Regia – Patrick Lussier (2019)
È la settimana di Halloween, quindi mi pare il momento più adatto per uno slasher ambientato proprio durante La Notte delle Streghe, anzi, durante svariate notti del 31 ottobre spalmate nell’arco di circa quattro anni; diciamo subito, prima che qualcuno se la prenda a male, che Trick è un filmetto DTV da gustare previa consapevolezza profonda di cosa si sta per guardare, e che questa consapevolezza deriva solo dal conoscere i nomi coinvolti. Si parte quindi con una lezioncina non richiesta di storia del cinema dalla vostra blogger preferita.
Probabilmente non conoscete Patrick Lussier, ma, statene certi, conoscete il suo lavoro: fa infatti parte di quel ristretto gruppo di personaggi, tra cui Craven e Williamson, responsabili di aver definito l’horror degli anni ’90 dal punto di vista concettuale ed estetico. Lussier è stato infatti, per anni, il montatore di Wes Craven; la loro collaborazione inizia nel ’92, quando Lussier monta qualche episodio di Nightmare Cafe diretto da Craven, e prosegue fino a Red Eye. Ha quindi lavorato a ogni singolo film nella seconda parte della carriera di Craven, esclusi gli ultimi due, ma perché nel frattempo, aveva anche iniziato a fare il regista a tempo pieno.
Da regista, Lussier firma My Bloody Valentine e Drive Angry, rispettivamente nel 2009 e nel 2011, entrambi i film sono distribuiti in piena febbre del 3D e, sarà perché con il tempo mi sono rammollita, ricordo di averli odiati all’epoca e di averli in parte rivalutati anni dopo per le due cazzatone divertenti che in effetti sono.
Ma, se lo slasher in 3d è un gran bel successo di pubblico, Drive Angry costa 50 milioni e ne incassa meno della metà, e il povero Lussier torna brevemente a fare il montatore prima di sparire dalle scene e riemergere grazie alla Blumhouse che gli affida uno degli episodi della serie antologica Into the Dark (di cui un giorno dovremo pur parlare).
In mezzo, c’è l’imbarazzante parentesi della sceneggiatura di Terminator Genesys (sì, è di Lussier), di cui invece non abbiamo alcun bisogno di parlare.
Ricapitolando, sono circa 8 anni che Lussier non gira un lungometraggio, e ora, sempre in coppia con il suo sodale sceneggiatore Todd Farmer, già autore dell’immortale classico Jason X, se ne esce con questo Trick, e io trasecolo e allibisco, mentre controllo la data di produzione, grattandomi il capo e chiedendomi se non sto guardando un fondo di magazzino del 1997.
Però Jamie Kennedy e Omar Epps sono visibilmente invecchiati dai tempi dei primi due Scream, mentre il grande Tom Atkins appare per l’arzillo ottuagenario che è; insomma, me accorgerei sei avesse venticinque anni di meno.
La storia di un killer che fa una strage durante una festa di Halloween, viene beccato dalla polizia, dato per morto, e poi ritorna ogni notte del 31 ottobre a sbucciare altre vittime è così derivativa, così generica che potrebbe svolgersi ovunque e in qualunque epoca.
Però, ve lo assicuro, le facce segnate dal tempo degli attori sono l’unico indizio che vi aiuterà a collocare storicamente il film di Lussier: anche quando leggerete le didascalie che reciteranno: “Bifolcolandia, notte di Halloween 2015”, farete una gran fatica a credere ai vostri occhi, perché Trick è rimasto fermo, nell’estetica e nei contenuti, allo slasher degli anni ’90. Morto il grande regista (ci manchi, Wes), passato in maniera definitiva e irrevocabile alla televisione il ragazzotto dalle idee brillanti e fissato con Halloween (parlo di Williamson), arriva Lussier a raccogliere l’eredità di un filone che lui conosce meglio di tanti altri e cerca di riproporlo, cerca di essere il primo a operare sulla nostalgia senza tuttavia essere apertamente nostalgico.
Era solo questione di tempo, dopotutto: spolpati fino al midollo gli anni ’80, è arrivato il momento che si cominci a capitalizzare su chi è cresciuto (non su chi è nato, sia chiaro) nel decennio successivo, e il remake prossimo venturo di Giovani Streghe, prodotto da Jason Blum, aprirà ufficialmente questa nuova stagione di razzie e di infanzie rovinate.
In realtà ci stanno già provando, da qualche anno a questa parte: il primo tentativo è stato proprio il revival di Scream e, a un livello un po’ più becero, quello di Charmed l’anno scorso. Sono inoltre in arrivo: Chi ha Paura delle Streghe, Candyman e So Cosa Hai Fatto. E che dire del nuovo The Grudge? Stanno addirittura girando il reboot (sì, avete capito bene, reboot) di Wrong Turn.
Per andare a ripescare l’estetica dello slasher anni ’90, bisogna proprio essere arrivati a raschiare il fondo del barile. E tuttavia, Lussier, reduce di un periodo glorioso alla corte di Craven, è stato un montatore egregio, e giova sempre ricordare che quell’estetica, in opere come Scream e, in parte, So Cosa Hai Fatto, funzionava in quanto nuova, o per essere precisi, in quanto rappresentava una rielaborazione in chiave moderna di qualcosa di familiare. Il riferimento era il primo ciclo produttivo dello slasher a cui aveva dato il via Halloween, ma la messa in scena era tale da prendere automaticamente le distanze dal modello, ed è per questo che Scream è una pietra miliare, mentre questo Trick è roba buona per una serata all’insegna del ricordo di quando eravamo giovani e il citazionismo spinto non era affatto un talento alla portata di tutti.
Dovevi essere un esperto per capire ogni livello di lettura di Scream, dovevi esserti studiato il VHS di Non Entrate in quella Casa per cogliere gli strati e i sottostrati del primo film. Già a partire dal secondo, era tutto meno da iniziati e più facilmente riconoscibile per un pubblico generico: in altre parole, da Sleepaway Camp si passava a Terminator.
Lussier, con Trick, torna indietro a fare finta che siano in quattro persone al massimo a ricordarsi di un’opera fondamentale come La Notte dei Morti Viventi, e lo fa con grande sprezzo del pericolo, lo da addirittura dopo Get Out, lo fa mettendo un protagonista di colore al centro del suo film e strizzandoci l’occhio. È ingenuo, è anche un po’ stupido, è come se Lussier avesse passato gli ultimi venticinque anni chiuso in una caverna, cosa che sappiamo non ha fatto, ma l’effetto è lo stesso.
E io, che su Scream ho costruito gran parte della mia storia personale di appassionata di cinema dell’orrore, un po’ mi vergogno e un po’ faccio fatica a spiegare perché, nonostante tutto, Trick mi è piaciuto, e neanche poco.
Credo sia in gran parte dovuto al fatto che Lussier non è uno che si è pentito: ho fatto quei film nella mia carriera, sembra dire, non ho nulla di cui scusarmi, mi sono divertito, vi ho fatto divertire e, se qualcuno mi dà un paio di milioni di dollari per farne altri, continuerò fino agli ultimi istanti della mia vita.
Pensando all’onta con cui l’horror anni ’90 in generale, e quell’ondata di slasher in particolare, sono tenuti in considerazione, questo tipo di atteggiamento attira subito la mia simpatia, ma non è solo questo, e non è neanche rimpianto per qualcosa che, a differenza dell’horror anni ’80 di cui ho pochi ricordi “reali” e molti “indotti”, ho vissuto sulla mia pelle; Trick è un film che ha la forza di non fare appello diretto alla nostalgia del suo pubblico, ambientando la vicenda, per esempio, nel 1998, ma compie un’operazione che, se non stessimo parlando di un DTV abbastanza miserabile, sarebbe definita di una furbizia sopraffina: fa a meno del bagaglio tecnologico del XXI secolo, raccontando una storia molto poco contestualizzata, ma dichiaratamente contemporanea, che si svolge tra il 2015 e il 2019; usa un’idea di malvagità, in un certo senso, virale, ma non menziona i social se non una volta, di sfuggita, e per sottolineare come il principale sospettato degli omicidi non abbia alcun profilo, questionando quindi la stessa esistenza di questo individuo; l’operazione nostalgia è quindi molto più sofisticata di quanto non sembri e credo anche che, se siete giovincelli e non vi ricordate i “bei” tempi andati, non percepirete neanche di essere precipitati in una specie di limbo temporale, in cui sono gli anni ’90 e, allo stesso tempo, non lo sono.
Di nuovo, i livelli multipli di lettura sono appannaggio di un pubblico di soli iniziati, ma per motivi puramente anagrafici, non di possesso di una qualche conoscenza esoterica.
Quello che io trovo delizioso in Trick, a dispetto di avere delle enormi mancanze in quasi tutti i reparti, è proprio la sua sfrontatezza. Molto probabilmente piacerà soltanto a me e ai puristi oltranzisti dello slasher, e di un particolare tipo di slasher, quello nato dal successo inaspettato di Scream, ovvero nel solco di una tradizione che parte da Halloween, passa per Venerdì XIII e finisce dritta a Nightmare, e non contempla lo slasher ultragore arrivato dopo, con l’acqua alla gola e la necessità di mettersi a fare a gara con il torture porn. Perché, ricordiamolo per i più distratti, slasher e splatter non sono la stessa cosa, anzi.
È lo slasher che viaggia lungo la strada tracciata da Craven, e c’è qualcosa di poetico nel fatto che sia uno dei suoi storici collaboratori a riportare in vita questo fantasma.
Bel commento, mi ha messo voglia di vedere un film che altrimenti avrei scartato credendolo troppo banale e derivativo
È entrambe le cose, banale e derivativo 😀
Però, non so che dire, mi sono divertita tantissimo. Forse anche io sto cedendo all’atteggiamento nostalgico, dopotutto 😀
Lo avevo bypassato agilmente dopo aver letto “dal regista di My Bloody Valentine 3D”, ma dopo la tua ottima recensione mi sa che un’occhiata cerco di dargliela.
Poi magari torni qui a menarmi 😀
😀 😀 😀 😀
Non mi preoccuperei più di tanto, per come sono messo a forma fisica la mia sete di vendetta non spaventerebbe neanche una formica malconcia.
E per essere – temporaneamente – un po’ più seri, il motivo per cui ti leggo assiduamente è che mi piace il tuo modo di esporre le tue opinioni al di là del fatto che coincidano o meno con le mie 😉
E io di questo ti ringrazio moltissimo. E, non solo, ma ti ringrazio anche di essere uno dei commentatori più assidui e anche critici, alle volte, che fa sempre benissimo, perché mi fai ripensare ad alcuni miei giudizi.
Solo che, in questo caso, devi essere proprio un appassionato di quel determinato genere, derive trash comprese, per apprezzare una roba come Trick.
Solo che è Halloween, un po’ di leggerezza ogni tanti ci vuole 🙂
L’ho visto.
Come b-movie horror mi è piaciuto, ma soprattutto mi ha onestamente commosso come omaggio al grande Wes, della cui saga di Scream Lussier riprende Epps e Kennedy, l’ossessione metatestuale, la moltiplicazione astratta del male, le onnipresenti armi da taglio, la viralità postmoderna e soprattutto il sincero amore e rispetto per i personaggi in scena, ben diversi dalla “carne da macello” tipica dello slasher.
Se non l’avessi recensito positivamente non gli avrei dato mezza chance, anche perchè non sapevo che il regista di San Valentino di Sangue 3D fosse stato collaboratore di Craven; quindi, grazie ancora 🙂
Non so mi sembrava già tento derivativa e operazione nostalgia quasi nella sua totalità l’antologica Master of Horror ( e parliamo di un decennio fa abbondante) eccezion fatta per l’allucinante perla Carpenteriana di Cigarette Burns. Son sicuro che me lo godrei anche io , ‘sto Trick. Ma se mi riguardo per la N volta “La casa Nera” del suo amico forse faccio meglio.
P.s.-Prima volta che scrivo, ti leggo sempre con piacere. Soprattutto non cerchi di usare la tua preparazione cinematografica come un oggetto contundente , cosa rara. Nel 2019 c’è ancora gente in giro che ti vuole a tutti costi spiegare il significato di “Freaks” di Browning. Anche no.
Ciao e benvenuto!
Preparazione cinematografica è un termine troppo grosso per me 😀
Io sono solo un’umile tecnica, bassa manovalanza, se vogliamo. Comunque, ti ringrazio.
Al tempo, signora mia: semmai un’ESIMIA tecnica e ALTA manovalanza, ecco 😉 E la tua recensione (stante per l’ennesima volta a dimostrare la tua preparazione cinematografica 😉 ) mi ha meglio disposto verso un titolo che, molto probabilmente, visto quel My Bloody Valentine in locandina mi sarei lasciato anch’io alle spalle senza pensarci troppo (certo Lussier è stato un signor montatore ma come regista, ai tempi, non era proprio riuscito a entusiasmarmi. E, in effetti, anche la sceneggiatura di Genisys è un fardello non indifferente da portare)…
Alta non direi, però ti ringrazio ugualmente ❤
Un giorno dovrò fare un post in cui rivaluto My Bloody Valentine. Avevo già in mente una serie di post di scuse, in cui riparo a delle pessime recensioni scritte in passato, però forse è un po' troppo per quel film 😀
Sì, in effetti forse sì (ma rimango comunque in attesa di leggere come lo rivaluterai) 😀
P.S. Non male l’idea di una serie di post di scuse riparatorie… 😉
Ma veramente rifanno Candyman? Io lo adoravo!
Sì, lo sta girando in questi giorni Jordan Peele!