Ciclo Zia Tibia 2019: Castle Freak

Regia – Stuart Gordon (1995)

Sentite che la temperatura si è alzata, sì? Vi siete accorti che, dopo aver nicchiato e tentennato per un mese, l’estate è arrivata tutta insieme, senza darci neanche il tempo di acclimatarci, e ora sui social iniziano a fioccare le lamentele per il caldo? Da qualunque parte vi situiate nell’annuale duello tra gli amanti del sole e quelli della pioggia, sono sicura che sapete già cosa significa estate qui sul blog: filmacci a profusione, dolci ricordi d’infanzia di pomeriggi e nottate persi a guardare sbudellamenti sul piccolo schermo, schiuma di lattice, mostri gommosi, zanne, artigli e case infestate. In altre parole, è giugno, signori, ed è tempo del Ciclo Zia Tibia.
Sono lieta di iniziare l’edizione 2019 con Stuart Gordon, e con uno dei suoi film meno celebrati, ultima (fino a ora) collaborazione del regista con Band e la sua Full Moon, e ultima volta in cui Gordon è finito a girare in Italia, nella solita villa di Band, location fissa per quasi tutti i B movie da lui finanziati.
Come succede spesso quando parliamo di Gordon, c’è di mezzo Lovecraft: Castle Freak è infatti vagamente (molto vagamente) ispirato a L’Estraneo, racconto breve scritto nel 1921. Nonostante, a livello di storia, Gordon e lo sceneggiatore Dennis Paoli prendano a malapena lo spunto iniziale, e neanche del tutto, io consiglio comunque di leggerlo, il racconto, perché vi godrete meglio il film.

Non fatevi ingannare dalla violenza e dalle nudità esposte a più riprese da Castle Freak: non è un film splatter, è un film intimamente e profondamente gotico che, con la produzione di Band alle spalle, deve tuttavia pagare il consueto pedaggio a base di tette e budella. Ne esce fuori quindi una specie di ibrido, con i ritmi molto compassati che si addicono alle narrazioni gotiche, e le esplosioni di furia e gore che arrivano a spezzare l’andamento a tratti sonnacchioso, il graduale svelamento del mistero del castello.
Vi rinfresco la trama, perché Castle Freak è un film poco conosciuto e ancora meno visto: la famiglia Reilly ha appena ereditato un castello in Italia, essendo John Reilly (Jeffrey Combs) l’unico erede di un’anziana duchessa, sua lontana parente e defunta senza figli. John va quindi con sua moglie Susan (Barbara Crampton) e sua figlia Rebecca a fare un inventario della nuova proprietà, con l’intenzione di venderla il prima possibile e tornare negli Stati Uniti.
Come in ogni storia gotica che si rispetti, il castello nasconde un orrendo segreto; qualcuno che dovrebbe essere morto non lo è, mentre il passato, sia quello della famiglia Reilly sia quello della duchessa, è molto poco innocente e allunga la sua ombra sui protagonisti, perché, lo sapete meglio di me, nel gotico il passato non passa mai.

Un elemento fondamentale balza subito all’occhio, quando si comincia a guardare Castle Freak: i Reilly non somigliano neanche per sbaglio a una famiglia felice. Non fanno neanche in tempo ad arrivare al castello che Susan sta già chiedendo alla governante di preparare stanze separate per lei e per il marito; più tardi, John proverà ad avvicinarsi alla moglie e lei lo caccerà via; Rebecca è non vedente e scopriremo dopo pochi minuti che la sua condizione è dovuta a un incidente d’auto in cui l’altro figlio dei Reilly, un bambino di appena 5 anni, ha perso la vita. Guidava John, ubriaco.
Insomma, non si portano proprio un fardello leggero in questa vacanza italiana, i Reilly. Eppure, nonostante il dramma che stanno vivendo, è evidente che siano legati da un affetto profondo, per quanto sbiadito e sepolto sotto una patina di rancore, sensi di colpa e risentimento.
Insomma, come potete vedere, la faccenda diventa sempre più gotica ogni secondo che passa.

E poi c’è lui, l’Estraneo, il mostro, “un composto di tutto ciò che è immondo, inquietante, indesiderato, anormale e detestabile. Era l’ombra macabra del decadimento, dell’antichità e della desolazione; il putrido, fradicio spettro di una malsana rivelazione, l’orribile svelamento di ciò che la pietosa terra dovrebbe sempre occultare“.
Nel racconto, il narratore finisce per comprendere che questo abominio non è altro se non il suo riflesso in uno specchio. Gordon gira una sequenza in cui la creatura che vive nelle cantine si guarda allo specchio e si riconosce, ma per ovvi motivi, non è quella la soluzione del mistero. Il film gioca, tuttavia, sul rapporto speculare creatosi tra John e il mostro, che spia e imita i gesti dell’essere umano “normale”, ma non potendoli replicare in maniera identica, li tramuta in atti di brutale violenza, ché la violenza è per lui l’unico modo di rapportarsi all’altro, il solo che abbia mai conosciuto.
Il che ci porta alla famigerata scena con la prostituta, faticosa da guardare, girata in maniera volutamente lurida, e con un’abbondanza di dettagli che sfiora la pornografia. Arriva circa a metà di un film, fino a quel momento, molto leggero dal punto di vista del gore; dopotutto, persino il gatto viene ucciso fuori campo (grazie, Stuart, non te lo avrei mai perdonato) e Castle Freak sembra timbrare il cartellino alla Full Moon giusto per la presenza di una lunga e insistita scena di sesso.

Immaginate l’atmosfera gotica con drammone familiare allegato, i dialoghi piuttosto lunghi, il mostro che si aggira per le stanze del castello spiando la giovane Rebecca (l’unica ad accorgersi che c’è qualcosa di strano e, per questo, destinata a non essere creduta), i passaggi della macchina da presa nei corridoi bui, nelle cripte, nelle cantine, la distensiva e quasi comica scena al bar; e a quel punto che Gordon vi tira la mazzata, improvvisa, inattesa, violentissima. E, per il resto del film, anche se nulla accadrà anche solo di lontanamente paragonabile a quella scena lì, stiamo, come si dice in gergo tecnico, col culo stretto, perché sappiamo cosa è capace di fare il freak del castello.
In tutto questo, Gordon lascia pure spazio per quel minimo sindacale di compassione nei confronti della creatura, una vittima, anche lui, di una malvagità che nulla ha di soprannaturale ed è tutta umana. Una vendetta, anzi, una ripicca, una ritorsione, hanno trasformato un essere umano in una belva e, a quel punto, non si torna più indietro, non c’è recupero possibile.
Se nel racconto la natura di outsider del narratore è innata, qui è al contrario inflitta da fattori esterni, mentre John rappresenta tutto ciò che il mostro avrebbe potuto essere e non è stato; per questo la maledizione venuta dal passato, dal suo sangue, si abbatte su di lui e sulla sua famiglia: aveva tutto, lo ha gettato via, e ora ne deve pagare il prezzo, o farlo pagare a quanto resta dei suo affetti.

Gordon è sempre stato un grande estimatore e profondo conoscitore non soltanto di Lovecraft, ma della narrativa gotica in generale, e di Poe, da cui ha anche tratto un film sottovalutatissimo, com’è del resto destino di questo regista. Alcuni critici dicono che, ancora più de Il Pozzo e il Pendolo, questo sia il vero omaggio a Poe da parte di Gordon, e del resto anche il racconto originale risente l’influenza di Poe, per ammissione dello stesso Lovecraft, quindi non mi sto inventando niente.
Di sicuro, Castle Freak è un intricato insieme di rimandi ed echi letterari, ma diretto come un film di serie B per il produttore che aveva fatto fortuna con Puppet Master.
La raffinatezza di alcuni passaggi tende a perdersi e a essere quasi sommersa dalla marea di sangue, bava e nudità assortite che il film dispensa a piene mani, senza contare poi una diffusa povertà nella messa in scena, perché Castle Freak è il film a più basso budget mai diretto da Gordon.
E tuttavia, è perfetto per le nostre serate estive e, come avete visto, ci si può anche dare un certo tono intellettuale quando se ne parla.
Gordon è così, ed è per questo che, più di altri suoi colleghi che godono di una fama maggiore, merita di essere considerato il regista simbolo dell’horror anni ’80, e quindi di ogni Zia Tibia degna di portare questo nome.

3 commenti

  1. Da ricuperare e ri-vedere, in ricordo dei bei tempi passati con Zio Tibia

    Di questo film esistono 2 versioni:
    la versione uncut e’ disponibile anche in Bluray

    Runtime 1 hr 30 min (90 min)
    1 hr 35 min (95 min) (unrated) (USA)
    Versioni alternative:
    • Unrated director’s cut version includes more explicit sex and gore footage.
    • The 1996 UK video release was cut by 1 min 9 secs by the BBFC to remove shots of mutilated female bodies, a woman’s breast being bitten, footage of a woman’s body being sexually eaten, and a scene of a cat being dragged through a hatch door. The 2008 Film 2000 DVD is the full uncut version

    Grazie Lucia 🙂

  2. Giuseppe · ·

    Bentornata Zia Tibia 😉 E si inizia con un Gordon “italiano” che credo proprio di non aver ancora visto, per di più (mentre l’Estraneo l’ho letto, ovviamente), e che recupererò quanto prima.
    P.S. Nel cast c’è pure il futuro commissario Montalbano, vedo…

    1. Giusto, un giovanissimo, ma già senza un solo capello in testa, Zingaretti 😀

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: