Rovistando nel Catalogo Prime Video: W Delta Z

Regia – Tom Shankland (2007)

La selezione di titoli horror offerti da Prime è vasta e anche molto buona, e tuttavia, per tutta una serie di peculiarità (eufemismo per tragiche mancanze) legate al suo motore di ricerca, inoltrarsi alla ricerca di un film da vedere è un po’ come andare a ravanare in un cestone di DVD in offerta dei tempi che furono: si perde un sacco di tempo, spesso ci si ferma agli strati di superficie e si torna pure a casa scoprendo che al DVD manca la traccia audio in lingua originale.
Non preoccupatevi, però: ci sono io. Inauguro oggi una nuova rubrica che è anche un servizio per la comunità; sceglierò ogni mese un horror su Prime, bizzarro, inedito o semplicemente poco conosciuto e ve ne parlerò qui, onde risparmiarvi ore e ore di infruttuosa ricerca.
Comincio con l’esordio in un lungometraggio di un regista che, a metà del decennio scorso, è stato una promessa per l’horror britannico, e poi ha avviato una comoda e un po’ grigia carriera televisiva. Tom Shankland ha attirato l’attenzione degli appassionati nel 2008, con quel delizioso intrattenimento per tutta la famiglia che risponde al nome di The Children, ma già un anno prima aveva dato prova di amare l’umanità intera con questo thriller che trasuda ottimismo da ogni fotogramma e che, se per caso doveste essere un po’ giù di corda, potrebbe spingervi dritti verso la depressione.

 

Prime, purtroppo, ce lo propone solo nella versione italiana, dunque preparatevi alle orecchie che sanguinano, in particolare quando parla la povera Selma Blair, doppiata come se avesse un improvviso bisogno di abbandonare il set per correre al gabinetto. E sì che la sua interpretazione sofferta è una delle cose migliori del film. Però non fatevi scoraggiare, perché W Delta Z vale la pena di essere visto anche in queste barbariche condizioni e non saremo certo noi a dire di no a del buon cinema quando ci viene offerto così, su un piatto d’argento.
Film britannico, ma girato soprattutto negli Stati Uniti, W Delta Z (The Killing Gene sul mercato americano) è parte di quella rinascita dell’horror europeo che ha salvato il genere nei primi anni del XXI secolo, quando oltreoceano impazzava il torture porn. Sulle prime, potrebbe somigliare a uno dei tanti thriller urbani sull’onda lunga di Seven: atmosfere cupe, fotografia livida, dettagli raccapriccianti fatti percepire allo spettatore a livello quasi subliminale; la storia è quella di due detective che indagano su un serial killer responsabile di alcuni omicidi particolarmente efferati. Sulla pelle delle vittime, l’assassino incide la sigla WΔZ, parte dell’equazione di Price, applicata però alla razza umana. In altre parole: cosa succederebbe se ti torturassi e l’unico modo per sfuggire al dolore fosse causare la morte di qualcuno che ami?

Salta immediatamente all’occhio il cast stellare al servizio del film: oltre alla già citata Selma Blair, che vale da sola il prezzo del biglietto anche quando fa la semplice guest star, abbiamo Melissa George, che ai tempi era una presenza fissa in tantissimo horror britannico, statunitense e australiano, un gigantesco Stellan Skarsgård, e persino Tom Hardy, poco più che trentenne e alle prese con il personaggio più esecrabile di tutta la sua carriera.
Shankland ha un occhio tutto particolare per il disagio, la solitudine e la disperazione e qui macina storia e personaggi con la delicatezza di un carro armato. Non va per il sottile e non risparmia niente e nessuno, in un film dove tutte le parti coinvolte sono, in qualche misura, colpevoli, e la protagonista, la detective alle prime armi interpretata da George, ha più che altro il ruolo di osservatrice esterna e impotente, che può solo contemplare lo svolgersi implacabile degli eventi senza potervi prendere parte. 

Alla base degli omicidi c’è infatti una orribile vicenda di corruzione e inquinamento delle prove, un crimine atroce rimasto impunito e per cui è arrivato il momento di pagare, nonostante il prezzo sia altissimo. Le vittime diventano carnefici e viceversa, e la tragedia è rappresentata da quanto sia facile fare confusione tra le due categorie. Ma, ed è qui che secondo me il cinema britannico si distingueva dai cuginetti americani tutti tagli dei tendini e flare arancioni, Shankland non fa mai mancare l’empatia per i suoi personaggi (Tom Hardy escluso, che mamma mia gli schiaffi) e se la parte torture è presente, e anche in parecchie scene, è al contrario assente la parte porn. Non vi è infatti alcun compiacimento nel mostrare la violenza, perché non è quella la ragion d’essere del film, tanto che in campo avviene una sola uccisione, e non è neppure troppo esplicita.
La differenza, per esempio, con un capitolo di Saw a caso, saga con cui ho letto spesso paragonare W Delta Z, è abissale, e comunque il paragone non sussiste proprio: c’è una sorta di principio filosofico cui si attiene il killer nel compiere gli omicidi, o forse sarebbe meglio definirlo pseudo scientifico, ma non viene fatto alcun tentativo di nobilitarne le gesta o di renderlo un personaggio eroico.

Credo che W Delta Z possa essere visto come un tentativo, riuscitissimo, di approccio intelligente e meditato al torture porn, che finisce per negare la validità stessa del filone, non so se consapevolmente o no. Certo che la sceneggiatura è molto calibrata, rivela l’identità dell’assassino circa a metà del minutaggio, ma scopre tutte le carte e porta alla luce il vero mistero del film soltanto nella sequenza conclusiva che, devo ammetterlo, la prima volta mi ha colta alla sprovvista.
È una riflessione dolente sul concetto di altruismo, sul valore che diamo ai sentimenti, sui limiti del nostro amore, e in questo, più che Saw, ricorda quel capolavoro di Martyrs, condividendone anche uno dei temi portanti, quello dell’amore non corrisposto come puro e disinteressato.

Ai tempi ne parlarono in pochi, poi è caduto nel dimenticatoio insieme al suo regista. Sono felice che Prime lo abbia riesumato, nonostante le  dinamiche da cestone dei DVD della piattaforma rendano molto difficile accorgersi della sua esistenza. Però adesso voi sapete che c’è e non esiste ragione al mondo per non vederlo, e godervi un esemplare di horror europeo dei tempi che furono, quando UK e Francia erano la sola ancora di salvezza per gli appassionati in cerca non soltanto di frattaglie, ma di un po’ di spessore, umanità e intelligenza.
Grazie quindi a Prime, e spero in futuro di aiutarvi a scoprire o riscoprire altre perle come questa.

 

 

12 commenti

  1. valeria · ·

    mai sentito nominare, ma dopo questa bellissima recensione e aver letto i nomi del cast coinvolto, non ci sono davvero scuse per non vederlo. mi piace molto questa nuova rubrica, hai sempre idee meravigliose 😀

    1. Ma grazie! È che Prime nasconde davvero dei tesori, però devi perderci tempo. I film sono messi alla rinfusa e non c’è neanche un motore di ricerca degno di chiamarsi tale.

  2. molto interessante
    ma selma con la sua partecipazione ad after mi è scesa tantissimo

    1. Ma perché è malata ed è rimasta lontana dai set per quasi due anni.

      1. ah ok
        cmq nn si torna alle stelle accumulando sterco

        1. Il tuo ragionamento filerebbe se stessimo parlando di una diva, non di una caratterista di seconda fascia con la sclerosi multipla che ha serie difficoltà a trovare ruoli e accetta quello che le propone il suo agente se non vuole smettere per sempre di recitare.

  3. Blissard · ·

    Devo ammettere che tra, le rubriche di recente apertura che hai proposto, questa è quella che mi intriga di più, forse anche perchè sono vecchio e al ricordo dei cestoni dei supermercati nei quali erano ammassati alla rinfusa dvd (o ancor prima VHS) mi si inumidiscono gli occhi.
    Del film non sapevo niente e, viste le tue riserve aulla qualità del doppiaggio, mi accingo a cercarlo in originale.

    1. Per rivederlo l’ho cercato anche io, soprattutto perché mi ricordavo della bravura di tutto il cast, di Selma in particolare, che nelle poche scene in cui appare, eclissa tutti gli altri.
      Però ho avuto delle enormi difficoltà a trovarlo.
      Era più facile 13 anni fa 😔

  4. Giuseppe · ·

    A caccia di tesori horror su Prime: buona idea 😉 E sarà un lavoraccio in piena regola, viste le caratteristiche da “cestone” di quel motore di -per così dire- ricerca!
    Certo che, così ben mimetizzato in quel loro cestone, W Delta Z non doveva proprio essere considerato un titolo da mettere bene in evidenza, considerata anche la discutibile presenza della sola traccia audio italiana (e, visto il livello del doppiaggio, la forte tentazione di rendere giustizia a Selma ascoltandola in originale sta venendo pure a me)…

    1. Purtroppo in evidenza ci mettono solo le nuove uscite, i film più recenti e famosi. Io spero che, prima o poi, implementino il sistema di ricerca, ma la vedo ardua.

  5. Complimenti per il blog, e per questa nuova rubrica (a cui affiancherei una raccolta firme per obbligare Prime a mettere a disposizione sempre le versioni originali – è illegale obbligare il pubblico ad ascoltare Gemma Arterton doppiata)

    1. Io davvero non capisco perché la maggior parte dei film non ha la doppia versione coi sottotitoli. Prime ha un catalogo meraviglioso e poi si perde su queste cose.
      Grazie!

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