Doctor Sleep

Regia – Mike Flanagan (2019)

Dovete sapere che, da quando ho aperto il blog, avrei sempre voluto analizzare, uno per uno, tutti gli adattamenti dei romanzi di King. Poi però non l’ho mai fatto, e per un solo motivo: il secondo in ordine cronologico sarebbe stato Shining, e io non ce la faccio a confrontarmi con Shining. La sola idea di sedermi alla scrivania e scrivere qualcosa su Shining mi fa tremare le gambe, perché è semplicemente troppo.
Ecco, se io, che ho un bloggettino sfigatissimo non ho il coraggio neanche di scrivere un post sul film di Kubrick, immaginate come deve essersi sentito Flanagan, immaginate la pressione, il peso sulle spalle; per quanto tutti i lettori di King sappiano che Doctor Sleep (il romanzo) non è un seguito di Shining film, ma di Shining libro, e King lo ha anche scritto per riappropriarsi di una narrazione che gli era stata sottratta, la storia del cinema è lì a dirci che da Kubrick, se si vuole tornare a parlare dei Torrance su grande schermo, non si può prescindere.
E ci possiamo raccontare milioni di volte la storia che nel libro l’Overlook Hotel è andato distrutto, ma nell’immaginario collettivo, quello cinematografico, l’albergo è ancora in piedi. Quindi voi, al posto di Flanagan, cosa avreste fatto? Ricordando di sfuggita che Flanagan è sceneggiatore, regista e montatore di Doctor Sleep, tanto per non farsi mancare niente.

Sceneggiare, dirigere e montare un film significa non soltanto prendersi tutto il controllo creativo su un progetto, ma anche assumersene la responsabilità assoluta, che nel caso di Doctor Sleep equivale ad avere legioni di fan incazzati col coltello tra i denti pronti a polverizzarti.
Ma Flanagan ci è già passato, perché adattare Hill House non è proprio uno scherzetto, anche se non si può dire che abbia avuto lo stesso impatto sulla cultura pop che ha avuto Shining (film).
Flanagan è il miglior regista horror contemporaneo, e non perché ha una carriera più lunga, per motivi anagrafici, e una lista di film più nutrita, di alcuni suoi colleghi molto bravi come Aster, Kent e Eggers e Peele: Flanagan è l’unico, tra i grandi nomi che hanno fatto degli ultimi cinque o sei anni un vero e proprio rinascimento horror, a essere un autore autenticamente popolare. È il vero corrispettivo cinematografico di King: è semplice, è diretto, sa parlare alle emozioni di un pubblico vastissimo, ed è sofisticato senza neanche farlo notare; lavora e comunica a più livelli, non fa cinema per iniziati, le sue opere, neppure gli esordi, non possono essere definite di nicchia, eppure è unico, ha uno stile immediatamente riconoscibile, dei temi forti, sempre presenti, la sua messa in scena non è solo curata e ispirata, ma è frutto di scelte estetiche precise, accompagnata poi da un montaggio che è la sua vera firma. Autore popolare è la definizione che gli calza meglio, come calza meglio a King.

E voi vi chiederete cosa caspita tutto ciò abbia a che vedere con Shining (film). Bisogna innanzitutto comprendere la problematica principale di un adattamento di Doctor Sleep, ovvero conciliare tra loro due visioni opposte di una medesima storia come quelle di King e Kubrick. King non ha mai nascosto il suo scarso apprezzamento per Shining, e non per cazzate tipo le siepi animate (su cui tutti, io per prima, abbiamo fatto ironia), ma perché il “suo” Shining era la storia di un uomo che provava in tutti i modi a redimersi e, alla fine, nel sacrificio dell’esplosione delle caldaie dell’Overlook, ci riusciva anche; nel film di Kubrick, Jack è matto da legare sin dalle prime inquadrature e l’interesse del regista non è né quello di raccontare una versione più grande di una casa stregata né quello di infondere la benché minima umanità ai suoi personaggi. Da un lato c’è la gelida perfezione del film di Kubrick, dall’altro c’è il sovraccarico emotivo del romanzo di King, che ritorna pari pari anche in Doctor Sleep.

La sensibilità di Flanagan è molto più vicina a quella di King, e fa dunque quello che gli riesce meglio, per le prime due ore del suo film: racconta tre personaggi, legati tra loro dalla luccicanza, e li rende vivi e reali. Non solo i “buoni”, Danny e Abra, ma anche Rose Cilindro (una mostruosa Rebecca Ferguson che si divora ogni istante di film in cui è presente, e anche quelli in cui non c’è), che nel libro era un po’ una macchietta, un cattivo monodimensionale, mentre nel film è una protagonista dotata di spessore e sì, persino di umanità.
Perché, e lo abbiamo visto ormai decine di volte, Flanagan, quando si tratta di mettere in immagini i rapporti umani, è difficile da battere; e così la relazione tra Danny e sua madre (Alex Essoe) è tratteggiata con una tenerezza che trascende la sua brevità, quella tra Danny e Abra concede a Danny la possibilità di dimostrare di non essere come suo padre, quella tra Rose e la sua bislacca famiglia, in un certo senso, ti fa comprendere il perché della loro malvagità e, in alcuni momenti, ti fa addirittura empatizzare con loro.

E questi sono solo tre esempi, i più eclatanti, di un film che poggia su un tessuto di relazioni e sul concetto di famiglia, in un’accezione tuttavia estremamente allargata.
E fin qui, tutto bene: è un meraviglioso film pieno di calore umano, più dark fantasy che horror vero e proprio, che si mantiene fedele al romanzo negli snodi fondamentali e lo tradisce quando è necessario, e quando le invenzioni letterarie di King non funzionerebbero al cinema, modificando, per esempio, i viaggi mentali di Danny, Abra e Rose e costruendo, soprattutto in quelle scene, dei momenti di pura poesia visiva.
Ma questo è il territorio di Flanagan, è la normalità, o almeno la normalità di un grande artista quale Flanagan è. E il fatto che io stia dando per scontato un film eccezionale, dovrebbe farvi capire la stima che nutro nei confronti di questo regista.

A un certo punto, tuttavia, bisogna tornare all’Overlook Hotel, e quello non è il territorio di Flanagan; lui, infatti, sembra riluttante quanto Danny ad andarci, e lo relega soltanto alla fine, quando proprio non è possibile farne a meno, quando la battaglia tra bene e male (il momento più debole nel romanzo di King) deve trovare un terreno su cui svolgersi, un terreno maledetto come l’Overlook, un terreno cinematograficamente sacro come l’Overlook.
Se dunque è scontato che Flanagan faccia un ottimo lavoro con il libro di King, ecco che, quando si va a confrontare direttamente con Shining (film) sia come camminare in un campo minato. E qui avviene il miracolo, e se prima di Doctor Sleep amavo Flanagan con tutta me stessa, e lo facevo in tempi non sospetti, quando girava Ouija 2 per la Blumhouse, ora lo venero direttamente, ora penso che il suo talento abbia qualcosa di soprannaturale.
Certo, l’anno scorso ci era già tornato Spielberg all’Overlook Hotel, ma attenzione, perché il suo era un omaggio, non la costruzione di una nuovo racconto all’interno di quelle mura. Si potrebbero confondere facilmente le due cose, ma ciò che fa Flanagan è molto più audace: da un lato restituisce a King il controllo sull’Overlook Hotel, attraverso il personaggio di Danny, dall’altro è abilissimo nel ricreare l’atmosfera di terrore glaciale del film di Kubrick.
Che non vuol dire, badate bene, mettersi al livello di Kubrick, “osare” competere con lui: non è questo che l’adattamento di Doctor Sleep richiede, e nessun regista minimamente in gambe si mette in competizione con i suoi colleghi, vivi o morti che siano.

No, l’adattamento di Doctor Sleep richiede che la storia di Danny continui, in qualche modo, e che vada a finire lì dove è cominciata, richiede che venga scritto un nuovo capitolo della vicenda dell’Overlook Hotel, richiede che la vicenda stia in piedi da sola, ma non dimentichi, rievochi quello che un monumento della storia del cinema.
E Flanagan ci riesce, con la solita apparente semplicità con cui sembra riuscirgli tutto, ti inchioda per due ore ai suoi personaggi e, nell’ultima mezz’ora, scatena l’Overlook contro di loro, ricreando, sempre leggermente alterate, alcune delle sequenze più famose di Shining e continuando, tuttavia, a raccontare una storia che è sua, soltanto sua.
Capisco il plauso ricevuto sia da King che dagli eredi di Kubrick, e capisco lo stupore con cui la critica e il pubblico stanno accogliendo Doctor Sleep. Sono io la prima a essere stupita, perché temevo che questo sarebbe stato il primo passo falso in una carriera che ne è priva. E invece, mai dubitare di Flanagan, mai.
Come postilla finale, vorrei soltanto farvi notare che, in questo 2019, sono usciti, nell’ordine: Jordan Peele, Ari Aster e Mike Flanagan, stiamo aspettando Robert Eggers e, se mi regge il cuore, mercoledì arriva la recensione di Jennifer Kent.
Eh sì, l’horror è proprio morto e sepolto.

26 commenti

  1. Visto due giorni fa, aspettavo con ansia la tua recensione. Flanagan è stato bravissimo ad adattare il materiale di King, era davvero l’unico in grado di tirare fuori qualcosa di bello da un progetto rischioso come questo.
    Non capisco la gente che critica la durata del film, quelli che vedono un ritmo esageratamente lento e quelli che scrivono che sto sequel “non era necessario”.
    Intanto l’horror vi saluta.

    1. Io ho sempre seri problemi con le persone che giudicano un’opera in base alle sua “utilità”, quindi non capisco neanche io chi dice che il film non era necessario.
      Poi sulla durata: non l’ho proprio percepita. Mi è volato tutto il film.

      1. Secondo me bisognerebbe avere un quadro completo per scrivere recensioni di certi film, in questo caso particolare ancora di più, dato che se non hai letto entrambi i libri non puoi giudicare l’opera di Flanagan in maniera oggettiva.
        Sempre sulla durata: io avrei gradito anche 5 o 10 minuti in più 😅

  2. Anche a me è piaciuto molto e ho gradito tantissimo l’approccio emotivo, il suo solito del resto, che Flanagan ha adottato per accostarsi a questo lavoro pericolosissimo. Rebecca Ferguson è il valore aggiunto fondamentale di questo film tra l’altro.

    1. Rebecca Ferguson è straordinaria. Ora, dopo questa prova incredibile, sarebbe anche ora che le dessero dei ruoli più interessanti. Intendiamoci, io la adoro in Mission Impossibile, ma è un’attrice capace di enorme spessore.

  3. Cristina · ·

    Purtroppo il film non mi è piaciuto per niente, mi sono annoiata, non ho gradito il calderone di personaggi ed eventi. Colpa mia mi aspettavo altro, non sarei dovuta andare, colpa forse della mia insana, assoluta passione per Shining di Kubrick.Amo però’ sempre leggerti.

    1. Grazie 🙂
      In effetti, l’approccio kinghiano alla storia è diametralmente opposto a quello di Kubrick, specialmente nel Doctor Sleep, che rinnega quasi tutto quello che aveva fatto Kubrick,

  4. E io che mi ero convinta a non vederlo… Mi ci fai ripensare.

    1. Io credo che gli amanti di King saranno soddisfattissimi. Dipende sempre da quanto sei legata al film di Kubrick, da cosa speri di vedere.

      1. Ti ringrazio per avermi fatto cambiare idea. E per la cronaca: io sono kinghiana, più che un’appassionata di Kubrick. Senza togliere nulla a Kubrick, ci mancherebbe altro (tra l’altro Shining è uno dei suoi film che mi piace e non tutti mi piacciono), ma è una faccenda di cuore.

        1. Anche io sono tendenzialmente più kinghiana, nonostante creda che Shining film sia migliore di Shining libro. Però capisco che King abbia voluto riappropriarsi della sua storia e scriverne un seguito, e credo che Flanagan abbia trovato la sintesi perfetta.

  5. Tra l’altro già con Il Gioco di Gerald, Flanagan aveva dimostrato di potersi accostare a King in maniera più che dignitosa e rispettosa.

  6. Non esiste tuo post che io non legga e questo oramai da un po’, dopo averti scoperta quasi per caso… Non sempre, tutavia, riesco a commentare, anzi diciamo pure che non lo faccio quasi mai!

    Ci sono, però, dei momenti importanti nella vita di questo microcosmo del fare blogging di cinema nel web (non solo su WordPress), in cui s’impone la presenza di una voce onesta e colta, scevra da interessi di scuderia, davvero appassionata e davvero preparata sull’argomento, che possa fare chiarezza su film problematici, perché tratti da opere importanti, perché chiacchierati o comunque a fortissimo rischio di essere equivocati o fraintesi, com’era appunto un titolo come questo: tu sei stata la voce che è venuta questa volta in soccorso, con un articolo davvero di servizio ed una disamina che fa le scarpe alla totalità delle recensioni che ad oggi ho letto su questo attesissimo film.

    Si, io penso che tua abbia scritto la recensione perfetta o almeno tale per i miei canoni: hai premesso giustamente le tue conoscenze, non solo delle singole opere (il romanzo originale di King, il totemico film di Kubrick da esso tratto, tradendo e creando ugualmente un capolavoro di cinema ed infine il nuovo romanzo che venne da subito proposto da King come sequel del suo libro e non del film di Kubrick, come hai subito precisato); quindi hai fatto capire, in una sorta di seconda introduzione alla recensione, cosa deve aver significato per un cineasta come Flanagan adattare per il cinema un libro che era divisorio già nel suo DNA (la diatriba tra King e Kubrick è nota a tutti, anche se forse non chiara a tutti, specie a coloro che hanno spesso millantato la lettura del libro), giacché ora, a distanza di anni, se sulla carta stampata questo volersi riappropiare da parte dello scrittore della SUA storia (come hai scritto benissimo) aveva per i lettori il sapore della nostalgia e dell’orgoglio, portarne sul grande schermo la versione filmata avrebbe avuto quasi il senso di una sfida; infine hai scritto la tua vera recensione e ti giuro che mi sono quasi commosso dalla meraviglia di come hai saputo sbobinare un discorso coerente, lineare e persino appassionante.

    Manca l’audio a questo post, altrimenti mi sentiresti applaudire: mi permetterò di chiedere ai ragazzi che gestiscono il sito di Alka Traz Shop (un portale che parla di intrattenimento su più media ed anche shop online) di condividere il tuo articolo, perché è davvero l’unica cosa giusta da leggere su questo film (per inciso, io ho apprezzato molto sia il libro che il film!).

    Grazie di guardare i film così ed anche di scriverne poi così.

    1. Io mi sento sempre un po’ in imbarazzo a rispondere a commenti del genere, perché non li so gestire. Mi emoziono, davvero, non dico tanto per.
      Quindi oltre che ringraziarti di cuore, proprio non riesco a fare.
      Grazie.

  7. Giuseppe · ·

    Ottima recensione che conferma come, dovendo pensare oggi a qualcuno capace di -detto in sintesi- mettere d’accordo King e gli eredi di Kubrick (quindi Kubrick stesso, in ultima istanza) sulle rispettive differenti sensibilità riguardo al modo d’intendere la “luccicanza”, allora quel qualcuno non avrebbe potuto essere altri che Flanagan… 😉

    1. Ha fatto una cosa incredibile, Giuseppe. Io, che sono una fangirl di Flanagan, mai mi sarei aspettata un risultato simile. Mai.

  8. Ancora non lo visto (causa impegni), ma Mike Flanagan e’ una garanzia ormai.
    Lo scritto che e’ ormai il mio regista preferito.

  9. Avevo dei dubbi: non fosse stato per Mike Flanagan e per la tua recensione probabilmente non sarei mai andato a vederlo. Non per una devozione aprioristica per Shining ma per una forte idiosincrasia nei confronti dei sequel, che spesso mi terrorizzano. 🙂

    Shining è un film che ho adorato da adolescente e molto meno da adulto tanto che l’Extendend Edition vista qualche settimana fa in sala mi ha lasciato perlomeno indifferente se non contrariato.

    Mi è piaciuto invece molto Doctor Sleep. Trovo perfetta la tua definizione di dark fantasy perché non è un film inquietante e per me l’horror deve essere inquietante e disturbante. Così come hai ragione nel dire che è un film pieno di calore umano tanto che l’uccisione di bambini sembra quasi irreale, come se non potesse essere vero tanto che il male sia in verità un bene vestito in modo diverso. Solo Dio sa quanto Flanagan ami il cinema. Mai dubitare di Mike, mai 🙂

    1. Tutti avevamo dei dubbi, ed erano anche lecitissimi considerando il peso che ha Shining nella storia del cinema.
      In effetti la versione estesa, che poi è quella per il mercato americano, e non è affatto un director’s cut, non aggiunge e non toglie nulla alla versione europea che tutti conosciamo.

  10. Daniele · ·

    Ho gradito il film e penso di averlo gradito proprio perché Flanagan ha fatto prima di tutto un seguito al film di Kubrick e non al romanzo e soprattutto ha fatto quello che lo stesso Kubrick ha fatto con Shining: ha tagliato quando c’era da tagliare, ha aggiunto quello che c’era d’aggiungere arrivando a migliorare quello che era alla fine un romanzo assai modesto e con una fine ancora modesta.
    Tutto quello che ho amato nel film “Doctor Sleep” è il materiale che non c’era ed è stato cambiato rispetto al romanzo.
    Che poi King si sia incazzato con Kubrick ed invece sia rimasto contento dell’opera di Flanagan rimane a me un mistero. Tutti e due hanno compiuto un’opera di rielaborazione di un romanzo.

    1. King ce l’ha con la trasposizione di Kubrick non perché ha cambiato delle cose, non è un cretino, lo sa lui per primo che in una trasposizione vanno fatti dei tagli: lui non ama quella trasposizione in particolare perché la sua scrittura è essenzialmente emotiva, mentre Kubrick ha raffreddato tutto.
      King ha sempre detto: “Il mio romanzo finiva nel fuoco, il film di Kubrick finisce nel ghiaccio”
      Si può essere d’accordo o no (io non lo sono, per me il film è ovviamente superiore al romanzo), ma è un ragionamento che fila, mettendosi nei panni di un autore.
      Flanagan ha lo stesso tipo di approccio di King alla vicenda, quindi i tagli e i cambiamenti pesano molto meno, sempre mettendosi nei panni dell’autore.
      Doctor Sleep, da un punto di vista tematico, è un adattamento molto fedele allo spirito del romanzo.
      Flanagan ha solo reso cinematografici molti passaggi che nel libro non lo erano, che in immagini non sarebbero mai stati efficaci, e King che, lo ripeto, non è un cretino, ha approvato.
      King non ha mai messo in discussione la qualità del film di Kubrick, ha solo detto che quello non è il “suo” Shining.

  11. Finalmente, lo visto, dopo tanto tempo per motivi che non sto a spiegare, lo visto,
    ma l’attesa e’ stata ripagata, 3 ore di spettacolo puro (Director Cut) che non mi hanno lasciato neanche il tempo di respirare.
    Capolavoro assoluto, questa volta Mike Flanagan ha superato se stesso, regia, fotografia e attori al top.
    Inutile che accenno le scene che mi sono piaciute di piu’, in molti ormai lo hanno visto, ma la sequenza nello spazio e’ veramente spettacolare.
    Poi il finale …. 🙂

    1. ho scritto che molti lo avranno visto, mi riferivo alla THEATRICAL version che dura 2 h 32 min,
      con la DC siamo sulle 3 ore, ricuperatela 🙂

    2. dimenticavo, Rebecca Ferguson e’ un essere di un altro pianeta ❤️

  12. Flavio Troisi · ·

    Visto finalmente ieri sera. Ho applaudito a più riprese, commosso dalla fedeltà a King e Kubrick allo stesso tempo. Il film è costellato di scelte registiche geniali, immagini mozzafiato, pura bellezza e orrore estremo quando viene il momento di spingere. Mi riferisco all’omicidio del bambino, che anche nel romanzo rappresenta l’apice dell’orrore e mi aveva davvero impressionato, pur collocato all’interno di un romanzo che non mi ha fatto impazzire. Di nuovo la trasposizione delle vicende di Danny superano e ottimizzano il lavoro dello scrittore, mai come in questo film rispettato nella poetica più che alla lettera (per quanto…) Una storia che parla di persone buone in situazioni orribili, dove perfino il peggiore ha un lato umano. E il sound design? Un pungolo ininterrotto, una sorta di memento mori sonoro. Non c’è un momento di calo. Poi l’hotel, tutti i richiami interni all’opera di Kubrick. Siamo alle vette del genere. Ancora emozionato e lo sarò a lungo.

    1. Sì, hai ragione, è un film magnifico e coraggioso. Ancora non riesco a spiegarmi il flop in sala. 😦

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