Tanti Auguri: 40 anni de L’Ascensore

Regia – Dick Maas (1983)

Per il complehorror di questo mese ce ne andiamo in Olanda a trovare uno dei peggiori spauracchi della mia infanzia mal spesa. Ho ricordi abbastanza vaghi dell’estate del 1983: dovevo compiere ancora cinque anni e mi trovavo in una qualche località vacanziera con i miei genitori. Direi in Sardegna, ma non ne ho la certezza. La mia lunga e proficua storia d’amore con il cinema horror ancora non era cominciata e, in giro per il paese di mare dove i miei avevano preso casa, erano state affisse le locandine del film di cui parliamo oggi, perché il tempo è un bastardo e un despota e ti lascia annichilita con il sapore polveroso di questi quarant’anni in bocca e l’immagine di quei manifesti sbiaditi dal sole di agosto che hanno turbato i sonni della bambina che sono stata. Considerazioni funeree a parte, mi terrorizzavano a morte. A oggi non saprei dire perché, ma non ci dormivo la notte per colpa dell’ascensore di Maas. Il film poi l’ho recuperato negli anni successivi in VHS, e no, non è di certo un horror tanto spaventoso; è più una commedia nera tecnofobica su un oggetto di uso comune che si ribella ai propri creatori e ne manda all’altro mondo qualcuno, non tanti, eh, che il body count è bassino.

Io a Dick Maas voglio bene soprattutto per Amsterdamned, che è uno giallo-slasher acquatico un po’ troppo sottaciuto, di cui bisognerebbe parlare un po’ di più, ma questo è il suo esordio in un lungometraggio, dopo una prima parte di carriera passata a dirigere videoclip, e credo ci voglia una certa dose di sfrontatezza a debuttare con un film su un ascensore assassino. Come dicevo prima, di film basati sullo stesso punto di partenza ce ne sono parecchi: abbiamo le classiche automobili, gli specchi, i televisori, addirittura i letti, ma l’ascensore, per la sua natura così banale e, allo stesso tempo, sinistra (aver paura di restare bloccati in ascensore è una cosa abbastanza comune), è un piccolo colpo di genio, per quanto assurdo e anche un po’ demenziale: Maas sa perfettamente di muoversi su un crinale scivoloso e riesce a essere così equilibrato da non buttarla direttamente in farsa, ma neanche da prendersi troppo sul serio. Una miscela molto efficace di umorismo macabro e tensione, con persino un pizzico di critica sociale, e aggiungerei di classe, se non temessi di spingermi troppo oltre.

L’Ascensore è ambientato in un grande complesso di appartamenti per uffici ad Amsterdam, costruito da poco e ancora quasi sfitto: ci sono un’agenzia immobiliare, lo studio di uno psicanalista, la sede dell’impresa che ha costruito l’edificio e un ristorante all’ultimo piano, che è dove comincia la nostra storia: quattro clienti escono dal locale in stato di ubriachezza molesta, entrano in ascensore e restano bloccati. All’improvviso, l’aria viene a mancare e per poco non succede una tragedia, anche se vedendo i personaggi, in particolare la parte maschile, non sarebbe stata un’enorme perdita. All’ultimo istante, riescono a tirarli fuori, i quattro finiscono all’ospedale e sul posto viene chiamato il nostro eroe, l’ascensorista Felix, tecnico migliore della Deta Liften, responsabile dell’impianto di ascensori in dotazione al palazzo. Felix nota che non c’è alcun malfunzionamento, né meccanico né elettrico, e se ne torna a casa. Ma il giorno dopo un anziano signore cieco cade nella tromba dell’ascensore e una guardia notturna viene decapitata dalle porte automatiche, nell’unica sequenza veramente splatter di tutto il film. 

Felix è interpretato da Huub Stapel, un attore che Maas si porta dietro a ogni lavoro, un veterano del cinema e della tv olandesi, qui neanche trentenne e adattissimo al ruolo di un uomo comune alle prese con eventi inspiegabili. Non esiste infatti una spiegazione tecnica a questa serie di incidenti: l’ascensore è a posto, non ha problemi, eppure ammazza la gente. Con l’aiuto di una giornalista, Felix cercherà di risolvere il mistero, mentre la polizia sembra abbia soltanto fretta di chiudere il caso e di addossare la colpa a qualcuno. 
Il film, visto oggi, fa una strana impressione: sembra a tratti un episodio de L’Ispettore Derrick, ma con un’aria stralunata e un po’ buffa, non saprei dirlo meglio. Quando si ricorda di essere un horror, come nella già citata scena della decapitazione, nella sequenza d’apertura, o nella successiva morte di un inserviente del palazzo, è molto efficace e teso, sempre tuttavia con quel tocco di umorismo distaccato e bizzarro, come se chi ci sta raccontando non fosse poi del tutto sano di mente. O forse come se la prospettiva del racconto appartenesse alla misteriosa entità che si nasconde dietro l’ascensore. 

Che poi è davvero soltanto un oggetto, una cosa, magari un po’ più sofisticata del normale e con una scintilla di vita maligna, della malignità che hanno i bambini quando fanno i dispetti. Infatti, la scena migliore di tutto il film (quella che utilizza, in parte, la famigerata locandina) mostra il nostro ascensore assassino mentre gioca con una ragazzina a una specie di di bubusettete dagli esiti incerti: la vuole accoppare, alla bimba, oppure si sta semplicemente divertendo con lei? Credo sia un perfetto esempio delle intenzioni (non sempre rispettate) de L’Ascensore. A volte questo bilanciamento tra leggerezza e paura riesce alla perfezione e con una naturalezza da far invidia alle più blasonate horror comedy statunitensi e britanniche; altre è un po’ forzato, come in tutta la parte dedicata ai problemi coniugali di Felix, che se fosse stata interamente tagliata dal film, ci avremmo guadagnato tutti, ma forse non avremmo raggiunto la durata sufficiente a classificare L’Ascensore come lungometraggio. 

Matrimoni traballanti a parte, i due protagonisti, Felix e la giornalista Mieke (Willeke van Ammelrooy), sono simpatici e passare 90 minuti in loro compagnia è piacevole, anche se non è che abbiano chissà quali psicologie approfondite. Interessante è invece il rapporto quasi da buddy movie che si viene a instaurare tra i due. I personaggi di contorno tendono a essere un po’ caricaturali e macchiettistici, ma funzionano proprio perché contribuiscono alla creazione di questo microcosmo fuori dalla grazia di Dio che è rappresentato dal palazzo, un non luogo svuotato dalla presenza umana, sorto come una pustola sulla pelle della città, appena costruito e già infestato. Solo che qui non si tratta di fantasmi gotici, si tratta di fantasmi tecnologici, che si saldano al cemento e all’acciaio alla stregua di parassiti e si nutrono della nostra avidità, dei nostri vizi, della nostra bramosia. 
La soluzione del mistero non è per niente ovvia, forse nel 2023 un pelo risibile, ma se sospendiamo l’incredulità di fronte a un ascensore assassino, la possiamo sospendere anche su cosa lo ha fatto diventare tale. 
Credo che vi divertirete parecchio a vederlo (o a rivederlo). Maas ha fatto di meglio, questo sì, e lo abbiamo detto, eppure questo scalcinato e sbilenco horror con 40 anni sul groppone esercita su di me un fascino irresistibile. 
Esiste un remake del 2001, diretto dallo stesso Maas e con una Naomi Watts pre The Ring, ma io non l’ho mai visto. Se qualcuno di voi lo ha fatto, mi dica com’è. 

10 commenti

  1. Vado a memoria ma, per quanto riguarda ascensori assassini, mi ricordo solo Devil. Questo di Maas lo registrai dalla tv e lo rividi millemilavolte.

    1. Anche se in Devil non era proprio l’ascensore a essere l’artefice delle morti. Era solo il posto in cui i protagonisti erano rinchiusi per essere “puniti”, mi pare di ricordare. Alla fine l’ascensore di Maas è rimasto l’unico nel suo genere

  2. Daniele Volpi · · Rispondi

    Carino. Ha la forza del budget. Ma quello originale non si scorda mai…
    Come Amsterdamned del resto.

    1. Mi incuriosiva perché c’è Michael Ironside e io lo amo follemente.

      1. Giuseppe · · Rispondi

        E’ uno dei primi DVD in assoluto che ho comprato e ancora oggi non me ne pento (in una piccola parte c’è nientemeno che Ron Perlman): l’originale, però fatto con più soldi tenendo ovviamente conto del nuovo pubblico USA, quindi non solo non c’è nessuna carenza di ritmo alla Derrick ma si aggiunge pure un tocco di spettacolarità ai “poteri” e all’intelligenza dell’ascensore… Il mio consiglio è di lasciare perdere i voti di IMDb e darci un’occhiata (la vale, sì) 😉

        1. E allora me lo procuro e me lo guardo subito!

  3. E’ su qualche piattaforma al momento?

    1. Eh no, purtroppo no.

  4. Giuseppe · · Rispondi

    Che cagotto quando lo vidi da bambino di straforo non so su quale canale privato 😱😱😱
    Grazie per averlo riportato alla luce!

    1. I complehorror sono qui per servirvi!

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