
Regia – Lawrence Kasdan (2003)
Ci sono film che non si limitano a essere genericamente “brutti”. Sono film capaci di mettere in imbarazzo tutte le persone coinvolte, soprattutto se si tratta di gente i cui nomi sono associati, di solito, ad altri tipi di film, quelli che vincono i premi, restano nella storia, fanno parte della memoria collettiva di una larga fetta di spettatori: Lawrence Kasdan, William Goldman, ma anche Morgan Freeman che, insomma, qualche film interessante in carriera lo ha pure fatto; per non parlare di altri elementi sparsi nel cast, magari meno prestigiosi, ma comunque tutti ottimi attori.
Tutte queste parti, sommate insieme, dovrebbero dar vita quantomeno a un film di fantascienza interessante. E invece, L’Acchiappasogni è un disastro dall’inizio alla fine; non so se è la peggiore trasposizione cinematografica (escludendo quindi le sciagurate miniserie) da un romanzo di King, perché c’è quella roba immonda del 2017 che fa capolino a prendersi il primato, ma siamo lì.
C’è però da dire, a parziale discolpa del film, che il romanzo non è poi così riuscito, ecco. È un libro importante, ma è pasticciatissimo e dimostra per l’ennesima volta che il Re e la fantascienza è meglio stiano lontani qualche centinaio di chilometri.
Dicevamo che si tratta comunque di un romanzo importante, e il perché è presto detto: ha aiutato King a recuperare dopo l’incidente del 1999, e quindi grazie, Dreamcatcher, che ci hai restituito il nostro scrittore, ma una volta assolto il tuo compito, potevi anche andarti a nascondere nelle viscere della terra e non farti più vedere in giro.
Neppure King apprezza particolarmente L’Acchiappasogni, segno di grande intelligenza da parte sua. Oltretutto, è stato scritto sotto massicce dosi di antidolorifici e credo che, in qualche modo, questo ne abbia compromesso la struttura narrativa, molto confusa, poco lucida.
Mi ricordo che lo comprai piena di entusiasmo perché c’era scritto che King sarebbe tornato a Derry e la vicenda verteva su un gruppo di amici e i loro ricordi d’infanzia, il che era una bugia colossale: una minuscola parte del romanzo (e del film) è occupata dal rapporto tra i protagonisti e dal passato a Derry condiviso da tutti loro; al contrario, una larghissima porzione del racconto si basa su militari che sbroccano, alieni dal ciclo vitale alquanto bislacco e inutilmente complicato, nonché una possessione risolta a colpi di bacon. Almeno nel film ci è stata risparmiata la pancetta cruda.
L’Acchiappasogni dura più di due ore, ci credete? Comincia come la vicenda di quattro amici che hanno ereditato il dono della telepatia da un quinto personaggio, Duddits, un ragazzino con dei problemi cognitivi ma con un potere enorme, tanto per tenerci stretti qualche cliché insopportabile; continua con un parassita alieno che causa emissione di gas intestinali rumorosi e molto puzzolenti e poi si spinge fuori dall’organismo ospitante da un orifizio in particolare, che io lo capisco che si tratta di umorismo da scuola media, ma non è spaventoso, non è body horror, è allo stesso tempo triviale e ridicolo; a quel punto si passa ai militari, che in realtà non sono militari veri e propri, ma una squadra d’élite con il compito di sorvegliare e contenere le invasioni aliene; due protagonisti su quattro vengono fatti fuori molto presto, uno dei superstiti viene posseduto da un alieno e l’altro se ne torna a Derry a recuperare un Duddits adulto e malato per ragioni abbastanza oscure. Non c’è una sezione della storia che si colleghi in maniera armoniosa o almeno efficiente alle altre. L’Acchiappasogni sembra una macchina costruita con tante componenti e pezzi di carrozzeria diversi, e così pesante e ingombrante che procede per inerzia lungo una discesa e, una volta partita, è difficilissimo fermarla. Non so se mi sono spiegata.
Ci sono un paio di cose pregevoli, nel film, ed è un peccato che Kasdan non le abbia sfruttate a sufficienza: il magazzino dei ricordi di Jonesy (Damian Lewis) è una trovata visiva che dimostra come non esistano, di fatto, situazioni impossibili da tradurre in immagini. Nel romanzo, gran parte dell’azione si svolge lì dentro, ma nel film è un elemento appena accennato, buttato lì più come una strizzata d’occhio ai lettori di King che come il vero perno della storia.
E, in fin dei conti, il problema di Dreamcatcher sta proprio qui: è un mosaico di tessere derivative che tuttavia stentano a combaciare. E parlo sia di caratteristiche in qualche modo riportabili all’immaginario kinghiano sia di influenze che arrivano da pezzi sparsi di fantascienza cinematografica e non, assorbiti dallo scrittore e riversati su pagina. Il film commette lo stesso identico errore del romanzo, e anzi lo amplifica, perché non tiene conto di tutto il lato nostalgico ed emotivo presente nella sua controparte letteraria. Rimane soltanto il sapore stantio del pastiche kinghiano e fantascientifico. Senza una direzione, ma soprattutto senza un’anima.
Capisco io per prima che è difficilissimo prendere una storia rotta e storta come quella de L’Acchiappasogni e raddrizzarla per tirarne fuori un film, però la fedeltà al romanzo, solo formale e superficiale, nel senso che la sceneggiatura segue la stessa scaletta e poco più, in questo caso è una tattica suicida, che ti ammazza il film ancora prima di cominciare. Anche perché, nonostante la durata da kolossal biblico, i personaggi non hanno poi tutto questo spazio per creare una connessione vera con lo spettatore, ma sono tutti sacrificati sull’altare della necessità di mandare avanti a tutti i costi una trama pesante come una portaerei.
Faccio un rapido esempio: la fine di Beaver (Jason Lee) nel libro, per quanto un po’ tirata per i capelli, ha una spiegazione relativa al suo carattere. Nel film vediamo soltanto un cretino che, per prendere uno stuzzicadenti da ciancicare, finisce per essere divorato da una lumaca con le zanne, uscita fuori dal sedere di un tizio incontrato nei boschi, per di più.
E anche per il villain interpretato da Morgan Freeman, scarseggiano le motivazioni; ci dobbiamo fidare di Thomas Jane quando ci dice che è impazzito a forza di dare la caccia agli alieni. Ora, io mi fiderei di Thomas Jane anche se mi dicesse che gli asini volano, ma da un punto di vista narrativo è un po’ pochino. Certo, hanno avuto almeno la dignità di cambiare nome al personaggio da Kurtz a Curtis, per grazia divina (o per una questione di diritti?). Considerazioni sui nomi scelti da romanziere e sceneggiatore a parte, in Dreamcatcher passa tutto in fretta perché pare non ci sia tempo di approfondire nulla.
E allora perché dura la bellezza di 136 minuti?
Forse perché metà buona del film è occupata dalle flatulenze delle vittime dei parassiti? Io me li immagino Kasdan e Goldman, mentre scrivono insieme la sceneggiatura e discutono se devono dare più spazio ai personaggi o più spazio ai mostri che escono dal nostro fondoschiena. Il fatto che abbiano, inequivocabilmente, scelto i secondi, dice molto sulla gradazione alcolica di queste sessioni di scrittura.
Ecco, L’Acchiappasogni è un film eccezionale da guardare ubriachi. Io l’ho rivisto con 39 di febbre (effetti collaterali del vaccino) e quasi gli ho voluto bene, anche perché mi addormentavo ogni cinque minuti circa. Quando però ho fatto lo sforzo di rivederlo a mente lucida, non riuscivo a credere ai miei occhi, non potevo pensare che, a firmare questo pastrocchio milionario fossero stati nientemeno che Goldman e Kasdan.
L’Acchiappasogni è l’esempio perfetto di come possa andare tutto storto anche quando ti credi in una botte di ferro grazie ai nomi coinvolti nel progetto. In parte, è una lezione di vita su come non ci si debba mai sentire al sicuro e su come non ci si debba mai fidare di nessuno.
P.S.
Scusate se non ho risposto a tutti i commenti, ma vi giuro che sono stata davvero malissimo, io che di solito ho una temperatura intorno ai 35 gradi, ho sfiorato i 39, con dolori ovunque e spossatezza generalizzata. MI farò perdonare, promesso.
È un film di Kasdan, per cui lo andai a vedere al cinema, tirandomi dietro mio fratello.
Col tempo mio fratello mi ha perdonato, ma Kasdan ci deve ancora delle spiegazioni (e due ore di vita, e i soldi di due biglietti di prima visione).
Unico minuscolo aspetto positivo: sentire diciotto anni dopo Thomas Jane che parla di come, dopo aver esordito nel cinema a Bollywood, sia finito a fare Dreamcatcher.
Io mi chiedo cosa sia passato per la testa a Kasdan quando ha deciso di ficcarsi in un pasticcio simile.
Vado controcorrente e dico che il romanzo mi è piaciuto molto…lo lessi all’epoca e venivo da un periodo della mia vita duro e complicato..il film…beh…si lascia guardare, può anche divertire..ma è sicuramente un pasticcio.😁
Ma il romanzo, in confronto al film, è Guerra e Pace! È pasticciato pure quello, però ha un’anima. Il film non ce l’ha.
Non ho letto il libro ma iniziai il film qualche mese fa su Netflix e non sono riuscito a finirlo. Di quello che ho visto salvo solo l’atmosfera della foresta avvolta dalla bufera di neve.
Il fatto che ti sei sottoposta a questa esperienza con i postumi del vaccino è un atto di dedizione notevole!
Due volte: la prima con i postumi del vaccino. Mi sono addormentata e ho dovuto rivedere il film quando sono stata meglio, quindi doppia tortura.
per miniserie da dimenticare intendi anche la mia adorata e osannata It?💔💔💔
Non è un segreto per nessuno che IT è l’unico caso in cui invoco la censura.
Brucerei ogni copia esistente e poi spargerei sale sulle ceneri che non si sa mai.
poverina
invece a me sembra che sia la miniserie piuttosto che il dittico cinematografico a trasmettere meglio le angoscie del libro
parlai di tutto il pacchetto it (libro e trasposizioni) sul mio blog; se vuoi ti linko il mio post sulla miniserie così leggi bene cosa mi ha colpito ^^
Bhe dai c’è anche Gerald’s Game nel 2017 se non erro…
E anche il primo It. Che è più che difendibile
Sì, ma io parlavo di un altro film… Che non va nominato.
Quel film non va neanche pensato non solo non nominato.. 😬
Che spreco indicibile.
Ecco, io ho sempre cercato di dimenticare quella faccenda degli orifizi e adesso invece me l’hai ricordata 😀 Scherzi a parte, di questo adattamento cinematografico c’è ben poco da ricordare, e probabilmente erano ubriachi anche Damian Lewis, Thomas Jane, Morgan Freeman e altri colleghi illustri (Sizemore e Oliphant) quando hanno accettato di farne parte… Che il tutto sia firmato da Lawrence Kasdan in persona, poi, ha semplicemente dell’incredibile 😦
No, decisamente il Re e la fantascienza quando si incontrano non si capiscono granché (non ho letto il romanzo, né del resto il film mi ha mai fatto venire la minima voglia di leggerlo)…
P.S. Beh, forse l’Acchiappasogni non era proprio il film migliore per dare un po’ di sollievo dagli effetti collaterali del vaccino 😉
Non lo era, ma il mio senso del dovere nei confronti del blog ha prevalso sulla mia salute 😀
“Ecco, L’Acchiappasogni è un film eccezionale da guardare ubriachi.” ecco avessero scritto questa onestissima cosa sul manifesto del film al cinema. avrebbero battuto ogni incasso