Regia – Bobby Miller (2016)
Dopo le mazzate prese da quel bastardo francese di Laugier, mi serviva qualcosa di più leggero, come una horror-comedy coi mostriciattoli. Cosa poteva andare storto?
Più o meno tutto, a partire dal fatto che The Cleanse è leggero solo a uno sguardo superficiale, mentre in realtà un paio di temi impegnativi prova a trattarli. Certo, si sorride spesso e le creaturine che lo popolano sono tra le più tenere e pucciose viste al cinema negli ultimi anni. Solo che poi, andando a scavare nella miseria e nella disperazione dei personaggi, c’è davvero pochissimo da ridere.
L’idea alla base di questo film minuscolo, a basso budget, scritto e diretto dall’esordiente Miller, non è del tutto nuova: quello di dare una forma esterna alle nostre emozioni negative era il concetto cardine di The Brood, per esempio; la covata malefica del titolo italiano del film non era altro che The Shape of Rage della protagonista Nola, rabbia che si faceva carne.
Qui, fatte le debite proporzioni e sottolineando sin dall’inizio che The Cleanse all’opera di Cronenberg non è neanche degno di allacciare le scarpe, ci troviamo più o meno nello stesso territorio.
Si parla infatti di un processo di purificazione attraverso il digiuno e l’assunzione di uno strambo beverone, intrapreso dal depresso Paul (Johnny Galecki) per cercare di riprendere in mano le redini della propria vita, sfuggitegli quando la fidanzata lo ha lasciato.
Paul se ne va dunque in ritiro in mezzo alla campagna, con un gruppetto di persone che, come lui, ha abboccato all’amo di una promessa fatta da una specie di setta di riuscire a espellere la parte poco funzionale di sé. Quello che Paul non sa è che l’espulsione va presa in senso molto letterale, che ansia, insicurezza, inconcludenza, depressione prenderanno la forma extracorporea di adorabili mostriciattoli letteralmente vomitati (e non solo) nel corso di una notte da lui e dai suoi compagni di sventura.
Quella che doveva essere soltanto l’ennesima fregatura new-age diventa un’esperienza molto concreta, reale, e anche dolorosa, perché con queste creaturine bisognerà prima imparare e convivere e, in seguito, sarà necessario eliminarle, perché se sembrano innocue e amichevoli all’inizio, non lo saranno più quando cresceranno.
The Cleanse è un film a cui si vuole bene più per la buona volontà e per lo spunto che per l’effettiva realizzazione, un po’ troppo decentrata. Il problema principale del film è infatti quello di prendersi dei tempi molto lunghi nella prima parte e poi, quando si arriva finalmente al dunque e sembra che il film debba cominciare sul serio, ecco che si conclude in un lampo, lasciando l’impressione che ci fosse ancora tanto da dire o che, forse, si sarebbe potuti arrivare alla fine senza il fiato corto. Considerate poi che The Cleanse dura 80 minuti, titoli di coda compresi e che le cose cominciano a farsi interessanti nel corso dell’ultima mezz’ora e avrete un film un po’ monco, e anche indeciso su quale strada prendere.
Più che una commedia dalle tinte horror, The Cleanse è un fantasy con qualche spunto comico e un registro agrodolce, salvato da un cast in forma (oltre a Galecki ci sono, in piccoli ruoli, sua maestà Anjelica Huston e Oliver Platt) e dalla resa dei mostriciattoli, frutto di una combinazione invisibile tra pupazzi e CGI, molto ben riusciti nonostante il budget, espressivi, dolcissimi e a cui è impossibile non affezionarsi. Se The Cleanse riesce a coinvolgere e a far passare sopra i suoi difetti di carattere strutturale, il merito è soprattutto loro e di chi li ha creati.
È un peccato che a tale cura per gli attori e per gli effetti speciali non ne corrisponda altrettanta nella sceneggiatura, perché bastava davvero poco per avere un gioiellino di cui parlare per mesi, e invece abbiamo soltanto un film grazioso, per non usare l’immondo aggettivo “carino”.
Però voi una possibilità dategliela lo stesso, se non altro perché fa un uso un po’ diverso dal solito del mostruoso, spesso risolto dal cinema o come reietto da difendere o come minaccia da combattere; in The Cleanse la mostruosità funziona proprio perché è ambigua, perché figlia delle nostre contraddizioni e simbolo di tutto ciò che non amiamo di noi stessi e di cui ci vogliamo liberare. E non è comunque semplice rinunciare a una parte di noi, anche alla peggiore.
Rimane giusto un piccolo rimpianto per quello che The Cleanse, magari in mano a un regista un minimo più esperto, avrebbe potuto essere; così, più che un film vero e proprio, somiglia a una bozza di film, a un prospetto, a un qualcosa di cominciato e mai del tutto finito. Ma va bene lo stesso e come esordio non è affatto male.
Nonostante i suoi limiti, direi che con quei musetti il film si è ben guadagnato il diritto a una visione 😉
P.S. Ricordo un episodio della prima stagione di Star Trek TNG (La pelle del male) dove alcuni ufficiali dell’Enterprise si trovavano ad aver a che fare con qualcosa di abbastanza simile: un malvagio e melmoso agglomerato senziente di tutto quello che di negativo vi era stato in una razza aliena tanto progredita da riuscire ad elevarsi ad uno stadio superiore tramite la separazione fisica del lato nobile e luminoso da quello infame e oscuro, poi rinnegato ed esiliato su di un pianeta deserto…
A una prima occhiata anch’io l’avevo considerato un filmetto con creature dolci ma non credevo che potesse provare ad essere così profondo e interessante. Mi dispiace solo che, come hai detto tu, la sceneggiatura non sia riuscita benissimo. Un’occasione sprecata ma comunque riesco ad apprezzare il film nonostante i suoi difetti.