Ve lo avevo promesso, ed eccolo, il film sulle zecche sotto steroidi diretto dal regista del secondo Hellraiser e prodotto da Brian Yuzna, un film realizzato direttamente per il mercato home video all’inizio degli anni ’90, ovvero il grado zero del cinema horror, in linea teorica, il peggio del peggio del peggio.
E invece no, perché Ticks è un filmettino che può vantare tanta consapevolezza, conoscenza dei meccanismi del genere, amore per i B movie anni ’50 con gli insettoni e, soprattutto, degli effetti speciali di trucco, animatroni e stop motion che ancora oggi fanno strabuzzare gli occhi per le loro efficacia e perfezione. Il body count, in Ticks, è relativamente basso, ma la quantità di schifezze presenti sulla scena basta e avanza per inserirlo tra le piccole gemme splatter dell’epoca, e il fatto che si trattasse di un prodotto pensato per essere visto solo tra le quattro mura di casa (anche se ebbe una brevissima e limitata distribuzione in sala), dava agli autori una libertà creativa in quel momento impensabile per film destinati all’uscita nei cinema.
Ticks racconta di un gruppo di campeggiatori, formato da ragazzi problematici, alle prese con un’infestazione di zecche sovradimensionate, affamate e cattivissime. Il protagonista della storia è Tyler (Seth Green, prima di Buffy, ma qualche annetto dopo IT), che ha la fobia dei boschi da quando ci si è perso da piccolo per un paio di giorni. Il padre decide per la terapia d’urto, ed ecco il poveraccio catapultato in questa sottospecie di esperienza survivalista in compagnia di alcuni soggetti da galera o comunque senza tutte le rotelle a posto. Spicca nel gruppo Panic (interpretato addirittura da Alfonso Ribeiro), in compagnia del suo cane Brutus: entrambi avranno un ruolo molto speciale nella scoperta e diffusione delle super zecche.
La trama del film è quella tipica degli horror campestri atti a stabilire che la natura fa schifo di suo, ma se ci si mette l’uomo ad amplificarne le potenzialità, allora siamo davvero nella merda fino al collo.
Le zecche sono infatti cresciute a dismisura a causa di un paio di imbecilli senza scrupoli che hanno imbottito di steroidi una piantagione di marijuana, il che fa molto ridere, ma dà anche un tocco di eco-vengeance al film, che non guasta mai.
Tutta la vicenda si svolge in maniera altamente improbabile, ma è questo il bello della serie B: puoi scatenare le tue zecche mutanti in santa pace, senza che nessuno ti venga a spiegare dove e come ti stai sbagliando, tanto sei soltanto un filmaccio da recuperare nei polverosi scaffali di qualche videoteca, chi vuoi che ti prenda sul serio?
E infatti, i primi a non prendersi sul serio sono proprio regista, sceneggiatore e cast tutto, il che non significa non lavorare seriamente, anzi. L’atmosfera del film è di certo goliardica e spesso volutamente sopra le righe, ma quando c’è da picchiare duro, nessuno si tira indietro: il sangue scorre, i baccelli esplodono eruttando una disgustosa porcheria verde, le zecche, in un misto di magnifica animazione stop motion e cavi, corrono sul pavimento a tutta velocità, si attaccano alla pelle e quando le schiacci fanno un rumore che mette a dura prova la capacità del nostro stomaco di tenere il cibo al suo posto.
Cosa volete di più da un horror di serie B uscito in un momento di profonda crisi per il genere?
Eppure c’è di più, ed è una sequenza in particolare, quella in cui una zecca gigante esplode letteralmente dal corpo del suo ospite umano. Quello è il momento in cui Nicotero, Kurtzman e tutto il reparto degli effetti speciali hanno dimostrato al mondo (o meglio, ai pochi fortunati che in quei polverosi videonoleggi ad affittare il film ci sono andati) che è possibile creare l’impossibile anche con budget contenuti.
Se Ticks, nella sua interezza, è un omaggio splatter al cinema di fantascienza anni ’50, quella scena ci fa piombare tutti nel body horror degli anni ’80, ci fa tornare a un tempo in cui certe trasformazioni e deformazioni della carne erano all’ordine del giorno ed erano regolarmente visibili sul grande schermo. Yuzna alla produzione ne sapeva di certo qualcosa, ma anche Randel non era certo arrivato l’altro ieri: Hellraiser II è, ancora più del primo capitolo, un horror del e sul corpo.
C’è quindi anche uno sguardo, non dico nostalgico, perché era ancora tutto troppo fresco e recente per parlare di nostalgia, ma consapevole del tramonto di un’epoca. Basta pensare alla carriera successiva di Nicotero e Kurtzman, o anche a quella dello stesso Randel che finisce praticamente qui. Oppure, se volete proprio piangere, pensate a Yuzna, che per fortuna ha trovato rifugio in Spagna insieme a Gordon, ma un vero body horror non lo ha più fatto.
Tutto questo per dire che Ticks è un po’ il canto del cigno di un certo modo di intendere il cinema dell’orrore. Forse oggi sta cominciando a rivivere, in parte, negli ultimi sei o sette anni (pensate ad Antiviral, Contracted, Starry Eyes), ma con una patina più cerebrale, avendo abbandonato quella sorta di orgoglio della serie B che ora è quasi esclusivo appannaggio di slasher alla Terrified e affini.
L’ultimo esperimento in tal senso è stato il bellissimo Slither di Gunn, arrivato dopo tanti anni di digiuno e rimasto comunque un caso isolato.
Per questo motivo film come Ticks vanno abbracciati stretti stretti e amati anche al di là dei loro effettivi meriti; come spesso accade quando entriamo nel magico mondo di Zia Tibia, i film analizzati sono solo “nostri”, sono quei film che il pubblico normale giudicherebbe brutti a voler essere gentili, che la critica normale massacrerebbe senza complimenti e senza neanche sospettare il lavoro che c’è dietro.
Ma chi conosce un po’ il genere sa che, nella realizzazione di un B movie come questo, c’è un intero mondo di professionisti, caratteristi, facce note, tecnici e artisti degli effetti speciali che ha saputo costruire un immaginario in grado di nutrire le menti di intere generazioni di spettatori, anche quelli occasionali, anche quelli che guardavano sporadicamente Notte Horror alla tv e magari di Ticks hanno dei vaghissimi ricordi e a stento ne conoscono il titolo; la serie B ha questa natura infestante e pervasiva, finisce nel calderone delle memorie infantili, tocca corde così profonde da rimanere spesso rimosse. La serie B è, a suo modo, potente, e persino un film di seconda fascia come Ticks, che ha la struttura narrativa della fantascienza anni ’50 e le caratteristiche estetiche del body horror degli anni ’80, può avere tante cose da dire, a chi ha la voglia e la fantasia di stare ad ascoltare.
Grazie Lucia! Recupero al volo
Poi fammi sapere che ne pensi 🙂
Ticks è un titolo che ricordo ma sono strasicura di non averlo visto a Notte Horror. Forse mi faceva schifo l’idea degli insetti quindi non lo avevo registrato, altrimenti Seth Green lo ricorderei eccome. Me lo confondo con l’altro horror che hanno tirato fuori in quegli anni, quello con Rutger Hauer, Hemoglobin, anche quello passato su Notte Horror.
Non so neanche se effettivamente sia mai andato in onda proprio nelle varie versioni di Notte Horror, ma sono abbastanza certa di averlo visto in tv almeno una volta, magari su qualche altra rete privata.
Seth Green giovincello è caruccissimo 😀
Nolleggiato nel lontano 1995,rivisto volentieri anni dopo..film divertentissimo,da drive in con amici..leggero, certo!..ma ogni tanto ci vuole!😊👍
La leggerezza è la cifra fondamentale di tutti i miei recuperi estivi. Questo periodo è fatto apposta per i film leggeri e un po’ cazzeggioni.
Zia Tibia esiste per questo 😀
Sono sincero, non conoscevo questo film. Lo recupererò appena possibile!
Non è grave per niente 😉
Soprattutto per te che sei molto giovane. Però sono sicura che ti divertirai a vederlo!
A maggior ragione dopo questo tuo convincente post dedicato, lo recupererò 😉
Confermo. E’ andato in onda su Italia 1 per Notte Horror. E confermo che fa schifissimo. In senso buono, ovviamente. Ed è divertentissimo.
Classicone della mia giovinezza, ce l’avevo in VHS registrato da qualche Notte Horror e ogni occasione era buona per rivederlo.