31

robzombie31poster-08132016 Regia – Rob Zombie (2016)

L’ultima volta che abbiamo parlato di Zombie, da queste parti, è successo il putiferio: urla belluine ed esternazioni non propriamente urbane che mi hanno fatto quasi venire voglia di chiudere il blog, con enorme soddisfazione di chi passava a lanciarmi l’insulto giornaliero. Perché gli avevo toccato il cocco dei fanz horror duropuristi: sua santità Rob Zombie, che va blandito e coccolato anche quando firma un film improponibile. Ancora sento il rumore delle arrampicate sugli specchi di chi definì The Lords of Salem un “capolavoro”. Che va bene tutto, può pure piacervi, ma i termini usiamoli con cognizione di causa, perché non possono esistere solo il “capolavoro” e la “merda”. Questi sono due estremi e, se il secondo è di sicuro frequente in una stagione cinematografica, il primo è cosa rara e vederlo associato al nome di Rob Zombie mi fa accapponare la pelle. A meno che non si intenda la parola “capolavoro” come apice di un percorso artistico e allora, in questo caso, il “capolavoro” di Rob Zombie non è di certo The Lords of Salem, ma The Devil’s Rejects. E sfido chiunque a smentirmi o a dimostrare il contrario.
Per tutti questi motivi, attendevo con una certa ansia l’arrivo di 31. Da quando non faccio più recensioni negative sul blog, oltre a vivere decisamente meglio, non mi pongo più tutta una serie di problemi. La questione era molto semplice: avrei parlato di 31 solo se mi fosse piaciuto.
Dopo l’esperienza drammatica di The Lords of Salem, devo ammettere di essermi avvicinata al nuovo lavoro di Zombie con qualche tonnellata di pregiudizi negativi, spazzati via dopo i primi cinque minuti di visione.
Sono dunque lieta di annunciare che finalmente Rob Zombie è tornato. O meglio, è tornato il Rob Zombie che avevo amato nel 2006 e avevo perso per strada a partire dalla seconda, sciagurata metà del remake di Halloween.

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Per come la vedo io (parere personale. Dunque, pregasi troll e fanz scatenati di Rob di astenersi dal precipitarsi qui con la bava alla bocca), in un momento in cui la patente di visionario la danno pure a mio cugino Giggetto e ai suoi filmini delle vacanze, Rob Zombie è tutto fuorché un regista visionario. Al contrario, Zombie è un autore diretto, grezzo, con una gamma espressiva limitatissima, che se va a giocare sullo stesso terreno di gente come Ken Russel o Andrzej Zulawskij, combina una danno dietro l’altro. Per essere efficace, Zombie deve restare confinato nel recinto delle cose che gli competono: quel tipo di horror rozzo, sporco e cattivo che tanto bene gli era riuscito raccontando dei suoi reietti.
E infatti, 31 è un ritorno alle origini: ambientazione anni ’70 (la notte di Halloween del 1976); gruppo di artisti circensi sboccati e disastrati a bordo di un furgone che viaggia attraverso le desolatissime lande americane rurali; personaggi grotteschi, perennemente sopra le righe; un’atmosfera marcia e piena zeppa di degrado. Insomma, siamo di nuovo tra le braccia dei nostri amati rifiuti della società. Siamo di nuovo a mangiare la polvere delle strade di campagna, fermi a una stazione di servizio dispersa in mezzo al nulla, tra facce poco raccomandabili e, in alcuni casi, addirittura ributtanti, risate sguaiate e un “fuck” ogni due parole.
Ma, prima di tutto questo, Rob ci ha messo subito in uno stato di all’erta, presentandoci il suo villain, Doom-Head (il caratterista Richard Brake), durante un prologo in bianco e nero che, da solo, è bastato a cancellare dalla mia memoria il trauma di The Lords of Salem.

Intendiamoci, qui non si sta chiedendo a un artista di fare sempre lo stesso film senza evolversi o cercare nuove strade: 31 non è The Devil’s Rejects e neanche vuole esserlo. Temo anzi che quel film rappresenti un’esperienza unica nella carriera cinematografica di Rob Zombie, una di quelle cose che ti riescono una volta nella vita.
31, più che un omaggio al cinema da guerriglia degli anni ’70, di cui mantiene solo l’ambientazione, è contiguo al survival horror contemporaneo, di cui va a ripescare l’immaginario più estremo: cinque persone chiuse in un labirinto, obbligate a partecipare a un gioco sadico, il 31 del titolo, che si tiene una volta l’anno. Un gruppo di ricconi agghindati come dei nobili del XVIII secolo organizzano questa caccia (sì, siamo di nuovo nel solco tracciato da La Pericolosa Partita), catturando esseri umani a casaccio, e scommettono su chi sarà l’ultimo a morire.

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Reminiscenze di Hostel in salsa psichedelica, e persino qualche spruzzata di quel classico della fantascienza cafona che era L’Implacabile, si alternano in un film che segna il ritorno alla semplicità brutale degli esordi. Abbandonate le sequenze di sapore onirico di cui erano infarciti il secondo Halloween e The Lords of Salem, Zombie si lancia a rotta di collo in un divertissement violentissimo che passa in un lampo e non annoia mai.
31 è un gioco che sollecita il nostro voyeurismo, chiamando anche noi a scommettere su quanto durerà ciascuno dei personaggi in gara, tutti caratteri appena abbozzati, carne da macello come nella migliore tradizione di questo tipo di pellicole. Eppure, Zombie dimostra anche di prendere a cuore alcuni dei suoi morituri, soprattutto le due figure femminili interpretate dalla onnipresente Sheri Moon e da Meg Foster, a cui è concesso uno spessore del tutto assente nelle loro controparti maschili. La Moon regge bene il suo ruolo di final girl designata e, per una volta tanto, recita, anche benino e soprattutto nel finale. La Foster è, semplicemente, una grande attrice la cui carriera si era interrotta troppo presto e che, grazie a Rob Zombie e alla sua opera meritoria di riesumazione di caratteristi dimenticati, è tornata sullo schermo.

Ma è ovvio che l’attenzione, in un film di questo tipo, sia tutta concentrata sui variopinti cattivi, ovvero i cacciatori che si avvicendano nel tentativo, sempre più difficile, di far fuori i nostri artisti, rivelatisi molto più resistenti delle previsioni. Ed è una vera galleria di orrori, quella messa in piedi da Zombie: nani mascherati da Hitler, clown assassini armati di motoseghe, giganti in tutù da ballerina e, per ultimo, come il boss finale di un videogioco, lui, Doom-Head, truccato di sangue e cerone bianco, creatura malefica che filosofeggia e fuma compiaciuta il sigaro mentre ti ammazza col sorriso sulle labbra. Uno spauracchio da incubo, in grado di rivaleggiare in tutta tranquillità con Capitan Spaulding. E forse di superarlo addirittura.

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Sembra quasi che Zombie si sia reso conto di quanto fossero state inefficaci le divagazioni di The Lords of Salem e abbia voluto realizzare un horror semplice e senza compromessi. Il film ha i suoi difetti e sono tutti di natura estetica: c’è un eccesso di over editing che vorrebbe rendere concitate alcune scene d’azione, ma in realtà ha solo l’effetto di renderle convulse e confuse; questo stesso eccesso porta anche a smorzare la violenza, andando a tagliare proprio nei momenti di maggiore impatto, ma forse questo è dovuto a necessità di natura censoria e dovremo aspettare una versione unrated per farci un’idea precisa; Zombie esagera con gli effetti stroboscopici e con la macchina a mano, un po’ come aveva fatto nel suo film d’esordio, rischiando di trasformare tutto il un videoclippone di un’ora e quaranta minuti. Ma sono tutti difetti endemici al suo cinema e le mie sono considerazioni di natura soggettiva. Lo stile di Zombie è sempre stato lurido e poco raffinato e sempre lo sarà.

E tuttavia, proprio come in The Devil’s Reject, si riserva un finale dove si permette addirittura di essere poetico. Un finale che, ne sono certa, farà storcere il naso a più di uno spettatore, perché è brusco e non porta la vicenda a una conclusione vera e propria, ma che, per quanto mi riguarda, è perfetto così com’è: dopo la claustrofobia di un film tutto ambientato in luoghi chiusi e scuri, si esce alla luce del sole e ci si ritrova in quegli spazi sconfinati che Zombie ha sempre saputo riprendere benissimo, facendo un grande uso di campi lunghi, dilatando l’azione a più non posso, dimenticando la frenesia e chiudendo il tutto in levare, con un accompagnamento musicale spiazzante e, proprio per questo, bellissimo.
Zombie è un cantore di brutte persone che fanno brutte cose. Un poeta della spazzatura. E, se continuerà su questa linea, difficilmente sbaglierà altri film.

32 commenti

  1. visto ieri sera, Richard Brake spacca davvero tutto ma – e lo dico senza la bava alla bocca o il ghigno del troll – è una versione sgonfia, più noiosa e più sadica de L’Implacabile, dove Zombie recupera il gusto carnascialesco per nani, freak, nazi e pagliacci assassini giá sfoggiato (e meglio) in La Casa dei 1000 Corpi e in tutta la carriera con i White Zombie.
    E stavolta Sheri Moon recita da cani.
    The Lords of Salem – per me – è un film de cristo per la cattiveria, la cupezza e la tigna con cui approccia il genere satanico-stregonesco, e le sequenze oniriche finali (la parte più debole, concordo) non intaccano di una virgola quel senso di oppressione che monta per tutti i minuti prima.
    Dico “capolavoro” con piena cognizione e insieme a quella bomba senza senso di The Devil Rejects.

  2. “capolavoro” non l’ho detto, ma so che LoS mi ha inquietato e mi è rimasto molto impresso. Comunque attendo con ansia 31, in sala, speriamo.

  3. Rispondo a entrambi: io non so più che dire su LoS. Ne ho parlato fino alla nausea e ho spiegato nei dettagli il perché lo ritengo un tonfo epocale. Quindi non torno sull’argomento, perdonatemi, ma ci sono due post sul blog che parlano di quel film e direi che possono bastare e avanzare.
    La parola capolavoro tendo a usarla per altre cose, a meno che, ribadisco, non sia riferita soltanto alla carriera di un regista e allora sì, il film che supera tutti gli altri film di un singolo autore è il suo capolavoro.
    E credo che qui ci sia poco da dire: un film come The Devil’s Rejects è un qualcosa che non eguali e a cui forse si potrebbe anche attribuire la parola “capolavoro” in quanto tale. Forse.

  4. Io invece avevo già trovato poco in the The Lords of Salem che non fosse puro citazionismo ed ho visto ancora meno in quest’ultima fatica di Zombie. Il tentativo di mischiare il grottesco e “sopra le righe” di La Casa dei 1000 corpi con la cupezza e la visceralità di The Devil Rejects non fa un buon servizio al film secondo me. I villain sono poco incisivi, l’atmosfera non è coerente e il tutto non è aiutato da alcuni attori che danno veramente il peggio. Mi è sembrato il classico film del regista esordiente con tante buone idee ma anche molte incertezze….

    1. Ma sai, io credo che questo sia poco più di un giochino divertente. Non penso aspiri ad altro ed è per questo motivo che mi è piaciuto, perché è privo di velleità di alcun tipo.

      1. Yep mi pare di ricordare che sia un progetto che lo stesso Zombie ha definito come “tappabuchi” in attesa di realizzare qualcosa d’altro. Il fatto è che (con l’usuale IMHO ovvio) funziona male proprio come divertissement già a partire dalla sceneggiatura “bifronte” e poco originale. Teniamo anche conto che La casa dei 1000 corpi usciva una dozzina di anni e giocava su un terreno un po’ dimenticato dal cinema horror mentre oggi il film “alla Texas Chainsaw Massacre” costituisce praticamente un sottogenere per numero di proposte. Proprio per il ruolo di Zombie nella riesumazione di tale sottogenere trovavo lecito aspettarmi un po’ di più che un frullatone di altre sue due pellicole. Poi al solito come gli altri suoi film è indubbio che funzioni visivamente…

        1. Ma secondo me, visivamente, nella parte centrale, funziona pochino, nel senso che c’è davvero troppa confusione. Visivamente funzionano alla grande incipit e finale.

          1. MMMssi vero anche io ho avuto un senso di confusione nella parte centrale ma per quel che ne posso capire lo attribuisco ad un problema di montaggio piuttosto che di fotografia. Più in generale mi è parsa la parte meno curata a tutti i livelli (ed in questo tipo di film secondo me la cosa diventa problematica). In tutta onestà ignoro se Zombie si monti da solo il girato o meno. Sono d’accordo sull’inizio e sulla fine e rilancio dicendo che a mio avviso sono le parti migliori del film, quelle in cui si vede un’idea di fondo e una certa attenzione alla realizzazione…

  5. Mi dispiace moltissimo tu non faccia più recensioni negative, erano quelle che preferivo (sarò banale). ‘sta faccenda del “cocco dei fanz horror duropuristi” non la capisco, a me Rob Zombie non è mai piaciuto (come regista, i White Zombie spaccavano) proprio perché l’ho sempre trovato troppo costruito e fighetto, sarà che il citazionismo tarantiniano lo tollero solo da Tarantino. L’unico suo film che mi è piaciuto (e assai) è ‘The Devil’s Rejects’; uscii dalla sala incazzato sia in occasione di ‘House’ che di ‘Halloween’. ‘Lords of Salem’, di conseguenza, me lo risparmiai.

    1. Le recensioni negative sono facili da scrivere e attirano visite. Ma a me non piace farle.
      Io credo che House of 1000 Corpses fosse un buon esordio, mentre Halloween aveva un prima parte molto buona e poi precipitava in caduta libera.

      1. Però, sai, da un punto di vista “informativo”a volte le stroncature (quelle intelligenti e argomentate) riescono più preziose delle recensioni positive. Per essere orientato su un bel film, a volte mi bastano due pareri estemporanei di persone delle quali mi fido laddove, per esempio, nel caso del remake di ‘Martyrs’ ho letto diversi articoli a riguardo (in primis il tuo) proprio perché non avevo la minima intenzione di vederlo ed ero comunque curioso di sapere cosa avessero combinato.

        1. Ma nei casi eclatanti come Martyrs (remake ovviamente), un articolo è quasi dovuto, perché si tratta di un film di un certo peso. Oppure, il nuovo Ghostbusters: ne avrei parlato anche se non mi fosse piaciuto, se non altro per onestà intellettuale.
          Poi alcune stroncature possono in realtà allargare molto il discorso, anche al di fuori del film di cui si sta parlando che a quel punto, diventa solo un pretesto per parlare d’altro. Come nel caso di Suicide Squad.
          Ma la stroncatura fine a se stessa, magari di un film indie, mi interessa poco. Non ha senso.

  6. Helldorado · ·

    A me “Lords of Salem” è piaciuto e non vedo l’ora di vedermi questo. Bella recensione Lu!

    1. Magari, per voi che avete apprezzato LoS, questo film rappresenterà un passo indietro. Non so, ho letto anche da qualche parte che è così. Per me è stato bellissimo 😀

  7. Sì. Se non fosse stato per te, non lo avrei mai visto. Per me RZ ha smesso di essere un regista dopo The Devil’s Rejects, ma qui è ritornato alle atmosfere che gli sono congeniali e che sa rendere al meglio. Non importa se manca di originalità quando l’impatto figurativo è talmente violento da sbatterti contro il muro. Lui è, in primis, un musicista e un cinefilo e lavora molto meglio quando nei film lascia libero il suo animo metallaro e si diverte a fare omaggi ai suoi registi preferiti. Poi, io ho un animo particolarmente sensibile ai personaggi brutti, sporchi, cattivi, folli e immorali, quindi sia la graziosa famigliola Firefly che questi mi sono entrati subito nel cuore. La provincia genera mostri, e quella texana ancora di più, e questi mostri mi piacciono proprio.
    Mi devo ricredere su Sheri Le Moon, che ho sempre mal sopportato perché, a parte mettere in mostra un fisico che le invidio assai, non mi pareva avesse grandi doti recitative. Qui, invecchiata e, per una volta, nel ruolo di vittima, dà il meglio si sè.
    Il finale è perfetto, forse meglio di quello di The Devil’s Rejects, e l’inquadratura sui pugni che si stringono apre infinite possibilità su cosa potrà accadere.
    Grazie.

    1. E Rob è il cantore d’elezione dei personaggi brutti, sporchi, cattivi e amorali. Il finale è poesia pura.
      Grazie a te!

  8. Come abbiamo avuto modo di dirci in pvt c’è concordanza tra le tue impressioni e le mie. Il film è un gran buon film tra i survival horror. Vi vedo una pesante influenza del blaxploitation anni ’70 e non è un male. Doom-head è una presenza immensa. Prossimamente dirò la mia su Taccuino da altri mondi

    1. Doom-Head è una presenza immensa anche perché sta, saggiamente, poco in scena, secondo me.
      Se lo avesse fatto essere l’unico villain o quello più presente, ne avrebbe diminuito il carisma e l’effetto spaventoso.

  9. Bentornato Rob, possiamo tornare ad aver paura andando per le strade ❤ ❤ ❤

    1. Ed era ora, dico io! 😀

  10. I primi due film di Rob Zombie mi erano piaciuti, avevano un tocco anarchico che poi mi è sembrato perdersi e diventare maniera. Ma se dici che questo è una specie di ritorno alle origini, ci proverò.

    1. È, ovviamente, un po’ di maniera anche questo. Il tocco selvaggio dei primi due film si è perso, perché credo che Zombie sia stato eccessivamente caricato dal fandom.
      Però è un film fresco e divertente, che vale l’oretta e mezza spesa a guardarlo. E diventa un grande film nel finale.

  11. Giuseppe · ·

    E’ così Zombie ha finalmente ritrovato la gretta via 😉 dopo essersi smarrito in sentieri di velleità artistiche che non gli appartenevano… Francamente, cominciavo a credere che non sarebbe riuscito a venir fuori da quella trappola “visionario/autoriale” che, negli ultimi anni, si era teso da solo. Adesso però s’impegni seriamente a non ricascarci più, e che cazzo!

    1. Io credo ci siano alcuni registi capaci di sfornare pochi film, ma buoni e credo che Zombie sia uno di quelli, perché ha dei limiti troppo grossi e, prima di diventare la brutta copia di se stesso, potrebbe accontentarsi di averci regalato un film come The Devil’s Rejects (e sì, dai, anche La casa dei 1000 corpi e 31) e tornare tranquillo e soddisfatto a fare il musicista.

      1. Giuseppe · ·

        Sottoscrivo ogni singola parola.

  12. Posto che avevo da sempre riposto un sacco di speranze in Rob Zombie, soprattutto dopo DR…
    Posto che TLOS mi aveva spezzato entrambe le gambe (non mi aveva convinto nemmeno un po’ anzi m’aveva irritato)
    Posto che ho provato quanto più possibile a dimenticare tutto arrivando a vedere…
    Sono quasi completamente d’accordo con te sulla recensione. A me è piaciuto parecchio… ma credo che, purtroppo, HO1KC e DR non torneranno più – e mi sento di aggiungerci un sigh ed un sob!

    1. No, quei due film non possono più tornare. Io non penso che Zombie sia in grado di far evolvere il suo stile. Può solo rimanere sempre uguale a se stesso. O smettere.

      1. Credo anche io che abbia ‘sparato così in alto’ che ora bissarsi sia quasi impossibile. Anche perché non ce lo vedo molto a cimentarsi con tematiche diverse che richiederebbero registri differenti… Sul ‘survival’ psichedelico e a suo modo ‘estremo’ ha già detto e mostrato tutto!

  13. Non ho letto nulla per ora!
    Perchè….. quando esce?! Dove l’avete visto? Il biellese si riconferma quel che è e nemmeno lo programma?!!

    1. Non è prevista una sua uscita in sala in ITalia, almeno non ancora!

      1. Cani!

  14. […] approfondire, vi spedisco dalle mie amiche Lucia e Bolla e dall’esimio Fabrizio […]

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