
Regia – Dave Parker (2009)
Il tema del Day 4 della challenge era Australian e io ho adempiuto al mio dovere rivedendo con tanta gioia la mia cotta del 2019, ovvero The Furies. Sappiamo bene che il cinema dell’orrore australiano è il più bello del mondo e c’è sempre l’imbarazzo della scelta, quindi fatemi sapere le vostre eventuali scelte che ci divertiamo.
Il Day 5 richiede invece una piccola spiegazione, perché bisogna scegliere un film prodotto dalla Dark Castle, la famosa casa di produzione di Silver e Zemeckis, responsabile di una larga fetta di horror a budget medio-alto per tutti gli anni ’00. House on Haunted Hill, Ghost Ship, I 13 Spettri, ma anche un gioiello come Orphan: è tutta roba loro. Io sono andata tuttavia a estrarre dalle pieghe del tempo un film meno noto, costato un’inezia e uscito direttamente sul mercato home video. Diretto, oltretutto, da uno dei registi più beceri in circolazione, che ha azzeccato questo film più per una mera questione di fortuna che per le sue capacità artistiche.
The Hills Run Red nasce come progetto ultra indipendente a zero budget e poi passa nelle mani della Dark Castle, che concede almeno tre lire per pagare un cast non dico stellare, ma adeguato, e degli effetti speciali pratici e di make-up davvero ottimi, che per uno slasher ultra violento, rappresentano una condizione imprescindibile alla riuscita del film. Silver tira addirittura dentro quella faccia da cinema vero che risponde al nome di William Sadler, che se ne va in quota prestigio di produzione, fa il suo mestiere egregiamente per le poche sequenze in cui appare e sembra addirittura crederci tantissimo.
Insomma, è pur vero che la Dark Castle deve la sua fama ad altri film, ma The Hills Run Red è, a mio avviso, un ottimo esempio di come la produzione spesso faccia la differenza, e non solo perché, nel caso specifico, il budget lievita da 350.000 a 4 milioni di dollari nel momento in cui interviene l’accoppiata Silver & Zemeckis, ma perché avere una produzione come la Dark Castle riesce a supplire a tutta una serie di mancanze e magagne, soprattutto nel reparto regia, dove ne abbiamo parecchie.
Detto ciò, va bene che il denaro a disposizione si è più che decuplicato, ma non si naviga nell’oro e si va a girare in Bulgaria, come spesso accadeva e continua ad accadere (l’ultimo Non Aprite quella Porta, tanto per dirne uno), per l’occasione trasformata in un paesaggio boschivo di una non meglio specificata zona degli USA popolata da bifolchi. In questi boschi dall’aria estremamente rassicurante, i nostri eroi vanno a caccia di un film maledetto, The Hills Run Red, appunto. Il giovane cinefilo Tyler è ossessionato da questo vecchio slasher, diretto dal leggendario regista Wilson Wyler Concannon (il nostro amato Sadler), di cui sono rimasti soltanto un trailer e delle foto di scena. Nessuno sa che fine abbia fatto il negativo originale del film e Concannon si è portato il segreto nella tomba. Solo che Tyler riesce a rintracciare la figlia del regista e, insieme a lei, al suo migliore amico e alla sua molto riluttante fidanzata, si imbarca in una ricerca sui luoghi delle riprese, nella speranza di ritrovare e restaurare il film perduto. Andrà malissimo.
Il killer di The Hills Run Red è il temibile Babyface, un assassino che può vantare uno dei migliori look del decennio e una creatività nell’ammazzare la gente abbastanza fuori scala. Alcuni omicidi sono memorabili e, per una volta tanto, il titolo non è ingannevole: il sangue scorre copiosamente, il livello di sporcizia e nefandezze assortite è molto alto e la crudeltà sordida del tutto è perfettamente in linea con il periodo storico cui il film appartiene, quindi sapete a cosa andreste incontro, qualora decideste di vederlo.
Ma la cosa più interessante, per quanto non originalissima, è la componente meta di The Hills Run Red, che non riguarda soltanto lo scontato film dentro al film o la sovrapposizione tra finzione scenica e realtà, o tra arte e vita, se vogliamo essere più roboanti e seriosi; ciò che davvero funziona in questo piccolo, viscido e lurido filmetto è come il regista sa prendersi gioco di molti modelli fissi dell’horror anni 2000, dal found footage al tortue porn, passando proprio per il filone cui appartiene, ovvero il meta-slasher.
The Hills Run Red è un film in cui ragazzi protagonisti hanno dei cellulari che addirittura prendono, squillano, effettuano chiamate; si portano una pistola perché in mezzo al bosco può sempre servire; si comportano in maniera organizzata e, il più delle volte, intelligente, enunciando in anticipo gli errori che non bisogna mai compiere se si vuole sopravvivere a uno slasher. Seguono le regole, ma questo non è dirimente per la loro salvezza o dipartita, perché se un film è scritto con cognizione di causa, non è la stupidità a fregarti, ma la vita stessa, che è infame, bastarda e ti fa morire tra atroci sofferenze, urlando come un ossesso, da solo, con le budella di fuori e un assassino mascherato che ti si accanisce addosso.
Dato che non esiste Halloween senza slasher, ne incontreremo altri lungo il nostro cammino. The Hills Run Red è uno slasherino infimo e poco noto, ma che potrebbe darvi delle soddisfazioni enormi. Provateci.
Così poco noto che io non lo conoscevo per nulla, infatti (nonostante la presenza di William Sadler, e difficilmente mi sono mai perso qualsiasi cosa lo vedesse coinvolto, compreso il suo ruolo da villain nel robotico Solo)… Va bene, vedrò di provarci anch’io 😉
Sono quei piccoli film che conosci soltanto se hai passato gli anni ’00 a caccia di horror indipendenti su Emule 😀
Allora… della Dark Castle direi Orphan, molto bello (i primi li ho visti un sacco di tempo fa e non ho ricordi nitidi).
Dall’Australia, siccome ho un cuore di panna, direi “Little Monsters”.
Besos!
ne ho tanto sentito parlare e l’ho spesso sentito elogiato per il bodycount
prima o poi recupero
È solo molto povero e difficile da trovare per vie tradizionali
Ghost ship tutta la vita anche solo per la scena iniziale e quella dello spiegone finale 😇
Ghost Ship ha la sequenza d’apertura più bella della storia del cinema