Tanti Auguri: 10 Anni di The Awakening

Regia – Nick Murphy (2011)

Il complehorror di questo mese mi riempie di gioia, perché ho l’occasione di parlare di quanto è brava Rebecca Hall per due settimane di fila e perché le ghost story prodotte dalla BBC hanno sempre un posto privilegiato nel mio cuore. Quando, a inizio anno, stendo la lista dei festeggiati, cerco di operare un bilanciamento tra opere celeberrime e film meno noti, forse passati anche un po’ sotto silenzio. Il loro anniversario mi pare una buona occasione per recuperarli e rendersi conto di quanto fossero belli. Alcuni di essi sono arrivati troppo presto sulla tabella di marcia dell’horror per essere davvero apprezzati, ed è esattamente il caso di The Awakening, classica e molto tradizionale storia di spettri che, in un certo senso, anticipa quel ritorno alle radici gotiche del genere che sta caratterizzando una fetta importante dell’horror più recente. 
Certo, Murphy non ha lo stile funambolico di Wan, ma questo non è necessariamente un difetto, soprattutto se la storia che si vuole raccontare vive di ritmi dilatati e di momenti riflessivi, senza i quali perderebbe gran parte delle sue forza ed efficacia. 

Siamo nel 1921 e Florence Cathcart va a caccia di fantasmi, o meglio, va a caccia di truffatori, di falsi medium e collabora con la polizia per smascherare tutta quella gente che, ai tempi, lucrava sui lutti di un’Inghilterra devastata, dalla guerra e dall’influenza. Florence è scettica, razionale, afferma a più riprese di non credere in niente, ma ogni volta che le capita di dimostrare in maniera inconfutabile che i fantasmi non esistono e che le varie sedute spiritiche tanto in voga all’epoca non sono altro che messe in scena, ne soffre profondamente. Capiremo i motivi più avanti nel corso del film, ma per il momento abbiamo inquadrato alla perfezione un personaggio come non se ne vedevano spesso nel cinema di una decina di anni fa. Il ruolo di Rebecca Hall è di solito interpretato da un uomo, cui (dicono) si addice meglio la parte di contrappeso scientifico a una storia soprannaturale, mentre si sa che a noi donne sono riservati i gridolini e gli svenimenti. 

Dopo aver messo fine all’ennesima truffa nella sequenza d’apertura, Florence viene avvicinata dal professore di un collegio maschile (Dominic West) che le chiede di indagare sull’eventuale presenza di un fantasma tra le mura della scuola: uno degli studenti ha perso la vita in circostanze poco chiare  e pare che l’edificio, un tempo una casa privata, sia stato teatro dell’omicidio di un bambino qualche anno prima. All’inizio, Florence è abbastanza riluttante, soprattutto perché il professore, Robert, cerca di fare leva sulla sua vita privata per convincerla ad accettare il caso, ma poi decide di recarsi con lui a Rookford. Lì si trova a che fare con un ambiente triste, solitario e un po’ squallido, dove i ragazzi subiscono dei metodi educativi brutali; l’atmosfera è cupa e sinistra, è il posto ideale per un fantasma, ma anche questa volta, Florence ci mette pochissimo a scoprire la verità, tutta materiale, per nulla poetica. 
O forse no, forse è solo una parte di una verità molto più ampia. 

The Awakening è un racconto molto complesso, in cui il dolore e il lutto collettivi si intrecciano a quelli individuali e privati dei protagonisti. Su tutto vibra l’ombra della guerra appena passata, che ha lasciato ferite profonde e spesso impossibili da rimarginare, e ha colpito tutti i personaggi, ognuno in modo diverso. La questione è trattata con intelligenza e classe, e il risultato è un film profondamente meditato, in cui gli eventi accadono con una scansione molto precisa, ogni inquadratura o linea di dialogo ha un peso e i dettagli, anche quelli all’apparenza poco significativi, sono fondamentali per risolvere il mistero. Film di scrittura attenta e calibrata, che ti nasconde il suo colpo di scena in piena vista per quasi due ore, per poi toglierti il terreno sotto i piedi e, proprio all’ultimo istante, farti capire che non era neanche quello, il vero colpo di scena. 
La sceneggiatura è un meccanismo perfettamente oliato ed è opera di Stephen Volk, autore di Ghostwatch, il film per la tv che ha traumatizzato l’Inghilterra la notte di Halloween del 1992. Volk, quindi, i fantasmi li conosce bene e sa come utilizzarli, ma in The Awakening non hanno tanto una funzione da spauracchi che spuntano dagli angoli bui, quanto rivelatoria. Gli spettri, nel corso del film, servono a portare a galla dei segreti, dei ricordi rimossi; sono lo specchio delle inquietudini della protagonista, e la loro (parziale) risoluzione. 

Dispiace che Nick Murphy abbia diretto, nel corso di una buona carriera televisiva, appena un paio di lungometraggi per il cinema: guardando The Awakening si nota l’ampiezza del suo sguardo, nonché la sua capacità di creare immagini che funzionano come tante scatole cinesi, come tanti quadri dentro a degli altri quadri. 
C’è una gestione degli imponenti spazi, e del collegio e dei boschi circostanti, nel film, che è molto interessante, proprio per come inserisce i personaggi nell’ambiente allo scopo di rimarcare la profonda solitudine e la separazione anche nello stesso luogo da cui sono definiti. Murphy gioca infatti molto con i campi lunghi e con degli oggetti di scena, degli elementi strutturali (tipo una parete) o naturali, che dividono gli attori presenti in scena, che fanno da barriera fisica e metaforica allo sviluppo di una relazione tra loro. E tuttavia, mentre la storia procede e Florence si convince sempre di più della vera esistenza di un fantasma a Rookford, gradualmente li elimina, passa a riprendere i protagonisti a distanza ravvicinata, con primi piani sempre più stretti e intimi. 
Il direttore della fotografia (Eduard Grau, che Hall si è portato dietro per il suo esordio da regista, disponibile su Netflix. Io ve la butto lì) crea un’atmosfera autunnale e malinconica tramite un’illuminazione plumbea ma mai piatta. 
E insomma, The Awakening è anche molto bello da vedere.

A completare il quadro, ci sono quattro interpretazioni molto intense ed emozionanti. Su Rebecca Hall mi pare superfluo aggiungere cose, dato che delle sue capacità ne abbiamo parlato da pochissimo, e il suo personaggio in The Awakening non è così distante da quello di The Night House, ma è come al solito straordinaria, e mi stupisco ogni giorno di più del fatto che non sia una diva celebrata in lungo e in largo. Imelda Staunton si carica sulle spalle una parte non facile con la sua infinta classe da professionista capace di fare qualunque cosa ed essere credibile, sempre.  Mi ha sinceramente spiazzata Dominic West, che non ritenevo in grado di far cogliere certe sfumature così sottili e impercettibili, forse perché l’ho sempre visto (e amato) in frangenti più muscolari. Persino quella piattola di Isaac Hempstead Wright ha un paio di occasioni per brillare, prima di finire risucchiato nel vortice senza ritorno di Game of Thrones. 
Sarebbe ora di riprendere in considerazione questo gioiellino di ghost story tutta britannica: è particolarmente adatto a una piovosa domenica pomeriggio novembrina, da passare in compagnia degli spettri e di Rebecca Hall. Con qualcosa di zuccherino da sgranocchiare, giusto per compensare le botte di malinconia. 

5 commenti

  1. Un vero peccato che Rebecca Hall abbia avuto così poco a che fare con il cinema di genere che rispetto ad altri contribuisce maggiormente a lanciare le carriere soprattutto nel panorama odierno in qui l’horror sperimenta più di tanti altri generi,il suo volto pulito,candido e capace di grande espressività senza essere troppo sopra le righe la renderebbe perfetta come diva del cinema gotico! Io da tempo spero sempre di vederla in un horror in costume,magari diretta da Guillermo Del Toro! Ciao Lucia!

  2. film molto carino, non mi piace il finale
    ma in italiano non ha un titolo diverso?

    1. Sì, ha un titolo diverso, ma noi qui non parliamo di queste cose 😀

  3. Giuseppe · ·

    Ah, ma io l’ho già ripreso in considerazione non molto tempo fa, ragion per cui non posso che concordare in toto con la tua recensione (e, dato che l’hai citato per via dell’attrice protagonista in comune, posso dirti di aver gradito pure The Night House) 😉

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