10 Horror per un Anno: 1977

Io, quando si tratta di raccontare l’horror degli anni ’70, entro in uno spazio fatto di totale beatitudine, smarrisco lo spirito critico e, semplicemente, mi beo di un momento in cui il cinema godeva di una libertà quasi assoluta; non è un fatto di nostalgia: io gli anni ’70 non li ho vissuti, nel ’77 neanche ero nata, e se dovessi provare della nostalgia, questa sarebbe relativa alla seconda metà degli anni ’80 o ai primi ’90, ecco. Se ho nostalgia di qualcosa, ce l’ho per quando sono andata a vedere Scream in sala. Il mio amore incondizionato e poco lucido per l’horror degli anni ’70 è proprio relativo a una concezione di cinema che è molto simile alla mia, quella dove è l’autore, e non la grande corporazione, non il pubblico di bestie, a prendere delle decisioni e ad assumersi le responsabilità delle proprie scelte, dove a segnare il cammino sono creatività, visione e idee. Una concezione che ritrovo nell’horror contemporaneo (non in tutto, non sempre) e che mi fa ripetere fino alla nausea la parola “rinascimento” quando mi riferisco a esso.
Ma tornando a noi, non riesco mai a decidermi se il mio anno preferito in tutta la storia del cinema horror sia il 1979 o questo, quindi reggetevi forte che oggi si parla di roba veramente buona.

1. Suspiria – Regia di Dario Argento (Uscito in Italia il 1 Febbraio del 1977)

Come accade con tutti i grandissimi capolavori, sintetizzare Suspiria in poche righe è un’impresa impossibile, e tocca andare sul personale, cercare di esprimere quello che, a un livello profondo, ha significato per te un film come Suspiria. Perché vedere tutta quella bellezza e tutto quell’orrore, spesso fianco a fianco o addirittura sovrapposti in un’unica inquadratura, mi ha fatto capire, quando ero piccina, e quindi non consapevolmente, quanta poesia visiva possa esserci in un horror, quanto sia il genere più puro e artistico che esista. E se spesso fatico a capire l’attaccamento provato dai suoi fan nei confronti del Darione nazionale, quando rivedo Suspiria, so da dove arriva tutto quell’amore, e mi sembra all’improvviso naturale, ovvio, dovuto.

2. Eraserhead – Regia di David Lynch (Uscito negli USA il 19 Marzo del 1977)

Esordio low budget in bianco e nero, anni di riprese per la difficoltà di reperire i fondi, cinema sperimentale, una costruzione del sonoro che ha richiesto, anche quella, anni di lavoro da parte di Lynch e del suo collaboratore Alan Splet: Eraserhead è l’inizio di un mito, anzi, di un monumento, un regista con un percorso artistico che non ha corrispettivi in nessuno dei suoi colleghi, e a cui solo gli anni ’70 potevano dare l’abbrivio. Si può non amare Lynch, o si può non amare il suo fanclub, ma non si può metterne in discussione il genio. Quando dico che gli anni ’70 hanno rappresentato un momento irripetibile, è soprattutto all’emergere di queste personalità che mi riferisco. Oggi, non credo avrebbero la possibilità di esordire, non credo neanche che il pubblico darebbe loro il credito che è stato dato a Eraserhead all’epoca. E devo ammettere che la morte dello sperimentalismo mi fa un po’ paura.

3. Audrey Rose – Regia di Robert Wise (Uscito negli USA il 6 Aprile del 1977)

Voliamo un po’ più basso (ma neanche tanto), con l’ultimo horror della carriera di Wise, e suo penultimo film per il cinema. Il film è tratto da un romanzo di De Felitta (che scrisse anche la sceneggiatura) e racconta di un uomo convinto che una ragazzina sia la reincarnazione della sua defunta figlia. Wise, cresciuto alla corte di Val Lewton, è un altro regista dalla carriera spaventosa, e ha lasciato il segno in tutti i generi cinematografici possibili e immaginabili. Audrey Rose è un raffinatissimo horror psicologico, con una prima parte eccellente, e una seconda un po’ più fracassona che spalanca del tutto le porte al soprannaturale. Aiutato da un cast in forma smagliante (ma Wise è sempre stato uno che gli attori li dirigeva alla grande), forse perde un minimo sul finale, ma è comunque un esempio di solidità e professionalità ad altissimi livelli.

4. Rabid – Regia di David Cronenberg (Uscito in Canada l’8 Aprile del 1977)

Dal grande vecchio al crepuscolo della carriera, a un altro giovane arrabbiato, anzi, incazzato nero. Perché il primo Cronenberg era rabbia pura (gioco di parole voluto) messa su pellicola. Rabid, lo dicevamo giusto qualche giorno fa, è un film di exploitation, una sordida faccenda di zombie e parassiti che funziona nelle sue povertà e sporcizia. Erano bei tempi, quelli in cui Cronenberg faceva crollare la civiltà un film sì e l’altro pure, quando faceva nascere il body horror con un’operazione di chirurgia estetica andata nel peggiore dei modi, quando l’orrore scaturiva dai corpi e andava a plasmare e a demolire altri corpi. Serie B d’autore, se vogliamo. Meravigliosa.

5. La Macchina Nera – Regia di Elliot Silverstein (Uscito negli USA il 13 Maggio del 1977)

Se ci dovessimo mettere a contare le volte in cui a Spielberg è venuta un’idea geniale, e questa idea ha generato cloni su cloni, finiremmo il prossimo decennio. The Car è un riuscitissimo ibrido tra Lo Squalo e Duel. In altre parole è Jaws nel deserto, con la Lincoln al posto del grande squalo bianco; perché se è ovviamente il film per la tv diretto da Spielberg nel 1971 il punto di riferimento cui viene più facile pensare, quando si guarda The Car, l’arrivo della macchina assassina del titolo in una piccola comunità, che comincia a investire qualunque cosa si trovi lungo la strada, deve moltissimo al leviatano impazzito di Amity. Bel thriller soprannaturale che fa un vanto della sua completa assenza di spiegazioni. Gli anni ’70 erano anche i tempi in cui si poteva fare a meno degli spiegoni e nessuno si lamentava.

6. Le Colline Hanno gli Occhi – Regia di Wes Craven (Uscito negli USA il 15 Giugno del 1977)

E parlando di derivazioni, Non Aprite quella Porta è un altro di quei film che ha seminato una progenie di cuccioli, soltanto che i temi cui Craven era interessato non erano soltanto quelli relativi al cuore selvaggio e non civilizzato dell’America, a quella frontiera oltre la quale si potevano trovare solo morte e dolore, ma anche alla famiglia, o meglio, all’interazione tra nuclei familiari all’apparenza opposti, eppure tanto, troppo simili. I villeggianti in camper e i cannibali si specchiano gli uni negli altri, in questo incubo in pieno sole e, nel deserto, si mette in scena una lotta per sopravvivenza in cui la differenze si annullano e si regredisce a uno stadio bestiale per salvare la pelle, facendo cadere di dosso ai personaggi anni e anni di civilizzazione come se fosse polvere accumulata sui vestiti e nulla più.

7. L’Orca Assassina – Regia di Michael Anderson (Uscito negli USA il 22 Luglio del 1977)

Non è colpa mia se continuo a parlare di Spielberg e di Jaws ogni volta che se ne presenta l’occasione; è che l’occasione si presenta sempre: Orca è un classico caso di progetto nato con l’unico intento di capitalizzare su un marchio famoso (quel volpone di De Laurentiis ci vedeva lungo) e poi diventato un film vero, interessante, anche autonomo rispetto al suo modello, perché prende una direzione molto diversa, quella della vendetta, quella dove il cetaceo non è più soltanto un nemico da abbattere, una forza della natura prodigiosa che l’uomo deve sconfiggere, ma una creatura intelligente che soffre e diventa il simbolo del dolore dell’intero mondo animale. Più che al cinema horror e d’avventura, Orca appartiene al filone dell’eco-vengeance. C’è perfino chi lo preferisce al film di Spielberg.

8. Hausu – Regia di Nobuhiko Obayashi  (Uscito in Giappone il 30 Luglio del 1977)

La storia di una casa che divora le persone che ci abitano. Però è soprattutto una commedia, girata con uno stile non convenzionale, con inserti animati, con una vena di follia pura che pervade ogni minuto del film, e con idee che il regista si fece suggerire da sua figlia, all’epoca adolescente. Hausu fu un successo enorme di pubblico in Giappone, ma la critica se ne prese gioco, giudicandolo infantile. È stata poi la sua distribuzione in sala Stati Uniti, addirittura nel 2009, a regalare al film una seconda vita. Bollato ai tempi, in patria, come un prodotto per ragazzini (fu con gli spettatori più giovani che la Toho fece i soldi veri), è stato rivalutato di recente e, nonostante sia un film molto bizzarro, non sempre riuscito e a tratti ridicolo, è comunque un’esperienza che vi consiglio di fare. Potreste seriamente innamorarvi.

9. Shock – Regia di Mario Bava (Uscito in Italia il 12 Agosto del 1977)

Il canto del cigno della carriera di Bava è un film splendido che contiene quasi tutti i temi e i vezzi della sua poetica, ed è ancora oggetto di citazioni da parte di registi da ogni angolo del globo. Mi vengono in mente i recenti The Babadook e The Prodigy, entrambi intenti a pescare a piene mani dall’incubo familiare costruito da un Bava anziano e a cui non restava poi molto da vivere, ma ancora capace di creare l’orrore a partire dal nulla. Shock parte lento e un po’ sornione, anche più sobrio rispetto a quello cui il regista ci ha sempre abituati, e procede in crescendo costante fino agli ultimi dieci minuti che sono un tour de force quasi di tensione quasi insostenibile.
Difficile da definire e da collocare, scambiato spesso per un Giallo, quando Giallo non era, credo che Shock possa essere considerato l’ultimo, grande gotico della tradizione del cinema di genere italiano.

10. Sette Note in Nero – Regia di Lucio Fulci (Uscito in Italia il 23 Agosto del 1977)

Ultimo Giallo di Fulci, prima di approdare all’horror puro con Zombie 2 e, infine, all’horror metafisico della trilogia. Eppure, anche qui, l’eco del cinema gotico è ben presente, a partire dalla protagonista femminile con doti paranormali, il tema ricorrente e ossessivo dell’essere murati vivi, le visioni che sono in realtà premonizioni e l’atmosfera generale che usa una trama investigativa (Virginia deve scagionare suo marito dall’accusa di omicidio) per andare a parare in una narrazione frammentaria, ancora coerente, certo, ma più che anticipa in qualche modo il Fulci visionario degli anni ’80. Memorabile la colonna sonora a firma di Bixio, Frizzi e Tempera, autori di uno dei temi più bella della storia del cinema italiano.
E insomma, un’annata niente male, che ne dite?

13 commenti

  1. Che bellissimi film, e sopratutto questa volta a parte il film giapponese li ho visti tutti. Anzi amati tutti. La macchina nera era la mia fissa da bambino ma non la facevano vedere, fino a quando una sera mio padre mi ha fatto la sorpresa di guardarla insieme,tifando per la macchina che noi brianzoli siamo un po’ come i texani, bastardi inside. Orca io l’adoro: il tema della vendetta è una mia ossessione di spettatore o lettore. In più qui l’animale non muore (tanto per dire ci rimanevo male quando mi ammazzano Bruce eh!) Le colline hanno gli occhi, anche qui c’è il pastore tedesco che si vendica contro quei maledetti cannibali e poi amo tantissimo il tema, cioè essere civili è solo il colpo di culo che hai perché nasci in un certo luogo, ma la civiltà è più che altro una illusione cittadina. Sette note in nero, io amo i gialli di Fulci, per me sono insuperabili. Questo è forse a livello cerebrale il mio preferito,.
    Poi vabbè Suspiria, io sono un ammiratore di Dario Argento pur riconoscendo la caduta totale che avviene da il cartaio in avanti, perché fino a Non ho sonno, che a me piace assai, aveva sempre quei momenti di costruzione dell’omicidio di grande impatto visivo e a lui chiedo questo. Ora è indifendibile, anche se gli voglio bene per motivi personali e perché è facile sostenere una persona quando le cose gli vanno bene.
    Infine Schock, Bava è eccezionale sempre e comunque.
    Ma tu che pensi di Riccardo Freda? Certo siamo su livelli di purissimo genere ma a mio avviso non era male.

    1. Io amo moltissimo Riccardo Freda. L’orribile segreto del dottor Hickox è un classico che affronta un tema come la necrofilia prima che fosse venuto in mente a chiunque altro.

  2. Filmoni, tre rientrano tra i miei cult assoluti, Suspiria, grandissimo capolavoro di Dario Argento, regista che apprezzo però fino a un certo punto, poi si è perso per strada, Eraserhead, diretto da David Lynch, regista che non ha bisogno di presentazioni, leggendario midnight movie, uscito nel ’77 dopo cinque anni di gestazione per mancanza di fondi, Lynch ha perso tutto per questo film, persino la casa, amato da Kubrick, che lo faceva vedere alla troupe durante le riprese di shining, non si può spiegare un film come Eraserhead, opera sperimentale, che all’inizio i distributori spaventati dissero a Lynch che il film non avrebbe incassato. Il film rimase in cartellone dopo che un altro distributore ha fiutato l’affare, per dieci anni consecutivi, o forse anche di più. Su Fulci, regista che adoro, posso dire tantissimo, specialmente con un film come sette note in nero che ho adorato, un thriller dall’orror misurato ma dal plot geniale, mitici gli anni settanta

  3. valeria · ·

    che annata incredibile. già con ‘suspiria’ ci si poteva tranquillamente fermare e andava bene lo stesso, ma poi mi piazzi roba come ‘la macchina nera’, ‘audrey rose’, ‘sette note in nero’ e ‘shock’ (quanto amo questo film), e niente, che dire? ammutolisco davanti a tanto splendore 😀 ah, e vado a recuperare il film giapponese 😀

    1. Con gli anni ’70 succedono sempre queste cose incredibili: quando arrivi a raggruppare i dieci film e li vedi schierati lì tutti insieme, non ci credi a tanta bellezza 😀

  4. Luca Bardovagni · ·

    Hu! Guardo con affetto e la condiscendenza di un minchione nato nel ’76 le tue recensioni precedenti agli ’80. Un po’ come leggerei una recensione del secondo album dei Ramones. E invece, anche ‘sto giro, ci infili un Hausu che non ho idea di che roba sia. Grazie ancora. La gente che mi ha aiutato a migliorare -posto che sia mai successo- son quelli che mi fan sentire una merdina, mica quelli che sollazzano il mio ego inspiegabilmente ipertrofico.
    Perfetto quello che scrivi sui nostri tre italiani in classifica.
    E non essere così pessimista sullo sperimentalismo . C’è in giro una Jennifer, per dire… (oh brutta bastarda di una Jennifer…Iniziamo a fare un po’ più di un film a lustro??? Mica sono immortale, qua, eh…).

  5. Da dove iniziare?
    Suspiria è uno dei miei horror preferiti e anche io ne rimasi profondamente colpito per la sua enorme bellezza.
    Eraserhead è stato un film interesante e un viaggio nella follia più pura. Un esordio incredibile per Lynch.
    Audrey Rose è un film che apprezzo nonostante i difetti presenti nella seconda parte e che guardo molto volentieri.
    Rabid e La macchina nera sono stupendi. Non ho altro da aggiungere in questo caso.
    Le Colline Hanno gli Occhi è un film che continua ancora a farmi paura ma che mi affascina tanto.
    L’Orca assassina è un ottimo film soprattutto perché quell’orca ha un motivo per cui si comporta così, è una specie di vendicatrice della natura.
    Hausu non l’ho visto purtroppo.
    Shock è una meraviglia, un film di Bava che riesce a sorprenderti sia per il terrore che ti fa provare sia per la stupenda messa in scena e le trovate registiche. Con Bava si fa quasi sempre sul sicuro!
    Sette note in nero è uno dei miei film preferiti di Fulci e ancora oggi ha delle idee ottime sfruttate in modo intelligente.

    Il 1977 è stata un’annata incredibile.

  6. Stefano69 · ·

    Anno davvero stupendo. Menzione d’onore per Eraserhead, che solo un genio folle come Lynch avrebbe potuto partorire. È un film che o si ama o si odia: ma contiene già tutto quello che Lynch avrebbe fatto dopo, soprattutto Twin Peaks.

  7. Gargaros · ·

    “C’è perfino chi lo preferisce al film di Spielberg.”

    Eccomi.

  8. Gargaros · ·

    A proposito della Macchina nera, gli spiegoni non erano necessari perché tutto veniva mostrato, era lì sullo schermo e lo spetattore aveva tutti gli indizi per capirlo. La macchina, semplicemente, è un oggetto dell’inferno, forse la manifestazione di un demonio. Basta vedere il fuoco alla fine per averne conferma.

  9. Giuseppe · ·

    Per ragioni anagrafiche, io posso permettermi di provare un po’ di nostalgia per i mitici ’70 in generale e questo 1977 in particolare: oltre alla fortuna di trovare tutte queste perle horror (Fulci, Bava, un Argento in forma ancora smagliante, Cronenberg, Craven, Lynch, Wise…) così mirabilmente riunite in un’unica annata, infatti, si aveva pure il privilegio di vivere di persona un momento di importante transizione per il cinema fantastico in generale, grazie alla coppia di magici trentenni Steven Spielberg e George Lucas 😉
    Di Hausu ne avevo già sentito parlare senza mai però essermi deciso a recuperarlo, cosa che farò quanto prima…

    1. Giuseppe · ·

      Mi prendo un piccolissimo spazio solo per augurarti buone feste 😉

      1. Buone feste a te ❤ E grazie!