Il 1966 è un anno folle, dico sul serio. C’è la Hammer al massimo del suo splendore con due film sensazionali usciti in sala lo stesso giorno in una double feature da infarto; c’è l’esordio ufficiale del povero Michael Reeves; c’è un film di fantascienza così strambo che lo poteva dirigere soltanto Curtis Harrington; ci sono Jesus Franco e Freddie Francis, Bava e Mastrocinque e, per concludere, soltanto due film su dieci provengono dagli Stati Uniti, a indicare uno strapotere del Regno Unito sul genere, che a breve sarebbe stato messo in discussione dall’avvento del New Horror; mancano infatti solo due anni all’uscita de La Notte dei Morti Viventi, ma per il momento il gotico impazza e nessuno sembra vedere la crisi all’orizzonte.
Eppure, forse, la crisi è insita in alcuni di questi film, come se fossero dei congegni a tempo, lanciati verso l’autodistruzione.
Insomma, il momento è entusiasmante, e noi siamo qui apposta per raccontarlo.
1. Dracula, Principe delle Tenebre – Regia di Terence Fisher (Uscito in UK il 9 Gennaio del 1966)
Per quanto riguarda l’estetica e il fattore di shock, Prince of Darkness è, insieme al successivo The Devil Rides Out, la summa dello stile Hammer, rappresenta, allo stesso tempo, il momento culminante e l’inizio della fine per la casa di produzione inglese, e il motivo non è poi così semplice da spiegare: ci si era spinti oltre, molto oltre ciò che era ritenuto accettabile mostrare in scena, ma di più non si poteva fare, senza andare contro la natura stessa dalle produzioni Hammer. Mettendo in campo sia la celeberrima resurrezione di Dracula sia la morte del personaggio interpretato da Barba Shelley, la Hammer aveva, ancora una volta, esteso allargato i confini del rappresentabile e, allo stesso tempo, si era avviata verso la propria rovina.
A parte queste considerazioni, Dracula, Principe delle Tenebre è meritatamente passato alla storia per molte ragioni, dalla già citata resurrezione, al fatto che Dracula sia muto e si limiti a sibilare, all’esplicita valenza erotica del vampirismo, per finire con le esasperazioni cromatiche qui al massimo della loro resa visiva.
2. La Lunga Notte dell’Orrore – Regia di John Gilling (Uscito in UK il 9 Gennaio del 1966)
Uscito lo stesso giorno di Dracula, Principe delle Tenebre, magari meno roboante e anche meno iconico per il pubblico generalista, La Lunga Notte dell’Orrore è uno dei film la cui importanza (e, ci risiamo, la sua portata autodistruttiva) non sarà mai considerata abbastanza, avendo avutola funzione di fare da ponte tra lo zombie del cinema classico e quello contemporaneo o romeriano (che ci piace di più).
I cadaveri ambulanti con cui Gilling infesta un villaggio della Cornovaglia sono quanto di più distante dalla vecchia concezione mutuata da Haiti dello zombie; certo, l’elemento esotico è sempre presente, ma molto meno accentuato, ma ciò che rimane nella memoria è l’aspetto di questi morti, la putrefazione, l’andatura dinoccolata, gli stracci decomposti che indossano. Siamo, davvero, a tanto così da Romero e. se tutto ciò non dovesse bastarvi, c’è persino una resurrezione di massa a metà film.
Capolavoro.
3. La Bambola di Cera – Regia di Freddie Francis (Uscito in UK il 4 Febbraio del 1966)
Sappiamo tutti che l’uscita di Psycho aveva cambiato il corso della storia del cinema, in particolare del cinema dell’orrore, e sappiamo anche che, sulla scia di Psycho cominciarono sin dai primissimi anni ’60 a uscire epigoni in serie, e non soltanto nell’ambito della serie B da drive-in statunitense (William Castle, sto parlando con te), ma anche in Gran Bretagna, dove la Hammer fu proprio tra le prime case di produzione a capitalizzare sul successo del film di Hitchcock, con i vari Taste of Fear, Paranoiac e chi più ne ha, più ne metta. E la rivale Amicus non aveva alcuna intenzione di restare indietro, a maggior ragione vista la sua collaborazione con Robert Bloch. Da qui nasce The Psychopath, uscito in italiano come La Bambola di Cera, che oltre a fare il verso, a partire dal suo stesso titolo, a Psycho, ha anche parecchi debiti con i Krimi. Resta comunque molto godibile. E poi è Freddie Francis, per la miseria.
4. Queen of Blood – Regia di Curtis Harrington (Uscito negli USA il 2 Marzo del 1966)
Su quale film di serie praticamente sconosciuto abbia ispirato Alien c’è tutto un dibattito che va avanti da anni: tra i candidati (oltre al nostro Mario Bava) c’è anche questa follia targata Harrington, un film di produzione AIP (che è già una garanzia), con un cast abbastanza impressionante, se leggete i nomi oggi, e una non trascurabile porzione del montato rubato a due film di fantascienza sovietici.
La storia è un po’ ingarbugliata e cerco di farvela breve: una specie aliena sta arrivando sulla Terra per stabilire un contatto con noi esseri umani, ma purtroppo si va a schiantare su Marte e a noi non resta che inviare una missione di soccorso. Mal ce ne incolse, perché a bordo della navicella c’è una pericolosissima vampira verde.
Più che Alien, qui c’è puzza di Space Vampires, ma chi sono io per dirlo?
È un film più bizzarro che interessante, o forse interessante proprio perché molto bizzarro. Fate voi.
5. La Morte Arriva Strisciando – Regia di John Gilling (Uscito in UK il 6 Marzo del 1966)
John Gilling fa doppietta, in questa lista, perché The Reptile è stato girato quasi contemporaneamente a La Lunga Notte dell’Orrore, riciclandone i set e alcuni membri del cast. Non ha la sua stessa carica innovativa, ma funziona molto bene come classico della Hammer soprannaturale senza però l’ausilio dei vecchi mostri Universal. Gilling, che io amo moltissimo soprattutto perché ha diretto L’Ombra del Gatto, era un professionista eccezionale e ha sempre portato a casa ottimi risultati. Jacqueline Pearce, che detestava mettere la maschera da rettile, regala un’ottima e sofferta interpretazione di una creatura maledetta e mostruosa suo malgrado. Dato che siamo in prossimità di Halloween, raccomando la visione di The Reptile in double feature con The Gorgon.
6. La Sorella di Satana – Regia di Michael Reeves (Uscito in UK il 2 Maggio del 1966)
Sapete per quanto tempo Reeves, all’epoca ventitreenne, ha avuto a disposizione sul set Barbara Steele? Ve lo dico io: un giorno. Un solo giorno su 21 per poter girare con quella che, in teoria, dovrebbe essere uno dei personaggi principali del tuo film d’esordio. Io sarei scappata e avrei cambiato mestiere. Reeves l’ha fatta lavorare per 18 ore e poi, da metà film in poi, l’ha fatta scomparire nel nulla.
Il film racconta di una giovane donna, in vacanza col marito in Romania, posseduta dallo spirito di una strega orrenda e cattivissima. Il titolo internazionale era, infatti, She Beast o Revenge of the Blood Beast.
Ve lo dico subito: non è un bel film, non è neanche discreto. Ha una prima parte abbastanza interessante e bilanciata e poi sbraca nella commedia con un finale (imposto, pare, dalla AIP a Reeves) davvero imperdonabile.
Ma è comunque l’opera prima di uno che è stato in grado di lasciare il segno con soli tre film, di cui uno (questo) molto brutto, e vale la pena di essere ricordato.
7. Un Angelo per Satana – Regia di Camillo Mastrocinque (Uscito in Italia il 4 Maggio del 1966)
Questo è, invece, l’ultimo grande gotico di Barbara Steele, e uno degli ultimi della breve ma intensa stagione del gotico italiano, che stava per essere sostituito dal Giallo. Ma Un Angelo per Satana è un gotico un po’ particolare, sconfina con il realismo quasi a livello di bozzetto naturalista nel descrivere il piccolo borgo in cui è ambientato e non ha delle vere e proprie radici soprannaturali. È un racconto nero, erotico, molto trasgressivo e Barbara Steele non è mai stata così bella come in questo doppio ruolo (doppio come ne La Maschera del Demonio, quasi a sottolineare la chiusura perfetta di un cerchio).
Un film imperdibile per tutti gli amanti del cinema gotico.
8. Operazione Paura – Regia di Mario Bava (Uscito in Italia l’8 Luglio del 1966)
Anche un altro regista torna al gotico, in questo 1966, un regista che se lo era praticamente inventato, il gotico italiano, come si era anche inventato il Giallo qualche anno dopo. Parliamo di Mario Bava e del suo travagliatissimo Operazione Paura. Fu una strana lavorazione, molto complicata: si iniziò a girare senza una sceneggiatura completa e, a metà riprese, finirono i soldi; non ci si poté permettere neanche una colonna sonora originale, e alla fine, l’accompagnamento musicale fu realizzato mettendo insieme pezzi presi da altri film; alla fine lo fecero uscire in piena estate e sparì in fretta dalla circolazione. Bava non avrebbe diretto horror per un paio d’anni, per quanto rimase scottato dall’esperienza.
E, a oggi, è considerato uno dei film artisticamente più validi di Bava, quello dove il suo stile pittorico e la sua nota capacità di creare atmosfera sono più riconoscibili. Parafrasando Scorsese (che considerava Operazione Paura il miglior film di Bava), qui si l’essenza dell’orrore gotico si incontra con un brutto trip da acido.
9. Miss Muerte – Regia di Jesus Franco (Uscito in Spagna il 12 Agosto del 1966)
Ultimo film in bianco e nero diretto da Franco, nonché uno dei film più amati dal regista, almeno tra quelli nella prima fase della sua carriera, nonostante abbia ripetuto più volte che la censura spagnola gli aveva reso la vita impossibile. Fu anche un gran successo di pubblico, e si costruì un buon seguito sul mercato internazionale, dove uscì col titolo The Diabolical Doctor Z.
È la storia di un chirurgo, la dottoressa Zimmer, che inventa una macchina capace di trasformare le persone in schiavi privi di volontà. Il fine ultimo di Zimmer è quello di vendicare la morte del padre e il suo strumento sarà una ballerina erotica, la Miss Muerte del titolo, dotata di lunghe unghie intinte nel veleno.
Se siete abituati ad associare Franco con il lato più trash del cinema horror europeo, lo stile di questo film potrebbe sorprendervi, e anche parecchio.
10. Seconds – Regia di John Frankenheimer (Uscito in USA il 5 Ottobre del 1966)
Primo (ma non ultimo) horror di Frankenheimer, e terzo capitolo di quella che è considerata la sua “trilogia della paranoia”, con The Manchurian Candidate e Sette Giorni a Maggio a precedere questa vicenda che ha più di un elemento soprannaturale: un uomo anziano, ricco, di successo, ma annoiato entra in contatto con una misteriosa organizzazione che promette di poter dare a tutti una seconda possibilità. Si risveglia in un corpo più giovane, quello di Rock Hudson, e può cominciare una nuova vita, se non fosse che le cose hanno un risvolto sinistro e molto, molto macabro.
Ora, qualcuno di voi potrà obiettare che è un po’ una forzatura definire Seconds un horror, perché mancano delle sequenze particolarmente esplicite e, forse, siamo più nei territori della fantascienza.
Eppure, le implicazioni fisiche del film di Frankenheimer sono quasi, anzi, senza quasi, sono proprio da body horror, mentre la conclusione dell’incubo paranoico in cui sprofonda il protagonista è degna di un numero di Tales From the Crypt.
operazione paura *____* ma quanto è bello quel film? la scena in cui lui rincorre se stesso é assolutamente GENIALE. bello bello bello.
questa volta ho da recuperarne un sacco, mi rifarò ad halloween 😀
Io ricreerei, per Halloween, la double feature con Dracula e La Lunga notte dell’orrore 😉
Ogni volta che qualcuno parla di Bava sono contento come un bambino. Operazione paura è uno dei suoi film che più di tutti mi ha colpito (in realtà sono tanti i film di Bava che ho amato). Dracula, il principe delle tenebre è una vera perla e un grande film è anche Miss Muerte che trovo geniale per messa in scena. Per il resto dovrei recuperare un bel po’ di film visto che alcuni di quelli da te citati o li conosco per fama o non li conosco proprio.
Guarda, già il fatto che tu abbia visto Miss Muerte ti fa onore!
Grazie! Che poi l’ho scoperto per puro caso, avevo visto delle immagini del film e ne ero rimasto affascinato. E quindi decisi di vederlo.
Grazie Lucia, ne conosco 4 su 10, che credo sia il mio record negativo fino ad oggi.
Adoro Operazione paura e Seconds, dei 2 hammer preferisco nettamente La notte della lunga paura, Dracula l’ho rivisto di recente e l’ho trovato deboluccio.
Il film zombie della Hammer è un capolavoro. Io amo molto anche il Principe delle Tenebre, però ha tutte le caratteristiche tipiche dei Dracula Hammer: paghi un paio di sequenze memorabili con diversi minuti di noia mortale, è molto altalenante, ecco.
Lo sappiamo tutti: i migliori Hammer “classici” sono quelli dedicati a Frankenstein.
In effetti la strega de La Sorella di Satana è davvero brutta e cattivissima, all’interno di un film davvero brutto ma non altrettanto cattivo, però come si poteva non metterlo in lista essendo l’esordio dello sfortunatissimo Michael Reeves e con la presenza di Barbara Steele, pur se ridotta a poco più che comparsa di lusso diversamente dal titolo di Mastrocinque? 😉
Ottima doppietta di John Gilling con Jacqueline Pearce memorabile in entrambi i ruoli (dal punto di vista soprannaturale, rispetto a La Morte Arriva Strisciando la sua performance ne La Lunga Notte dell’Orrore è assai breve ma comunque terrificante) e, parlando di Harrington, devo dire che la sua vampira spaziale non scherza affatto in quanto a mettere addosso disagio e inquietudine!
Operazione Paura, poi, tra le altre cose meritatamente omaggiato da David Lynch in Twin Peaks (la sequenza dell’agente Cooper alle prese con il proprio doppelganger nella Loggia Nera) era assolutamente imprescindibile in quest’annata spettacolare che, per quanto mi riguarda, vede mancare all’appello solo Miss Muerte…
P.S. Penso che, alla fine, il Dracula Hammer più riuscito di tutti sia proprio quello del 1958 😉
Apprezzo in particolare l’inserimento di “Seconds”, da noi editato con il titolo spoilerante “Operazione diabolita” di John Frankenheimer: è vero che siamo forse più nella fantascienza ma la sensazione costante di pericolo ed il raggelante epilogo lo fanno entrare senza forzature anche nel campo horror. Lo vidi per la prima volta tanti anni fa e mi piacque molto: considerati registi e protagonista, mi aspettavo di vedere un film d’azione ed invece si trattava di un originale apologo esistenziale, ben diretto e a sorpresa ben recitato da Rock Hudson, che ben restituiva l’impaccio di chi “abita” un corpo diverso dal suo. Rivisto recentemente, mi è apparso un poco datato in alcuni passaggi, ma validissimo nel complesso. Un bel film da recuperare!
Sì, è un po’ datato e “faticoso”, però ne vale assolutamente la pena, anche per completezza nei confronti della filmografia di Frankenheimer, che è un regista sempre molto sottovalutato.