Chi mi legge da un po’ lo sa: io amo il caldo, non lo soffro, non è mai stato un problema e non me ne sono mai lamentata, anzi. E tuttavia, alcune giornate di afa estrema mettono a dura prova persino me, soprattutto perché ho la pressione di un cadavere e a stento riesco ad alzarmi dal divano. Volevo tanto andare a cercare refrigerio in una sala cinematografica per vedere MA. Purtroppo il film è durato meno di una settimana qui a Roma (evviva la nostra distribuzione, evviva evviva) e allora mi sono dedicata a una delle attività più rinfrescanti disponibili: la maratona di horror indipendenti a basso budget da infliggervi qui, nella sezione Pillole. Tutta robetta poco conosciuta, a parte un’eccezione, che troverete comoda su Netflix, e con cui andremo a incominciare.
Uno dei luoghi comuni più in voga negli ultimi due o tre anni è che i film Netflix facciano tutti schifo. L’affermazione è in parte vera, come ogni luogo comune, del resto, ma è anche indice di pigrizia mentale; e con questo sto accusando me stessa per prima, dato che ho aspettato ben un anno prima di vedere Calibre, rivelatosi un gioiello di puro cinismo britannico. So che a seguirmi ci sono tante persone intelligenti e di spessore, quindi è probabile lo abbiate già visto, ma se qualcuno, nello sterminato (e spesso mediocre) catalogo di Netflix, dovesse averlo perso, lo recuperi il prima possibile.
Non sono certa che lo si possa classificare come horror, ma mi ha dato parecchi brividi; racconta di due amici che combinano un guaio durante una battuta di caccia e delle conseguenze nefaste di quel guaio. Altro non posso dirvi: Calibre è un susseguirsi ininterrotto di colpi di scena e rovesciamenti di campo, e qualunque dettaglio sulla trama vi toglierebbe il piacere di restare a bocca aperta e con la piacevole sensazione di un camion che vi è appena passato sopra.
Proseguiamo con un altro film che horror non è, ma è più che altro una dichiarazione d’amore al genere sotto forma di commedia: Zilla and Zoe è la storia di una bambina che ha un sogno, quello di diventare una regista di film dell’orrore; vuole partecipare a un concorso per cortometraggi horror, ma suo padre, spaventato dai gusti un po’ particolari della figlia, le porta via la telecamera e le proibisce di occuparsi di quella robaccia. A quel punto, Zoe non ha altra possibilità che approfittare dell’improvviso matrimonio di sua sorella e trasformarlo in un horror.
Il budget di Zilla and Zoe rasenta lo zero, spesso la recitazione non è all’altezza (a parte la giovanissima protagonista) e la regista, Jessica Scalise, ci mette tanto cuore, ma ha ancora tanto da perfezionare sul versante della tecnica. Eppure tutto questo non ha alcuna importanza: se la passione per l’horror vi ha colto quando eravate molto piccoli, non potrete fare a meno di identificarvi in Zoe, fare il tifo per Zoe, innamorarvi di Zoe e della sua volontà ferrea di assecondare la sua vocazione. Poetico, tenerissimo, una vera delizia che vi commuoverà e vi lascerà con un sorriso da un orecchio all’altro sul finale.
Rimaniamo nell’ambito dei micro budget con The Odds, un film ambientato tutto in una stanza e con soltanto due attori a tenere la scena per quasi due ore: una donna partecipa a un gioco, con in palio un milione di dollari, il cui scopo è testare la resistenza dei partecipanti al dolore, almeno in una prima fase; cinque round a eliminazione, ognuno con una prova più difficile della precedente, e l’ultimo, quello finale, dove non sarà più possibile ritirarsi e vincere sarà una questione di vita o di morte.
Quando vi consiglio certi film, sapete già a cosa andate incontro: The Odds è un esordio con tutti i difetti del caso, il regista, Bob Giordano, è molto ambizioso, e spesso riesce a sostenerla, questa ambizione; altre no, soprattutto data la scelta di far durare un film statico così a lungo.
Eppure i due attori sono entrambi straordinari, la tensione e la sofferenza reali, e l’ultimo quarto d’ora è quasi impossibile da sostenere senza mettersi una mano davanti agli occhi.
Ho amato tantissimo The Odds, forse anche oltre i suoi stessi meriti, però vi avverto di accingervi alla visione con il minor numero di informazioni possibile. In altre parole, evitate di leggere la trama su IMDb perché spoilera di brutto.
Saliamo un po’, ma non tantissimo, col budget e occupiamoci di The Night Sitter, perché non può mancare un bello splatterone per allietare questo luglio torrido. Diretto dalla coppia di quasi esordienti Abiel Bruhn e John Rocco, è un divertissement pieno di sangue, che cita Dario Argento ogni volta che può e in maniera spudorata, chiamando in causa nientemeno che le Tre Madri.
Una ladra si finge baby sitter per derubare un riccastro fissato con l’occulto e il paranormale, ma il piano va a farsi benedire quando i bambini di cui la ragazza dovrebbe prendersi cura evocano accidentalmente tre streghe. Da lì in poi, è mattanza, è macelleria, è occhi strappati, scalpi, arti spezzati e gole tagliate. Una gioia, insomma.
The Night Sitter è un film leggerissimo, da guardare quando avete bisogno di farvi due risate senza pretendere troppo. È anche girato molto bene, con un’illuminazione che fa, ma dai, il verso a Suspiria, e degli effetti speciali di tutto rispetto.
Per finire, un horror antologico di lusso, su cui dovrò spendere qualche parola in più, perché i nomi coinvolti sono di quelli grossi e ho l’impressione che non gli stia dando la dovuta attenzione. Nightmare Cinema è l’ennesima creatura di Mick Garris, l’uomo a cui piace mettere insieme squadroni di registi horror per farci felici. Si tratta di una sorta di Masters of Horror su piccola scala, che consta di cinque segmenti con cornice, un cinema abbandonato, appunto, dove convergono cinque sconosciuti e assistono sullo schermo ad altrettanti piccoli film che li vedono protagonisti.
Il primo episodio, diretto da Alejandro Brugués, The Thing in the Woods, è anche il più debole del lotto: parte come uno slasher, con gustosi effetti gore, e poi si trasforma in una roba che richiama la fantascienza anni ’50. Non che non sia spassoso, intendiamoci, ma è pieno di cose già viste e fatte anche meglio. Non proprio il biglietto da visita ideale, ma non preoccupatevi: si va in crescendo.
E infatti arriva Joe Dante (sì, lui), con il suo Mirare, uno slow burn di una manciata di minuti a base di chirurgia estetica, deformazioni del corpo, cicatrici e l’ossessione per la bellezza, e ci lascia tutti soddisfatti e pieni di pensieri positivi. Ogni volta che Dante torna dietro la macchina da presa, anche se soltanto per il segmento di un’antologia, c’è da festeggiare; ormai è un evento raro, eppure, vedendo Mirare, sembra tutto tranne che un regista finito o bollito. Ha ancora tanto da dire, dategli il modo di farlo, per favore.
Il terzo episodio è firmato da Ryuhei Kitamura, altro ragazzaccio terribile cui non si può non voler bene, soprattutto dopo quella splendida cafonata di Downrange. Mashit, questo il titolo del suo corto, è una storia di possessioni demoniache all’interno di un collegio cattolico, ed è una vera e propria orgia di sangue, con una strage finale così crudele che non crederete ai vostri occhi. Siamo oltre la metà e non potrebbe andare meglio di così.
Eppure, quando si presentano David Slade ed Elizabeth Reaser, non ce n’è più per nessuno e tutti gli altri vengono spazzati via da un livido bianco e nero, da una storia che pare un episodio di Ai Confini della Realtà diretto da Cronenberg, e dall’interpretazione maestosa di una delle migliori attrici horror in circolazione (nonché mia fidanzata immaginaria): This Way to Egress è un capolavoro brevissimo e ad alta intensità, e dispiace davvero che Slade non diriga niente di importante dal 2006 e sia impantanato in televisione.
Si chiude in tono minore con Mick Garris e il suo Dead, la storia più tradizionale di tutte, senza particolari sussulti e dai pesantissimi rimandi kinghiani, com’è consueto per il regista.
Nel complesso, il giudizio su Nightmare Cinema è più che positivo e ribadisco di essere sbalordita dal fatto che se ne stia parlando così poco. Ma ora voi sapete e non avete più scuse.
Che bello, le tue pillole mi rinvigoriscono sempre, a maggior ragione quando ci sono 40 gradi e l’organismo abbisogna di energie 🙂
Nutrivo grande curiosità nei confronti di Nightmare Cinema, ma non avendo trovato i sottotitoli ho temporeggiato. Calibre è molto bello, gli altri non li ho visto ma mi hai messo tanta voglia di farlo.
Stavo temporeggiando anche io, ma alla fine non ce l’ho fatta e l’ho visto così. Ho dovuto mandare indietro un paio di volte, soprattutto per il primo episodio, ma è tutto chiaro e molto facile da capire. E sono molto curiosa di sapere che ne pensi 🙂
Grazie dei consigli, ho visto lo spassoso The Night Sitter, che mi ha sorpreso in positivo, e ho or ora finito di vedere quella bombetta di Nightmare Cinema.
D’accordissimo sull’episodio di Slade, nettamente il migliore del lotto; mi ha lasciato più freddo quello di Kitamura mentre non mi sono affatto dispiaciuti nè quello di Brugues nè quello – sorpresa! – di Garris, che a un certo punto diventa ripetitivo ma è cattivo come poche volte lo è stato il buon Mick nella sua carriera. Dante dal canto suo prende una storia semplice semplice e, grazie al suo stile, la fa funzionare al meglio.
Avevi ragione, si può seguire tranquillamente anche senza sottotitoli (l’episodio su cui ho avuto più difficoltà io è stato quello di Slade).
Ma secondo te Rourke accetta contratti cinematografici solo quando gli assicurano che non apparirà per più di 2 minuti complessivi o sono i registi che, dopo aver girato, in fase di montaggio segano tutto il segabile che lo vede in scena? 😀
Grazie ancora
The Night Sitter è davvero uno spasso. Forse ci mette un po’ troppo a carburare, ma quando arriva al dunque è divertentissimo.
Garris a me lascia sempre un po’ così, però non è affatto male il suo episodio. Hai ragione a dire che è più cattivo del solito e ha un gran bel finale.
Quando a Rourke, secondo me è così pigro che chiede espressamente di non lavorare per più di mezz’ora al giorno 😀
Grazie a te!
Calibre l’ho visto mesi e mesi fa, davvero un bel film. Implacabile nella sua punizione contro i colpevoli, un vero pugno nello stomaco. Giusto per dire che Netflix non produce solo terrificanti e insulse commedie eh ❤
Calibre è favoloso. Il problema è che Netflix mette in evidenza solo le cose più commerciali. Un film come Calibre te lo devi cercare…
Veramente notevole Calibre..duro e cattivo e, naturalmente, girato benissimo!..gli altri mi incuriosiscono molto.. adoro queste pillole 😊👍
Sapevo che Calibre lo avevate già visto tutti: i miei lettori sono superiori 🙂
E allora doveva per forza arrivare la pecora nera che ancora non l’ha visto: io. Potrai mai perdonarmi per questo? 😉
Beh, vuol dire che avrò l’intera lista di pillole da recuperare (non so ancora quanto ci metterò) compreso quel Nightmare Cinema che, tra le altre cose, mi sembra pure un brillante omaggio agli horror a episodi targati Amicus 😉
Non solo ti perdono, ma ti ringrazio anche: almeno il post è servito a qualcuno! 😀
Spero che Nightmare Cinema ti piaccia.
Ma a parte Calibre gli altri film di cui parli non sono su Netflix… oppure sì?
No, purtroppo sono tutti inediti…
Ma i sottotitoli di Nightmare Cinema non ci sono ancora?
Fino a qualche giorno fa non erano pervenuti 😦