Darlin’

Regia – Pollyanna McIntosh (2019)

Tra le tante, tantissime, note positive di questo seguito di The Woman spicca soprattutto quella di essere un film basato sulla descrizione degli effetti devastanti della violenza sulle donne, e sull’analisi delle sue radici politiche, culturali e religiose, senza tuttavia mostrare neanche una singola sequenza che implichi la violazione di un corpo femminile.
In altre parole, si riesce tranquillamente a parlare di stupro e abusi vari anche quando non si gira una scena in cui una donna viene brutalizzata nei minimi dettagli. Quindi si può fare, eh, registi. Ora lo sapete anche voi. E non era poi così difficile.
Pollyanna McIntosh esordisce qui dietro la macchina da presa, assumendosi un’incombenza difficilissima, quella di proseguire dove Lucky McKee e Jack Ketchum (alla cui memoria Darlin’ è dedicato) si erano fermati nel 2011. Vince la sfida optando per prendere una strada molto diversa sia rispetto a The Woman che rispetto a Offspring, vince mettendosi da parte come attrice e personaggio, vince dando spazio a una nuova storia.

Non so se vi ricordate come The Woman finiva: la Donna del titolo, dopo aver sterminato la famiglia Cleek e aver risparmiato le due figlie femmine, le portava con sé in mezzo ai boschi. Se la mente della più grande, Peggy, era quasi annientata, la piccola Darlin’ forse era ancora recuperabile.
La ritroviamo cresciuta, una ragazza di circa diciassette anni, completamente inselvatichita, ma in forze e in salute grazie all’affetto di The Woman e alla dieta ricca di proteine (carne umana).
Il film comincia con il suo ingresso in un ospedale, abbandonata lì proprio dalla Donna, per motivi che non conosciamo. Di Peggy non c’è traccia, la Donna sparisce tra gli alberi, e Darlin’ resta da sola, in un ambiente estraneo e ostile.
Dopo una serie di esami e accertamenti vari, finisce in un istituto religioso per ragazze orfane, dove viene progressivamente riportata dallo stato ferino a quello “civilizzato”.

La protagonista non è quindi più La Donna: Pollyanna McIntosh si ritaglia un ruolo piccolo, ma fondamentale, e lascia la scena alla giovane e intensissima Lauryn Canny, che è la prima, grande sorpresa del film.
Darlin’ è quasi un coming of age, dove al personaggio principale viene imposta, a forza, un’etica di cui aveva fatto a meno fino a quel momento, un insieme di regole, codici morali, norme comportamentali che la vogliono schiava e sottomessa alla volontà di un dio che non aveva mai conosciuto prima.
È quindi il racconto di un processo che parte dall’assoluta libertà, alla schiavitù assoluta, ed è interessante il modo in cui Darlin’ si inserisce nel contesto dell’istituto, il rapporto che instaura con le altre ragazze, con le suore (una in particolare) che dirigono il postaccio e, soprattutto, con il vescovo che alla sua trasformazione da ragazza selvaggia a brava cattolica sembra tenerci in maniera particolare, per ragioni che dovrete scoprire da soli.

Già ai tempi di The Woman, si leggevano in giro critiche abbastanza pretestuose riguardo l’agenda femminista del film; passano 8 anni, la musica non cambia, solo che questa volta Pollyanna McIntosh compie un’operazione abbastanza spudorata: Darlin’ è un film dichiaratamente femminista, un film politico, un film che non usa alcun tipo di simbolismo o metafora per mettere in scena le molte sfaccettature dell’oppressione femminile. E, se la cosa non vi piace, passate pure oltre, basta che non rompete troppo le scatole nei commenti, che il cinema politico è sempre esistito, l’horror politico ha segnato la storia del genere e nessuno vuole imporvi niente, soltanto, forse fornirvi un paio di spunti di riflessione.

Darlin’ ne fornisce a dozzine, restando sempre e comunque ancorato all’horror; meno violento dei suoi due predecessori, ma con un paio di sequenze ad altissimo impatto, più emotivo, considerando il tema del passaggio (coatto) all’età adulta, con anche largo spazio alla commozione, specialmente nell’ultima parte, rimane lo stesso la storia di due cannibali assassine, anche se una di loro arriva a conoscere le nozioni di peccato e colpa; e sappiamo bene che da certe cose non si torna più indietro.
Assistiamo quindi allo scorrere parallelo della vita di Darlin’ e della sua madre adottiva; la prima cambiata, la seconda sempre identica a se stessa e, questa volta, a capo di un gruppo di reiette che difficilmente vi toglierete dalla testa. Mentre Darlin’ apprende come stare a tavola, come fare le pulizie, come comportarsi da signorina a modo, la Donna si aggira, disperata, per le strade di una città non meglio specificata, con l’unico obiettivo di riprendersi sua figlia.

Darlin’ è un film molto maturo e controllato, per essere un esordio e possiede anche degli squarci di poesia visiva di un certo peso, in particolare per quanto riguarda l’uso della luce naturale, delle albe e dei crepuscoli. È ottimamente recitato, come spesso accade quando dietro la MdP c’è un attore e, nella sua linearità, mostra di essere stato scritto e diretto con le idee molto chiare e con una direzione ben precisa, sia per la storia che per gli archi narrativi dei vari personaggi, tutti con una loro identità specifica, persino quelli che si trovano in scena per pochi minuti. Le ragazze dell’istituto, per esempio, hanno una caratterizzazione magari appena abbozzata, ma mai banale; Darlin’, nella sua evoluzione, è sempre molto credibile, entra nel cuore dello spettatore con un semplice sguardo e pare sempre una creatura non del tutto a proprio agio con il suo stesso corpo, come un mutaforma pronto a prendere sembianze bestiali.

Il tema della violenza è trattato, come dicevamo all’inizio, con una delicatezza e un pudore estremi, ma questo non significa che Darlin’ sia un film timido o trattenuto: l’orrore è presente negli occhi di ogni personaggio femminile, le ragazze dell’istituto, la giovane suora interpretata dalla sempre brava Nora-Jane Noone, qui in un ruolo opposto e speculare a quello che aveva interpretato tanti anni fa in Magdalene, il gruppo di senzatetto cui si unisce la Donna nel corso della sua ricerca di Darlin’; tutte loro hanno cicatrici, fisiche e mentali, tutte loro portano un peso enorme addosso, tranne la Donna (e neanche del tutto, se ricordate bene il film di McKee), che però non ha alcuna remora morale, alcun senso di colpa, alcuna capacità di comprendere il peccato, così come questi concetti sono, da sempre, imposti dall’alto del potere maschile, ed è quindi libera dalla paura.
L’unica che, forse, può permettersi il lusso di far cominciare una nuova era.

13 commenti

  1. In lista, anche Woman che non ho mai visto (mea culpa). 😦
    Ormai dopo le recensioni di Lucia il mio approccio sulla visione di un film e’ sul positivo. 🙂

    1. Allora devi recuperare anche Offspring, che è l’inizio della storia del personaggio 🙂

      1. Ma e’ una trilogia? , anche questo da ricuperare 🙂

        1. Non proprio: si possono vedere i tre film anche separatamente, Condividono tuttavia lo stesso personaggio.

  2. The Woman l’ho amato, quindi non perderò neanche questo film ^^

  3. Blissard · ·

    D’accordo su tutto, anche a me è piaciuto molto più di quanto mi sarei aspettato.
    Lo definirei un film politico tout court da una prospettiva femminile, più che un film femminista, ma il senso è quello: viene messa in discussione la legittimità di ogni tipo di autorità, e nel finale si paventa l’idea che non è detto che sia l’avanzatissima e civilissima società occidentale il posto migliore per crescere un bambino. Cosa chiedere di più da un film politico?
    Le cose che mi hanno sorpreso più positivamente sono state la raffinatezza visiva (il film è veramente elegante e “bello” da vedere) e – come hai fatto notare tu stessa – il fatto che la regista/attrice lascia la scena alla giovane Darlin, personaggio a mio parere delineato benissimo, intenso, tenero, coraggioso, lucido.

    1. Elegantissimo, hai ragione: ci sono quelle sequenze crepuscolari o all’alba, con la luce naturale, che mi sono davvero rimaste nel cuore.
      La cosa sorprendente, secondo me (e nella recensione non ho potuto inserirlo per paura di spoiler) è che sia la Darlin’ “civilizzata” a stabilire il fallimento della civilizzazione.

  4. Kat Kata · ·

    È già uscito in Italia? Ho cercato notizie in rete ma non ho trovato nulla

    1. C’è il serio dubbio che in Italia non uscirà mai…

      1. Giuseppe · ·

        Tanto per cambiare (forse quel paio di spunti di riflessione che potrebbe fornirci non sono troppo graditi da queste parti, oggi come oggi)… 😦

        1. Qui in Italia, un film del genere scatenerebbe minimo sei o sette family day 😀

          1. Kat Kata · ·

            …e tipo se uno volesse vederlo a che santo si deve votare? 😀

          2. Devi dedicarti alla pesca, i torrenti sono pieni di pesci 🙂

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