
Regia – Alexandre Bustillo, Julien Maury (2021)
Bentornati a tutti! Come state? Avete passato delle belle vacanze? Siete ancora in vacanza? Il blog riprende oggi la sua programmazione regolare con l’ultimo film visto in sala dalla vostra affezionatissima prima di partire. E cosa c’è di meglio, per prepararsi a una vacanza da passare quasi tutta sott’acqua, di vedere un horror abissale in cui un’immersione va a finire nel peggiore dei modi?
Temo che a questo punto lo abbiano smontato un po’ dappertutto, e che procurarselo non sia facilissimo, ma se dovesse esserci, dalle vostre parti, un cinema che ancora lo proietta, il mio consiglio è di mollare qualunque cosa stiate facendo e precipitarvi a comprare il biglietto.
The Deep House, davvero, non potete perdervelo per nessuna ragione al mondo.
Il film racconta di una coppia che si dedica a esplorazioni di luoghi sedicenti infestati o soltanto pericolosi. Lui è a caccia di like e visualizzazioni, lei si lascia un po’ trascinare in queste avventure, non proprio convinta. Partono alla volta della ridente campagna francese dove, anni prima, era stato creato un lago artificiale che aveva sommerso un intero paese. Arrivati lì, si accorgono che si tratta di una meta turistica come ce ne sono tante. Deluso lui, visibilmente sollevata lei, decidono di lasciar perdere l’immersione e di prendersi una giornata di vacanza. Ma un losco figuro li avverte che, se vogliono vedere un posto davvero segreto ed esclusivo, dalla parte del lago meno frequentata, a circa 30 metri di profondità, c’è una casa sommersa, conservata alla perfezione e tutta da esplorare.
Armati di telecamere e di un drone, i nostri si immergono, ignari del fatto che la magione è infestata da spiriti poco amichevoli.
The Deep House sarebbe un film molto tradizionale, se fosse privo dell’elemento acquatico: è una classica ghost story su una casa maledetta e dal passato sanguinoso come se ne vedono tante; l’ambientazione 30 metri sott’acqua la rende una delle visioni più intense e originali dell’anno, quindi ci tocca parlare per qualche minuto di come questo film è stato realizzato: Bustillo e Maury se ne sono andati in Belgio e hanno fatto costruire una struttura adatta profonda sei metri, hanno assunto un direttore della fotografia, Jacques Ballard, esperto di riprese subacquee, e hanno deciso di girare tutto dal vero; l’arredamento della casa, estremamente elaborato, è formato da roba presente sul set, i cui materiali di costruzione sono stati selezionati con cura dal reparto scenografia per resistere il più a lungo possibile senza deteriorarsi sott’acqua; quasi tutto ciò che accade nel film, a parte (credo) un paio di sequenze “aiutate” dai vfx, accade davvero, con i due attori o i loro stunt double (non a caso accreditati insieme ai protagonisti) messi a mollo insieme a registi e troupe.
Quella di Bustillo e Maury è una scelta dispendiosa, faticosa e, soprattutto, in controtendenza rispetto a quello che siamo ormai abituati a vedere nella maggior parte dei film hollywoodiani che si svolgono sott’acqua. Un esempio per tutti è Aquaman, girato facendo quasi del tutto a meno dell’elemento acquatico, ma non è necessario andarsi a cercare questi casi eclatanti: nel recente The Shallows credo che Blake Lively abbia visto l’acqua solo quando gliela spruzzavano in faccia per simulare l’effetto bagnato; Kristen Stewart ha recitato in Underwater senza metterci neppure un alluce, underwater, e potrei andare avanti per ore. La ragione per cui non si fanno più film alla maniera di James Cameron e del suo The Abyss è che costa meno ed è più sicuro per troupe, attori e macchinari.
Funziona, per carità, ma poi vedi The Deep House e capisci che il fattore autenticità, dato dall’essere fisicamente nell’elemento in cui è ambientata la storia, fa tutta la differenza del mondo. E infatti, lo stesso Cameron sta facendo prendere lezioni di sub a tutto il cast dei suoi prossimi Avatar.
The Deep House è un’esperienza capace di mettere a dura prova i nervi perché è autentico, perché si percepisce la fisicità degli oggetti con cui gli attori interagiscono, perché l’acqua è lì, intorno a loro e, per quanto si possa fare finta che ci vada bene una ricostruzione in post, la verità è che, soprattutto nell’horror e soprattutto in quel particolare tipo di horror concepito per essere un puro meccanismo di tensione, la tangibilità, la sensazione di essere lì che mai nessun intervento in vfx sarà mai in grado di dare, è indispensabile.
The Deep House dura 85 minuti, i primi 15 di introduzione, i restanti 70 in tempo reale: i nostri ne impiegano una decina per decidere di scendere a esplorare la casa del titolo e preparare l’attrezzatura. Da lì in poi, hanno esattamente un’ora di aria compressa nelle bombole, e quello è il cuore del film, un’ora di agonia e panico claustrofobico gentilmente offerta da due registi che hanno stentato un po’ negli ultimi anni, ma che qui sono finalmente arrivati alla completa maturità artistica, e alla loro prova migliore.
Se l’elemento acquatico, lo abbiamo visto, è trattato nel migliore dei modi possibili, quello soprannaturale, in un certo senso, si fa da solo: una volta impostato in maniera impeccabile quel fattore di autenticità di cui si parlava prima, tutto il resto viene relativamente facile; la narrazione è di stampo classico e tradizionale: i due giovani si ritrovano bloccati nella casa infestata, con tutte le uscite sbarrate e una presenza (o più d’una) che si aggira tra le stanze vuote. C’è un mistero da svelare, c’è la storia della casa e dei suoi abitanti da comprendere se si vuole sperare di sopravvivere, e ci sono le lancette dell’orologio che girano, inesorabili, mentre l’indicatore dell’aria scende ogni istante più veloce.
Entrano in gioco variabili come la minore esperienza di lei, la spavalderia che sconfina in incoscienza di lui, la semplice fisica elementare delle immersioni che ti insegna che più ti agiti, più aria consumi, e tutti quegli intoppi derivanti dall’aggirarsi bardati con un’attrezzatura pesantissima per dei corridoi angusti.
Come accadeva anche in The Descent, che qualcosina in comune con The Deep House ce l’ha, i fantasmi arrivano a destabilizzare ulteriormente una situazione che, già di suo, sarebbe sufficiente per mandare chiunque al manicomio; come in The Descent, si presentano tardi, ma quando lo fanno, suscitano la giusta impressione e qualche metro di pelle d’oca. Sono feroci, implacabili, persino un po’ lovecraftiani che non guasta mai quando si va sott’acqua, e fanno davvero paura, perché The Deep House esiste solo in funzione di questo: fare paura, e centra l’obiettivo senza neppure avvalersi più di tanto dei tipici jump scares o di apparizioni improvvise. È, al contrario, un film tutto atmosfera e stile.
Stile misto, a metà tra il found footage (i protagonisti hanno delle telecamere e poi c’è un drone telecomandato) e il normale racconto cinematografico, entrambi utilizzati in maniera molto efficace, quando è necessario e quando la narrazione lo richiede.
Ultima nota volante per il montaggio da fenomeno del solito Baxter che ormai è garanzia di ritmo serrato ed estrema attenzione alla chiarezza del racconto.
Per salutare le due settimane di riposo, ricominciare col piede giusto e aprire la stagione autunno-inverno del blog, non poteva esserci un film migliore.
Ancora, ben tornati a tutti!
Bentornata Lucia,spero tu abbia passato delle vacanze rinfrescanti perchè l’afa estiva desertica per poco non faceva scappare anche le zanzare! Comunque un pò me lo sentivo che avresti parlato al tuo ritorno di questo bellissimo film che ho visto letteralmente il primo giorno di uscita. Quasi ovunque ne ho sentito parlare solo male,e davvero non capisco come sia possibile! Lo hanno definito banale e stereotipato,allora a parte la sua magnifica fattura estetica il film in questione è la palese conferma che non è importante cosa racconti ma come lo racconti! Personalmente non ricordo altri film che uniscono la ghost story con il survival movie subacqueo,mi ha davvero lasciato con il fiato corto,la paura e la tensione che ho provato è stata tanta! Inoltre ho ammirato l’intelligenza con qui sono stati definiti i personaggi con poche ed essenziali linee di dialogo,la protagonista in fondo vorrebbe passare delle tranquille vacanze,essere per una volta una semplice turista,purtroppo il suo ragazzo era davvero odioso e senza il minimo senso di responsabilità,più interessato alle visualizzazzioni che alla sua compagna di vita! Il finale “SPOILER” per me è perfetto e si aggancia molto intelligentemente all’inizio del film con la nostra protagonista intenta a fare prove di apnea nella vasca da bagno,mentendo al suo arrogante ragazzo per non fare brutta figura nei suoi confronti dicendo di essere riuscita a trattenere il fiato per 3 minuti quando invece era circa la metà! Alla fine sarà proprio questo a portarla al suo triste epilogo,non riuscendo a trattenere il respiro abbastanza a lungo! La gente molto banalmente voleva un altro splatter da Bustillo & Maury,per me è già uno dei migliori film dell’annata!
Il finale è coerentissimo, ma io ci sono rimasta di merda perché ci ho sperato sino alla fine. Però non poteva che andare a finire così, te lo avevano annunciato nei primissimi secondi.
E ovviamente su Mymovies viene stroncato con un voto sotto la media…
Come ha scritto Fabio in un altro commento: la gente voleva un altro splatterone. Una spiegazione possibile.
Sarà una spiegazione possibile, certo… Io però la chiamo incompetenza, e non è la prima volta che trovo sul sito delle recensioni imbarazzanti. Comunque, era pour parler, non vorrei creare un incidente diplomatico XD
No no, ma quale incidente diplomatico: quelli di MYmovies non credo sappiano neppure che esisto 😀 😀
Storia vecchia: quando ti inquadrano in un determinato filone poi pretendono che tu ti attenga perennemente a quello, pena immediata scomunica. Bustillo e Maury cercano di dimostrare di avere pure sensibilità diverse dallo splatter, ed ecco che di colpo non vengono premiati per il loro “tradimento” (quando invece siamo di fronte a un’intrigante ghost story subacquea, non poi così bisognosa di splatterosità perché il tutto funzioni a dovere)…
Comunque, bentornata! Io le mie vere (nonché brevi) vacanze le sto cominciando adesso, e mi sa tanto che MOLTO difficilmente riuscirò a beccare The Deep House in qualche sala 😦
Allora buone vacanze! E per il recupero dei film ci sarà sempre tempo nei prossimi mesi 🙂
Un gioiellino, puro cinema dell’orrore, non vedevo da anni un film così… Bellissimo…
Più o meno dai tempi di The Descent e Rec!
Come altri film del genere era sfuggito completamente dal mio radar a manovella. Grazie per la segnalazione, vedrò di capire come ripescarlo dal fondale…
Magari in qualche sala sparsa lo fanno ancora. Qui a Roma di sicuro si trova in ben tre cinema, anche se a orari strambi.
Non era così difficile, ho appena scoperto che lo danno anche qui nel multisala di paese. Solo alle 22.45 ma, beh, ok.
Orari un po’ bizzarri sì, perché se apprezzi il cinema horror sei per forza un nottambulo 😀
🙂