
Regia – David Bruckner (2022)
Day 8: New Release, che significa un’uscita recente. Giusto venerdì è arrivato in streaming il nuovo Hellraiser, quello diretto dal regista di The Night House e con Jamie Clayton nel ruolo di Pinhead. Che poi non è PInhead, ma The Priest, e se conoscete bene Barker, la saga di Hellraiser e il cenobita con gli spilli in testa, dovreste sapere perché hanno preferito non chiamare il personaggio Pinhead. Hellraiser 2022 è anche uno dei tanti film ad aver suscitato polemiche tra i soliti stronzi, quelli che si rendono conto con 35 anni di ritardo che sì, il film dell’orrore della loro infanzia era una delle cose più queer mai apparse sullo schermo, ma pur di non ammetterlo di fronte a se stessi e ai loro amichetti (dovessero pensare che qualcuno è gay), vanno a strepitare sui social perché “Ommioddio, Hellraiser è diventato woke”.
E anche qui, se conoscete un minimo Barker, le risate scomposte dovrebbero essere la vostra reazione immediata e naturale.
Che poi, il nuovo Hellraiser non è né tanto woke né tanto queer: a meno che non vi dia fastidio la presenza di Clayton in quanto tale, e questo è un problema tutto vostro, ci sono due personaggi (nemmeno protagonisti) omosessuali, ma la faccenda non influisce affatto sulla storia. Anzi, spingiamoci oltre: la sessualità non influisce affatto sulla storia, e questo, non l’attrice che interpreta il cenobita, non la coppia di ragazzi, questo è il problema principale di un film che, per molti aspetti funziona egregiamente, e poi cade proprio dove era più forte e coraggioso l’esordio alla regia di Barker.
Sì, lo so che gli americani hanno definito in molte recensioni il film “horny”, ma vi assicuro e vi giuro su quanto ho di più sacro che si tratta di uno degli Hellraiser più casti io abbia mai visto.
Detto ciò, ma ci torneremo poi, cerchiamo anche di parlare dei pregi dell’operazione, che sono tanti, e non è giusto vengano messi in ombra.
Hellraiser non è un remake e non è un sequel, è una nuova storia, completamente originale che, certo, fa riferimento al lavoro di Barker, ma tenta di riscriverne la mitologia da capo, con alterni risultati e qualche piccola falla nel reparto coerenza. La struttura del film è molto simile a quella di uno slasher: c’è una protagonista e final girl che trova la Configurazione, ci pasticcia, evoca i cenobiti e, novità rispetto sia al racconto sia al film di Barker, si ritrova a dover dare al celeberrimo cubo sette forme differenti, prima di poter chiedere finalmente ai demoni cosa desidera e provare a liberarsene. Un po’ ingarbugliato, ma efficace, perché permette di dare spazio alle vere star di Hellraiser, i nostri cenobiti, e ai loro look meravigliosi e spaventosi. Queste mostruosità mutilate al di là dell’umana sopportazione appaiono più volte nel corso del film e mietono parecchie vittime. Bruckner ci mostra per gradi quello che sono capaci di fare, e anche questo funziona molto bene: la loro presenza è sempre minacciosa, il terrore di chi ha la sfortuna di averci a che fare palpabile, i corpi e i volti sono straziati e assumono sembianze grottesche ma, in un certo senso morboso, attraenti. Insomma, il comparto estetico c’è.
Jamie Clayton, con tutto il suo minutaggio molto limitato (come del resto Doug Bradley 35 anni fa), è la sorpresa più grande del nuovo Hellraiser: è perfetta per il ruolo, è eterea e carnale, spaventosa e ultraterrena, è davvero un angelo e un demone in un corpo smembrato e ricomposto per dare vita e morte a un incubo. Se Hellraiser fosse soltanto questo, staremmo parlando di uno degli horror migliori del 2022. E chissà, forse la colpa è di Hulu, che difficilmente ci azzecca con l’horror, forse è perché il film è lungo oltre due ore e tanto tempo lo passiamo in compagnia di personaggi con i quali è difficile stabilire un contatto, e non perché siano sgradevoli: Julia era sgradevole, ma la capivamo; la capivamo anche più della final girl designata Kristy. I protagonisti “buoni” di Hellraiser 2022 galleggiano nell’anonimato spinto e il risultato è che ci troviamo di fronte a un film che, da un punto di vista stilistico, di messa in scena, di immaginario è il miglior figliastro della progenie di Barker; da un punto di vista narrativo risulta timido e carente.
Ho sperato, per esempio, che un certo personaggio diventasse un erede di Frank del primo film, ho sperato in una sovversione queer del rapporto tra Julia e Frank, ma questo non è accaduto e, credetemi, sarebbe stato una bomba, si sarebbe scritto praticamente da solo. Ma poi, credo, avremmo avuto un effetto remake, ed era ciò che Bruckner voleva evitare. Come slasher soprannaturale è anche gradevole, ha dei magnifici antagonisti, dei quali la nuova sceneggiatura sembra comprendere appieno la natura e la psicologia, ha un paio di sequenze ad alto tasso di gore e, dalla seconda parte in poi, un’ambientazione alla I 13 Spettri (quello del 2001) che ha il suo fascino bizzarro. Eppure non credo sia sufficiente per gridare al miracolo, e mi dispiace tanto, perché è lo stesso un bel film, che con un po’ di sfrontatezza in più, poteva diventare il gioiello perverso e viscido dell’anno.
Così non è stato, ma ci accontentiamo, ed è comunque un bell’accontentarsi. Ottima la colonna sonora, con il vecchio tema di Hellraiser che ci viene accennato in continuazione, ed esplode in tutto il suo splendore nel finale. In quel momento sì, arrivano i brividi veri.
C’è comunque spazio di manovra per dei grossi miglioramenti, semmai faranno dei seguiti (anche quelli, si potrebbero scrivere da soli, a voler osare un po’ di più), e io sono convinta che con questa Jamie Clayton sarebbe un peccato non continuare. Lei la voglio rivedere con il suo trucco da cenobita. E voglio rivedere i suoi colleghi.
Non una delusione, ma un minimo di rammarico c’è, non ve lo nascondo.
Il giorno 10 (domani) ha come tema un horror per ragazzi. Ho rivisto con mio nipote Hocus Pocus. Sempre molto carino e divertente, ma non saprei davvero cosa altro aggiungere.
E voi, cosa avete visto/vedrete?
Il “problema” woke se affrontato con profondità, magari qui e off topic, andrebbe fatto. Inserire qualche gay in una sceneggiatura, ruolo marginale o meno, ha una sua credibilità nell’economia del racconto oppure no? Arricchisce la storia dandole tridimensionalità o è lì ad ostentare inclusività e il sentire (politically correct nella peggiore accezione) di questo tempo? Spesso (non sempre) diviene solo un modo di raccontare falso ma mai finto – o di cartapesta – come gli interni rappresentati nello spazio scenico di un teatro. Perché lì quando si alza il sipario inizia la magia e si accetta la finzione; col cinema non si può. Quello che è sopra le righe (a meno che non ti venga chiesta la sospensione dell’incredulità) diventa inevitabilmente appiccicato e lo vedi. La scena del barbiere in Lolita, non indispensabile, “costò” un mese di lavoro a Nabokov ma è indimenticabile e non stona. Dà vita e colore al personaggio. Per contro, faccio un esempio, i piedi neri di Margot Robbie in C’era una volta a… Hollywood a favore di telecamere li ho trovati invadenti: erano eccessivamente sporchi. Anche meno. Si sarebbero notati comunque e ci avrebbero semprr raccontato, con quel delizioso particolare, del personaggio ma senza lasciarci pensare a una intromissione posticcia, costruita. Speso sembra sia così, ti danno quello che oggi si pretende a scapito della genuinità, della sincerità. Come al solito i comici sono i più acuti nell’osservare il mondo, a chi rinfaccia a Woody Allen perché nei suoi film non ci sono neri così risponde: “Vengo dalla comunità ebraica newyorkese, racconto quello che conosco.”
Con questa saga mi sono fermato ai primi due, che erano degli appuntamenti fissi da ragazzo (anche se io andavo giù di testa per Cabal: ci avevo ricavato anche una storia per bambini con canzoni:-).
Sono molto incuriosito per questo nuovo Hellraiser, dai!
Io mi sono visto They/Them, che quindi è la mia “new release” (hai detto già tutto tu e ha anche il suo perché…).
“Horror per ragazzi” non mi è mai chiaro fino in fondo cosa significhi, però provo a istinto (sennò mi viene una lista infinita). Cito Spontaneous che ho conosciuto qui e che adoro; Anna and the Apocalypse perché ne avevo bisogno; Dimensione Terrore perché c’è un sacco di roba che fa sorridere ma si tuffa anche sotto la superficie; Attack The Block e Super 8, La Babysitter (che a me è piaciuto tantissimo)… e per finire il mio preferito (si può dire che sia anche un po’ horror?) da quando ero bambino e che mi accompagna da allora: Piramide di paura.
Credo che mi riguarderò uno di questi.
Besos!
Basta che, in caso di ulteriori sequel, la rinnovata potenziale saga non vada incontro alla stessa involuzione della precedente (e su Hulu, detto fra noi, temo che venga poco incoraggiato l’essere coraggiosi). Io, lo ammetto, avrei forse preferito più veder rimettere mano a Cabal, continuando proprio dall’esatto punto in cui il finale su grande schermo prometteva futuri (e, ai tempi si sperava, immediati) sviluppi…
Un horror per ragazzi? Gremlins, che diamine 😉
ero curioso di come fosse venuto
io di H ho visto il primo e ho letto il libro; tempo fa ne feci una comparazione o qualcosa di simile
ora sto guardando la saga originale di Nightmare per lo speciale di Halloween^^
Alla fine ho visto “Slash/Back”. Piccolo e figo!