Il 1968 è l’anno zero del New Horror. Poche date hanno la stessa importanza di questa, perché esiste un horror prima e un horror dopo Romero, perché niente sarebbe stato come prima. E se è vero che, come abbiamo visto nelle puntate precedenti, i semi della rivoluzione erano già stati gettati, è soltanto adesso che germogliano in tutto il loro putrefatto splendore. C’è ancora spazio, ovvio, per dei film più tradizionali e meno dirompenti, ma è evidente che il genere è ormai decollato verso nuovi territori, ancora tutti da esplorare; la vita del cinema gotico classico si farà sempre più dura, suggestione e atmosfera cederanno il posto alla violenza esplicita, gli Stati Uniti prenderanno il posto che era stato, fino a quel momento, della Gran Bretagna come punta di diamante dell’horror mondiale, giovani registi, arrabbiati e iconoclasti, fonderanno un nuovo immaginario, e gli artisti del make-up lo plasmeranno a botte di sangue finto e schiuma di lattice.
Ma tutto questo fa parte del futuro prossimo del genere, perché, lo sappiamo, le cose non cambiano da un giorno all’altro. Ci sarà dunque ancora tanta Inghilterra nella decina di film che andremo ad analizzare brevemente, un bel pezzo d’Italia e sorprese varie, anche insospettabili. Ma ormai il danno era fatto ed era anche irreparabile. Per fortuna.
1. L’Ora del Lupo – Regia di Ingmar Bergman (Uscito in Svezia il 18 Febbraio del 1968)
E infatti l’anno si apre subito con un autore insospettabile, che non dovrebbe mai trovarsi su questo blog (non siamo degni) se non fosse per il fatto che un horror lo ha diretto persino lui. Sulla sua appartenenza al genere, dato l’immaginario da incubo allucinato che Bergman ha messo in scena per quasi due ore, non ci sono dubbi di sorta: L’Ora del Lupo non sarà catalogabile come “film di genere”, con tutte le restrizioni e le regole cui un’opera di solito deve sottostare per rientrare nella categoria, ma è sicuramente un’epopea nell’orrore più estremo e totalizzante, e dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che l’horror è un miasma capace di infettare chiunque. Ma proprio chiunque.
2. Kuroneko – Regia di Kaneto Shindô (Uscito in Giappone il 24 Febbraio del 1968)
Non se ci avete fatto caso, ma il Giappone è una costante in queste mie liste: non importa quale paese abbia dominato il mercato nel corso degli anni; il cinema horror nipponico è sempre stato lì, a dare del filo da torcere a tutti. Se dovessi dare una definizione di Kuroneko, direi che si tratta di un rape & revenge soprannaturale; ispirato a una leggenda del folclore locale, racconta di due donne che vengono violentate e uccise da dei soldati, e tornano sotto forma di spiriti vendicativi a dispensare la giusta punizione. E poi c’è un adorabile gatto nero, quindi con me un film così vince in partenza.
3. Il Grande Inquisitore – Regia di Michael Reeves (Uscito in UK il 19 Maggio del 1968)
Non so cosa altro potrei dire su questo film che io non abbia già detto le centinaia di volte in cui l’ho menzionato. Ho persino una maglietta con il faccione di Vincent Price e il titolo del film, che non riconosce mai nessuno, ma mi riempie di smodato orgoglio (e di gratitudine per chi me l’ha regalata. Grazie, Maestro). In questa decina sono presenti film più importanti, più famosi, più tutto, ma nel mio cuore ci sarà sempre Reeves al primo posto, perché dirigere una cosa del genere a 24 anni ha del miracoloso, e perché non c’è mai stata una migliore interpretazione di Price in tutta la sua lunga carriera.
4. Rosemary’s Baby – Regia di Roman Polanski (Uscito negli USA il 12 Giugno del 1968)
Pure qui, che vi devo dire? Cosa c’è da aggiungere? Parliamo del primo film demoniaco moderno della storia del cinema horror, quello che toglie Satana e la ritualità a esso legata dalle campagne, li spoglia della sua componente folk, e li trasferisce nella grande città, tra la borghesia, caricandoli di ansie e paranoie (soprattutto paranoie) tutte contemporanee. Non ho alcuna stima di carattere umano nei confronti di Polanski, anzi, lo disprezzo profondamente, ma che contributo immenso ha dato all’horror.
5. The Devil Rides Out – Regia di Terence Fisher (Uscito in UK il 20 Luglio del 1968)
Torniamo nella cara, vecchia Inghilterra con un altro film demoniaco, più tradizionale, ma soltanto nell’estetica: The Devil Rides Out è infatti ciò che succede quando la Hammer va a briglia sciolta e mette su uno spettacolo infernale a base di magia nera di tali proporzioni che vi sfido a non restare a bocca aperta e mascella slogata nel crescendo finale. Film più metal della storia del cinema, senza rivali.
6. Bersagli – Regia di Peter Bogdanovich (Uscito negli USA il 13 Agosto del 1968)
Un altro regista insospettabile si unisce al gruppone di quelli che almeno un horror in carriera lo hanno girato. Qui c’è nientemeno che Boris Karloff a interpretare una versione di se stesso, ovvero una anziana star di cinema dell’orrore alle prese con un veterano del Vietnam impazzito e rifugiatosi nel cinema dove l’attore ha acconsentito a fare un’ultima apparizione promozionale, prima di ritirarsi dalle scene. È un film poco noto, almeno dalle nostre parti, ma bellissimo e tremendamente teso. Karloff poi, è così bravo da risultare commovente.
7. Tre Passi nel Delirio – Regia di Federico Fellini, Louis Malle, Roger Vadim (Uscito in Italia il 12 Settembre del 1968)
Restando sempre nel campo degli insospettabili (siamo pieni, questa settimana), qui ne abbiamo addirittura tre, tutti intenti a giocare con il genere in questo strambo film a episodi tratti da tre racconti di Poe, e dove addirittura Fellini plag…ehm… cita Mario Bava e la sua bimbetta di Operazione Paura. La qualità non è uniforme: ho sempre trovato molto debole il segmento di Vadim, mentre amo in maniera smisurata quello firmato da Malle. Resta comunque un buon esempio di horror sofisticato e un po’ con la puzza sotto al naso.
8. La Notte dei Morti Viventi – Regia di George A. Romero (Uscito negli USA il 1 Ottobre del 1968)
Ed ecco la storia che cambia, con l’invenzione cinematografica più importante, longeva e adattabile a ogni situazione ed epoca di sempre: arrivano gli zombie e portano la rivoluzione, oltrepassando ogni limite consentito, ogni concetto di ciò che era lecito o non lecito rappresentare sullo schermo. Quello che ha fatto Romero, girando un b movie in bianco e nero che si pensava buono per fare due lire sul mercato dei drive in, è stato scardinare il genere alle sue fondamenta.
Benvenuti nell’horror moderno.
9. Un Tranquillo Posto in Campagna – Regia di Elio Petri (Uscito in Italia il 15 Novembre del 1968)
Scusate se mi ripeto, ma qui c’è una tale quantità di transfughi dal cinema “alto” a quello “basso” che non so più dove metterli. Con questo film, Petri vince anche l’Orso d’Argento a Berlino, così, tanto per dire che l’horror intellettuale non è affatto invenzione recente, ma anzi, c’è sempre stato, e il macabro, il soprannaturale e l’incubo hanno affascinato, e continueranno affascinare, tantissimi autori e registi di ogni estrazione. Un Tranquillo Posto in Campagna è unico nel suo genere, davvero. Difficilmente troverete un film che gli somigli, anche alla lontana. La critica, ai tempi, tirò in ballo il solito Poe, ma il film è liberamente tratto da un racconto di Oliver Onions.
10, Twisted Nerve – Regia di Roy Boulting (Uscito in UK nel Dicembre del 1968)
Chiudiamo con un ritorno in territori più consoni ai toni e alle ambizioni di questo blog: Twisted Nerve è un film controverso, che ha scatenato, persino all’epoca, tante polemiche per come mette in scena la malattia mentale, collegandola in maniera più o meno diretta a comportamenti criminali. In realtà, si tratta dell’ennesimo (e anche uno degli ultimi) tentativo di capitalizzare sul successo di Psycho, narrando la storia di un ragazzo affetto da gravi disturbi comportamentali e dell’apprendimento, che comincia a uccidere chiunque si metta in mezzo tra lui e la donna di cui si è innamorato.
Trattasi di pura exploitation su un tema delicato. Non so quanto sia giusto consigliarlo, ma è un film che mette davvero a disagio e che oggi non verrebbe mai e poi mai realizzato.
Credo sia, tutto sommato, un bene, ma la storia del genere è fatta anche di prodotti di questo tipo.
Che splendore di lista! C@zzalora che anno!
Me ne mancano due, Tre passi nel delirio (la gif che hai messo mi ha fatto saltare un battito…) e Twisted Nerve; il primo non l’ho colpevolmente mai voluto vedere per via della mia epidermica antipatia nei confronti di Fellini, del secondo sconoscevo persino l’esistenza.
Sul resto c’è poco da dire, un’ammucchiata di capolavori.
Sì, fa abbastanza impressione, e considera che, per il 1969 dovrò saltare l’anno perché non arrivo a 10.
L’unico caso in tutto questo tempo in cui mi trovo in difficoltà serissime.
Mi mancano Twisted Nerve (mai sentito parlarne prima) e Kuroneko (questo lo conoscevo ma non sono mai riuscita di recuperarlo). Per il resto, nonostante l’affetto per il baby di Rosemary e la bellezza d’angelo dannato di Terence Stamp, anche quest’anno non c’è partita. La notte dei morti viventi è un film che segna uno spartiacque. Mi ricordo ancora nitidamente le condizioni in cui avvenne la prima visione, tanti anni fa. Luogo: il mitico Universale di Firenze, un cinemino ultra economico di periferia su cui hanno scritto anche un film e girato un film. Ogni giorno il programma cambiava e tutti i venerdì erano dedicati al cinema horror. Questi “venerdì dell’orrore” (si chiamavano così) non erano proiezioni come tutte le altre, piuttosto esperienze di vita per la gazzarra da stadio del pubblico che le accompagnava – bastava una tetta nuda per scatenare l’inferno – ed anche in occasione della Notte i coretti e le battutacce non mancarono di certo, eppure… mamma mia. Alla fine feci fatica ad alzarmi dalla seggiola. Capolavoro assoluto.
Vorrei tanto aver visto La Notte su grande schermo per la prima volta. E invece fu in VHS.
Ma non me lo sono mai dimenticato neanche io.
ripeto quanto detto nei commenti sopra: CHE ANNATA. il mio film del cuore é indubbiamente “l’ora del lupo”, ma se la gioca con “rosemary’s baby” (rivisto tra l’altro pochi giorni fa e invecchiato benissimo), ne ho diversi da recuperare ma tutti già in rampa di lancio, compreso il semi-sconosciuto “twisted nerve”, del quale avevo letto la trama parecchio tempo fa e mi aveva subito incuriosito. non conoscevo “bersagli”, ma ci vuole poco a rimediare 😀 lista stupenda, come sempre!
Grazie ❤
Quando hai questo materiale a disposizione, le liste si fanno da sé. Però è davvero interessante ripercorrere la storia del genere insieme a voi tutti 🙂
Che annata (e che lista) straordinaria. Il grande inquisitore è diventato dall’anno scorso uno dei miei film preferiti, se penso a quello che avrebbe potuto fare dopo Reeves, mannaggia… Corro invece a recuperarmi Devil Rides Out che sembra abbastanza clamoroso (Christopher Lee, magia nera e metal, do per scontato che sia un documentario sulla sua vita privata). Grazie!
Reeves, il più grande rimpianto della storia del cinema.
24 anni e fai quella roba. Non voglio neanche pensare a cosa avrebbe potuto fare a 40, che mi metto a piangere.
Vero, che gran rimpianto. Primo ed unico film del regista, morto suicida a soli 25 anni, pochi mesi mesi dopo l’uscita della pellicola.
Un grande talento andatosene troppo presto! 😦 Ricordo, a proposito, il rispettoso e toccante omaggio che gli venne tributato sul n. 353 di Dylan Dog, intitolato “Il generale inquisitore”: se non l’hai letto, recuperalo che ne vale la pena (cosa che non si può più dire spesso da anni riguardo a DyD).
Ottima lista per un ottimo anno (Twisted Nerve non l’ho ancora visto), con la doverosa inclusione di Bergman, Shindô e Petri… parlando poi del segmento di Tre passi nel delirio “Toby Dammit”, è sempre un bel vedere Fellini che omaggia Bava in modo così palese 😉
Già, dopo le vacche grasse del 1968, comprendo la difficoltà di stilare una top ten di quelle deperite del 1969. Ho dovuto faticare a trovare qualche titolo degno di entrare in lista (Gli orrori del liceo femminile, Contronatura e… pochissimo altro, anche ad essere di maglie larghe). Tuttavia una pellicola che, se non è un capolavoro poco ci manca, è uscita anche in questa annata tanto avara di horror: Blind Beast di Yasuzo Masumura, film morboso, un delirio di forme femminili inserito in un incubo dadaista, bello e disturbante. Mi garberebbe conoscere la tua opinione.
Sì, e infatti con quello di Masumura, eravamo a 5 titoli, inserendo anche quello che, secondo me, è il capolavoro della Hammer: Distruggere Frankenstein. Ma non sono sicura di riuscire ad arrivare a 10 😦
Che bello vedere in lista Kuroneko. Lo vidi da bambino, che andavo forse in terza elementare.
Ah, la RAI dei tempi d’oro.
E naturalmente, consiglio di recuperare anche il romanzo di Dennis Whatley da cui è tratto The Devil Rides Out.
Because Mocata Wills It So!
L’ora del lupo capolavoro assoluto, uno dei miei film preferiti di sempre
Si, film di grande fascino, inspiegabilmente considerato minore nella filmografia del regista, ma fatico a catalogarlo come un horror, l’ho percepito più come un film psicologico con una forte componente onirica.
Mannaggia, ma me ne mancanco tantissimi, qui e’ un po’ come tornare a scuola.
Vado subito dietro la lavagna, perifrasi di altri tempi, lo so, ma direi che ci puo’ stare, si parla di 50 anni fa.
PS: grazie per il lavoro che fai, sempre interessante e ricco di spunti.
Ma figurati! Si cerca sempre di lavorare al meglio, ma ti assicuro che mi sfuggono un sacco di cose 😀