Doctor Strange in the Multiverse of Madness

Regia – Sam Raimi (2022)

Ci ho pensato un bel po’ prima di decidermi a scrivere un articolo su questa ultima uscita MCU. È da tempo che qui non parliamo di blockbuster e, di conseguenza, è da tempo che si vive in un idillio di tranquillità e silenzio, senza fanboy vari che calano sul blog a strepitare. Insomma, si sta bene nella nostra piccola nicchia di cinema indipendente. Non solo, ma ci ho pensato un bel po’ anche prima di andarlo a vedere, il Dottor Strange. Dato il mio rapporto con Marvel e Disney, non era scontato. Solo che si tratta di Raimi, e il ragazzo non dirige un film dal 2013. Che fai, non ci vai? È scortese non precipitarsi in sala quando c’è Raimi dietro la macchina da presa, poi succede che lo rimpiangi. Alla fine ci ho persino portato mio nipote che, a quattro anni e mezzo, si è divertito come un selvaggio e forse, tra qualche anno, capirà cosa significa andare al cinema a vedere un film di Sam Raimi. Potrà bullarsene in futuro, spero. 
Certo, avrei potuto limitarmi a guardarlo, senza per forza infliggervelo. Però questo Multiverso della Follia firmato Raimi qualche riflessione l’ha suscitata, e quindi eccoci qui, di nuovo alle prese con la Marvel dopo la bellezza di tre anni. 

La prima cosa che mi è venuta in mente, quando hanno cominciato a scorrere i titoli di coda è che, se affidi un film di supereroi targato Disney a un regista e non a un pupazzo, il massimo che ti può capitare è di avere per la mani un buon film. Capisco che questa sia l’ultima preoccupazione di Feige e compagnia cantante, ed è anche un fenomeno che alla Marvel stanno ancora studiando; cioè, la nozione di buon film è una roba troppo esoterica per loro e non saprebbero riconoscerne uno nemmeno se gli esplodesse sotto il culo, però ogni tanto succede. Non intenzionalmente, per carità, ma succede. È già successo per ben due volte con James Gunn e, nonostante io Thor: Ragnarok sia un film che non riesco a farmi piacere, per quanto mi sforzi, dicono sia successo anche con Taika Waititi.
Dato che Raimi ha un bagaglio di esperienza di set, di collaborazione con grosse produzioni e di gestione di budget considerevoli molto più pesante dei suoi due colleghi, c’erano pochi dubbi che Doctor Strange in the Multiverse of Madness sarebbe stato, tutto sommato, un buon film, i. Anche perché non ci vuole poi molto a spiccare in mezzo ai precedenti. Il vero dubbio non era sulla professionalità e la qualità della messa in scena di Raimi. Era sulla personalità. 

Quanta della personalità straripante di Raimi si sarebbe vista sullo schermo? Quanto la brodaglia indistinta Disney gli avrebbe tarpato le ali? Come avrebbe affrontato il compromesso? Soprattutto, e qui è tutta deformazione da parte di chi Raimi lo ha conosciuto per Evil Dead, e solo in una seconda battuta per Spiderman, era vero quel che si diceva in giro a proposito del Multiverso della Follia come primo, vero film horror del MCU?
Non esiste una risposta univoca o anche solo semplice a nessuna delle domande appena poste. La personalità di Raimi si intravede a tratti, in alcuni punti è semplicemente troppo forte perché anneghi nella brodaglia, ma la brodaglia rimane, perché è la brodaglia che desidera il pubblico Marvel, e nessuno, nemmeno Raimi può pensare di mettervi fine. Quindi, se conoscete il suo cinema e lo conoscete bene, non farete fatica a riconoscerne tratti, vezzi e marchi; se invece non avete idea di come il regista muova la macchina da presa, allora questo vi sembrerà un cinecomic come tutti gli altri, forse un po’ più interessante a livello visivo, forse con qualcosa che non vi tornerà del tutto nella gestione dei tempi e del ritmo; forse vi verrà un po’ di nausea perché non siete abituati alla furia con cui Raimi fa vorticare il campo, ma credo che certe cose si notino soltanto se le si vogliono notare. Se non si è andati al cinema per l’ennesimo supereroe, ma per Sam Raimi.

Che poi, per continuare a rispondere alle domande, è l’essenza stessa del compromesso: faccio un buon film e lo riempio di dettagli e sofisticazioni varie nella messa in scena, ma in maniera tale che non se ne accorgano in troppi, così da non creare troppo disturbo; tra un eastern egg e l’altro per il fandom Marvel, ecco quelle due o tre citazioni che faranno battere il cuoricino di chi ama il cinema, ma risulteranno assolutamente irriconoscibili al resto del mondo, e via così; Doctor Strange va visto sempre su questo doppio binario, perché si rivolge a un target che è duplice. Vedremo se il gioco di prestigio è riuscito a livello di incassi. A livello, per così dire, artistico, è un’illusione perfetta.
E no, non è il primo vero horror in casa MCU e non è neppure lontanamente il primo horror in casa Disney: non penso che mio nipote sia pronto per Qualcosa di Sinistro sta per Accadere, mentre ero abbastanza sicura che non avrebbe ricevuto traumi infantili da risolvere con anni di psicoanalisi a causa di Sam Raimi al soldo della Marvel. Ciò non toglie che abbia i suoi momenti, ed è la cosa che più si avvicina all’horror mai partorita dal Moloch in calzamaglia. 

Ci sono i morti viventi, c’è la gente bruciata, c’è una vera e propria mattanza più o meno a metà film, e la Scarlet Witch di Elizabeth Olsen, in alcuni frangenti, è genuinamente spaventosa e potrebbe generare un paio di brutti sogni. Inoltre, Raimi ha un senso estetico molto weird di suo, quindi alcuni elementi inquietanti e bizzarri gli escono naturali, non ne può fare a meno: certe angolazioni, l’uso di alcune focali molto specifiche e, infine, il linguaggio dei jump scares che nel film sono abbondanti e anche inaspettati. In parte capisco chi ci è rimasto di sasso, e capisco pure i bambini che, pare, negli USA si sono messi a piangere portando all’interruzione di alcune proiezioni. Però non è Doctor Strange in the Multiverse of Madness a essere particolarmente folle o violento o estremo; sono gli altri film del MCU a essere così annacquati che, quando si vede un po’ di spessore, un po’ di intensità, un po’ di ciccia cinematografica, la reazione è di shock. 

A me il film è piaciuto, soprattutto a livello estetico e soprattutto per come Raimi mette insieme una sequenza dietro l’altra ad alto tasso di adrenalina e divertimento, cercando di ignorare una struttura narrativa che ha i tipici difetti del MCU di cui abbiamo già discusso tante volte: non mi pare ora il caso di ricominciare da capo con l’annosa questione di una storia molto esile spalmata attraverso decine di prodotti transmediali, priva di sostanza e di ambizione.
Quel che mi preme, in questa sede, discutere è il trattamento riservato a Wanda, e soltanto perché c’entra in qualche modo sia con il film che ha inaugurato la seconda stagione di Nuovi Incubi, sia con il tema dei poteri mentali affrontato in Paura & Delirio a proposito di The Fury. 
Con tutto che parliamo di un prodotto di fine anni ’70, diretto da un regista che con le donne ha sempre avuto un rapporto (per usare un eufemismo) complicato, The Fury è molto più progressista di quanto non lo sia Multiverse of Madness nel mettere in scena un personaggio femminile dotato di straordinari poteri. E The Fury non è un film progressista.

Il modo in cui Wanda diventa, di fatto, un villain, le motivazioni che le vengono date dalla sceneggiatura, la dinamica tramite cui questo avviene, tutto mira a un’unica conclusione: le donne, più stanno lontane dal potere, meglio è. Più salutare che a gestirlo siano i maschietti, altrimenti qui si rischia la fine del mondo. Sarà forse colpa delle mestruazioni? In altre parole, arieccoci in zona The Craft 1996, anche se sono passati 26 anni e il concetto di una donna incapace (per cause poi comunemente riconosciute come “femminili”) di gestire un grande potere dovrebbe, in teoria, essere superato, o almeno problematizzato, affrontato con un minimo di spirito critico. 
Intendiamoci, non è colpa di Raimi che sta lì in veste di esecutore, e tantomeno è colpa di Olsen che è l’attrice più in palla del film. Per distacco. La sua Wanda è straordinaria, lo è sempre stata, e lo è ancora di più quando è perfida e feroce. Ma meritava un arco narrativo migliore e meno banale di quello che le è stato inferto qui. 
Per concludere, Doctor Strange in the Multiverse of Madness è un bel baraccone diretto da un regista che sa quello che sta facendo e perché lo sta facendo, ma non è il maremoto di cui in molti stanno parlando. È più un sassolino lanciato in uno stagno putrido. Che, ed è questa la cosa da non dimenticare, ci tiene a rimanere tale. 

11 commenti

  1. Ti dico la mia teoria Lucia,ripeto una teoria non un dato di fatto oggettivo,pur avendo letto le varie interviste a Raimi per questo suo film,sappiamo che il regista e’ sempre stato piuttosto diplomatico nelle dichiarazioni pubbliche,non ha mai attaccato troppo pesantemente la dirigenza alle produzioni dei suoi film,per qui tendo a non prendere troppo sul serio le sue dichiarazioni,a non ritenerle oro colato di verita’ assoluta! Penso che erroneamente Sam Raimi venga associato all’horror,o meglio il suo esordio di fatto lo era,ma chi e’ informato sulla storia del regista sa che pricipalmente la sua passione riguarda il fantastico sul modello di Harryhausen,il genere horror non era la sua principale passione,ma per sua stessa ammissione lo considerava il miglior genere per esordire e mostrare al mondo le sue potenzialita’ registiche e creative! Dopo ha fatto altri horror,si ma molto improntati sul grottesco spinto,raccappriccio misto al riso fragoroso,considero molto piu’ personale “L’armata delle tenebre” che “La Casa”.Il mio pensiero e’ che il regista Scott Derrickson volesse davvero fare il primo horror dei marvel sudios,curiosamente a abbandonato il presunto horror della marvel per poter dirigere un horror fantastico per la blumhouse,non penso che sia una coincidenza il suo abbandono del progetto,annunciato come un horror,e che dopo breve tempo perse il suo regista iniziale! In fondo parliamo del regista di “Sinister”,di fatto un regista con un approccio molto cupo al genere horror,mentre Raimi e’ sempre stato un cineasta dall’approccio molto circense,ironico,grottesco e sopra le righe,penso che in realta’ Kevin Feige volesse un film un po’ creepy ma anche comico e molto tendente al fantasy,un profilo registico molto piu’ vicino a Raimi che al cupo Derrickson,ripeto solo una teoria non avvallata da prove certe,ma piu’ che altro una mia deduzione basata sulle specifiche caratteristiche dei due cineasti a confronto! Alla fine il film di Raimi e’ stato quello che mi aspettavo di vedere,un film dalla trama un po’ del cavolo,con personaggi ovunque che escono fuori a c***o di cane,ma gestito con una messa in scena creativa e professionale,cosa che non posso dire di quasi tutti gli film marvel studios!😺

    1. Ma sicuramente Derrickson se ne è andato per quel motivo, e a maggior ragione Raimi sta ereditando una roba che non è del tutto sua. Il lavoro è ottimo.

  2. Blissard · ·

    Le tue considerazioni sull’anti-femminismo di questo dottor Strange mi sembrano perfettamente a fuoco, e credo siano acuite dal fatto che Raimi, eccetto che in un paio di frangenti, non è mai sembrato troppo interessato a dare spessore ai suoi personaggi, sia maschili che femminili.
    Però al tempo stesso Wanda, pur con le sue motivazioni fumose e “uterine”, è la cosa più potente del film, e alla fine preferisco i viscerali stereotipi di Raimi alle scialbe ‘concessioni’ (il termine non è casuale) meetoo del prodotto medio MCU.
    Ti riporto le mie impressioni a caldo sul film, non prima di averti manifestato la mia stima x avere portato tuo nipotino a godersi Raimi 🙂

    Tornato al cinema superoistico, Sam Raimi infonde la sua fantasia visuale e il suo sense of humor in una pellicola Marvel che è un’autentica gioia per gli occhi, miscuglio apparentemente impossibile tra Inception e L’Armata delle Tenebre puntellato da parentesi orrorifiche (Wanda insanguinata con lo sguardo da ossessa dà veramente i brividi) e ammantato da un’atmosfera dark fantasy (e lovecraftiana, come anche il titolo sembra suggerire) inedita per il MCU.
    La “multiversalità” non viene utilizzata mai per mettere una pezza alle incongruenze e il recupero alternativo di supereroi inaspettati (Reed Richards, Xavier, “la” Capitana America) funziona alla grande, anche perchè nelle mani di Raimi qualsiasi tipo di plot-armor va letteralmente in fumo: in breve, in Doctor Strange nel Multiverso della Follia acquista efficacia e vigoria tutto quello che in Spider Man – No Way Home è confuso, incerto, infantile e persino dilettantesco.
    Complessivamente, una delle più gradite sorprese che il MCU ci abbia mai regalato e la conferma che Raimi, l’uomo che sostanzialmente ha ridisegnato e rilanciato l’immaginario superoistico nel nuovo millennio, ha ancora varie frecce al suo arco.

    1. Io pensavo che lo avrei traumatizzato a vita che mia sorella mi avrebbe fatto un’ordinanza restrittiva. Invece gli brillavano gli occhi alla fine. Che orgoglio.
      Ma anche io penso che Wanda sia fantastica. Il modo in cui Raimi la mette in scena è grandioso, lei è grandiosa. È tutto un problema di scrittura, su cui Sam non credo abbia avuto molta voce in capitolo.

  3. bartvanzetti · ·

    Condivido molto di ciò che hai scritto ma vorrei sapere se il tuo giudizio circa il personaggio di Wanda tiene conto del fatto che questo film è collocato narrativamente (anche) dopo gli eventi della serie tv WandaVision: il personaggio di Wanda, dalla sua introduzione dell’MCU, ha una evoluzione – o, per certi versi, involuzione – che in WandaVision ha un passaggio fondamentale e in questo film è portata alle estreme conseguenze. Ad esempo qui la troviamo subito sottoforma del suo alter-ego Scarlet Witch e lo diventa per la prima volta proprio nella serie tv; il suo legame con il Darkhold inizia nella serie tv; ma soprattutto le sue motivazioni, la sua ossessione per i “figli” e i tentativi di Strange di riportarla – letteralmente – alla “realtà” sono tutti aspetti di cui si può fruire solo se si è vista la serie. Purtroppo questo rappresenta un limite per il film: finché si trattava di Avengers: Endgame poteva ancora starci lo sforzo – già di per sè non indifferente – di dover tenere a mente ciò che accade in più di 20 film precedenti ma adesso, con questa fase 4, l’MCU è diventato ormai transmediale e per cogliere tutte le sfumature narrative, le evoluzioni dei personaggi, occorre aver visto anche le serie tv (al momento almeno 3 delle 5 già uscite si intrecciano sicuramente con gli eventi dell’MCU). Questo ormai è diventato il carrozzone di Kevin Feige. Dunque sono curioso di sapere se hai visto quella serie e, se no, se dopo aver visto questo film magari hai intenzione di recuperarla. Saluti

    1. Ho visto le prime tre puntate di Wandavision e poi ho interrotto per calo totale di interesse. Credo che lo stile MCU televisivo sia anche peggio di quello cinematografico e mi rifiuto di cedere al ricatto di vedere sei milioni di cose di cui non me ne frega niente per vederne una sola che mi interessa. È coercizione capitalista della peggior specie, secondo me.
      Ciò detto, mi sono informata sugli sviluppi della trama di Wandavision e sono andata al cinema sapendo più o meno tutto quello che c’era da sapere e, lo stesso, mi è parso un arco narrativo molto povero, soprattutto rispetto alla serie.
      Ripeto, non è colpa di Raimi, che anzi, ha fatto di Wanda un personaggio scenicamente magnifico. La colpa è dello stile MCU e dello script.

  4. Massimo · ·

    “ma la brodaglia rimane, perché è la brodaglia che desidera il pubblico Marvel”
    Con una sola una frase hai spiegato come funziona il marketing meglio di come fa Philip Kotler nel suo famoso manuale.
    Se fossi stato vicino a te, avrei applaudito e ti avrei abbracciato fortissimo. 🙂

  5. nicola · ·

    Ho visto tutti i film della Marvel e tutte le serie tv e in effetti questo secondo Doctor Strage è l’unico film dove è riconoscibile l’autore. Ci speravo con Eternals ma troppo sfumata la sensibilità di Chloè Zao e ci speravo nella serie Moon Night ma del tutto assente lo stile di Mohamed Diab. Il film di Sam Raimi mi ha colpito e mi ha fatto divertire molto con alcune scene meravigliose (soprattutto quella della “battaglia a suon di note musicali”). E io non mi ricordo così tanto sangue su un film Marvel come quello visto sul corpo di Scarlet Witch.

  6. Giuseppe · ·

    Dopo Infinity e Endgame avevo mollato il colpo ma, essendoci di mezzo Raimi, penso proprio di poter fare un’eccezione… Comunque no, non pensavo che il buon Sam sarebbe riuscito ad aprire nuove prospettive all’interno del MCU: al di là dell’opportunità di avere tra le mani un regista con una propria visione e personalità, senza comunque lasciarlo davvero a briglia sciolta (non sia mai, mamma Disney deve pensare ai giovanissimi), da quelle parti ormai la strada è tracciata e gli scossoni, per quanto salutari, non sono ammessi. Compresi quelli che avrebbero potuto ribaltare il trito e maschilista stereotipo riguardo al rapporto fra donne e potere e, di conseguenza, dare al personaggio di Wanda un diverso spessore…

  7. A me è piaciuto moltissimo, ho adorato ogni inquadratura del buon Sam, piacevolmente divertito nel vedere gente non aspettarsi quelle due tre sequenze davvero jumpscare che l’utente Marvel medio NON si aspetta.
    Interessante la tua lettura del personaggio di Wanda, che condivido nel messaggio che trasmette (non credo voluto), ma che, in chiave della trama (così così) di WandaVision, ha senso nel suo percorso.

  8. […] Se volete sentire un po di recensioni e pareri diversi, ecco quelle del buon Cassidy, del Bollalmanacco, del buon Doc Manhattan e di Lucia. […]

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