Why Don’t You Just Die!

Regia – Kirill Sokolov (2018)

E ora un bel bagno di sangue dalla Russia, per tirarci un po’ su il morale: Why Don’t You Just Die! è uno dei film più divertenti visti in questo 2020 che di divertente non ha quasi nulla, e credo faccia molto bene passare una serata in sua compagnia a base di violenza squinternata da cartone animato. Non c’è molto altro, oltre a questo, nel film, ma non ci possiamo lamentare, anche perché non penso che il regista avesse obiettivi diversi dal divertimento puro messo in scena in bello stile. Ed è già abbastanza per l’esordio di un ragazzo nato nel 1989 con all’attivo una manciata di corti e nulla più: Sokolov scrive, dirige e monta, ha talento da vendere e, quando troverà un’identità capace di uscire dall’ombra di Tarantino, allora avremo un altro regista a cui volere bene. Per il momento, lo tengo d’occhio e sono curiosa di vedere come proseguirà nella sua carriera, perché Why Don’t You Just Die! ha fatto parecchio parlare di sé ai vari festival dove è stato presentato, e sono sicura che Sokolov non avrà alcuna difficoltà a trovare i soldi per il suo progetto successivo.

Incontrare i genitori della propria fidanzata non è mai una passeggiata; se poi il padre è un poliziotto corrotto delle dimensioni di un armadio a tre ante, la faccenda si fa molto seria: se poi vi trovate lì per uccidere il suddetto armadio, allora il minimo che potete aspettarvi è che il distinto signore venda cara la pelle. È quello che capita al giovane Matvey, che un bel giorno si presenta, armato di martello, a casa di Andrey, dopo aver appreso dalla sua ragazza, Olya, che il padre aveva abusato di lei da piccola e ora lo vuole morto. Parte una guerra all’ultimo sangue tra i due, con varie altre vittime che si trovano in mezzo al fuoco incrociato, mentre l’appartamento dove si svolge tutto il film, si trasforma in un campo di battaglia ricoperto di sangue.
Quando all’inizio ho parlato di bagno di sangue, intendevo nel senso più letterale possibile. Non ho idea dei litri di sciroppo di glucosio utilizzati sul set, ma siamo di fronte a una quantità gargantuesca. E io, che di film violenti ne ho visti parecchi, sono rimasta impressionata dalla sfacciataggine con cui Sokolov ricopre pareti, pavimenti, suppellettili e personaggi di liquido rosso, fregandosene di dettagli come coerenza narrativa, logica, e persino biologia elementare.

Ecco, questo è un film che farei volentieri vedere ai puristi delle sceneggiature senza buchi, per dimostrare loro che è possibile fare ottimo cinema anche senza attenersi per forza alla verosimiglianza. Il titolo stesso dovrebbe farvi capire che si tratta di corpi duri a morire, soprattutto quello del povero Matvey, coinvolto suo malgrado in una faida familiare, e capace di incassare come nessuno mai. Coriaceo come uno scarafaggio, Matvey prende botte tante di quelle botte che è un mistero come faccia a reggersi ancora in piedi. Pronuncerà sì e no una decina di battute, di lui sappiamo poco e niente, tranne che possiede questa prodigiosa resistenza, nonché una rassegnazione alle brutture della vita che lo rende un personaggio da commedia dell’assurdo, un carattere tipicamente russo e, per questo, adorabile pur nella sua assenza di spessore.

A fargli da contraltare è la fisicità esasperata di Andrey, una bestia tutta avidità e violenza, puro istinto omicida in un corpo enorme e minaccioso. Vederlo mentre apre il frigo e si abbuffa della prima cosa che gli capita a tiro, dopo aver trapanato le gambe di Matvey ammanettato nella vasca da bagno, è una delle immagini cinematografiche più surreali e inquietanti che mi sia capitato di vedere. Perché, se non racconta una vera e propria storia, quanto una situazione prolungata per un’ora e mezza (con brevi flashback esplicativi del passato del modo di essere di Andrey), Why Don’t You Just Die eccelle nell’inanellare immagini iconiche di pura potenza visiva, e nel metterle in fila a un ritmo forsennato, che dall’incipit relativamente sobrio (un uomo si presenta a casa di un altro con un martello), va in crescendo in una sorta di sfida ad arrampicarsi su vette per cui non è più sufficiente neanche l’espressione “sopra le righe”.

Potrebbe esaltarvi come potrebbe sembrarvi uno sterile esercizio di stile, ma io scommetto che vi conquisterà, perché da queste parti non diciamo mai di no a un’ora e mezza di insensata carneficina, a maggior ragione se così folle e colorata.
Poi sì, può anche essere fastidioso quando fa accompagnare alcune sequenze con una musica che fa il verso allo Spaghetti Western, perché son cose viste già troppe volte, e avevano stancato intorno al 2010 o giù di lì, ma è evidente che Sokolov stia cercando una propria voce tra quelle dei suoi maestri, e ci sono momenti di genuina e ardente passione per il cinema, per il fare cinema, che fanno perdonare anche queste piccole ingenuità sparse. Anche perché, quando non gioca a imitare Sergio Leone, dimostra di essere un piccolo genio nell’amalgamare montaggio e musica. Vedere la sequenza in cui Matvey cerca di liberarsi dalle manette per credere.

In conclusione, mi è persino sembrato di intravedere, sotto tutto questo casino, una critica piuttosto feroce alla famiglia tradizionale, e in particolare alla figura del padre padrone, in questo caso anche figura autoritaria in quanto agente di polizia, corrotto fino al midollo, sia come poliziotto che come genitore. È una guerra generazionale tra il vecchio Andrey, abituato ad avere tutto, a prenderselo con la forza, a calpestare affetti, amicizia e morale, e il giovane Matvey, che a questa mentalità non ha altro da opporre se non una resistenza passiva  dalle caratteristiche quasi sovrumane.
Quindi, andando a scavare, qualcosina oltre al divertimento puro c’è, questo restare in piedi a ogni costo, far fronte all’accanimento di una società che ha deciso di prenderti di mira, armato soltanto del tuo corpo martoriato. Matvey è l’unico ad avere un codice di condotta, l’unico a parlare di giustizia, l’unico personaggio a possedere un’etica.
Mentre gli altri parlano senza sosta e si ammazzano l’un l’altro, lui tace e subisce. Non posso rivelarvi, per ovvi motivi, se sopravviverà alla carneficina, ma è certo che sarà il solo a uscirne a testa alta.

7 commenti

  1. Sono contenta che finalmente sia disponibile perché è stato uno dei miei film preferiti al ToHorror Film Fest e pensavo fosse piaciuto solo a me XD
    Ho adorato il padre maledetto vastaso dall’inizio alla fine e in generale tutta la messa in scena tra il trash, il pulp, il tarantiniano, condita con quella colonna sonora assurda. Dovrebbe uscire in DVD a breve, sarà uno dei pochi acquisti che farò!

  2. Comicità horror e sangue a fiotti. Ci vado a nozze!

  3. Giuseppe · ·

    Uno splatter “cartoon” russo senza inibizioni… sembra parecchio interessante!

  4. […] spettacolo. Ne hanno parlato Cassidy e Lucia. Consiglio per la visione: abbinate il “sangue” sullo schermo ad un buon thé nero […]

  5. Avevo messo gli occhi su questa pellicola quando la Midnight Factory lo aveva annunciato. Mi sono informato e ora con la tua recensione ne sono molto incuriosito e affascinato. Devo recuperarlo il prima possibile!

    1. Lo ha annunciato, ma poi è mai arrivato in Italia, che tu sappia?

      1. Ora dovrebbe uscire il 28 maggio con il nome Muori Papà, muori. Non vedo l’ora di prenderlo.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: