
Regia – Ronny Yu (2003)
L’anno scorso abbiamo fatto Jason X e mi pareva che, quanto a idiozia più o meno consapevole, avessimo copertura sufficiente, quindi mi sono lasciata Freddy vs Jason per l’estate successiva, perché davvero, è impossibile che siamo arrivate fin qui senza parlare di un film che è tra le fondamenta della storia del cinema recente. Oddio, recente, ha quasi 20 anni, e possiede un’estetica così chiaramente primi 2000, che lo si potrebbe mettere in un museo per spiegare ai posteri come non si dovrebbero utilizzare certe tecniche, il realenty in particolare. Ma non divaghiamo, che di cose da dire su questo film, pare di no, ma ce ne sono tante e bisogna procedere con una parvenza di ordine.
Il progetto di uno scontro tra i due titani dello slasher anni ’80 risale addirittura al 1987, quando la Paramount, proprietaria dei diritti sul personaggio di Jason, e la New Line, proprietaria di quelli su Freddy, tentano per la prima volta di mettersi d’accordo per sviluppare un cross-over tra i due universi narrativi. Non se ne fa niente: nel 1989 la Paramount fa uscire Jason Takes Manhattan, la New Line Dreamchild, e il primo è un mezzo disastro al botteghino, mentre il secondo è il solito incasso sicuro: sulla saga dell’uomo nero di Springwood ci si poteva scommettere e vincere (quasi) sempre. A quel punto, la Paramount si stufa di Jason e cede i diritti, che tramite una serie di giri complicatissimi, vanno a finire proprio alla New Line. Comincia una trafila abbastanza bizantina per dare vita al cross over, ma la situazione non si sblocca fino all’inizio del nuovo secolo. Nel frattempo, escono altri due film sia della serie di Nightmare sia di quella di Venerdì 13. Sulla storia produttiva di Jason X c’è l’articolo dell’anno scorso, che vi linko perché la genesi di Freddy vs Jason è saldamente intrecciata con le vicende spaziali del bamboccione di Crystal Lake.
Si arriva alle riprese nel settembre del 2002 in debito d’ossigeno e con un copione che è stato rimaneggiato così tante volte da essere diventato una specie di colabrodo. L’idea di base del film non è neanche malvagia, per carità: i ragazzi di Springwood hanno dimenticato (o è stato fatto loro dimenticare) Krueger, e quindi l’Uomo Nero ha perso tutto il suo potere. Per ripristinarlo ha bisogno che qualcuno uccida al posto suo, e di prendersi il merito degli omicidi così da tornare a infestare i sogni delle sue vittime. La scelta ricade su Jason, ormai assurto da anni a ruolo di zombi e che, tutti lo sanno, non può morire. Ma Jason ci riprende gusto a sbucciare giovanotti, e Freddy rischia di essere messo di nuovo da parte. Segue scontro con botte da orbi, e i vari ragazzi coinvolti a fare funzione di danni collaterali.
Non è il massimo, ma non è nemmeno tutto da buttare, ed è coerente (fino a un certo punto) con la mitologia di entrambi i mostri. Tranne la strambissima e incresciosa vicenda delle loro rispettive fobie, della quale non verrà più fatta menzione.
Il gruppetto di giovinastri è abbastanza anonimo, le loro storie personali molto poco interessanti. Fa sempre piacere vedere sullo schermo Katharine Isabelle, ma qui è sprecata e muore anche troppo presto rispetto ad altri personaggi che, al contrario, sopravvivono più a lungo del lecito; stesso ragionamento si può fare per Brendan Fletcher: sembra quasi che si sia scientemente deciso di relegare le facce più interessanti e gli attori migliori in ruoli di contorno, e lasciare campo libero a gente priva del carisma necessario ad arrivare in fondo al film. Non credo si offenda nessuno se dico che Lori è una delle final girl peggiori delle due saghe messe insieme, e non per colpa della povera Monica Keena, che sì, ha dei limiti pure grossi, ma non ha neppure nulla di nulla su cui poter lavorare.
Tutti questi sono difetti che, in un film normale, sarebbero ostacoli insormontabili, ma è di Freddy vs Jason che stiamo parlando qui. Non si tratta di un film normale: come Alien vs Predator che arriva l’anno successivo (sì, sapete cosa vi toccherà a luglio. O forse no), i personaggi umani sono un contorno, un accessorio che c’è o non c’è, cambia poco. Potevano essere scritti meglio? Sì. Li si poteva rendere interessanti? Anche. Ma non siamo lì per loro.
Siamo lì per vedere Freddy e Jason che si menano. A volte i bisogni sono estremamente semplici e animaleschi, come del resto è anche abbastanza semplice soddisfarli: una porzione importante del film è occupata da questo scontro, che si svolge in due differenti dimensioni, quella del sogno dominata da Freddy, e quella della realtà, ambientata a Crystal Lake, quindi a casa di Jason.
È quello per cui abbiamo pagato il biglietto (e nel mio caso l’ho pagato due volte) e ci viene elargito senza alcuna parsimonia da un Ronny Yu in forma smagliante, l’uomo che ha un filo diretto con il mio senso dell’umorismo deviato, l’uomo responsabile di quel capolavoro de La Sposa di Chucky, il regista di Hong Kong assoldato a Hollywood per far picchiare fino alla morte le due icone per eccellenza della storia del cinema horror del dopoguerra.
Ecco, alla fine il valore aggiunto di Freddy vs Jason è proprio Ronny Yu, che funziona sia quando deve trasportarci nel brutale universo di Jason sia quando ci accompagna nelle allucinate costruzioni oniriche di Freddy.
Se si escludono i ralenty ignobili di cui sopra, che però sono caratteristici del periodo e ce li ritroviamo praticamente dappertutto, non soltanto in questa smaccata operazione di serie B, ma anche in film con pedigree nobiliari, Freddy vs Jason è diretto molto bene e anche con una grande consapevolezza del diverso linguaggio da usare per Freddy e per Jason. Il risultato è che abbiamo uno dei migliori omicidi mai compiuti dal bamboccione di Crystal Lake (quello del tizio piegato in due nel letto), e alcuni dei più interessanti incubi mai messi in scena nella saga di Fred Krueger (il duello con Jason, l’ospedale psichiatrico). Yu capisce anche che non si può condurre un’operazione del genere in porto se la si prende troppo sul serio, e quindi lascia un sacco di spazio alla versione più camp di Robert Englund, che qui chiacchiera più che nei 6 film precedenti messi insieme. A volte le battute arrivano a destinazione, altre fanno sanguinare le orecchie, ma il signor Englund è sempre un gran bel mattatore e ruba la scena a tutti.
Anche Ken Kirzinger non è male nei panni di Jason. Certo, non ha la fisicità esplosiva di un Kane Hodder, ed è ancora poco comprensibile il motivo per cui Hodder sia stato sostituito dalla New Line, però è un ottimo stuntman e, soprattutto nella sequenza del rave in mezzo al granturco, da il suo sporco lavoro di macelleria in maniera egregia.
Poteva essere meglio di così, Freddy vs Jason? Se pensiamo a come è nato il progetto e a come si è consolidato nel corso di quasi 15 anni di tentativi andati a vuoto, credo di no. Poteva essere scritto con più cognizione di causa, questo sì. Si poteva fare un lavoro non così mediocre sui personaggi, si poteva inventare un modo meno scemo per far incontrare i due mostri.
Ma, date le premesse, Freddy vs Jason è un film davvero divertente. E ce lo teniamo così, perché a volte basta poco per strappare un sorriso a un appassionato. Anche questo, fa parte del variegato e sfaccettatissimo mondo dell’horror, che Lucifero ce lo conservi così in eterno.
Ricordo che da adolescente mi divertì molto,devo dire però che sono anni che non lo rivedo,per qui non so se mi darebbe le medesime sensazioni positive di allora! Per quanto riguarda invece l’altro film che hai citato Lucia,e che al contario di questo ho rivisto più volte negli anni,non ho alcun dubbio a riguardo,”Alien VS Predator” lo adoro,ma d’altronde lo ha diretto uno dei cineasti della mia santa trinità di registi odiati ed ignorati da tutti e al contrario adorati e venerati da me,ovvero Roland Emmerich,Stephen Sommers,ed ovviamente Paul W.S.Anderson,il migliore degli Anderson!! Prego che a luglio ci sia realmente un tuo post sullo scontro alieno fra i ghiacci!.
prima o poi lo vorrei vedere
non sapevo che la sequenza del letto fosse del film, l’ho sempre trovata molto ilare e inverosimile LOL
Si sarebbero potute fare scelte diverse (scrittura, personaggi, regole d’ingaggio dei due mostri), sì.
E, credo, se ci si fosse trovati a poter realizzare il tutto nei primi anni ’90, quando Freddy e Jason erano ancora popolari a sufficienza da giustificare un cross over “serio” (del resto, dopo il finale di Jason Goes to Hell, chi non se l’aspettava in tempi brevi?), molto probabilmente quelle scelte chi di dovere le avrebbe fatte… Le cose poi come sappiamo sono andate diversamente ma, sempre tenendo conto delle premesse, si può ben dire che Ronny Yu sia comunque riuscito a non farci rimpiangere la lunga attesa 😉
Film buono, che, considerate le premesse che hanno portato al (lungo) parto del film, è andato anche bene.