1992: Split Second

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Regia – Tony Maylam
We need to get bigger guns. Big fucking guns!

Finalmente, dopo tutta la roba intellettuale che mi fate recensire ogni santa settimana, un bel B movie come si deve. Non so come vi sia venuto in mente di scegliere Split Second, ma ve ne sono grata. Deve essere tutta colpa di Rutger Hauer che, nonostante le innumerevoli cadute di stile nell’ultima parte della sua carriera, possiede ancora fascino da vendere.
Guardando la sua filmografia però, si nota come già all’inizio degli anni ’90, i ruoli davvero interessanti per lui cominciassero a scarseggiare. La transizione dalla serie A alla serie B è stata piuttosto repentina, per Hauer, che si è ritrovato da un giorno all’altro a lavorare a basso budget e, in seguito, a vivacchiare in produzioni sempre più discutibili, con qualche eccezione di rilievo ogni tanto, giusto per ricordare al pubblico che grande attore si stava perdendo per strada.
Split Second è un film che si pone esattamente a metà tra la povertà senza speranze di molti prodotti a basso costo del periodo, e la volontà, non sempre messa in pratica, di realizzare comunque un qualcosa di dignitoso, che sapesse intrattenere con intelligenza. E, per intelligenza intendo la consapevolezza (non ancora) metacinematografica di regista, sceneggiatore e attore protagonista.
Sì, ho usato la parola con la emme e chiedo scusa per averlo fatto. Merito una decina di anni di galera.
Però, vedete, Split Second è un pastiche. Non una messa in fila alla come capita di ogni cliché possibile immaginabile sulla faccia della terra. Proprio un pastiche, voluto e predeterminato. Sembra quasi di sentire, in alcune scene, le grasse risate che devono essersi fatti Maylan e Hauer sul set.
Ad ammiccare in quel modo al pubblico, nel 1992, c’era il rischio di non essere capiti e infatti il film si comportò molto male al botteghino, ma divenne in seguito un piccolo cult dell’home video. Anche questo è estremamente metacinematografico (e due. Facciamo vent’anni di galera).

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Il regista, Tony Maylam, è una nostra vecchia conoscenza. Aveva diretto The Burning, esattamente dieci anni prima, altro film a elevato tasso di consapevolezza, nonché il mio slasher preferito, ma ne abbiamo già parlato.
Lo sceneggiatore, invece, è Gary Scott Thompson, colui che ha inventato la saga di Fast & Furious. E ho detto tutto.
Se Maylam, in seguito, è finito a dirigere spot per le macchine di lusso, Thompson ha avuto una carriera molto diversa.
Insieme, i due sono responsabili di questo minuscolo (e dimenticato) esempio di buddy movie fantascientifico col bonus del mostro zannuto.
Ambientato nel 2008, Split Second si svolge tutto di notte, in una Londra semi allagata a causa di piogge continue e oscurata da una coltre di nubi perenne.
Tutto questo lo veniamo a sapere da una didascalia precedente i titoli di testa. Il setting, nonostante non abbia alcuna relazione con la vicenda narrata, è la cosa migliore del film. Il look umido e ammuffito di Londra è reso molto bene: i personaggi vanno in giro con degli enormi stivaloni, perché l’acqua arriva spesso alle ginocchia. Non si vede mai la luce del sole, i condotti della metropolitana sono inondati e l’intera città è invasa dai ratti.
Deve essere stato anche piuttosto difficile girare in quelle condizioni.
Ma, in fin dei conti, non abbondano certo gli esterni e, se si esclude il lungo finale nei tunnel della metro (diretto non da Maylam, ma dal regista di seconda unità Ian Sharp), quasi tutto il film si volge tra la stazione di polizia, un paio di strip club e la casa del protagonista, Harley Stone, il nostro Rutger in forma smagliante.

Stone è un poliziotto sospeso dal servizio, dopo aver dato di matto a causa della morte del suo collega, ucciso da un serial killer. Quando l’assassino torna a colpire, il capo della polizia restituisce il distintivo a Stone e lo rimette a lavoro, a patto che si lasci affiancare da un giovane esperto di assassini seriali, Dick Durkin (già, solo i nomi dei personaggi principali sono uno spasso).
Stone è uno psicopatico dipendente da caffeina, nicotina e cioccolato. In una scena, lo vediamo addirittura lavarsi i denti con il caffè. Vive in uno squallido e sudicio appartamento che non ci metteresti piede neanche previa antitetanica. E, essendo stato ferito dall’assassino, ha stabilito una sorta di connessione mentale con lui. Ed è convinto che non sia un essere umano.
Come potrebbe essere umano, infatti, uno che strappa il cuore delle sue vittime a mani nude e gli lascia addosso dei morsi che solo le zanne di una belva potrebbero produrre?

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I due colleghi, obbligati a collaborare, all’inizio non si sopportano, ma col procedere del film, imparerranno a rispettarsi e diventeranno amici.
Non può mancare il personaggio femminile, Michelle, interpretata da Kim Cattral che, ovviamente, a un certo punto del film deve farsi una doccia e, altrettanto ovviamente, verrà rapita.
Il film va avanti così, a botte di stereotipi elargiti senza alcuna pietà.
C’è un po’ di Blade Runner, non solo per la presena di Hauer, ma per l’atmosfera generale, un pizzico di Predator, Alien, e persino La Cosa (il mostro prende il DNA delle sue vittime, anche se per farci cosa non è molto chiaro. Mancavano i soldi per le mutazioni, suppongo). Maylam e Thompson usano (e abusano di) tutta la filmografia poliziesca del decennio precedente, creando questo strano ibrido che sembra quasi un bignami del cinema di genere.
L’operazione è tuttavia condotta con una leggerezza tale da non risultare mai fastidiosa. È evidente che sia richiesta la partecipazione dello spettatore al divertimento e che nessuno ambisca a dire o fare qualcosa di nuovo o anche solo appena originale.
Eppure funziona.
Perché Hauer è un adorabile gigione dalla personalità strabordante. Perché Maylam è in grado di dirigere sequenze dal ritmo perfetto, come quella iniziale nel locale. Perché gli scambi di battute tra i due poliziotti valgono, da sole, il prezzo del biglietto. Perché non ci si annoia mai e il film va via liscio come un motoscafo pacchiano e rapidissimo.
Cinema di serie B derivativo e privo di pretese, ma con un’anima anarchica e irriverente.

Certo, la scena del confronto finale con la creatura non ha una messa in scena impeccabile e l’azione è abbastanza confusa. Non ho notizie sul perché non ci fu Maylam dietro la macchina da presa. Ma la sua assenza si sente ed è anche pesante.
Il mostro non si vede quasi mai. Ci viene concessa una manciata di fotogrammi con dettagli di artigli e zanne e solo nelle ultime scene possiamo ammirarlo in tutto il suo splendore. Che è un po’ poverello e miserabile, ma va bene così. Non stiamo a badare a queste sottigliezze. Le cose vanno molto meglio quando si tratta di mostrare gli effetti dei suoi attacchi sulle vittime. Lì gli effetti di trucco sono davvero efficaci e disgustosi.
Split Second è un’ottima fotografia di quello che si stava avviando a diventare il cinema di genere negli anni ’90. Da un certo punto di vista, è anche un film che anticipa i tempi.
Avrebbe anche avuto qualche numero per diventare una serie tv, a mio avviso, con Stone e Durkin a risolvere casi soprannaturali in una Londra futuristica e perennemente bagnata dalla pioggia. Chissà, forse Hauer non avrebbe mai fatto Dracula 3d e la Cattral sarebbe rimasta nell’ambito della serie B, invece di finire risucchiata in quella fogna di degradazione che risponde al nome di Sex and the City.
Purtroppo non lo sapremo mai.

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Per il 2002, siamo letteralmente ingolfati di film. Ne ho scelti quattro, ma ho dovuto scremare parecchio.
Partiamo con May, di Lucky McKee, che su questo blog non credo abbia bisogno di esssere presentato, continuiamo con il poco conosciuto, ma estremamente valido My Little Eye, di Marc Evans, andiamo avanti con Bubba Ho-tep, di Don Coscarelli, che se non gli volete bene siete brutte persone, e finiamo con Darkness,  il film che ha fatto conoscere al mondo Balaguerò.
Lo so anche io, son scelte complicate. Ma non è un problema mio (risata maligna).

40 commenti

  1. Mi rendo conto che ho una serie di film del grande Rutger Hauer che mi mancano, penso sempre di averli visti tutti, ma mi rendo conto che ne ha sfornati milioni. Questo ad esempio mi manca… Grazie per la dritta, mi farò una serata Rutger con questo film e “Giochi di morte” altro titolo che devono recuperare 😉 Cheers!

    P.S. Votato Lucky “Luke” McKee perchè ho visto tutti i suoi film tranne “May”.

    1. Eh, May è molto indietro, ma è uno di quei film che ti prende a calci sulle gengive.
      Davvero splendido. A prescindere da come andrà il sondaggio, te lo consiglio con tanto ammmore.

  2. Un film che ammicca al pubblico cercandone la complicità, non la compassione – e sì, sarebbe stato bello vedere una serie TV.
    Ci sarebbe da farci un kickstarter.
    Riguardo alla caduta di Hauer dall’empireo, la spiegazione è una ed una sola: The Hitcher.

    1. Dici che The Hitcher gli ha stroncato la carriera?
      Sì, ha sicuramente contribuito, però anche il cinema, a partire dalla fine degli anni ’80, si è messo ad andare in un’altra direzione.
      Stone è perfetto come personaggio seriale. Davvero, mi chiedo come mai non ci abbia pensato nessuno

      1. Esiste una voce persistente secondo la quale gran patrte dei membri del cast di The Hitcher vennero ostracizzati, restando senza lavoro per alcuni anni, dopo l’uscita del film. La ragione sarebbe stata la convinzione (infondata ma diffusissima) che The Hitcher fosse una pellicola sadica, una sorta di squallido exploitation pieno di scene inguardabili. La pessima (e immeritata) fama della pellicola, costrinse molti degli attori e dei tecnici a cercare lavori minori pur di continuare a campare.
        Della cosa parla anche Hauer nella sua autobiografia.

        1. Sì, ricordavo la fama di film maledetto di The Hitcher.
          Che è davvero incomprensibile, dato che non si vede quasi niente e tutto ciò che c’è di vagamente impressionante (da un punto di vista “splatter”, se così vogliamo chiamarlo) è dato dal montaggio e non dal sangue in sé.
          Destino stranissimo, quello di The Hitcher.

          1. Ma proprio perché il montaggio e il sonoro sono così suggestivi, che c’è gente che ricorda di aver visto scene che nel film non ci sono.

          2. Tipo quella, famosissima, della Leigh spezzata in due dai camion.
            Che nel remake avviene invece a tutto campo e fa schifo.

  3. Un vero divertissment. Le atmosfere umide, ammuffite e cupe erano sicuramente la miglior cifra stilistica che potevano presentare e Hauer a me sembrava gigione come pochi in quel film…
    Ah, ho votato Bubba Ho-tep, voglio dire: Coscarelli che ci racconta Lansdale, ma scherziamo? E poi c’è Bruce…

    1. Hauer fa il matto per un’ora e mezza senza che nessuno si azzardi un minimo a contenerlo.
      E il resto del cast non è da meno.
      Questo è un film godibilissimo e anche invecchiato molto bene, nonostante fosse a basso budget.

      1. Poi pensi che ha interpretato un gioiello come La leggenda del Santo bevitore e capisci quanto può dare quell’uomo!
        P.s. sai che era venuto ad Asti per il trentennale di Blade Runner? Era stato un signore delizioso e affabile come pochi.

        1. Immagino che sia una persona gentilissima.
          Tutti quelli che hanno avuto a che fare con lui me lo dipingono così.
          Un attorone sottovalutato, purtroppo

          1. Inspiegabilmente

  4. So che vincerà Bubba, ma ho votato comunque per quel piccolo film che è My Little Eye, visto per sbaglio al cinema e molto apprezzato.

    1. Sì, suppongo anche io che con Bubba non ci sia partita. E anche io My Little Eye lo vidi per sbaglio in sala. Ci rimasi sotto qualche settimana 😀

      1. Stessa reazione, ricordo con (s)piacere certi (SPOILER eh mi raccomando non leggete eh!) sucidi.
        Però un bel post su Bubba ci sta tutto, si parlava anche di un seguito, attendiamo le tue considerazioni su Elvis 😉

        1. Era tosto, My Litte Eye. Alcune sequenze (quelle che dici tu) mi avevano fatto venire i brividi. Tosto e cattivello.

  5. Simone Paleari · ·

    3 suggestioni veloci:
    1) io e mio fratello registrammo questo “detective Stone” su VHS e passammo un’estate a vederlo più volte a sprazzi…
    2) guadagnai un gozzilione di punti nella scala personale di rispetto della ristretta cerchia di amici quando trovai in una bancarella occhialetti neri tondi come quelli del Detective
    3) “Ci servono armi più grandi”!

    1. Gli occhiali di Harley Stone sono una di quelle cose che ho sempre desiderato e mai avuto.
      Tu sei un uomo fortunato 😀

  6. tullipan · ·

    ho votato My lilltle Eye, visto taanto tempo fa, ma sarei curiosa di sapere che ne pensi

    1. In realtà ne penso tutto il bene possibile. Credo sia un film molto coraggioso per la sua epoca.

  7. A me come attore piace parecchio Hauer ha fatto ,Blade Runner.LadyHawke,The Hitcher(faceva paura la sua presenza),L’amore e il sangue poteva essere un Robocop più alto, poi negli anni ’90 la serie B,Detective Stone,Giochi di morte e Wedlock tutti i film “belli” che davano su Italia1.

    1. Eh sì, Hauer è stato un grandissimo attore

  8. Quanti ricordi, di granulosi trailer su canali locali, di scene “cazzute” che poco si distinguevano: sia perché girate al buio, sia perché girate uguali ad altri film (come hai raccontato perperfettamente). Non ricordo se l’ho visto in VHS o su Tele+, ma l’ho rivalutato in seconda battuta: all’epoca era troppo “diverso” per piacermi a pieno, eppure sentivo che dentro di me qualcosa era innegabilmente attratta dal Detective Stone 😉
    P.S.
    da casa mi ha fatto votare, quindi il problema era il mio smartphone…

    1. Io l’ho visto sicuramente in VHS. Mi ricordo che aveva quella copertina troppo bella per non essere subito noleggiata 😀
      Quindi non è WP che ci trolla, ma la malefica app di WP su smartphone?

      1. L’app di WP ha parecchi problemi, e più la aggiornano più fanno danni immani: temo che questo sia solo uno dei tanti difetti…
        Che peccato non aver avuto uno scanner all’epoca: certe locandine erano opere d’arte…

        1. A me non dà grossi problemi per quanto riguarda il lettore, che è comodo.
          Impossibile solo pensare di scrivere un post usandola, però.
          Le cover delle VHS horror erano la croce e la delizia della mia infanzia spesa male 😀

          1. Io purtroppo sono costretto ad un ampio uso dell’app, visto che il lavoro mi fa stare lontano tanto tempo da un PC utile, e sgobbando da matti alla fine il suo lavoro lo fa: ma è davvero una fatica infame…
            Quando mi capita di trovare in rete una locandina italiana di buona risoluzione, è un tuffo al cuore: che patrimonio inestimabile e ignorato da troppi…

  9. L’avevo del tutto rimosso, thanks per il recupero, me lo risparo al volo e con mucho gusto

    1. Siamo qui apposta per recuperare roba dimenticata 😉

  10. Giuseppe · ·

    Beccato al cinema pure questo, sempre ai tempi in cui di film me ne sparavo in sala praticamente uno dietro l’altro, e l’accoppiata Hauer-Duncan mi catturò all’istante (quel mostro poi, con un pizzico anche del Judge Death di Dredd)! Non potevo quindi non rivedermelo pure in dvd, rimpiangendo una volta di più quel sequel che credevo imminente e ho aspettato inutilmente per anni e anni…
    Quanto a Kim Cattrall, la vedevo avviata – esattamente come il gran Rutger – a un futuro ben più radioso di quello che poi è stato: essermela vista, in quell’inizio anni ’90, prima come tenente Valeris in Star Trek: Rotta verso l’ignoto e subito dopo come Michelle in Detective Stone (avendo già al suo attivo pure Grosso guaio a Chinatown, mica pizza e fichi) mi fece dare per scontato che le porte del fantastico, per lei, si fossero ormai aperte senza problemi. Mi sbagliavo, purtroppo, anche se all’epoca non potevo certo immaginare di vederla rimanere addirittura intrappolata in un “Shit and the City” qualunque 😦
    P.S. C’è Bubba Ho-tep (Lansdale e Coscarelli in tandem) in lizza? E allora dove sarebbe la scelta difficile, stavolta? 😉

    1. Coscarelli stravince senza colpo ferire! Me lo aspettavo, ma sono contenta!
      Infatti la Cattral era stupenda in Grosso Guaio a Chinatown. E aveva la fisicità giusta per reggere ruoli del genere. Un vero peccato.

  11. Piaceva anche me codesto film con Hauer, Con il tempo è finito nella dimenticanza, con il mio amico immaginario, l’elefante rosa ^_^
    Ho votato Bubba perché è bellissimo bellissimo in modo assurdo ❤ ❤

    1. Bubba è di una bellezza sconvolgente e totale tombale. Coscarelli è il cugino di dio.

  12. ho finalmente scoperto grazie a te che diavolo di film fosse questo, che vidi anni e anni fa su qualche ignota rete locale.

    Il mio voto incondizionato al Re ❤

    1. Sono quei film che passavano nelle tv private durante la nostra infanzia e che, in un certo senso, ci hanno cresciuto, anche se non ce li ricordiamo

      1. eh ce ne ho talmente tanti di film misconosciuti di cui devo scoprire il titolo XD

  13. cyberluke · ·

    Piccolo cult anche per me, ma l’applauso è scattao alla frase la Cattral sarebbe rimasta nell’ambito della serie B, invece di finire risucchiata in quella fogna di degradazione che risponde al nome di Sex and the City.

    1. I danni che ha fatto quella serie tv sono incalcolabili…
      Felice di non essere l’unica a odiarla

  14. Blissard · ·

    Ricordo in tempi preistorici di avere letto parole pressocchè entusiastiche di Danilo Arona a proposito di questo film, in un incredibile libretto, “Guida al cinema horror” pubblicato da Ripostes.
    Quando lo recuperai però ci rimasi male, si rivelò molto al di sotto delle mie aspettative.
    Dovrei rivederlo, mi hai incuriosito molto.

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