Un club del libro con qualche giorno di anticipo, perché marzo è un mese senza fine e la prossima settimana abbiamo già pronto un bel pezzo da 90 da calare su voi ignari ascoltatori. Un episodio leggero, quindi, che parla di un romanzo giovanile di King pubblicato sotto lo pseudonimo di Richard Bachmann, e di un film che dal libro prende giusto il titolo, il nome del protagonista e un paio di situazioni, e poi fa un po’ come diavolo gli pare.
Schwarzenegger in tutina gialla è uno dei fondamenti della mia infanzia, una colonna portante della mia formazione culturale, ma di certo non parliamo di un complesso film d’autore, quindi aspettatevi più divagazioni del solito, soprattutto in materia di distopie anni ’70 e ’80.
Buon ascolto e buon divertimento.
Con questa puntata mi avete fatto venire voglia di rivedere Rollerball e Anno 2000 la corsa della morte… Adoro i film sportivi mortali…
Non vedo l’ora della prossima puntata… Fuest non è quello di Phibes e devils Rain?
Mi citate “tutti a Zanzibar”? Solo amore per voi…
Sì, il film non sarà poi un capolavoro (certo, l’avesse diretto Verhoeven e non Glaser parleremmo di qualcosa di molto diverso) ma si lascia decisamente guardare, oltre ad essere più avvincente di un romanzo con il quale in sostanza non condivide praticamente nulla, escluso appunto titolo, nome del protagonista e quel paio di situazioni. Un meritato plauso alle divagazioni ottime e abbondanti, dove mi si arriva addirittura a citare un cult della fantascienza televisiva britannica come Blake’s 7 (sempre parlando di serie per ragazzi, a questo punto non mi stupirei se Davide si ricordasse di un altro prodotto sci-fi BBC arrivato anche da noi nei primi anni ’70 e cioè Slim John, che fungeva contemporaneamente anche da corso di lingua inglese), continuando con Max Headroom e John Brunner… poi sì, purtroppo in tale frangente era doveroso citare American Gladiators (che brutti ricordi) 😉
P.S. Per Lucia: la sequenza di Robocop dove Paul McCrane viene prima corroso dall’acido e poi ridotto in poltiglia dall’auto in corsa io l’ho vista al cinema, quindi su schermo più grande è stato più grande anche il trauma 😛