Se pensate che sia impossibile far peggio di uno scrittore in pieno delirio di onnipotenza, strafatto di cocaina fino ai bulbi oculari e non proprio famoso per il suo buongusto in fatto di cinema, allora non avete mai visto Trucks. E, ve lo assicuro, state molto meglio senza vederlo.
Ovviamente, lo scrittore della situazione è King, alle prese con la sua prima (e ultima, grazie a Dio per i piccoli favori) regia, quel Brivido di cui abbiamo discusso un paio di estati fa nel Ciclo Zia Tibia. Trucks è un annacquato film per la tv, una coproduzione tra Stati Uniti e Canada che cerca, più di dieci anni dopo, di riportare sullo schermo le gesta dei camion assassini. È una robaccia che hanno visto e conoscono in pochi, e c’è un motivo se è andata così. Si fa notare soltanto perché è uno dei primissimi ruoli di una delle facce note del cinema horror di fine secolo e inizio millennio, ovvero Brendan Fletcher, qui sedicenne e discreto cane. Ma il resto del cast abbaia anche peggio di lui, e infatti credo che nessuno di loro abbia avuto una carriera degna di chiamarsi tale.
La differenza sostanziale tra Brivido e Trucks è che il primo sfonda più volte il senso del ridicolo; che lo faccia con consapevolezza o come mera conseguenza dello stato allucinatorio del suo regista, all’epoca già abbastanza potente da essere soddisfatto dalla produzione in ogni suo capriccio, è cosa tutta da stabilire e neanche troppo importante, ai fini del risultato finale.
In altre parole, Maximum Overdrive fa ridere, di gusto e con gioia. Trucks non ha neanche dalla sua la componente goliardica, è soltanto noioso. In un’unica scena riesce a toccare delle vette sublimi di comicità involontaria (il camioncino giocattolo che fa secco il postino), ma è troppo poco, troppo tardi e comunque mancano gli AC/DC sparati a palla di cannone e il camion con la faccia da goblin verde a ravvivare l’ambiente. Se proprio vogliamo dirla tutta, mancano anche il bancomat che ti insulta e il distributore automatico che mira alle parti basse, per non parlare di tutti gli oggetti di uso quotidiano che nel film diretto da King si ribellano all’uomo e gli si ritorcono contro.
In Trucks, come da titolo, e va ammesso, con maggiore fedeltà al breve racconto cui il film i ispira, la minaccia è rappresentata soltanto dai camion.
Il luogo è sempre la solita stazione di servizio, questa volta in Nevada, a pochi passi dall’Area 51, perché ovviamente sono stati gli alieni a causare l’improvvisa botta di follia dei veicoli pesanti, e il governo, impegnato in misteriosi esperimenti nella base militare segreta dirimpettaia di questo distributore di benzina con bar untissimo allegato, non ce lo dice. O forse no, forse gli alieni si sono incazzati per l’inquinamento e quindi sono arrivati alla guida di mezzi che succhiano benzina come vampiri.
La storia scritta da King e presente nell’antologia A Volte Ritornano era una faccenda di poche pagine, sbrigata alla svelta, senza troppe spiegazioni. Data l’assurdità della premessa, meglio mantenersi il più possibile sul vago. Funzionava proprio per queste due caratteristiche: brevità e assenza di un motivo preciso. Logico che o ti inventi qualcosa di eccezionale per trasformare una situazione in una vera storia, o ti attieni alla situazione per 100 minuti, la dilati, la tiri così tanto per spalmarla su un tempo troppo lungo che alla fine la strappi e la rovini. Senza contare che, almeno, King poteva metterci sangue a volontà, mentre Trucks, da bravo prodotto televisivo, non può neppure contare sul fattore frattaglie per intrattenere.
Sono in difficoltà e in imbarazzo, perché trovare qualcosa da aggiungere su Trucks è complicatissimo. Persino il poste è profondamente miserabile. Non c’è analisi che tenga, non si prova neppure piacere a smontarlo e stroncarlo, posto che ci sia qualcosa di piacevole nel demolire un film a cui hanno comunque lavorato decine di persone; non ci si può neppure ergere a baluardo della sacralità kinghiana, perché dai, quattro paginette di un racconto apparso su Cavalier sono povera cosa e non offrono poi tutto questo materiale. Come spesso succede quando una storia breve di King viene portata sullo schermo, è soltanto un mezzo per sfruttarne il nome e, in alcuni casi, è anche un modo per scatenare la creatività di registi e sceneggiatori, alle prese con un intero mondo da inventare. Oddio, non è che, passando in rassegna gli adattamenti dei racconti del Re, mi venga in mente qualcosa di davvero brillante. Forse soltanto La Zattera, ma è un cortometraggio. Badate, non parlo di novelle o di racconti lunghi alla The Mist; parlo proprio di quei raccontini fulminei di cui sono piene antologie come la già citata A volte Ritornano e come Scheletri. Credo che il vero grande fallimento delle trasposizioni cinematografiche kinghiane riguardi proprio la narrativa breve, a meno che non si tratti di segmenti per antologie come Creepshow e poco altro.
Mi piacerebbe, nel pieno del rinascimento kinghiano degli ultimi anni, che a qualcuno venisse in mente di realizzare una serie tv antologica prendendo proprio i vecchi racconti brevi dello scrittore, compreso Camion che potrebbe essere un ottimo episodio per la tv da 25 minuti, se diretto dalla persona giusta, magari, che so io, Eli Roth.
Non credo ci sia altro da aggiungere: Trucks resiste anche ai più nobili tentativi di rivalutazioni postume. È un film sciatto caduto giustamente nel dimenticatoio e rimasto lì, per non essere mai e poi mai riesumato.
Il piccolo grande Mike che tanto bene ha fatto con cose che sembravano infilmabili del Re o con coraggio al limite dell’ incoscienza (ce ne vuole per tornare all’ Overlook) dici che non potrebbe? Un’ antologica? Certo lui è regista un po’ tanto di poetica ben definita è fare un “taled from the crypt” non sarebbe il suo, però, però, però…
Eh, ma non lo so perché questa specie di antologia io la interpreto proprio come una gigantesca goliardata, con la messa in scena di racconti tipo questo o tipo quello assolutamente folle che sta in Incubi e Deliri, Il Dito.
Roba così.
Io Mike lo metto su progetti più seri e artistici.
Brivido almeno riusciva a intrattenere grazie alle musiche del AC/DC e a dei momenti tremendamente comici. Trucks invece è proprio tutto quello che ci può essere di più sbagliato in un film. Regala solo momenti di pura noia.
Ma infatti io non so chi me l’ha fatto fare 😀
Insomma, tutto è bene quel che finisce bene.
In questo caso, quel che finisce.
È che finisce troppo tardi 😀
Accidenti! 😀
Trucks, ovvero Brivido versione poveri e annoiati, nonché una di quelle rare volte in cui ci si può ancora trovare d’accordo con i (bassi) voti affibbiati da IMDb… sul versante “macchine possedute da entità aliene”, poi, a questo punto preferisco di gran lunga rivedermi Killdozer 😉
Ma Killdozer è sette spanne sopra, gioca proprio in un altro campionato 😀