
Regia – Dutch Marich (2023)
Tutti voi dovreste munirvi di VPN e farvi un account su Tubi. Dico sul serio e non perché ci sia qualcuno che mi paghi per fare pubblicità al servizio streaming, magari fosse. Lo dico perché non richiede uno sbattimento eccessivo come aggirare le restrizioni di Shudder, per esempio, perché è gratis, perché ha un catalogo enorme di qualsiasi genere cinematografico, perché quello horror è particolarmente ricco e perché c’è anche un sacco di roba originale e recente. A basso costo, certo, a volte dalla qualità altalenante, ma è possibile trovare delle perle che farebbero la gioia di qualsiasi appassionato.
Non so se vi ricordate, l’anno scorso, il found footage Horror in the High Desert. Ne avevamo parlato in una delle nostre double feature (con la calma torneranno anche quelle); se non lo avete visto, sta proprio su Tubi e, da qualche settimana, è arrivato anche il suo sequel, Minerva.
L’idea di Marich è di realizzare cinque film sugli esseri (non sappiamo bene se umani o no) che si aggirano nel deserto del Nevada e, ogni tanto, fanno sparire qualcuno. Il primo film raccontava, appunto, della scomparsa dell’appassionato di escursioni Gary Hinge, partito per una scampagnata in mezzo ai sassi e agli sterpi e mai più tornato indietro. Questo secondo film, più che un seguito vero e proprio, potrebbe essere considerato un’espansione di Horror in the High Desert: amplia infatti la mitologia del luogo, aggiunge dettagli sui luoghi selvaggi intorno alla “strada più solitaria del mondo”, ma non prosegue nella storia di Gary. Ritroviamo la giornalista Gal, che sta facendo un documentario su altri eventi misteriosi avvenuti nella stessa zona in cui è sparito Gary nel 2017. L’anno successivo, una giovane donna, Minerva, studentessa di geologia, è stata trovata morta in circostanze mai chiarite all’interno del prefabbricato dove l’università le aveva dato alloggio. Un’altra donna, invece, è scomparsa tornando a casa in macchina di notte dopo un viaggio a Las Vegas.
Attraverso registrazioni di videochiamate, dashcam, vecchie VHS ritrovate all’interno del prefabbricato, telecamere in dotazione a polizia e vigili del fuoco e interviste agli abitanti della zona, Gal cerca di capire chi o cosa ha portato alla scomparsa delle due ragazze, e se ci sono dei collegamenti con l’analoga sorte di Gary.
Horror in the High Desert 2 dura meno di un’ora e mezza ed è pieno di fatti, date, luoghi e linee narrative. A differenza del primo film che era un found footage abbastanza puro, qui si moltiplicano i punti di vista e il linguaggio è più ibrido, multiforma. La struttura è quella del documentario investigativo, il che potrebbe far pensare a un’esperienza meno spaventosa, più distaccata. Vi assicuro che non è così: Minerva fa così tanta paura che spesso, durante la visione, ho dovuto mettere in pausa e farmi un giretto per casa per respirare e farmi passare la tremarella.
C’è un mucchio di vecchie riprese, rovinate e col suono distorto, che rischia di perseguitarmi per parecchio tempo, e senza che si veda praticamente nulla; ci sono lunghe inquadrature sul deserto, sugli alberi che circondano l’autostrada, sull’abitazione di Minerva vista dall’esterno che, grazie a un sound design impeccabile e a all’insistenza da parte di Marich a non voler staccare, a tenere il taglio sempre qualche secondo in più del necessario, hanno sfiancato i miei nervi nell’attesa che succedesse qualcosa, che arrivasse almeno un jump scare a liberare la tensione. E invece niente.
Marich non ha alcuna intenzione di mitigare l’atmosfera minacciosa che è riuscito a costruire e non sembra neppure intenzionato a rompere la tensione. Ci sono alcune circostanze in cui è costretto a farlo, in cui deve portare a compimento soprattutto uno dei due tronconi narrativi principali, quello della poveraccia scomparsa lungo l’autostrada. Anche lì, non ci viene mostrato cosa le sia successo. Sentiamo soltanto l’audio della sua dashcam rimasta accesa. E, ve lo giuro, vorrei non averlo mai sentito.
Restiamo, a fine film, con un pervasivo senso di inquietudine, ma privi di risposte o spiegazioni. Sappiamo solo che esiste qualcosa che si nasconde negli anfratti più reconditi del deserto. Ogni tanto qualche incauto si spinge troppo oltre e sparisce, ma, ed è infinitamente peggio, succede anche che questo qualcosa ti venga a prendere fin dentro casa, o mentre sei sul ciglio della strada con la macchina in panne. Di qualunque cosa si tratti, il vero orrore non è che se sei così stupido da inoltrarti in posti dimenticati da Dio, puoi fare una brutta fine. No. Questa roba ti viene a prendere. E quello che ti fa resta un mistero.
Ce n’è abbastanza da generare incubi per altri 3 film, credo, e se il buon Marich continua così, mi troverà sempre in prima fila, felicissima di essere spaventata a morte.
Date un’occasione a questa nuova saga found footage in divenire.
Aspetto un tuo ricordo di Giovanni Lombardo Radice.