1979: Zombi 2

 Regia – Lucio Fulci

Tamburi di merda!”

Non è facile parlare di Zombi 2, perché ci sono troppe cose da dire, cominciando con il budget di mezzo milione di lire, le scene a New York girate senza permessi, gli attori che dovevano improvvisare le battute sul set, Fulci chiamato a dirigere il film in extremis, e solo come seconda scelta, dopo il rifiuto di Castellari, passando per le controversie legate al titolo, che lo identifica come un sequel spurio del film di Romero dell’anno precedente, con cui non ha niente a che spartire, fino ad arrivare al fatto che si tratta del primo horror puro di Fulci, nonché di quello che segna la nascita dello splatter all’italiana, in buona compagnia col contemporaneo Buio Omega.
Fino a quel momento, in Italia, era il Giallo a farla da padrone e, se di certo non mancava la violenza (Fulci fu scelto da produttore Fabrizio De Angelis proprio per le scene particolarmente violente dei suoi tre Gialli), lo splatter vero e proprio, nel nostro paese, comincia da qui, comincia logicamente da Lucio Fulci, che avrebbe in seguito trasformato lo splatter in poesia, nei suoi più famosi film degli anni ’80.

Zombi 2 non ha in realtà nulla a che spartire con Dawn of the Dead: lo sceneggiatore Dardano Sacchetti si era ispirato ai vecchi classici della RKO per scrivere il copione. L’idea era infatti quella di parlare dello zombie caraibico, quello originario, riportato in vita da pratiche voodoo. E infatti il prologo e l’epilogo a New York sono stati aggiunti in seguito, perché Sacchetti non ci aveva proprio pensato; fu la produzione a voler presentare in Italia il film come un sequel di Zombi, con un procedimento niente affatto raro, all’epoca, qui da noi. In fatto di cialtronaggine, la Asylum non ha proprio niente da insegnarci. Dilettanti.
A Fulci non piaceva più di tanto la faccenda, ed è sempre stato contento che, all’estero il suo film avesse un’identità propria.
Anche perché trovare qualcosa, anche la più piccola, di Romero negli zombie di Fulci è un’impresa disperata: queste creature mollicce, macerate nel caldo umido dei Caraibi, che quasi si muovono in slow motion, come all’interno di un incubo, posseggono una dimensione che oserei definire metafisica, nonostante la repulsione, e che non ha niente a che spartire con la concretezza dei morti viventi romeriani.

Questo perché la sceneggiatura di Sacchetti si rivolge a un altro tipo di cinema, quello degli ’30 e ’40, mentre la regia di Fulci, come suo solito estrema e selvaggia, carica il tutto di una violenza esasperata, sporca ogni angolo dell’inquadratura con sangue e frattaglie, imputridisce l’atmosfera sulla falsa riga de L’Isola del Dottor Moreau, mandando di fatto il film su un due binari contemporaneamente: quello del ritorno alle origini di un mito cinematografico, e quello che, al contrario, sposta di un paio di tacche il limite di sopportazione allo schifo degli spettatori dell’epoca.
Togliendo infatti i primi cinque minuti e gli ultimi 30 secondi del film, tutto ciò che abbiamo è un lungo assedio su un’isola sperduta e non segnata sulle mappe. Non c’è l’apocalisse, nel film (o almeno, non c’era nelle intenzioni), non si parla di fine dell’umanità. La stessa valenza politica dello zombie, sebbene presente in parte, cambia del tutto valenza, non essendo i morti uno specchio di noi stessi, ma rappresentando un’alterità assoluta, la vendetta di un mondo magico contro le fragili certezze della modernità.

Zombi 2 è un film truce, che nel reparto efferatezze non risparmia niente e anzi, indulge in ogni possibile particolare raccapricciante, dai vermi sulla barca a vela all’inizio, agli squarci esposti sulla carne delle vittime dei morti, ai cadaveri smembrati di cui si nutrono gli zombi, fino ad arrivare a quella insostenibile sequenza della morte di Olga Karlatos, dove Fulci mostra per la prima volta quello che poi sarebbe diventato uno dei suoi marchi di fabbrica: la deorbitazione di un occhio, secondo lo stesso Fulci, un simbolo della perdita della ragione. E di perdita della ragione, o meglio, di fallimento del razionale, gli horror del regista saranno sempre pieni.
Nonostante la violenza fosse sempre stata una presenza fissa nei suoi film, a partire da Beatrice Cenci e persino in un’opera apparentemente innocua come Zanna Bianca, è qui che Fulci dà inizio a quel bombardamento di immagini shock, una dietro l’altra, atte a stordire lo spettatore e a trascinarlo in una dimensione di puro terrore. Certo, in Zombi 2 queste immagini sono ancora sostenute da una trama tanto esile quanto tuttavia lineare; nonostante la sua dirompenza, Zombi 2 è ancora un film “normale”, con un inizio e una fine e delle cose che succedono nel mezzo.

Ma si capisce già dove la poetica di Fulci sarebbe approdata, negli anni successivi, dove si sarebbe spinto; si nota nelle frequenti interruzioni alla narrazione classica, come la scena dello squalo (un vero squalo tigre, insieme a un sub locale truccato da zombi), vero e proprio inserto privo di senso logico, o nella già menzionata sequenza dell’occhio, che avviene con una lentezza propria solo dei sogni più atroci. Qualunque pretesa di realismo o mera verosimiglianza se ne va tranquilla lungo lo scarico del gabinetto e noi non siamo più qui, siamo in un altrove fatto di pura malvagità, nessun luogo è sicuro e non esistono rifugi inespugnabili. Per quanto possiamo illuderci di essere in salvo, quei morti viventi sul Ponte di Brooklin stanno lì a farci capire che l’irrazionale è piombato nella nostra realtà ed è pronto a farci a pezzi, nei più dolorosi modi possibili.

Zombi 2 è il punto di partenza per la filmografia italiana a base di zombie, e non solo, ma per il gore vero e proprio che avrebbe contraddistinto gli anni ’80. Un simile campionario di orrori anatomici, dalle nostre parti, ancora non si era mai visto e faceva impallidire anche parecchie produzioni d’oltreoceano. Ovviamente, nessun regista di splatter all’italiana è mai riuscito non dico a superare, ma neppure ad avvicinare Fulci e, se si escludono alcune lodevoli eccezioni, come i due Demoni, si tratta di un filone composto per la maggior parte da spazzatura di infimo livello.
Basta vedere cosa è successo con la saga degli zombi caraibici, proseguita per altri due film (più uno chiamato Zombi 5, ma che il realtà è uscito prima del 4 e coi Caraibi non c’entra niente), diretti da Mattei e Fragasso che io non so neanche se chiamarli film non rappresenti un reato passibile di pena di morte.
Questo perché Fulci è uno e come lui non ne sono mai più esistiti né mai ne esisteranno. E noi dovremmo solo ringraziare, ogni santo giorno, che un regista così ci abbia fatto l’onore della sua presenza nella nostra vita.

Allora, il 1989 è difficilissimo, perché ho già parlato di quasi tutti gli horror usciti quell’anno, in pratica, nel corso dell’ormai lunga storia di questo blog, il 1989 è stato saccheggiato. Facendo un rapido calcolo, me ne rimangono due: Warlock di Steve Miner e The Woman in Black di Herbert Wise.
Alla prossima!

 

11 commenti

  1. valeria · ·

    conosco ancora poco fulci (mea culpa!) ma basterebbe anche solo quel capolavoro di “non si sevizia un paperino” (tra l’altro conosciuto grazie alla tua bellissima recensione qui sul blog) per annoverarlo tra “i grandi”.

    voto assoluto per “the woman in black”! 😀

    1. L’unico consiglio che posso darti è: guarda la trilogia della morte, perché è la cosa migliore che l’horror italiano abbia mai prodotto ❤

  2. Blissard · ·

    Splendida recensione, complimenti.
    Ho rivisto il film qualche anno fa e secondo me soffre di una sproporzione troppo netta tra la notevolissima cura figurativa e una narrazione a corrente alternata che prefigura, ma sottotono, la “poetica dell’assurdo” della trilogia di lì a venire.
    Se hai 10 minuti liberi mi farebbe piacere potessi leggere la mia lista rym dedicata a zio Lucio: https://rateyourmusic.com/list/Blissard/lucio_fulcis_dark_side/
    Voto Warlock, l’ho rivisto qualche giorno fa e sono curioso di sapere che ne pensi.

    1. Grazie!
      Sì, sono d’accordo: Zombi 2 non è il miglior horror di Fulci, è un punto di partenza e ancora non riesce a staccarsi del tutto da una narrazione tradizionale, ancora non precipita completamente nell’assurdo.
      Ora mi vado a leggere la lista!

    2. Letto tutto e sostanzialmente, sono d’accordo su ogni cosa. Forse avrei dato qualche pallino in più a Quella Villa, ma sono inezie.

  3. Cristian Maritano · ·

    Zombi vs Squalo è una delle migliori trovate mai fatte per il genere. Nessuno poteva arrivare a quella genialità. Non scordiamoci il finale ripreso in modo illegale negli USA ☺ Fulci è sempre stato un terrorista dei generi.

    1. Non me lo scordo. L’ho scritto proprio all’inizio del post 🙂

  4. enricotruffi · ·

    Di Fulci mi manca colpevolmente molta roba, ma di quelli che ho visto non ce n’è uno che non mi sia piaciuto (sono forse solo in questo giudizio, ma penso che Sette note in nero sia invecchiato meglio di Profondo Rosso, anche se non nella notorietà) quindi Zombi 2 si aggiungerà alla lista dei recuperi. Voto The Woman in Black, scoperto grazie al blog un anno fa, perché Kneale è un grande e la cosa va ribadita 😉

    1. Non sei il solo a pensarlo. Io credo che tutto il cinema di Fulci sia invecchiato meglio di quello di Argento, ma io sono notoriamente una hater di Argento e quindi non faccio testo 😀

  5. Sapevo che la lotta contro Nosferatu era impari, ma ci ho provato.
    Ottima recensione come sempre, il mio voto va a warlock (che non conosco e quindi sono curioso di leggere come ne parlerai)

  6. Giuseppe · ·

    Doveroso e ottimo post su di un Fulci pre-“Trilogia della morte” con un titolo di passaggio tra il periodo più realistico e quello visionario successivo… senz’altro indimenticabile, fra tutti gli altri momenti gore, quello della deorbitazione dell’occhio (sorta di ispirata versione fulciana della famosa e non meno insostenibile -per l’epoca- sequenza in “Un Chien Andalou”, altra opera che della ragione non sa proprio cosa farsene) capace di anticipare assai bene lo stile trucemente “onirico” del Lucio che di lì a pochissimo verrà.
    Il mio voto va a The Woman in Black…

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