Sissy

Regia – Hannah Barlow, Kane Senes (2022)

Nell’affannoso recupero dei tanti titoli che ho perso durante l’anno, ce n’era uno a cui tenevo particolarmente e che mi sarebbe dispiaciuto molto non riuscire a recuperare prima che il 2022 finisse. Conoscete tutti la mia fissa abbastanza patologica per il cinema australiano: quando si tratta di essere feroci e crudeli, i nostri amici australiani non sono mai secondi a nessuno. Ma non si tratta mai di crudeltà e ferocia prive di una sostanza, di uno spessore, di un’umanità. Persino un incubo come Wolf Creek è molto più interessante di tanto torture porn statunitense a esso contemporaneo. 
Questo Sissy fa parte dello sterminato (e in questi giorni, ahimè, a rischio) catalogo di Shudder, che anche quest’anno si conferma una miniera d’oro per quanto riguarda l’horror più audace e interessante. Nella classifica prossima ventura, Shudder occuperà uno spazio molto importante, sappiatelo. 

Sissy racconta di una giovane donna, Cecilia, chiamata Sissy da bambina, che campa come influencer grazie a una serie di video sul self-help che le garantiscono qualche centinaia di migliaia di followers. Un bel giorno, si imbatte in quella che era la sua migliore amica d’infanzia, Emma (interpretata dalla regista Barlow); le due non si vedono da parecchi anni, c’è la tipica dose di imbarazzo nel ritrovarsi adulte, ma da parte di Cecilia c’è qualcosa in più, un forte disagio che sfiora la paura. Emma invita la sua vecchia amica alla festa per il suo fidanzamento e, in seguito, a un fine settimana in una splendida villa per proseguire con le celebrazioni. Cecilia accetta, senza sapere che Emma è rimasta in contatto con Alex, una ragazzina che la tormentava da piccola, la sua bulla, il suo incubo personale. E anzi, è proprio a casa di Alex che stanno andando a passare il weekend. Ma anche Alex ha un trauma legato a Cecilia e l’incontro tra le due non porterà a nulla di buono.

In parte slasher, in parte revenge movie, in parte studio su un personaggio dalla stabilità mentale precaria, ma molto ben nascosta almeno fino a quando non viene messa sotto pressione, Sissy è un film che mette seriamente a disagio. Anche se è raccontato con i toni della commedia – o sarebbe meglio usare il termine satira? – non è affatto leggero. La discesa di Cecilia in un baratro di follia crescente è, anche grazie all’interpretazione magistrale di Aisha Dee, tra le cose più angoscianti che ho visto nel corso dell’anno, perché la regia e la struttura narrativa del film ce la presentano con un’ineluttabilità che è quasi da film noir, con la nostra protagonista che, un po’ per caso, un po’ per destino, un po’ per dei sempre più evidenti (agli spettatori e ai suoi sfortunati compagni di fine settimana) problemi personali, imbocca una strada con un’unica direzione possibile. Però attenzione a quello che provate nei confronti di Cecilia all’inizio del film: i vostri sentimenti cambieranno, e parecchio, mentre la storia, inesorabile, si sviluppa e ci mostra chi sia la vera villain del film. 
Sì, certo, il gruppetto di amici in vacanza non è tra i più simpatici, e soprattutto, empatici, esclusa forse la povera Emma che è anche la più inconsapevole del mucchio, ma Cecilia fa davvero paura. 

Fa paura perché potrebbe essere chiunque di noi nel momento in cui i piccoli, non sempre del tutto volontari atti di casuale crudeltà che gli altri ci infliggono nel quotidiano raggiungono il livello di guardia e superano il limite consentito dalla nostra sanità mentale. Potrebbe essere chiunque di noi sia sinceramente convinto di essere una brava persona, quando invece è l’esatto opposto, e basta davvero una parola sbagliata per far venire alla luce la belva che dorme rannicchiata in un angolo del nostro io civilizzato. Potrebbe essere chiunque di noi creda di essere una vittima e si scopre all’improvviso carnefice, o entrambe le cose, che non sono affatto incompatibili tra loro. 
Il percorso di Cecilia è costruito molto bene: prima ci viene presentata come una giovane donna di successo, con il suo lavoro di influencer, i suoi tantissimi sostenitori, un equilibrio invidiabile; poi come una persona i cui traumi tornano a galla nonostante tutto il lavoro compiuto su se stessa nel corso degli anni; infine, Sissy mostra il suo vero volto e ci fa vedere come il supposto lavoro sia soltanto una montatura da palcoscenico social e, nel mentre imbrocca un paio di riflessioni parecchio interessanti sull’invenzione di un’identità fittizia allo scopo di mera sopravvivenza, sulla solitudine, sull’incapacità di interagire con gli altri se non attraverso la barriera di una telecamera o tramite la violenza, su come il passato sia soltanto un problema di percezione: sepolto, dimenticato, gettato alle spalle per alcuni, un macigno pronto a piombarti addosso per altri. Infine, su come avvenimenti insignificanti possano rappresentare per qualcuno il momento chiave di un’esistenza intera, e di conseguenza su quanto siamo responsabili, anche se non ne siamo coscienti, del dolore altrui. 

Insomma, strapperà anche qualche risata per la rappresentazione dei social, per il modo in cui mette alla berlina svariate forme di ipocrisia e per come si burla di tutti quei guru della salute mentale e del self-help che proliferano indisturbati e fanno più danni delle cavallette, ma sotto la superficie scintillante, dietro la battute intelligenti e la satira sociale di facciata, Sissy non si tira indietro di fronte a temi anche importanti. Quindi è un film che va maneggiato con una certa cura. 
Ciò non toglie che sia anche divertentissimo, soprattutto quando si tuffa a bomba in un terzo atto completamente folle e sopra le righe, contrassegnato da eccessi gore e disseminato di cadaveri, fratture scomposte e crani fracassati. Roba che ti viene voglia di prendere subito la cittadinanza australiana sperando che qualcuno ti faccia fare un film da quelle parti. Una deliziosa carneficina senza alcuna pietà, come piace a noi che apprezziamo il cinema sofisticato. 

Sissy è una delle tante sorprese indipendenti di un 2022 che è partito un po’ in sordina, ma si sta rivelando molto più ricco del previsto, soprattutto per quanto riguarda i film più piccini e dei quali si è parlato meno. Sissy non ha potuto beneficiare della popolarità di un altro film che in parte gli somiglia, ovvero Bodies Bodies Bodies, ma non ha nemmeno un grammo della sua intelligenza e della sua capacità di essere provocatorio e irriverente senza atteggiarsi a primo della classe come al contrario fa lo pseudo-slasher della A24. Andrebbero messi in una double feature per far capire al pubblico cosa è efficace e cosa no quando si ha intenzione di prendersi gioco della cultura popolare contemporanea e delle sue svariate distorsioni. Nel profondo, Sissy è una vicenda molto umana, piena di infelicità e miserie varie, che usa il meccanismo dei social soltanto per creare un contesto molto coerente e legato alla nostra vita attuale. Credo che sia l’unico modo decente per affrontare il tema, e credo che Sissy sia uno dei film che lo fa con più disinvoltura. 

7 commenti

  1. Shudder si sta rivelando davvero più interessante di quanto potessi immaginare e questo film mi ha incuriosito. Un horror psicologico ricco di spunti. Ho apprezzato la tua dettagliata descrizione sulla caduta psicologica della protagonista e come avviene. Devo recuperarlo, grazie mille!

    1. Guarda, è un film molto singolare, ma vale la pena, te lo assicuro

      1. Io sono sempre molto curioso e apprezzo molto approcci particolari. Quindi in ogni caso lo guarderò.

  2. alessio · ·

    La versione pop e gore di Ingrid Goes West (2017) con le tinte black di quella comedy che qui virano nel drama. Con un finale, però, solo apparentemente più malato rispetto al lungometraggio con Aubrey Plaza. Aisha Dee qui mi ricorda Naomi Osaka, la tennista più dolce del circuito femminile… davvero spiazzante!

  3. Sissy, ma non Spacek….;) da vedere!

  4. Quello che mi è piaciuto tanto di questo film è che, mentre Cecilia fa quello che fa, ci sono sempre queste notifiche del cellulare mescolate con altri suoni super leziosi. E la grafica del titolo del film che poi, a visione conclusa, è cattivissima.

  5. Molto interessante (come il post), divertente e… disturbante. Fa riflettere e non tiene “al sicuro” lo spettatore. Probabilmente lo sfumare i confini tra bene/male, giusto/sbagliato e rendere meno polarizzati i traumi e i conflitti è uno degli elementi di “crescita” dell’horror di oggi. Poi però ho bisogno di cioccolata…

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