Synchronic

Regia – Justin Benson, Aaron Moorhead (2019)

Il passato fa schifo, il presente è un miracolo“.
Di solito i film sui viaggi nel tempo hanno questa tendenza a guardare alle epoche passate con uno sguardo sempre velato di nostalgia; sì, può essere pericoloso andarci, spesso per le conseguenze legate agli effetti del viaggio in sé nel presente, e si desidera ritornare a “casa”, al proprio tempo, soprattutto per ritrovare i nostri affetti. Eppure, il passato in quanto tale di rado viene messo in discussione o anche soltanto giudicato con un minimo di senso critico. Lo hanno spiegato molto bene Benson e Moorhead quando sono stati ospiti, la settimana scorsa, del podcast Scarred for Life. Uno degli intenti principali del loro ultimo film, che arriva tre anni dopo The Endless, era proprio quello di evitare la patina nostalgica legata a una visione del passato incapace di tenere conto del progresso.

È un dettaglio importante, visto che il nostro viaggiatore è un uomo di colore a spasso per la New Orleans della segregazione e della guerra civile, ed è anche questa una novità di un certo peso, ovvero uscire dall’ottica classica per cui chi viaggia nel passato, alla fine, può sempre sperare di confondersi e di mischiarsi alla società di cui si trova momentaneamente ospite: Steve (Anthony Mackie) non può: per lui ogni incursione nel passato equivale al rischio di linciaggio.
Synchronic è, in fin dei conti, un film politico senza darlo troppo a vedere e senza spiegarlo nei dialoghi; lo è attraverso le cose che ci mostra, lo è nella scelta degli attori e del ruolo che sono chiamati a interpretare, lo è in maniera molto sottile, e non credo che tutti capiranno. O almeno, io ancora non ho sentito frignare nessuno, quindi molto probabilmente non hanno capito.

Sì, ma di cosa parla Synchronic?
Di una nuova droga, che dà il titolo al film, capace di farti viaggiare nel tempo, e di due amici, paramedici sull’ambulanza a New Orleans, che cominciano a ricevere strane chiamate di pronto soccorso: qualcuno viene morso da un serpente scomparso da decenni in quella zona; qualcun altro muore perché infilzato con una spada antica; c’è chi precipita nella tromba di un ascensore per due piani e ha il corpo fracassato come se fosse caduto dalla cima di una montagna. E poi c’è anche chi scompare nel nulla, come la figlia diciottenne di Dennis (Jamie Dornan), l’altro protagonista del film.
Steve scopre di avere un tumore e di avere ancora poco tempo da vivere, quindi decide di comprare tutte le dosi di Synchronic presenti in città e imbarcarsi in un viaggio alla ricerca della ragazza.

Credo che ci siano pochi registi contemporanei in grado di rappresentare l’amicizia maschile meglio di Benson e Moorhead; se ci pensate, tolta la parentesi sentimentale di Spring, tutti i loro film hanno al centro un rapporto molto forte tra due uomini. In The Endless erano fratelli, ed erano interpretati dagli stessi registi, mentre in Resolution, il loro esordio, tutto scaturiva dalla scelta del protagonista di “imprigionare” il suo migliore amico al fine di disintossicarlo.
Qui, Dennis e Steve sono amici da tanti anni, almeno dai tempi del liceo, se non da prima, ma hanno due stili di vita molto differenti; Dennis è sposato, oltre alla figlia adolescente ne ha un’altra appena nata, e passa le giornate (o meglio, le nottate in ambulanza) a lamentarsi della libertà perduta con Steve, che dal canto suo, ne ha fin troppa, di libertà. Vive da solo con il suo cane, la sua famiglia d’origine non c’è più, e il suo vero punto fermo è proprio Steve.

Il rapporto tra i due è messo in scena con estrema credibilità e si ha davvero la sensazione che tra i due ci sia un’amicizia di vecchissima data, che ne abbiano passate insieme di tutti i colori e si conoscano talmente bene da non avere quasi il bisogno di parlare. Soprattutto, Synchronic è un film che dà un ampio spazio all’emotività di questi due personaggi; per usare un termine di paragone di stampo squisitamente cinematografico, è l’esatto contraltare del buddy movie, dove di solito l’amicizia maschile è rappresentata facendo a meno a prescindere del fattore emotivo, ignorando in maniera voluta e ostentata i sentimenti, negando ai personaggi qualunque forma di sensibilità.
Qui, al contrario, abbiamo due esseri umani completi, che comunicano, che quando litigano poi si siedono a discuterne, che hanno delle normali incomprensioni e sì, a un certo punto, si scambiano anche un paio di cazzotti, ma poi si spiegano, si parlano, dimostrano il profondo affetto che li lega. Hanno una vita interiore, insomma, e sono entrambi scritti tenendo conto dei loro difetti e mancanze, ma anche della loro umanità.

Come tutti i film sui viaggi nel tempo, Synchronic imposta all’inizio una serie di regole su cui basare la sua intera struttura narrativa, e poi cerca di rispettarle fino in fondo. In questo caso c’è la decisione di partenza di evitare il discorso, anche un po’ annoso, sui paradossi temporali. Steve non lascia strascichi sul presente, o non si pone proprio il problema e va bene così. Ha a sua disposizione pochi minuti per restare nel passato, prima che finisca l’effetto della droga e, qualora dovesse fare tardi, si deve agganciare a qualcosa del presente per poter tornare indietro.
Non è un film dalla costruzione bizantina o particolarmente complicata, perché non è la meccanica del viaggio a interessare i due registi, ma la relazione tra Steve e Dennis, le loro scelte personali e, infine, il concetto di sacrificio per il bene di qualcuno. In questo è molto coerente con tutta la filmografia di Benson e Moorhead, ma è anche il loro film dal budget più alto, nonché quello più accessibile per un pubblico ampio, in parte a causa della presenza di due attori famosi, in parte proprio per la semplicità che lo contraddistingue.
I due registi stanno spiccando il volo, è evidente: la Marvel li ha chiamati a dirigere la serie di Moon Knight, Jordan Peele ha affidato loro un episodio del reboot di The Twilight Zone. Sembrano passati secoli da Resolution e dai film girati in cortile. Un pochino mi dispiace perdere due nomi fondamentali dell’horror indipendente dell’ultimo decennio, ma gioisco per loro e per la loro carriera lanciata verso la serie A.
E tuttavia voi Synchronic guardatelo: potrebbe essere l’ultimo film indipendente del duo prima di vederli al timone di chissà quale blockbuster ed è un ottimo film per fare da ponte tra il loro pubblico affezionato e i milioni di persone che, ne sono sicura, impareranno presto a conoscerli.

 

5 commenti

  1. Blissard · ·

    Interessanti le considerazioni sulla valenza politica della pellicola, che seppur mantenuta comunque a margine è innegabile.
    La tematica centrale fin dal titolo è quella temporale, e questa non è una novita per i registi, da sempre i loro film sono (o comunque contengono) “sperimentazioni” sul flusso del tempo, ma come dici anche tu Synchronic è soprattutto una bromance.
    Ora, io con i due fratelloni ho un rapporto particolare, penso siano geni ma anche che abbiano seri problemi nel gestire le trame impostate sull’emotività, e non a caso consideravo Spring la loro pellicola più debole. C’è una linea sottile che separa il romanticismo dalla romanticheria, e i fratelli non di rado la varcano.
    Synchronic è probabilmente il loro film che ho amato di meno, ma rimane comunque opera interessante, ben fatta, che regala scene di grande intensità (l’inixio è un piccolo capolavoro). Speriamo che l’approdo nel circuito maggiore non indebolisca la loro lucidità (per usare un termine forte) “filosofica” e il loro impagabile senso del meraviglioso.

    1. Guarda, io continuo a credere che Spring sia il loro film migliore. Love story lovecraftiana: non posso chiedere di più alla vita.
      Però concordo che forse questo è il loro film che amo di meno. O forse lo preferisco a Resolution, perché è stilisticamente molto corso e coerente.

  2. Spring mi era piaciuto moltissimo. Per cui anche questo vorrei vederlo, non tanto per i viaggi nel tempo, ma perché l’amicizia virile è un tema fondamentale per me. Dove si trova? Su Prime o Netflix? O perso nel mondo parallelo dello streaming? Ciao e buon inizio settimana.

    1. Io credo che, prima o poi, su Prime ci arriverà, ma per il momento è inedito. 😢

  3. Giuseppe · ·

    La droga Synchronic mi ricorda alla lontana il CPH4 sintetico che trasformava in un essere superiore Lucy/Scarlett Johansson, portandola alla fine a trascendere la materia e ad andare a ritroso (fino al limite estremo) nel tempo… detto questo, mi incuriosisce vedere come Benson e Moorhead affrontano in questo bromance la tematica dei crono-viaggi (secondo una prospettiva in cui i reali pericoli del passato rendono un tantino difficile averne nostalgia).

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