Tanti Auguri: 20 Anni di The Others

Regia – Alejandro Amenábar (2001)

Ci sono tanti film “pesanti” che compiono gli anni questo agosto, però nessuno è speciale come The Others, diretto, scritto e musicato da Amenábar alla tenera età di 29 anni, suo terzo lungometraggio, primo in lingua inglese e prima esperienza per il giovane regista con una produzione internazionale, nello specifico, la Dimension Film che si associa ai produttori spagnoli, e la famigerata Miramax, di cui la Dimension era la costola horror, che distribuisce negli Stati Uniti. Quindi sì, come in moltissimi film a cavallo del secolo, i Weinstein sono coinvolti, ma in questo caso specifico, il vero produttore del film è Tom Cruise.
Non so se vi ricordate il remake americano di Apri gli Occhi, fortemente voluto da Cruise, ma in cui Amenábar non ebbe alcun ruolo. L’allora consorte di Kidman legge la sceneggiatura di Los Otros, che ai tempi doveva essere ambientato in Cile ed essere girato in lingua spagnola, e decide di finanziarlo, a patto che lo si realizzi in inglese per poter accedere a un mercato più ampio.
Amenábar, che ai tempi neanche lo parlava, l’inglese, si trova così catapultato in un’altra dimensione, a lavorare con due star gigantesche (Kidman protagonista, Cruise produttore) e a dover apportare modifiche sostanziali alla sua sceneggiatura originale per poterla adattare alla cultura anglosassone.
Se tuttavia si escludono gli esterni della sinistra magione protagonista del film, The Other è, a tutti gli effetti un film spagnolo, girato interamente in Spagna, e infatti fa la storia dei premi Goya aggiudicandosene 7 su 15 nomination.

Il 2001 è un anno un po’ strano per il cinema horror: a Hollywood stava per scoppiare la mania giapponese e, per un po’ di tempo, i fantasmi più quotati sarebbero stati quelli di ispirazione orientale; l’onda lunga di Scream ancora non si era esaurita, e Valentine, uscito nel febbraio del 2001 chiude un’intera epoca di slasher fatti alla maniera di; intanto il cinema in lingua spagnola è l’unico a portare avanti il gotico classico, ma inserito in contesti che non sono quelli familiari al pubblico, britannici e vittoriani: La Spina del Diavolo arriva in sala lo stesso anno di The Others, quattro mesi prima, per la precisione. Sempre nel 2001, e sempre ad agosto, bisogna menzionare un’altra variazione sul tema della casa infestata, ovvero Session 9, che però fa abbastanza storia a sé. Eppure, vedendo l’affollamento di horror soprannaturale e gotico nella primavera-estate del 2001, sembra quasi che la storia del cinema del terrore stesse prendendo una direzione ben precisa su dove dirigersi nel nuovo secolo, e abbia invece sterzato all’improvviso, perché già a partire dall’anno successivo, con la Spagna come unica eccezione, di film come The Others o la Spina del Diavolo, o anche Session 9, ne avrebbero fatti sempre meno.

Al contrario, visto il successo di The Others, le produzioni spagnole fiutano l’affare e la Filmax, di cui abbiamo già parlato un sacco di volte, fa esordire Balaguerò e Plaza con due film horror soprannaturali in lingua inglese e destinati al mercato internazionale.
Si può dire, senza troppo timore di essere smentiti, che è il cinema europeo a tenere vivo e interessante il cinema horror, almeno nella prima metà degli anni ’00. Su quello americano andrebbe fatto (e lo faremo a settembre) un discorso a parte; ciò che colpisce di The Others è la sua natura ibrida tra grossa produzione americana e piccoli film di fantasmi spagnoli che si stava configurando in quegli anni quasi come un sottogenere con un linguaggio e delle regole proprie.

Grossa produzione fino a un certo punto, poi: The Others ha un budget di 7 milioni di dollari, che non sono bruscolini, soprattutto se paragonati ai costi irrisori dei due primi film di Amenábar, ma non sono neppure tantissimi; The Others è un film praticamente privo di esterni, con un solo ambiente e un cast ristretto. È un film confinato tra le quattro mura di una vecchia casa dove abitano una donna e i suoi due figli fotosensibili, ed è quindi anche un film molto buio, scuro, che pare svolgersi sempre nelle ore notturne, o meglio, in cui una chiara distinzione tra giorno e notte non è più importante.
Credo ci sia un legame molto stretto tra The Others e The Innocents di Jack Clayton, al di là del cambio di prospettiva cui la sceneggiatura di Amenábar costringe lo spettatore alla fine, e che spesso risulta essere l’unico motivo per cui ci si ricorda dell’esistenza di questo film. In realtà, Amenábar dialoga spesso e volentieri con Clayton, e di conseguenza, con James nel corso dei 100 minuti di durata di The Others. È un dialogo che avviene a livello stilistico, prima di tutto, con un’illuminazione dei luoghi molto simile, la figura di Kidman che si staglia nelle tenebre mentre sale le scale, attraversa i corridoi, apre e chiude le infinte porte della sinistra magione; è un richiamo diretto a Deborah Kerr, con cui il personaggio di Grace condivide anche una certa rigidità, una fede religiosa molto sentita e un atteggiamento molto simile nei confronti degli eventi soprannaturali.

Eventi soprannaturali che noi percepiamo “al contrario”, ma ce ne accorgiamo soltanto alla fine. Molti accomunano The Others a Il Sesto Senso perché trovano identici i due colpi di scena; a un livello molto superficiale è anche vero: abbiamo dei protagonisti che sono morti ma non se ne sono accorti, o meglio, hanno rifiutato la loro condizione e non si rendono conto di essere passati dall’altra parte della barricata. Ma The Others è soprattutto la storia di un’infestazione dalla prospettiva capovolta, vissuta dalla parte di chi infesta e non è consapevole di essere un fantasma. Ci mostra, in altre parole, il punto di vista non dei vivi sui morti, ma dei morti sui vivi. Una cosa fatta spesso dal cinema, ma in chiave comica, non tragica.

Ci sono film che perdono molta della loro efficacia a una seconda visione. A mio parere, Il Sesto Senso è uno di quei film: una volta che sai come va a finire, perdi interesse a guardarlo. The Others, al contrario, funziona addirittura meglio conoscendo in anticipo la conclusione, un po’ perché ti godi la messa in scena morbida ed elegantissima di Amenábar, un po’ perché ti rendi conto dei piccoli tocchi di recitazione sopraffina di Kidman e di Fiounnula Flanagan, un po’ perché non sei così preso dallo sciogliere l’enigma e puoi concentrarti sulla bellezza e la perfezione di scenografie e giochi di luci e ombre.
Ma c’è di più: in The Others tutti gli elementi atti a far capire allo spettatore la verità sono presenti in campo, senza trucchi, senza trabocchetti. È tutto a nostra disposizione, anzi, a disposizione del nostro sguardo. The Others è un film che si fida e crede nello sguardo del suo pubblico, non lo prende per mano e gli indica dove guardare, ma gli lascia la possibilità di scegliere dove guardare.
E anche questa è una cosa che ha in comune con The Innocents.
Il 2 agosto del 2001 arrivava nelle sale americane un film che ha rivelato al mondo l’esistenza di un giovane genio del cinema. Di solito io tendo a non tenere in troppo alta considerazione chi non ritiene tale Alejandro Amenábar e, pur riconoscendo che, dopo il flop commerciale del bellissimo Agora, si è un po’ perso per strada, io sono qui che lo aspetto con il suo prossimo capolavoro che, ne sono certa, ci lascerà tutti a bocca aperta.

14 commenti

  1. Quando si parla di The Others, io ossessivamente segnalo – costruito su premesse molto simili – il purtroppo dimenticato Voices, del 1973, unapellicola inglese girata con quiattro soldi, a partire da una piece teatrale, e con David Hemmings e Gayle Hunnicutt.
    Il film venne anche distribuito in italia, col titolo di “E se oggi… fosse già domani?”
    Hasta los titolistas.

    1. Eh sì, ne avevamo anche parlato in non ricordo quale episodio di Paura & Delirio.

      1. Credo nell’episodio su The Innocents.

    2. Luca Bardovagni · ·

      Non che The Innocents che qui Lucia cita più che a proposito sia stato titolato benissimo eh…:D

      1. Los titolistas.
        “Loro non dormono mai” (quasi cit.)

  2. Che figo The Others. Non lo vedo da allora ma ne ho un bellissimo ricordo.

  3. Fabio · ·

    “The Others” è un film che secondo me riassume magnificamente il concetto delle origini di molti fantasmi,si parla molto spesso di morti violente come l’evento scatenante alla base della loro esistenza,il film di Amenabàr parla di un evento talmente orribile da aver cancellato nei protagonisti stessi il ricordo di quanto accaduto,l’orrore di una madre disperata dopo un grave lutto che si macchia del più terribile dei crimini,un gesto così traumatico da non poter essere rammentato! C’è da dire poi che nel film di M. Night,il protagonista dopo aver raggiunto la consapevolezza di ciò che e,trova la pace passando oltre,The Others fà un percorso diametralmente opposto,nonstante anche lì si parli di presa di coscienza di ciò che e accaduto!

  4. Fabio · ·

    “La spina del diavolo” invece direi che come tutta la filmografia del bravissimo Del Toro,possiede una visione molto più metaforica,in una dimensione narrativa profondamente legata alla favola nera,nonstante la terribile cornice storica del regime franchista! Per quanto riguarda invece “Session 9”,devo dire che il film di Brad Anderson mi ha molto turbato,un male sepolto nei meandri di quel luogo maledetto,un’oscurità generatasi dalla sua stessa storia ,capace di leggere la parte più nera di te,e che ti investe senza neanche darti la possibilità di difenderti,quella frase alla fine del film era raggelante “Vivo nei deboli,e negli umiliati”!

  5. Blissard · ·

    Il problema di avere tanti anni sul groppone è di confondersi con la cronologia di alcuni eventi. Ricordo benissimo di avere visto The Others al cinema, ma non ricordo se Tele+ trasmise Apri gli Occhi e Tesis prima o dopo; credo prima, anche perchè AgO e T furono delle autentiche folgorazioni mentre The Others mi sembrò un buon film ma deludente rispetto alle aspettative che nutrivo.
    Perfettamente d’accordo sulla questione della seconda visione: rivedere The Others permette di assaporare tante raffinatezze stilistiche che alla prima visione erano sfuggite; d’altro canto, anche grazie alla visione cinematografica ricordo come fosse ieri la scena più terrorizzante del film, la tenda e i passi nella notte, roba da non dormire per un mese di seguito.

    1. Anche nei miei ricordi la cronologia è un po’ confusa: per quanto riguarda Tesis è roba di mesi, perché leggo che la sua uscita italiana risale al giugno del 2001, e infatti io mi ricordo i trailer. Per quanto riguarda invece Apri gli Occhi, è arrivato in sala, addirittura, nell’agosto del ’98, ma io mi ricordo chiaramente di averli visti entrambi dopo The Others.

  6. Giuseppe · ·

    Nell’attesa del prossimo capolavoro di Amenábar, mi consolo pensando a quanto The Others sia invecchiato benissimo in questi due decenni, e a come l’essere già a conoscenza del ribaltamento di prospettiva (i morti che “infestano” i vivi, appunto) non tolga affatto il piacere di successive visioni, dove si inquadrano meglio tutti gli indizi e i dettagli (e non sono certo pochi) che il regista aveva messo a disposizione per capire… e, a proposito, io mi ricordo di Voices (compreso l’assurdo titolo con cui è arrivato da noi) 😉
    P.S. Per rimanere in tema, ti è mai capitato di vedere questo gioiellino televisivo BBC d’annata?
    https://www.imdb.com/title/tt0346845/?ref_=tt_eps_top

    1. No, purtroppo non l’ho mai visto. Noto che c’è l’attrice di Wake in Fright.

      1. Giuseppe · ·

        Sylvia Kay? Sì, è proprio lei 👍
        P.S. The Exorcism lo si trova anche sul tubo (in qualità non proprio eccelsa)…

  7. Splendido film

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