In realtà compiamo gli anni lo stesso giorno, questa meraviglia e io. Nel mese di ottobre, che come tutti sapete, per noi appassionati di horror è speciale, i compleanni quadruplicano e ne festeggeremo uno a settimana, due decennali, un trentennale e un quarantennale per la gioia di grandi e piccini. Non si tratterà, in tutte le occasioni, di film usciti a ottobre. Saranno più che altro dei grandi esclusi che non hanno trovato spazio nei mesi precedenti e mi dispiaceva abbandonare al loro destino. Poi non dite che non vi voglio bene.
Ciò premesso, passiamo senza ulteriori indugi al film di oggi, una horror comedy che prende il classico tropo dei redneck assassini e lo rivolta da cima a fondo.
Tucker and Dale vs Evil vene girato nello stesso anno di The Cabin in the Woods, anche se il secondo, per tutta una serie di problemi distributivi, arriverà nelle sale con parecchio ritardo. Se il film di Goddard è più teorico, cerebrale e per addetti ai lavori, quello di Craig compie un’operazione molto simile, ma lo fa in maniera molto più semplice, anche più rozza, se vogliamo; non per questo, tuttavia, è meno efficace.
Tucker e Dale (Alan Tudyk e Tyler Labine) sono due amici che hanno da poco acquistato una catapecchia negli Appalachi e hanno l’ardire di chiamarla la loro “casa delle vacanze”. Di aspetto sono i tipici hillibilly che siamo abituati a vedere, motosega alla mano, inseguire adolescenti tanto stupidi da campeggiare in certi posti da cui bisognerebbe stare alla larga. Tucker e Dale sono perfetti per interpretare il ruolo che la cultura popolare ha loro assegnato, e per questo dei ragazzotti provenienti dal college e, ovviamente, in campeggio negli stessi boschi dove, anni prima, sono stati consumati degli efferati delitti a firma di redneck, li scambiano per gli assassini che non sono.
Segue una commedia degli equivoci, questa sì, di stampo molto classico, solo che al posto dei disastri derivati dalla mancanza di comunicazione di solito presenti nelle commedie vere e proprie, qui c’è una bella montagna di cadaveri, rimpinguata minuto dopo minuto dall’arrogante superficialità dei ragazzi e dall’atteggiamento ingenuo dei nostri eroi. Che sono Tucker e Dale, se ancora non lo aveste capito.
Commedia degli equivoci, dicevamo, anche sintetizzabile nella domanda che assilla da sempre gli spettatori di questo tipo di film: “Ma perché cazzo non vi parlate?”
Anche Tucker and Dale vs Evil è così: se i due schieramenti si mettessero a dialogare, il film finirebbe dopo dieci minuti, ma è un fatto di cui la stessa sceneggiatura è perfettamente consapevole. C’è un personaggio messo lì apposta a svolgere la funzione di voce della coscienza del pubblico, interpretato da Katrina Bowden, una studentessa di psicologia che si occupa proprio dei danni derivati dalla mancanza di comunicazione. Allison è la nostra final girl e love interest, ricambiato, del bifolco Dale, con gran scorno dei suoi amici fighetti da confraternita, tutti presi a suicidarsi letteralmente nel cortile della “casa delle vacanze” dei due redneck, e troppo imbecilli per rendersi conto che si stanno ammazzando in totale autonomia, senza alcun intervento esterno.
E così abbiamo l’imbecille che si impala da solo, l’imbecille che si tuffa di testa nella frantumatrice per legno, l’imbecille che si dà fuoco e l’imbecille che si spara in faccia, il tutto sotto gli sguardi attoniti e sbigottiti di Tucker e Dale, che volevano soltanto ristrutturare il loro amatissimo tugurio e andare a pesca, e si ritrovano infestati da adolescenti squilibrati che hanno visto troppi film, e campano di pregiudizi. Perché non è del tutto vero che una eventuale comunicazione tra i due gruppi risolverebbe la situazione: quando il cliché supera la realtà, è difficilissimo da scardinare. In altre parole, quando la società ha deciso in partenza a quale categoria appartieni, le circostanze cospireranno per farti rientrare in quella categoria, che tu lo voglia o no.
Non si tratta neanche del solito vecchio adagio delle apparenze che ingannano: i “college kids” di questo film vogliono essere ingannati, in quanto incapaci di accettare che i fatti smentiscano gli stereotipi di cui sono imbevuti. E allora è quasi meglio morire per validarli piuttosto che sopravvivere ed essere obbligati a rendersi conto di quanto il mondo sia un luogo complesso e pieno di sfaccettature.
Che poi, dirà qualcuno, la sto facendo anche troppo seria per una commedia scanzonata come questa, ma io credo che Tucker and Dale vs Evil sia un film molto intelligente, che quasi la sua intelligenza non vuole darla troppo a vedere, e dietro al divertimento slapstick di facciata nasconde una struttura narrativa e concettuale ragionata e persino di un certo spessore; facevo all’inizio del post il paragone con The Cabin in the Woods, un film che, al contrario, ci tiene a dichiararla la propria intelligenza, a stabilire un canale di comunicazione privilegiato con un pubblico colto e attento, in un continuo darsi di gomito a vicenda che forse, per chi non è avvezzo a un certo tipo di giochini meta, può risultare addirittura esoterico. Tucker and Dale vs Evil è diretto, apparentemente semplice, lineare nello sviluppo, ma altrettanto sovversivo.
Non sono infatti solo i tropi dell’horror a venir presi di mira, ma anche quelli della commedia romantica, che Craig si diverte a sbeffeggiare a più riprese nel mettere in scena la storia d’amore tra Dale e Allison; c’è, a mio modo di vedere, una magnifica rappresentazione dell’amicizia maschile, messa in diretta contrapposizione col cameratismo basato sulle gerarchie che invece lega il gruppo di adolescenti imbecilli; viene esaltata la gentilezza e stigmatizzata l’aggressività e il ribaltamento dei ruoli di eroe e villain è gestito in maniera tale da sottolineare a più riprese che i ragazzotti ricchi e borghesi mancano completamente di alcune qualità umane basilari e indispensabili, come l’empatia e la capacità di confrontarsi con l’altro.
Più di tutto, Tucker and Dale vs Evil è un film che, oltre a far ridere a crepapelle, ha anche un cuore grande così, non scade mai nel pecoreccio o nel volgare, riuscendo persino a essere, a suo modo, elegante, e regala alcuni momenti di tenerezza struggente, in particolare nel rapporto tra i due amabili, adorabili bifolchi di cui, ne sono certa, vi innamorerete anche voi.
Mi pare quindi un ottimo modo per cominciare il mese di Halloween con il piede giusto. Felice ottobre a tutti voi.
Già sono passati dieci anni? Come scorre in fretta il tempo. Ammetto di averlo visto alcuni anni fa e di essermi molto divertito. Riesce a far ridere e a intrattenere come pochi ed è sempre un piacere rivederlo.
Sì, è un film divertentissimo, te lo godi dall’inizio alla fine.
Ho amato questo film! Certo che il tempo passa in fretta, già dieci anni?!?
Non dirlo a me: quando ho scoperto quanto tempo era passato, mi sono sentita decrepita 😀
La love story che più mi ha entusiasmata negli ultimi anni. E se ripenso al cretino della gif che hai messo, quello del tuffo, mi piego dal ridere ancora oggi.
Uh, che bella cosa. Vado subito a cercarlo, grazie!
Dale e Tucker mi sembrano tipi con cui parlare dei Molly Hatchet e bere birra. Mi piacciono! Aggiudicato vedo il film
Adorabile, poco da dire, come la tua recensione.
Sai che non avevo pensato a un raffronto con The Cabin in the Woods? In entrambi c’è la volontà di ribaltare parodisticamente le convenzioni, ma se quest’ultimo è sicuramente più spocchioso (e a mio parere sopravvalutato), Tucker & Dale è al contrario limpidamente ludico e gioioso, non vuole stupire a ogni costo ma vuole semplicemente divertire.
Non rivedo The Cabin in the Woods da un po’ per sapere se lo riterrei sopravvalutato adesso. Mi hai dato uno spunto interessante. Dovrei rivedermi una bella serie di film dei primi due o tre anni di vita del blog.
Nuova rubrica in arrivo? 😉 Nel frattempo, un’occhiata attenta a Tucker & Dale gliela darò anch’io (stuzzicato dal tuo interessante parallelo con The Cabin in the Woods)…
Bellissimo, visto all’uscita ancora rido.