerazione da queste parti. E invece, non c’è solo The Final Girls a smentirmi, ma anche questo Deathgasm, che è un sorpresone, una gioia e una delizia, uno di quei film così folli e divertenti che si potrebbe rivederli anche una decina di volte di seguito e non annoiarsi mai.

Arriva dalla Nuova Zelanda, Deathgasm, da un regista al suo esordio che proviene dal reparto effetti visivi. Howden ha curato i vfx (tra i vari film a cui ha partecipato) degli Avengers e di Prometheus e, dietro la macchina da presa, si è rivelato essere un geniaccio, come del resto nello scrivere una commedia dai tempi comici perfetti, condita da tonnelate di gore e con tanto, tanto, tanto amore per il metal e la cultura che gli gira intorno.
Mi sono avvicinata a questo film con parecchia diffidenza, nonostante ne avessi letto in giro pareri quasi sempre positivi. Il problema è che non è facile mettere in scena dei ragazzini metallari, sia che lo si voglia fare seriamente, sia che si preferisca al contrario utilizzare toni leggeri. Non è facile perché lo stereotipo e la derisione crudele sono sempre dietro l’angolo. A maggior ragione quando si utilizza il metal come cardine di un film dell’orrore, si scivola nei cliché che è un piacere. Spesso cliché molto fastidiosi.
La bravura (e la furbizia) di B0wden sta tutta nel saper utilizzare questi fastidiosi cliché (che spesso, inutile dirlo, corrispondono a verità) come semplici elementi estetici, lasciando che il cuore del suo film siano personaggi dotati di un’umanità e di una tenerezza disarmanti. Una volta azzeccati i personaggi, ci si può aggiungere l’ingente quantitativo di splatter richiesto, la musica adatta, i demoni recuperati dallo scantinato di Sam Raimi, mescolare con un ritmo pazzesco e con una regia altrettanto indiavolata, ed ecco Deathgasm in tutto il suo splendore.

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E di splendore si tratta, ve lo assicuro. Quel tipo di splendore che deriva da una serie di trovate vulcaniche che arrivano una dietro l’altra senza soluzione di continuità, senza tempi morti, senza momenti di stanca, senza neanche un secondo di cedimento. Certo, se cercate il buon gusto e le sottigliezze, è meglio che vi rivolgiate altrove: in Deathgasm non si guarda in faccia a nessuno e i corpi vengono sminuzzati, fatti a pezzi, eviscerati e decapitati in centinaia di fantasiosi modi, quasi sempre grotteschi e irriverenti, per cui ne stiano alla larga gli animi più sensibili e quelli che non vanno in sollucchero davanti a una bella motosega che taglia qualcuno in due. Soprattutto, ne stiano alla larga quelli che non ridono di fronte a questo genere di cose. La risata liberatoria, magari anche di grana grossa, ma con una certa dose di intelligenza e, perché no, anche spessore. Giuro. Spessore.

Il protagonista di Deathgasm è Brodie (Milo Cawthorne), ragazzino amante della musica metal affidato agli zii dopo che sua madre è stata arrestata. Finisce in questo paesuncolo sperduto dove, oltre a dover sopportare l’isteria religiosa dei parenti, che lo identificano subito come un adepto del demonio, deve anche essere quotidianamente brutalizzato dai bulli della scuola, capitanati dal cugino. La sua unica distrazione è il negozio di dischi locale, dove conosce Zakk, altro metallaro come lui. I due diventano amici e formano una band insieme ad altri sfigati all’ultimo stadio della zona. Il nome della band è Deathgasm.
Brodie e Zakk trovano un vecchio spartito, la cui musica sembra avere la capacità di evocare un’entità demoniaca molto potente. In preda allo sconforto per essere stato ancora una volta picchiato a sangue dai bulli, Brodie lo suona e scatena l’inferno sulla terra.

Deathgasm

I riferimenti splatter e slapstick di Deathgasm sono chiari e risaputi e me non va di star qui a scomodare per la milionesima volta Peter Jackson. Ho già scomodato Raimi, soprattutto perché il look dei demoni che infestano il paese, impadronendosi dei corpi dei suoi abitanti, ha parecchi debiti nei confronti di Evil Dead. Ed è giusto, è normale e anzi doveroso, ispirarsi a certi modelli.
Però, e qui me ne parto per la tangente e siete liberissimi di non seguirmi (e anche di sputarmi in faccia, se vi aggrada), ci sono degli elementi in Deathgasm, inseriti in un contesto narrativo di puro e semplice cazzeggio, che mi hanno fatto pensare più volte a Edgar Wright e al suo umorismo malinconico. Non sto paragonando due modi di fare cinema diversissimi tra loro, e impossibili da mettere a confronto perché sarebbe una lotta persa in partenza da un esordiente come Howden. Sto dicendo che, nella fragorosa sarabanda di smembramenti assortiti e ammazzamenti creativi con vibratori infilati nelle orecchie, c’è un fondo di tristezza che fa salire il film di livello, la volontà di usare horror e comicità come veicoli per raccontare qualcosa allo spettatore, senza mai fermare la macchina del divertimento, ma non facendo per forza del divertimento qualcosa di demente, da guardare previo spegnimento completo delle facoltà intellettive.

Ma forse lo dico solo perché sono stata una Brodie anche io. E anche io avevo le sue stesse difficoltà di comunicazione. E anche io, invece, mi illuminavo (e collezionavo figure di merda) quando si cominciava a parlare di musica (o cinema horror, che per me era la stessa cosa).
In mezzo a tanti incubi, in Deathgasm c’è una sequenza che rappresenta forse il sogno di tutti quelli che, a una certa età, si sentivano isolati all’interno di una passione percepita come esclusiva. Il sogno di far innamorare qualcuno di noi semplicemente condividendo i nostri gusti cinematografici o musicali, cambiare in profondità questo qualcuno prestandogli un cd, per esempio.
Che poi è vero: certa musica ti entra dentro e non ti abbandona mai, anche quando, per un motivo o per l’altro, smetti di seguirla da vicino. Il metal possiede questo potere di rimanerti attaccato addosso per sempre. Come del resto il cinema horror, nonché di fare di te un emarginato antisociale in odore di satanismo, tanto per rendere meravigliosa la tua adolescenza. E forse è il motivo per cui spesso le due cose vengono associate, anche senza ragioni del tutto plausibili.

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Però, in Deathgasm due metallari e una metallara in potenza salvano il mondo dall’avvento delle forze del male. E c’è la tentazione, molto forte almeno nel personaggio di Zakk, di lasciare che tutto se ne vada alla malora e si disintegri, perché quel mondo che ora sei obbligato a salvare è lo stesso che ti ha sempre rifiutato e trattato da reietto.
Sto decisamente sovrainterpretando. O forse sto caricando di cose personali un prodotto che sta lì con il solo intento di farci ridere di gusto.
Credetemi, interpretazioni ardite a parte, ci riesce alla grande. Se lo splatter più selvaggio è vostro amico, se avete ascoltato o ascoltate metal, o se vi piacciono le horror comedy dal ritmo strabordante e dalle trovate geniali (alla Dead Snow 2, tanto per continuare coi paragoni a cazzo), Deathgasm è il vostro film.

15 commenti

  1. Metal + horror + comedy: direi che mi hai già obbligato alla visione

    1. Ho pensato parecchio a te, mentre lo vedevo. Sono sicura che lo apprezzerai!

    2. Mi si sono illuminati gli occhi alla vista dell’album dei Trivium, anche se Zakk ha storto un po’ il naso.
      E ho riso forte in diverse scene! Gran bel film, alla faccia delle porcherie che escono di questi tempi.

      1. Io sono morta nella scena in cui la protagonista sente per la prima volta il metal 😀

  2. Già lo adoro…

    1. E ne hai ben donde, Fratellone!

  3. bradipo · ·

    bello…forse io dietro l’apparenza medioborghese…moglie, figli, cane,gatti casetta con giardino…sono ancora un Brodie….

    1. Io credo che se sei stato un Brodie una volta nella vita, poi lo sei per sempre… nonostante le apparenze 😉

  4. Cercherò di vederlo, mi hai convinto! 😀

    1. È un gioiellino

  5. questo voglio vederlo assolutamente 🙂

  6. Era nella mia lista: grazie per avermelo ricordato. Come stanno le ossicine? Auguri 🙂

  7. Giuseppe · ·

    Credo che da queste parti ci capiamo bene proprio perché siamo stati -e lo siamo ancora- in tanti, a essere dei Brodie! 😉
    Rimanendo in tema, fra i vari riferimenti che hai elencato in Deathgasm, mi verrebbe di aggiungerci anche un pizzico di “Morte a 33 giri” di Charles Martin Smith e “Black Roses” di John Fasano…

  8. spettacolare!quando girano il video nel bosco in stile black sono caduto dal divano per il tanto ridere!fantastico anche quando presta i dischi alla tipa e tira fuori i cattle decapitation e i pungent stench!stupido io che per le tipe preparavo le compilation con le ballads…

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