
Regia – Travis Stevens (2021)
Barbara Crampton è un’icona vivente, e questo lo dovreste sapere tutti quanti. Quello di cui forse non siete a conoscenza è che, dopo aver lavorato parecchio negli anni ’80 (con il compianto Gordon, ma non solo) e fino a metà degli anni ’90, l’attrice si era quasi ritirata dalle scene, non perché non avesse più voglia di fare cinema, ma perché non la chiamava più nessuno. La sua carriera è da considerarsi definitivamente morta intorno all’inizio del nuovo secolo, almeno fino a quando un giovane regista indipendente non la contatta per una parte importante in un film. Siamo nel 2011, il regista è Adam Wingard (forse di lui avete sentito parlare di recente, in relazione a due bestioni che se le danno di santa ragione), il film è You’re Next, e nel cast, anche se solo per pochi minuti, appare il padre putativo di un’intera generazione di cinematografari indie che ha, in pratica, riscritto le regole dell’horror nel corso degli ultimi dieci anni. Sì, parlo di Larry Fessenden, così chiudiamo il cerchio.
Per Crampton è l’inizio di una seconda carriera, forse anche più luminosa della prima, perché non si limita allo stare davanti alla macchina da presa: Crampton assume il ruolo di produttrice, e non come fanno moltissimi attori, che sono accreditati nei titoli di testa come produttori per motivi strettamente economici (rinunciano a una parte del compenso per prendere una parte degli utili); Crampton va proprio a cercare i finanziamenti in giro, come del resto fa Fessenden da 30 anni a questa parte.
Jakob’s Wife è una sceneggiatura che Crampton legge per la prima volta nel 2015 e se ne innamora. Decide che produrrà e interpreterà questo film a ogni costo e, sei anni dopo, eccola qui, con il vecchio amico Fessenden a fare da co-protagonista, e alla regia l’ottimo Stevens, visto all’opera l’anno scorso in Girl on the Third Floor.
Non è facile trovare i fondi per un film del genere: già sono pochissimi gli horror con personaggi adulti, pensate se i due protagonisti hanno passato la cinquantina da un pezzo, come nel caso dei due personaggi di Jakob e Anne, marito e moglie, lui pastore della chiesa di un paesuncolo morente nella “Contea di Kinski”, lei consorte devota, sempre silenziosa perché mai veramente ascoltata, entrambi avviati verso una vecchiaia tranquilla e con alle spalle 40 anni di vita insieme senza scossoni.
L’arrivo in città di una vecchia fiamma di Anne però sposta un po’ gli equilibri: Anne si incontra con questo Tom, tra i due ci scappa addirittura un bacio, ma a interromperli arriva un Maestro, un vecchissimo vampiro che fa divorare Tom dai topi e sceglie di contagiare Anne.
A quel punto per Anne, ma anche per Jakob, cambia tutto: ogni singolo aspetto della loro vita insieme, della loro morale, della loro immagine pubblica, viene messo in discussione, e bisognerà capire cosa valga la pena di salvare, e se l’anziana coppia può resistere a un urto simile.
In un’intervista nel podcast di Mick Garris (che vi consiglio di seguire, a prescindere), Crampton ha dichiarato che quello di Anne è il ruolo più importante della sua carriera e che Jakob’s Wife è un film sulle seconde occasioni, come quella che è stata offerta a lei ai tempi di You’re Next.
E in effetti, considerando che di solito i vampiri contagiano giovani fanciulle o aitanti ragazzotti, Jakob’s Wife diventa interessante proprio per questo cambio di prospettiva: ottenere l’immortalità a 60 anni suonati, con quella che è considerata dai più la parte migliore della propria vita ormai alle spalle; poter ricominciare a un’età in cui si è ormai considerati “vecchi”; si tratta di narrazioni molto rare, quasi inedite, è un approccio fresco e anche, perdonate il termine un po’ fortino, destrutturante.
Ma Jakob’s Wife non è soltanto la storia di Anna, è anche quella di suo marito, l’uomo di chiesa Jakob, abituato ad avere una moglie docile al proprio servizio, a non aver mai dovuto lottare per il loro rapporto, ora si ritrova ad avere a che fare con quella che, secondo la sua fede, è una creatura del demonio. Jakob non è, banalmente, il “cattivo” del film, anzi. È un personaggio pieno di sfumature perché, se appena scopre cosa è successo ad Anne, la sua prima reazione è quella di voler salvare la sua anima, in seguito è obbligato a prendere la strada più impegnativa, ovvero cambiare, ascoltare le esigenze di Anne, non pensare a tutto in termini di bene o male, e accettare che la vita può essere molto più assurda e complicata di un sermone la domenica mattina.
Fessenden interpreta questo personaggio, in controtendenza assoluta con i ruoli di solito associati alla sua filmografia d’attore, con una misura rara, mettendosi volutamente in ombra rispetto alla sua collega, facendole da spalla e senza mai rubare la scena.
Dal canto suo, Barbara Crampton è favolosa: l’abbiamo vista interpretare una quantità smisurata di film, anche di bassa qualità, da You’re Next in poi, ma questa è la prima volta in cui le viene data la possibilità di avere una parte cucitale addosso, in cui si diverte anche a giocare con la sua antica immagine di sex symbol ai tempi di Re-Animator e From Beyon. È coraggiosa, audace com’è sempre stata, a mostrarsi prima debole e invecchiata (ma Crampton non invecchia) e poi a rinascere nella sua nuova vita da vampira. C’è persino una scena di sesso piuttosto esplicita a cui sia Fessenden che Crampton tengono particolarmente, proprio perché pare che, passata una certa età, si diventi tutti asessuati, soprattutto le donne, almeno secondo Hollywood.
Tutte queste considerazioni non devono tuttavia distrarvi dalla vera natura del film, quella di una commedia horror con inaspettati, e quindi efficacissimi, momenti di gore di alto livello: il sangue scorre a fiumi, i vampiri sono belve feroci che uccidono e muoiono male; ci saranno paletti dritti nel cuore, teste staccate a morsi, un Maestro (interpretato dalla grandissima Bonnie Aarons) perfido e con un look che gli amanti di Tobe Hooper non faticheranno a riconoscere come una gustosa citazione da un film per la tv tratto da un certo Stephen King; Jakob’s Wife è un film che diverte divertendosi, il tono è sempre leggero, anche quando deve dire delle cose importanti, procede spedito con quella gioia di fare horror che è tipica di persone che lavorano nell’ambiente da anni e mai si stancheranno di spaventarci e inorridirci, ma anche di farci sorridere, perché, e chi meglio di loro può saperlo, dietro alla paura si nasconde sempre una risata liberatoria.
E, al di là di tutto, come ho letto in una recensione al film su Letterbox, io “striscerei sui vetri se Barbara Crampton e Larry Fessenden me lo chiedessero”.
L’ho visto qualche giorno fa e me ne sono innamorato. Non sapevo peraltro niente della trama – non avevo neanche fatto caso alla figura sullo sfondo nella locandina 😀 – e me lo sono goduto tutto d’un fiato. Inutile dire che anche in questo caso, dando una generica occhiata alle recensioni professionali, mi ritrovo a notare quanti lo abbiano stroncato; così come è inutile dire che sono perfettamente d’accordo con te, e nella mia rece su RYM ho scritto:
“Jakob’s Wife (titolo dalle evidenti, e ironiche, ascendenze bibliche) è un horror teso e mai elusivo, una love story, una black comedy, una storia di emancipazione femminile e un “coming of age” al maschile; un film serio che non si vergogna di essere faceto, esattamente come i migliori esempi del genere degli anni 80.
Un gioiello incomprensibilmente stroncato a destra e a manca, al quale basta un sorriso della sempre splendida Crampton per annichilire buona parte degli horroretti contemporanei.”
Per fortuna io ho smesso di guardare le recensioni della critica “seria” quando si tratta di questo tipo di film, e per avere dei pareri non viziati dal pregiudizio, mi affido all’horror community che gravita intorno a a BD e a Fangoria, dove c’è un sacco di entusiasmo per Jakob’s Wife, meritatissimo, oltretutto. Questo film è un gioiello.
esotico anche il fatto che il maestro vampiro sia donna
Ecco, questo è da verificare: lo interpreta una donna, ma non è mai esattamente specificato se sia stato una donna, anche se alcune linee di dialogo lo fanno sospettare. Per tutto il film è comunque apostrofato al maschile, quindi boh, è un mistero che lasciano volutamente in sospeso.
Direi che è molto difficile non essere d’accordo con quello che hai letto nella recensione su Letterbox 😉
Barbara Crampton e Larry Fessenden, due protagonisti che già da soli valgono il prezzo del biglietto, per non parlare di quell’interessante (al tuo destrutturante io aggiungerei anche coraggioso) cambio di prospettiva su di un vampirismo solitamente non più legato a cliché di eterna giovinezza… dev’essere un gioiellino, davvero.
P.S. Ti sei per caso trovata un mio commento in attesa di approvazione sotto il post precedente su Scream 4, o se l’è semplicemente mangiato wordpress? 😐
Oddio, no, non ho commenti in approvazione, credo che WP se lo sia divorato 😦