
Regia – Christopher Donaldson (2021)
Era da tanto che non ci occupavamo di un piccolo horror indie dall’aspetto fetente e dalla realizzazione miserabile, uno di quegli horroracci laidi, luridi, che davvero, a consigliarli si rischia di passare per una persona di pessimo gusto, ma io ve li consiglio lo stesso perché sono una persona di pessimo gusto e non me ne vergogno. Ditched è l’esordio in un lungometraggio di un artista degli storyboard che ha praticamente lavorato in dozzine di film e serie tv dai primi anni 2000 a oggi; è un film prodotto da Dread Central, quindi dovreste sapere a cosa andate incontro sin dal primo cartello che appare sullo schermo e, vi giuro, ha tanti di quei problemi di recitazione e messa in scena che non saprei da dove cominciare a elencarli. Però non ritengo neppure troppo necessario elencarli, perché Ditched ha un’idea, potente, ferocissima, portata avanti con coerenza dall’inizio alla fine, e tanto mi basta per dire a voi che ormai mi leggete da qualche anno che lo potete andare a recuperare a occhi chiusi e vi divertirete.
Un’ambulanza che sta trasportando dei detenuti dal carcere all’ospedale, e l’auto della polizia che la scorta, si schiantano dentro a un bosco, senza che nessuno degli occupanti abbia memoria di quanto accaduto. Agenti, paramedici, criminali, sono tutti bloccati nel bel mezzo del nulla, di notte, con i cellulari privi di campo e le radio fuori uso. Verrebbe quasi da credere che qualcuno ce li abbia fatti finire tutti apposta, in questa situazione, ma perché? Cos’hanno in comune due poliziotti, due soccorritori, un autista, un assassino e uno stupratore seriale?
Il punto di partenza di Ditched è scontatissimo e visto almeno sei milioni di volte nel cinema horror e non solo: è la base di una larghissima percentuale di survival, ma anche di horror soprannaturali, horror che sconfinano nella fantascienza a base di salti dimensionali e loop temporali, horror che plagiano La Pericolosa Partita e fate un po’ voi, aggiungete quello che vi pare, tanto ci siamo capiti.
Invece io ho apprezzato molto l’incoscienza di Donaldson (anche sceneggiatore) di prendere una direzione del tutto inaspettata, e anche piuttosto inconsueta per un film di questo tipo e padroneggiarla con grande sprezzo di ogni forma di sospensione dell’incredulità, addirittura senza neanche provarci a spiegare al pubblico come sia stato possibile il verificarsi di una catena di eventi atta a portare i nostri protagonisti proprio lì, proprio quella notte, in quel momento e in quella formazione.
Ma alla fine, chi se ne frega, giusto? Ditched non è un mistery e non è neppure un film sulla falsa riga di Identity, in cui, prima che si riaccendano le luci in sala deve tornare più o meno tutto: Ditched è un film dell’orrore di serie B, ma pure un po’ più in basso di categoria, che ha come unico scopo quello di portarci tonnellate di pessime notizie, tra cui la più importante di tutte: siamo persone orribili e meritiamo di fare una pessima fine.
È una tesi su cui si può essere o non essere d’accordo (e io, tendenzialmente, non lo sono), ma di rado mi è capitato di vederla portare avanti con queste forza e convinzione, fino alla fine, e anche oltre i titoli di coda, togliendo al povero spettatore ogni speranza o simpatia nei confronti di qualcuno con questa crudeltà metodica e mancanza di pietà. Quando si trova il tipo di impegno furioso cui mi riferisco, c’è poco da fare gli schizzinosi. Si annuisce, si ringrazia, si finge di non notare tante, troppe cose, tipo la mancanza assoluta di continuità fotografica o l’abuso pretestuoso e immotivato dei flare o ancora l’impossibilità di stabilire da dove provenga la luce, perché non c’è una sequenza in cui si capisca cosa sta illuminando chi. Molto probabilmente il film è ambientato dentro un albero di Natale, altrimenti non si spiega.
Poi sì, proprio grazie a questa fotografia, chiamiamola così, creativa, Donaldson riesce a costruire tagli di grande suggestione, però che fatica per gli occhi, signora mia.
Gli attori, a parte un paio tra cui la protagonista ed evidente final girl Marika Sila, sono un altro tasto dolente del film. Anche qui, tuttavia, Donaldson è abbastanza intelligente da fare secchi per primi i peggiori e tenere in vita il giusto quelli un po’ meno incapaci. Inoltre non è un film che brilli particolarmente nei dialoghi. C’è solo una parte parlata, molto lunga, che funge da spiegone per tutta l’ossatura narrativa del film ed esiste soltanto perché non penso ci si potesse permettere il lusso di andare a girare dei flashback; restiamo infatti inchiodati in un unico ambiente per tutta la durata, che è comunque molto breve, sotto i 90 minuti: abbiamo l’interno dell’ambulanza, dove si asserragliano i sopravvissuti, e un piazzale circondato da quattro alberelli che dovrebbe essere il bosco. Il tutto, lo abbiamo detto, illuminato come se si fosse nel bel mezzo di uno spettacolo pirotecnico di Capodanno. L’ennesimo espediente per coprire la tragica mancanza di mezzi.
Lo splatter è genericamente di buona fattura, quando è possibile vedere qualcosa. Altrimenti ci si arrangia col montaggio, come in una bella sequenza che vede protagonista una motosega, e si lascia gran parte della ciccia fuori campo che qui si va al risparmio e non si ha tempo da perdere.
Ma la cosa più importante di un film come Ditched non è il gore, non è la recitazione, non è l’opinabile stile fotografico scelto. Sembra strano, parlando di un horror a basso costo prodotto da un portale di settore, eppure la cosa più importante di Ditched è la sua morale, draconiana e brutale, che non risparmia niente e nessuno, mette sullo stesso livello buoni e cattivi e li getta tutti insieme in un unico calderone infernale da cui non si esce vivi.
Vi sfido a restare impassibili di fronte agli ultimi 30 secondi del film o a guardarlo senza che vi si geli tutto il sangue che vi scorre in corpo. Ci può scappare anche una risata amara, soprattutto a causa dell’inquadratura su cui scorrono i titoli di coda, ma è davvero tanto, tanto amara.
Forse ci ho anche sprecato troppe parole su Ditched, ma nella penuria di questo periodo dell’anno, anche nei film dai valori produttivi infimi tocca cercare i lati positivi, altrimenti si rischia di restare a digiuno di horror almeno fino a marzo. E noi una roba del genere non la vogliamo, vero?
Adesso però sono molto curioso. Sembra comunque che il regista, nonostante i numerosi difetti, ci si sia veramente impegnato. Quindi voglio proprio vedere che tipo di B movie mi troverò davanti. Grazie per il consiglio!
Hai incuriosito molto. Ennesimo recupero obbligatorio (maronna come si stanno accumulando! Nightmare alley, last radio call, slapface, student body, alone with you, più – se questo non bastasse – my super psycho sweet 16 e un pacco di folk horror).
Ora tu mi devi dire dove sei riuscito a trovare My super psycho sweet 16!
Slapface ho cominciato a vederlo l’altra sera, ma non sono riuscita ad arrivare in fondo. Ha un ottimo concept, ma, secondo me, è montato molto male e mi ha dato troppo fastidio.
I ruscelli aiutano quelli old style come noi 😉
Volevo fare teen horror maratona con super psycho, slapface e student body, ma ormai mi abbiocco dopo 30 minuti indipendentemente di cosa io stia guardando, era un progetto quantomeno velleitario. Oggi se ci riesco finisco proprio super psycho; la fotografia è da programmaccio mtv di inizio 2000ies, atroce, e la trama trita e ritrita, ma spero in qualche guizzo.
Eh, ma io nei ruscelli trovo solo il sequel. Che poi sono esattamente programmi di Mtv inizio 2000, quindi almeno è coerente 😀
h##s://wipfilms.net/slasher-and-giallo/my-super-psycho-sweet-16/
Ti voglio bene
No, restare a digiuno di horror fino a marzo proprio no, e quindi “rischiamo” con Ditched (che, vista la solita enorme lista di arretrati, forse dovrà comunque aspettare un po’) 😉
P.S. Wipfilms era una vera e propria miniera, prima di venire praticamente abbandonato a sé stesso quasi sei anni fa…