Becky

Regia – Jonathan Millot, Cary Murnion (2020)

Se, guardando il trailer del film, avete pensato che Becky sia una specie di versione horror-comedy di Mamma, Ho Perso l’Aereo, non avete tutti i torti, ma dovete eliminare subito la parte comedy dall’equazione e prepararvi a ondate di niente affatto ridicolo gore. Perché Becky fa tremendamente sul serio. Non illudetevi che sia un PG13 basandovi sulla giovane età della protagonista, una Lulu Wilson ormai reginetta dell’horror contemporaneo, che qui tiene in piedi il film quasi da sola. Avrà pure 15 anni l’attrice, e 13 il personaggio, ma Millot e Murnion sono i due registi di Cooties, e quindi al diavolo il PG13 con cui potete anche pulirvi lì dove non batte il sole; qui c’è una sociopatica in erba che fa a fette, in senso letterale, un gruppo di neonazisti appena evasi dal carcere, che hanno la pessima idea di piombarle a casa e tenere in ostaggio suo padre e la sua futura matrigna.
A capo dei nazi, troviamo nientemeno che Kevin James, attore di solito impiegato in commedie demenziali, e dimostrazione vivente di quanto sia dannoso il type casting, perché adesso lo voglio a interpretare ogni spietato antagonista in ogni horror da qui ai prossimi 20 anni, grazie.

E ora voi potreste redarguirmi dicendo che, per come ve l’ho raccontato, Becky somiglia proprio a una commedia. Ti pare che una ragazzina capace di tenere in scacco quattro energumeni della fratellanza ariana può risultare verosimile se presa sul serio?
È proprio questo il fattore di eccellenza di Becky, ciò che distingue il film da decine di prodotti simili che, al contrario di quanto fanno i suoi due registi, la buttano sul ridere. Becky non soltanto rende (quasi) sempre credibili le azioni della protagonista, ma le dà dei motivi importanti per essere arrabbiata col mondo, le fornisce una storia, per quanto già vista molte volte, che pesa come un macigno ed è funzionale a non fare di lei una caricatura, ma anzi a connotarla come un personaggio di spessore. E questa è la prima tappa fondamentale per riuscire nell’impresa.
Al secondo posto c’è la questione della credibilità, che è cosa diversa dalla verosimiglianza, caratteristica ricercata da molti, ma che a me ha finito per risultare insopportabile. Becky è credibile, ma non vuole essere verosimile. Cosa significa? Che credi a quello che accade sullo schermo, senza per forza costringerlo nei ranghi ristretti e il più delle volte ottusi della realtà. E ci credi perché il film ha una forte coerenza interna.
Per farla breve, siamo più dalle parti di Green Room (che comunque tendeva a un maggiore realismo) che di Home Alone.

Il film imposta  il suo tono grave con una sequenza in particolare che vede per la prima volta i nostri nazisti in azione e che ti fa subito capire come non ci sia proprio niente da ridere. Anche se il peggio viene lasciato fuori campo non per questo ciò che accade è meno agghiacciante. Ci viene così detto, in pochi secondi, e senza sprecare neanche due parole, che questa gente non ha scrupoli e che nessuno è al sicuro. Nel frattempo abbiamo conosciuto Becky e, a differenza del modello tipico di ragazzino “simpatico” presente in questo tipo di storie, quelle basate sul canovaccio “bambino pieno di risorse contro adulto malintenzionato”, per intenderci, non è lì per compiacerci, rassicurarci, farci tenerezza o rispondere alle nostre aspettative. Becky è una persona che soffre, Becky è una furia, Becky è imprevedibile. E il film con lei.

Questa imprevedibilità è un altro punto forte del film: non si possono fare pronostici su come andrà a finire, su cosa succederà, su chi morirà e chi sopravviverà. Certo, Becky è il punto fermo intorno al quale ruota tutto, ma non esiste un personaggio che non sia sacrificabile. Soprattutto, non possiamo sapere fin dove si spingerà la protagonista nella allucinante spirale di violenza innescata nel momento in cui i nazi hanno messo piede a casa sua, e abbiamo il fondatissimo sospetto che ci provi anche gusto, nel macellare i suoi nemici. Oltre alla sacrosanta rabbia vendicativa, c’è in Becky una componente oscura: non si sta soltanto difendendo, non sta soltanto facendo ripagare con gli interessi agli aggressori ciò che hanno fatto. Ci sta mettendo il calibro da 20 e la cosa non le dispiace affatto, perché le sue azioni non sono accidentali, sono preparate con cura meticolosa, e se è sempre fonte di sguaiati festeggiamenti casalinghi vedere un tizio con una svastica tatuata dietro la nuca che perde un occhio o che viene fatto a brandelli da un motore fuoribordo, una parte di me si domanda cosa sarà di questa ragazzina quando tutto sarà finito, se sarà mai possibile tornare indietro dai luoghi in cui si è dovuta spingere. E credo che neanche questo sia accidentale, non completamente, almeno.

Ma Becky brilla anche nel comparto tecnico, e in particolare in un settore a me particolarmente caro: il montaggio. Alana Canant, il montatore, trova delle soluzioni narrative molto interessanti e usa le transizioni come un piccolo dio sceso in terra. Guardare la sequenza d’apertura, che alterna la mattinata di Becky a scuola e la vita in carcere delle sue future vittime, e avrete un’idea precisa di quello che sto dicendo. Anzi, il termine alternare non è neppure troppo preciso, perché il passaggio da un ambiente all’altro è così fluido da dare una vivida impressione di simultaneità tra due avvenimenti che si svolgono in due luoghi diversi, ma la cui sostanza è, di fatto, identica. Mi piace anche il dosaggio del ritmo, che sa essere frenetico quando è necessario, ma si dilata all’occorrenza per dar maggiore respiro e introspezione alla vicenda.

Becky è poi, da sola, un personaggio straordinario, e io spero con tutto il cuore di rivederla, perché ha tutte le carte in regola per diventare seriale. Non penso sia poi un’utopia, dato che il finale è aperto e lascia un paio di cose in sospeso. Non aspetto altro che vedere Becky strikes again, o Becky va alla festa della Lega, Becky partecipa al raduno del Clan e, per concludere in gloria, Becky impazza alla convention dei fan di Star Wars. Datemi un film con Becky protagonista all’anno e nessuno si farà male.
O forse, anzi molto probabilmente sì.

24 commenti

  1. Mi prenoto per la visione di Becky impazza alla convention dei fan di star wars.

    1. Quello sarà il capitolo finale, il più feroce e sanguinario di tutti!

  2. “Becky va alla festa della Lega” supera a destra il “Dune” di Jodorowsky come miglior film mai girato…

    1. UN capolavoro raffinatissimo 😀

      1. Giuseppe · ·

        A cui seguirà lo spin-off di sicuro successo “Becky: Salvini’s last selfie” 😀
        Ho visto che fra i nazi c’è anche Aleksis Kaidanovsky di Pacific Rim, e cioè il quanto mai adatto al ruolo Robert Maillet…

        1. Salvini’s last selfie può anche essere la scena post-credit 😀

          1. Giuseppe · ·

            Vero 😀

  3. valeria · ·

    a “becky va alla festa della lega” ho riso talmente forte che ho svegliato il mio gatto.
    devo vederlo, punto.

    1. Potrebbe essere un grande capolavoro. E mi sono dimenticata di Becky alla convention repubblicana!

  4. Danielegiangregoreio · ·

    Fanculo il PG-13? Il film è stato rilasciato solo ed esclusivamente in una versione censurata. Inizialmente venne classificato NC-17 e è stato tagliato per avere rated R e renderlo family friendly. QUESTA È LA VERSIONE CENSURATA DI UN FILM… NON IL FILM STESSO.

    1. Quindi converrai con me che non è un PG13, ma un R, il che lo rende automaticamente non family friendly.

      1. Danielegiangregoreio · ·

        Il che lo rende una versione censurata di un film e automaticamente family friendly. Spero che in. DVD o Blu Ray abbiano la decenza di rilasciarlo uncut come sarebbe dovuto essere. Per quanto mi riguarda rilasciare una versione tagliata equivale a non averlo rilasciato affatto. Odio le birre annacquate.

        1. No. Family friendly è un’altra categoria di film. R non è family friendly, altrimenti non sarebbe restricted. E comunque succede con centinaia di film che prima esca una versione con qualche taglio e poi quella uncut o unrated per il mercato home video. È una cosa normalissima che non toglie nulla al film. Io sarò pure pignola ma le classificazioni hanno un significato preciso e Restricted, lo dice la parola stessa, non indica un film per famiglie.
          E comunque i film non si rilasciano. Si distribuiscono.

          1. Danielegiangregoreio · ·

            Si infatti gli americani con le loro regole censorie restrittive e bigotte hanno censurato un sacco di film. La loro MPAA non si è fermata nemmeno col Covid e ha annacquato anche questo. Naturalmente tutti questi film fino a che non sono stati distribuiti nella loro forma completa ho evitato di vederli e farò lo stesso anche con questo. I rating non sono importanti per me in ogni caso R vuol dire visione in presenza di un adulto per gli under 17, quindi direi che è family friendly e il fatto che sia una versione censurata è per me sufficiente da solo a definirlo family friendly. Un film gore con la censura sul gore poi… Boh.

          2. No, non funziona così: la MPAA inserisce il film in una certa categoria (che sono importanti di fatto, che non lo siano per o per me poco conta), e a quel punto i produttori scelgono come comportarsi. Se vogliono che il loro film sia visto, apportano dei tagli, spesso del tutto insignificanti (la differenza tra la versione R e la versione Unrated di, per esempio, Le Colline hanno gli occhi è quasi impercettibile) e lo fanno uscire per poterlo presentare a un pubblico più ampio.
            Non ci vedo nulla di male e nulla di annacquato. Il film, così com’è, funziona benissimo e non credo ci fosse bisogno di mettere del sangue in più, dato che ce n’è a sufficienza.
            Diverso è invece il caso di un film come Brightburd che è arrivato in Italia ed è stato tagliato dai censori italiani senza alcuna voce in capitolo da parte di registi o produttori. Quella è censura, questo è al contrario, un normalissimo procedimento attraverso cui passano il 90% dei film che vediamo.

          3. Danielegiangregoreio · ·

            Rilasciarlo uncut in home video dovrebbe essere un obbligo, in alcuni casi non è successo.

          4. Danielegiangregoreio · ·

            Le versioni censurate con la il procedimento “normale” di quel 90% dei film possono tenersele a me non interessa vederle. Questo sistema è opprimente.

          5. Daniele Giangregorio · ·

            Di Brightburn non sapevo niente, meno male che non l’ho visto, hai ragione in America sono più infimi e la loro merda la nascondono meglio ma sempre di censura di tratta.

  5. Danielegiangregoreio · ·

    Quel 90% dei film sono censurati, i tagli sono tagli e non mi interessa se sono lunghi o brevi, se lo tagliano in Italia (dove la censura intesa in quel senso non esiste dai primi anni 2000) o in America,non sono accettabili in nessuna forma e non devono esserci. Chi distribuisce i film e a sua volta un membro dell’MPAA spesso, quindi a sua volta uno sporco censore. Spero che arrivi presto il film vero. Quanto basta non lo decide mamma censura e un maggiorenne deve guardare il cazzo che gli pare e non è importante se la versione con cui hanno fatto i big money i capitalisti dei publisher è una versione castrata del film. Io voglio solo quello vero.

    1. Chi è che decide qual è “quello vero”?
      Il regista, il montatore, la produzione, la distribuzione…?

      1. Daniele Giangregorio · ·

        Il film come era prima di subire modifiche di qualsiasi tipo è quello vero, il Director’s Cut. Quindi lo decide il regista, certo poi ci sono casi come questo in cui il film è mainstream e il regista è casualmente concorde con il publisher il quale ha avuto la faccia come il culo da dire su Becky “amiamo la versione rated R” quindi la versione censurata. Mentre leggevo l’intervista il mio pensiero era “ok ma quando esce la versione uncut?”.

  6. Becky va alla festa della Lega, dovessi indebitarmi e finire sotto un ponte, lo produco io!! Comunque anche io sono rimasta decisamente affascinata da questa ragazzina inarrestabile. La scena del motore della barca è pazzesca poi!

    1. Io la vorrei come figlia, Becky 😀

  7. Beh… non saprei, sia mai la fai arrabbiare anche per una cazzata, potrebbe trovare dei modi creativi per fartela pagare 🙂

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