Pillole di inizio decennio

Con questa illustrazione dalla pucciosità infinta del bravissimo artista Nikita Veprikov, apriamo le prime pillole dell’anno, anzi, del nuovo decennio. In realtà, il titolo altisonante nasconde il recupero di un paio di fondi di magazzino del 2019 e un paio di uscite recenti, capitate a cavallo tra dicembre e gennaio e quindi andate smarrite nel vortice di classifiche e riepiloghi e montaggi (mannaggia a me e a quando mi vengono in mente certe idee balzane) di fine anno. Gennaio, si sa, non è mai un mese straordinario per il cinema horror: la prima novità degna di attenzione arriverà in sala alla fine di questa settimana, mentre la corsa agli Oscar monopolizza tutta l’attenzione. Ci dobbiamo quindi accontentare di quello che si raccatta in giro e attendere quel paio di mesi, almeno fino all’arrivo della primavera, di solito abbastanza sguarniti.
Ma qui su Ilgiornodeglizombi, non resterete mai senza consigli di cose belle da vedere, è una promessa.

Il primo dei fondi di magazzino provenienti dal 2019 è una deliziosa horror-comedy australiana, resa tale soprattutto dalla presenza di Lupita Nyong’o, senza la quale il film perderebbe almeno l’80% delle sue attrattive. Parlo di Little Monsters, diretto da Abe Forsythe (che, pare, dirigerà il prossimo remake o reboot o sequel, di Robocop), ove la nostra Lupita interpreta una maestra d’asilo alle prese con il diffondersi repentino del classico virus zombie durante una gita in una fattoria con la sua classe di frugoletti scalmanati.
Lupita, per non spaventare troppo i bambini, decide di far credere loro che sia soltanto un gioco. Com’è logico, data la trama, le spalle di Lupita sorreggono l’intero film, e lei appare come una sorta di divinità in ukulele e abitino giallo, consapevole della sua immensa bravura, quasi sprecata per una vicenda esile e ingenua come questa. Eppure, nonostante tutto, Little Monsters funziona, intrattiene e commuove persino. Dalla sua ha anche i tipici momenti da delirio australiano, anche se mitigati dalle circostanze, e degli effetti gore molto pregevoli.
Per una serata disimpegnata e in adorazione di Lupita.

Rimanendo sempre in ambito di horror-comedy, diciamo due parole anche su uno dei primi horror usciti in questo 2020: Snatchers, scritto e diretto dalla coppia di giovani esordienti Stephen Cedars e Benji Kleiman, racconta di una gravidanza adolescenziale e indesiderata che porta dritta al rischio di un’invasione aliena e della conseguente fine del mondo; la sedicenne Sara si ritrova incinta di quell’idiota del suo ragazzo, ma si accorge molto presto che il “bambino” ha qualcosa di strano. Già il secondo giorno dopo aver scoperto il guaio, la ragazza ha una pancia che neanche al nono mese, e quando si reca in clinica per capirci qualcosa, il nascituro decapita il ginecologo che la sta visitando.
Seguiranno ondate di splatter, stragi di poliziotti, mostriciattoli gommosi che prendono vita senza un briciolo di CGI, il tutto a bassissimo costo, ma realizzato con tanta gioia di disgustare e far ridere quella categoria di spettatori cui non disturba essere sommersi da sangue e cattivo gusto, anzi, ne sono felicissimi.
Per quanto scanzonato e sbilanciatissimo sul lato comico, Snatchers dice anche qualcosa di interessante a proposito dello stigma sociale che colpisce una giovane donna, delle aspettative che la circondano e, alla fine, la sovrastano, e della responsabilità condivisa. Insomma, è molto meno sciocco di quanto non possa sembrare a una prima occhiata.

Cambiamo radicalmente genere e andiamo a trovare un regista interessante, ma che non è ancora riuscito (opinione personale) a realizzare un lavoro di peso: Adam Egypt Mortimer esordisce nel 2015 con Some Kind of Hate, un film dallo spunto meraviglioso, ma dall’esecuzione un po’ monca; Mortimer ritorna, quasi cinque anni dopo con Daniel Isn’t Real, e i problemi sono più o meno gli stessi, anche se si registra un netto miglioramento. Anche qui, l’idea di partenza è a dir poco fantastica: un amico immaginario che comincia a vivere di vita propria, incarnando il lato oscuro dell’immaginazione del suo creatore. La prima parte del film è la migliore, con il piccolo Luke, bambino solo e con madre affetta da serie problematiche di salute mentale, che si inventa Daniel per avere qualcuno con cui giocare. Quando però Daniel comincia a fare danni, Luke lo rinchiude in una casa di bambole e se ne dimentica, almeno fino a quando non torna a casa per qualche giorno dal college, trova la situazione della mamma ormai completamente deragliata, e anche lui non si sente poi troppo bene. Rispolvera così il vecchio Daniel, che nel frattempo è cresciuto ed è diventato Patrick Schwarzenegger, e la sua vita si trasforma in un incubo.
Detto così, pare tutto bellissimo, ma purtroppo Mortimer si smarrisce nella seconda parte del film, quando prende una certa direzione, la sottolinea, la rende il più chiara possibile senza lasciare allo spettatore alcun dubbio di sorta. Allora il fascino di Daniel perde parecchi colpi, il film somiglia troppo a un pastrocchione fantasy con tanto di campane tibetane e sedute di ipnosi, e si salva soltanto per la bravura del giovane Schwarzenegger e perché Mortimer mantiene comunque un certo controllo della messa in scena.
Peccato, perché, davvero, i primi 40 minuti o giù di lì facevano intravedere una certa grandezza. Da vedere comunque, perché dietro ci sono talento e ambizione da vendere.

Chiudiamo, come di consueto, con il migliore del mucchio: I See You era passato completamente sotto il mio radar, fino a quando Emma di Spookyastronauts, non ha realizzato questo video e io non mi stancherò mai di ringraziarla per averlo fatto.
All’inizio, ero sul serio intenzionata a scrivere una lunga recensione/analisi del film, ma poi ho cambiato idea, e non perché non ci siano tante cose da dire, ma perché meno sapete di I See You meglio è.
Restando sul generico, racconta di un poliziotto in una cittadina di provincia, della sua famiglia abbastanza disastrata e delle indagini su un ragazzino scomparso mentre pedalava nei boschi. In parte è un home invasion, in parte è un thriller psicologico, ma è anche un found footage, almeno per una manciata di minuti, un dramma con parecchi elementi kinghiani, un film che ti costringe a cambiare punto di vista in continuazione. E già vi ho detto troppo. Owen Teague (già visto in entrambi i capitoli di IT) è una vera e propria rivelazione, un attore dalle capacità espressive pressoché infinite. I See You è uno dei thriller migliori del 2019, ed è un peccato che sia passato inosservato. Spero che queste poche righe vi spingano a recuperarlo; io, nel frattempo, vedo di andarmi a spulciare ben bene l’intera filmografia del regista (britannico, ma tu guarda) Adam Randall. Buona caccia.

8 commenti

  1. valeria · ·

    “little monsters” l’avevo adocchiato proprio per la presenza di lupita. “i see you” invece mi era completamente sfuggito! :O ecco perchè adoro le tue pillole: danno sempre grandi soddisfazioni 😀

    1. I See You era completamente sfuggito anche a me. Per fortuna che seguo della gente fighissima che mi dà un sacco di ottimi consigli 😀

  2. Giuseppe · ·

    Little Monsters, almeno per certi versi, sembra quasi essere la versione horror de “La vita è bella” del Roberto Benigni che fu… penso proprio all’importanza dell’espediente giocoso per rendere la cosa accettabile ai bambini (qui Lupita e gli zombi, lì Roberto e i nazi: sempre di aver a che fare con dei mostri si tratta dopotutto, e in entrambi i casi) come caratteristica comune ai due film.
    Snatchers lo vedo come un’ibridazione virata al gore fra “Il villaggio dei dannati”, per via delle nascite aliene, e i temibili super-soldati (sempre di natura non terrestre) dell’ultima stagione di X-Files, per via della loro pessima abitudine di finire gli avversari decapitandoli (con il semplice taglio della mano)… chissà che, tra le altre cose, Cedars e Kleiman non abbiano inteso omaggiare sia Wolf Rilla che la celebre serie di Chris Carter 😉
    Ah, e aggiungimi tranquillamente alla lista di chi si era lasciato sfuggire del tutto I See You…

  3. Sai che Daniel isn’t real mi ha intrigato tantissimo nonostante alcuni difetti?..ho trovato echi di Barker e di Cronenberg..e nonostante ci possa essere una simbologia forse un po’, diciamo così, semplicistica,mi ha inquietato non poco.👍😊

    1. Ma ha intrigato tantissimo anche me. Per i primi 45 minuti ero letteralmente rapita dal film. Poi, secondo me, sottolinea troppo la parte, diciamo così, “soprannaturale” (sto cercando disperatamente di non fare spoiler) e toglie molta ambiguità alla vicenda.

  4. Sono tutti film di cui non avevo mai sentito parlare, per cui grazie delle dritte, tenterò i recupero, sperando che ci sia sottotitoli disponibili in italiano o in francese

  5. Appena finito di vedere I See You: molto buono, soprattutto sorprendente nel senso letterale del termine. Che boccata di ossigeno imbattersi ogni tanto in un horror che non è fatto con lo stampino e non si basa solo sui soliti jumpscare. Qui c’è una storia complessa, dei cambi di punti di vista che danno tutto un altro significato a quanto fino ad allora visto, degli esiti non prevedibili . L’unica cosa che non ho apprezzato è stata Helen Hunt, resa quasi irriconoscibile da un litting mal riuscito che ha certo spianato le rughe ma anche semi-paralizzato il volto.

    Subito andata a controllare cosa altro ha fatto il regista: questo è il suo terzo lungometraggio, senza contare due in pre-produzione. Ho visto il secondo, iBoy su un ragazzo che, a seguito di un incidente, acquisisce strani poteri: non brutto, anzi ben girato e con qualche sequenza ad effetto, ma nell’insieme un poco banale. I See You segna un netto miglioramento, sia per l’originalità della trama che per la messa in scena, con movimenti di macchina molto fluidi ed eleganti.

    In conclusione, ancora grazie per la dritta: senza di te, difficilmente avrei recuperato questo horror/thriller che è un vero gioiellino.

    1. Non è piaciuta neanche a me Helen Hunt, ma credo sia stata utile al regista per avere un nome vendibile in cartellone, anche perché il suo ruolo è molto marginale.
      Non sta invecchiando bene, poveraccia.
      Sono comunque contenta che ti sia piaciuto il film!

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