Zia Tibia Guarda i Sequel: Jason X

Regia – James Isaac (2001)

L’anno scorso, in parte per circostanze globali, in parte per motivi strettamente personali, il blog è rimasto aperto per tutto il mese di agosto. Quest’anno mi prendo un paio di settimane di vacanza perché, come si suol dire, sono arrivata; Zia Tibia tornerà un’ultima volta il 27, ma per il momento anche lei se ne va in ferie e vi saluta con una pietra miliare della storia del cinema tutto, un film da cui si esce irrimediabilmente trasformati e, a ogni visione, si apprende qualcosa di nuovo.
This sucks on so many levels!
È cosa nota ai più che, quando una saga horror arriva all’ammazzacaffè, ci si imbarca tutti su improbabili astronavi e si va alla conquista delle stelle, perché tanto vale tutto. Succede con i Critters, anche se per loro si è trattato di un ritorno a casa, succede con il Leprecauno e con Hellraiser. Williamson e Craven, nel quarto capitolo di Scream, ambientano uno dei seguiti di Stab (mi pare, a memoria, il 6) nello spazio per sottolineare che oramai il franchise ispirato agli omicidi di Woodsboro era da quel dì scivolato lungo lo scarico del gabinetto.
E in effetti, la serie di Venerdì XIII non se la passava benissimo e il povero bamboccione di Crystal Lake non godeva più del rispetto e della fiducia dei fan.

A Sean Cunningham e al figlio Noel interessava solo una cosa: riuscire a realizzare il crossover della vita, ovvero Freddy vs Jason, annunciato in pompa magna nel finale di Jason Goes to Hell e poi finito davvero all’inferno, o meglio nel limbo delle produzioni in perenne fase di sviluppo e magari destinate a non essere mai realizzate. Facciamoci due calcoli: Jason Goes to Hell è del 1993, Jason X viene girato alla fine del 2000 ma esce soltanto nel 2002. In mezzo ci passano quindi circa 10 anni, in pratica tutto l’arco di vita di questo blog. In quei 10 anni, Freddy vs Jason viene scritto, riscritto, cancellato, inserito nel listino della New Line per l’anno del mai e il mese del poi, e in tutto questo la New Line spende la bellezza di 6 milioni di dollari soltanto commissionando soggetti e sceneggiature per far incontrare i due titani dello slasher americano.
Cunningham è talmente frustrato da come stanno andando le cose con il crossover, che decide di proporre alla New Line (detentrice dei diritti sul personaggio di Jason dal 1989) un nuovo capitolo di Venerdì XIII: se dovessimo uscire domani con Freddy vs Jason, nessuno si ricorderebbe del gigante in maschera da hockey, dobbiamo rinfrescare la memoria al pubblico, pare sia stata la ragione principale per un decimo film nella serie.

L’idea di portare Jason nello spazio è dello sceneggiatore Todd Farmer, quindi sapete a chi dare la colpa, però anche la New Line che decide di spendere la bellezza di 11 milioni di dollari su un soggetto così balordo proprio a posto con la coscienza non sta, ecco. Jason X è il film più costoso dell’intera saga, nonché quello che in proporzione incassa di meno. Il paradosso vuole che sia anche quello con un aspetto più povero, sì, persino più povero di Jason Takes Manhattan. Più che un film destinato ad arrivare nelle sale, sembra un episodio allungato di una serie televisiva della CW girato a Toronto per risparmiare.
E, in effetti, è un film di produzione canadese, con cast principalmente canadese, e il re del cinema horror canadese, sua maestà David Cronenberg, che appare in un cammeo all’inizio del film, per fare un favore al suo amico (e tecnico degli effetti speciali su eXistenZ) Isaac, e perché voleva morire in scena.
Isaac aveva già esordito come regista nel 1989, dirigendo uno dei miei B movie preferiti, The Horror Show, uscito in Italia come La Casa 7. Alla produzione c’era sempre Sean Cunningham, che lo richiama per questo assurdo progetto, perché evidentemente gli voleva male, non c’è altra spiegazione.
Jason X, dopo essere stato completato, resta circa due anni in naftalina: nel frattempo, arriva il tanto sospirato semaforo verde per Freddy vs Jason, che infatti esce in sala nell’agosto del 2003. Sono certa che, se non fosse partita davvero la produzione del crossover, Jason X difficilmente avrebbe visto la luce, o forse sarebbe arrivato dritto negli scaffali dei videonoleggi senza transitare neanche mezza giornata in un cinema.

Non voglio in alcun modo convincervi che Jason X sia un buon film, perché non lo è: è un pastrocchio camp in cui viene superato spesso il sottile confine tra meta-ironia consapevole e ridicolo involontario; come dicevamo sopra, è un film molto povero, nonostante il budget, e il motivo è in realtà molto semplice da capire: le ambientazioni futuristiche costano, e un conto sono undici milioni di dollari spesi in un campeggio, un altro è la stessa cifra su un’astronave, quattro secoli nel futuro, per di più. Insomma, la parola che per prima viene in mente guardando Jason X è “cheap”.
Però vedete, a volte non è necessario che un film sia buono perché ci piaccia guardarlo anche più di una volta: subito dopo cheap, la seconda parola che mi viene in mente pensando a Jason X è “divertentissimo”. Sì, col superlativo.
Jason X fa parte della ristretta cerchia dei miei comfort horror, quei film che rivedo quando sono depressa e ho bisogno di un abbraccio. Ha il potere di farmi dimenticare i miei guai e i miei innumerevoli motivi di ansia per 92 minuti, di farmi stare meglio, è come una coperta che mi avvolge e mi protegge dal freddo. Credo che tutti noi abbiamo qualche film con queste caratteristiche, e non per forza si tratta di buoni film.

Jason X non brilla per intelligenza, e siamo d’accordo, ma di rado un film ha abbracciato la stupidità con una tale faccia tosta, incurante di qualunque limite o di qualunque senso di vergogna. Jason X è un film spudorato, e ogni singolo componente di cast e troupe condivide la sua spudoratezza. Se abbiamo davvero deciso di portare Jason nello spazio, andiamo fino in fondo, facciamo gli scemi sul serio. A volte il gioco di prestigio non riesce (la sequenza del gioco in realtà virtuale è imbarazzante), altre invece, non so se per qualche congiunzione astrale sul set o perché Isaac voleva ottenere esattamente quell’effetto, la faccia come il deretano dietro a un’operazione del genere porta ad alcune tra le scene migliori dell’intera saga. Per distacco.

Parlo, ovviamente, dell’azoto liquido, e sfido chiunque di voi a ripercorrere tutti i 9 film precedenti a Jason X per trovare un omicidio più bello o più creativo, o più brutale nel rivelare l’essenza pura del personaggio Jason, uno che ti ammazza e passa oltre senza degnarti neppure di uno sguardo, e neppure si rende conto di come ti ha ammazzato.
Ma se la famigerata scena dell’azoto liquido è così nota anche a chi il film non lo ha mai visto tanto da essere stata protagonista di un episodio di Mythbusters (spoiler: purtroppo non ti va in mille pezzi la faccia se Jason la tiene immersa nell’azoto liquido per 5 secondi), nella mia personale classifica di scene memorabili in Jason X, se ne sta al terzo posto.
Al secondo c’è la simulazione della Crystal Lake anni ’80, con Jason che cerca di uccidere due campeggiatrici virtuali, colpevoli di offrirgli, nell’ordine, una birra, una canna e del se sesso prematrimoniale.
Al primo non può che esserci l’upgrade mediante il quale Jason diventa Uber Jason, che sintetizza in una manciata di secondi quello che intendo io per “abbracciare la stupidità” senza un briciolo di senso del pudore. Di fronte a una scena simile, qualunque resistenza, anche quella del critico più abbottonato, deve per forza cadere e frantumarsi come la testa della prima vittima di Jason nel 2445. Si cede al ridicolo, si cede alla cialtronaggine di autori e regista, si cede al fatto che spesso i buffoni alcolizzati fanno il giro e diventano poeti.
Alla fine, Jason X è un film che quasi ti supplica di stare al suo gioco. Si può benissimo scegliere di essere superiori, di non lasciarsi coinvolgere da questa robaccia dozzinale. O si può scegliere di salire sul carrozzone e partecipare alla farsa per un’ora e mezza.
Voi da che parte della barricata state?

Ilgiornodeglizombi vi saluta per due settimane: ci si rilegge il 23 agosto. Nel frattempo, fate i bravi in mia assenza e cercate di stare bene e al sicuro, ovunque voi siate. A prestissimo.

4 commenti

  1. Fabio · ·

    “Jason X” ero andato a vederlo proprio al cinema il primo giorno di uscita,con la compagnia di mia madre e di mio fratello,ricordo che il pubblico in sala era effettivamente perplesso per la maggior parte della visione,noi invece ci eravamo divertiti un sacco! “Freddy VS Jason” è divertente,ma devo ammettere che questa follia horror\comedy sci-fi ha una presa enorme su di me! Per qui si lo ammetto apertamente “Jason X” è il mio film preferito della saga! Osa a livelli inimmaginabili,così apertamente e volutamente privo del cosiddetto buon gusto,che non posso fare altro che amarlo! Mi hanno già preso per pazzo in passato per via della stima che nutro per questo film,ma per me non c’è nessuna vergogna nel godermi Jason Voorhees nello spazio con la sua maschera cromata nuova di zecca contro scienziati,studenti e tostissime donne androidi! Grande Lucia,e grazie mille per il tuo post,uno dei pochi positivi dedicato a questa amabile stramberia!

  2. Giuseppe · ·

    Beh, io ho scelto già da molto tempo di salire sul carrozzone e partecipare alla farsa per un’ora e mezza 😉 Il cameo di Cronenberg, un Jason ibernato alla Buck Rogers in the 25th Century, la presenza di ben due protagoniste della serie Andromeda (la “ginoide” Lisa Ryder e Lexa Doig), un pizzico di Star Trek con il ponte ologrammi nella simulazione di Crystal Lake, un Uber Jason “nanotecnologico” da antologia… Jason X non è esattamente quello che si dice un buon film, vero, ma nemmeno ha bisogno di esserlo per riuscire a divertire (oltre ad essere un po’ meno scemo di quanto vorrebbe farci credere, con quella sua voluta e iperbolica spudoratezza). E va comunque premiato il coraggio per aver proposto quello che a tutti gli effetti è un Jason Voorhees a sé stante in salsa sci-fi, parallelo alla saga principale (nessun collegamento né con Jason Goes to Hell né col successivo Freddy vs. Jason) 👍

  3. Blissard · ·

    Io l’ho finito di rivedere ora dopo una vita.
    Mi ricordavo soltanto una scena, che mi ha strappato una risata involontaria oggi come 15 anni fa quando l’ho vista la prima volta: il placcaggio spaziale.
    Il resto è solo occasionalmente divertente e mi sono ritrovato ad annoiarmi ad un certo punto. Certo, c’è il duello con l’androide e la trasformazione di Jason in Terminator, oltre alla genialata “meta” di farlo interagire con una versione virtuale di Crystal Lake, ma mi sono sembrati sporadici lampi luminosi in un pantano di pressappochismo
    La sensazione finale, forse per la mia veneranda età, è stata malinconia. E’ da metà degli anni 80 che Sean S. Cunningham e i suoi sodali hanno provato a forzare i limiti strutturali della saga in vari modi, dal togliere Jason dall’equazione (con esiti sconfortanti) all’allargare il suo raggio d’azione oltre i confini di Crystal Lake, fino a provare a spiegare la sua immortalità in Jason Goes to Hell; JX è l’estremo tentativo in questa direzione, ma al di là dei discorsi relativi al maggiore o minore snaturamento del personaggio, il film del buon Isaac non fa altro che accrescere la sensazione che gli episodi della saga di Venerdì 13 siano passati dall’essere slasher iconici (e sempre più canonici) a sketch del SNL prolungati e (appena) più sanguinolenti.
    Non è un caso se Freddy vs. Jason, pur con tutto il suo successo, abbia sostanzialmente decretato la fine di due dei franchises horror più celebri degli anni 80: nel ventesimo secolo, Freddy ha smesso di infestare gli incubi degli adolescenti e Jason è soltanto un pallido riflesso (sull’acqua del Crystal Lake?) della implacabile macchina di morte che ammoniva (in maniera alquanto drastica) i campeggiatori dei pericoli della droga e del sesso libero.
    Buone ferie!

  4. La scena dei sacchi a pelo è un Meme totale.
    Ma credo tutto il film lo sia, in fondo

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