Uno dei pochi aspetti positivi dell’essere momentaneamente sciancata è che posso dedicare più tempo alla lettura. Non che non lo faccia normalmente, ma è molto bello non essere obbligati a leggere solo durante gli avanzi delle mie giornate. Non so infatti se ve ne siete accorti, ma a ottobre ho dovuto saltare la rubrica dedicata agli autori indie, proprio perché non sapevo a chi dare i resti, come si suol dire dalle mie parti.
L’offerta di oggi è molto variegata: si va dalle raccolte di racconti alla saggistica, passando per le consuete incursioni nei romanzi brevi, che sembrano la forma che meglio si adatta al formato digitale. E, anche per quanto riguarda i generi, ce n’è per tutti i gusti. Horror, splatter, grottesco, gotico, persino zombie. Come sempre, i prezzi saranno contenuti e la qualità professionale. Insomma, c’è da divertirsi.
Cominciamo con un esordio, quello di Kara Lafayette che sbarca su Amazon con una raccolta di racconti dai toni horror, ironici e surreali. Ambientate tutte in Alto Adige, le sette storie che compongono questa antologia hanno come principale caratteristica una crudeltà cinica, sempre però stemperata da un senso dell’assurdo e da una vena sarcastica che sottolinea la perenne fragilità della nostra condizione esistenziale. Si sorride, certo, perché l’autrice dà sempre l’impressione di non prendere mai del tutto sul serio se stessa e i suoi personaggi, ma è un sorriso che somiglia a un ghigno disperato, magari disegnato in faccia da un rasoio. Cosa Fare in Città mentre Aspetti di Morire sorprende e inorridisce a ogni pagina. La morte, vera protagonista di ogni racconto, vince sempre. A volte arriva in maniera beffarda, altre tragica, altre ancora ridicolmente violenta e sanguinosa. E tuttavia è sempre lì, presente anche e soprattutto in luoghi dove il benessere borghese dovrebbe farla da padrone. Kara Lafayette conosce bene la sua terra e le contraddizioni che la abitano. E sfrutta questi contrasti in maniera magnifica. Costa 2,99 euro. E ha pure una copertina da urlo, realizzata da Luca Morandi.
Restiamo in ambito horror e trasferiamoci dall’Alto Adige al Carso, alla ricerca di un’Osmiza (osteria tipica del posto) leggendaria. La migliore del mondo, dicono. Un luogo così esclusivo e ben nascosto che tutti ne parlano ma in pochissimi possono dire di essere stati davvero a mangiare lì. O in pochissimi sono tornati indietro dopo esserci stati.
In questo racconto, firmato da Julian Gudowski, e disponibile qui alla cifra astronomica di 1,05 euro, una troupe che sta filmando un documentario sul Carso si imbatte per caso nell’Osmiza di Darko Zagar, ritenuta da molti una chiacchiera da bar o una leggenda metropolitana.
E invece esiste davvero, ma è una realtà molto diversa rispetto a quello che i protagonisti si aspettavano. Diversa e orribile.
Parlare di L’Osmiza: Orrore sul Carso non è semplice, perché non voglio rivelare il carico di orrore che vi attende nell’osteria di Zagar. Posso solo avvisarvi che si tratta di una lettura per stomaci molto forti, dove non vi verrà risparmiato alcun dettaglio disgustoso, osceno e ripugnante. Potrebbe assomigliare, almeno nelle prime pagine, all’ennesima variazione sul tema del survival horror, ma ci si allontana da quei territori mentre il racconto procede e si sprofonda in orrori molto più grandi, quasi cosmici. Ovvio che sia un racconto assolutamente consigliato. Però, ribadisco, se siete impressionabili, è meglio andarci cauti, perché mi stavo sentendo male persino io.
Dopo essere stati investiti da tanto orrore, che ne dite di rilassarci con un po’ di giocoleria? Se solo di mezzo non ci fossero gli zombie…
Massimo Mazzoni ha sempre delle idee molto originali e fresche. Questa volta inserisce dei giocolieri nel contesto risaputo dell’apocalisse causata dai cari, vecchi morti che camminano. Sono giocolieri un po’ particolari, perché usano la loro arte per allestire spettacolini in cui fanno fuori orde di zombie a colpi di clavette e altri attrezzi del mestiere. Artisti circensi itineranti, con la missione di salvare villaggi e borghi in difficoltà, allestendo al tempo stesso spettacoli dove gli zombie sono chiamati “comparse”.
C’è tanta azione, in questo racconto, tanto sano splatter, tra decapitazioni, zombie tagliati a metà e arti strappati, e tanta leggerezza sbruffona da parte dei tre protagonisti. Ma è anche un inno alla libertà e all’allegria, che vanno salvaguardate persino nelle situazioni più tragiche. E anzi, forse i tre artisti si trovano più a loro agio adesso, con i loro strumenti trasformarmi in armi micidiali, il loro furgone che li scarrozza in giro, nessuna necessità di doversi fermare e la possibilità di fare ciò che amano di più.
Lo trovate qui, a 99 centesimi per una cinquantina di pagine di divertimento assicurato.
Chiudiamo la nostra carrellata mensile con un saggio.
Si parla tanto e, il più delle volte, a sproposito di gotico. Basta pensare alle reazioni suscitate dall’ultimo film di del Toro, che sottendono una profonda ignoranza della materia. Se si è appassionati di narrativa del terrore, è sinceramente inconcepibile che non si sappia di cosa parliamo quando parliamo di gotico. Interviene a darci una mano Gianluca Santini, con il suo Da Otranto a Innsmouth: Nascita e Sviluppi del Romanzo Gotico. Una lettura agile e mai pedante che ripercorre la storia di questo genere letterario dalle sue origini nel XVIII secolo (il romanzo di Walpole è del 1764, quelli della Radcliffe arrivano tutti sul finire del secolo) fino ai primi decenni del ‘900.
Non è un percorso lineare, quello della narrativa gotica, ma l’autore è molto bravo nel delineare i tratti in comune tra le varie opere, in particolare quello dell’isolamento sociale, esemplificato dall’ambientazione in castelli e conventi sperduti in mezzo al nulla, e quello dell’evasione dalle imposizioni tipiche della società borghese dell’epoca. Il soprannaturale, sia che venga rappresentato come dato acquisito, sia che invece trovi, alla fine, una spiegazione logica e scientifica, diventa quindi un modo per far trionfare le forze dell’irrazionalità e dell’inconscio sulle convenzioni sociali. Cosa tanto più vera nel caso dei romanzi più commerciali e considerati di basso valore letterario, quelli letti con avidità dal popolino, destinati poi a tramutarsi nei famosi Penny Dreadful, e osteggiati e parodizzati dagli scrittori veri.
Da Otranto a Innsmouth è un ottimo punto di partenza per cominciare a comprendere una letteratura troppo spesso fraintesa, un saggio che ti fa venir voglia di correre a recuperare ogni opera discussa e analizzata tra le sue pagine. Ben documentato e argomentato, di facile lettura e pieno di interessanti intuizioni, lo trovate qui al prezzo oltraggioso di 2,99 euro.
Uh, grazie delle belle parole, Lucy! ^_^
Figurati! Sono il minimo 😉
Ma che onore essere in questa rubrica. 😀
Grazie Patrizi, troppo gentile.
Ma si figuri! È un piacere!
Che bella sorpresa! Grazie mille! Essere ospitato sul Giorno degli Zombie con un racconto di Zombie è un vero onore! Spero di aver allietato la convalescenza 🙂
Pensa che ho letto Jugglerz proprio il giorno dopo l’incidente. Mi hai allietato e come 🙂 Grazie!
Me n’ero accorto sì, dell’ottobre senza consigli letterari, però hai potuto recuperare questo mese (per cause di forza maggiore… almeno, le buone letture contribuiscono ad alleggerirti il periodo di sciancataggine) con questa quaterna bella corposa. Devo dire che mi incuriosisce particolarmente quell’osteria carsica: si deve pestare davvero durissimo là dentro, se è riuscita a metterti momentaneamente in difficoltà 😉