La doppia maratona elezioni (finita malissimo) e Oscar (finita benissimo) mi ha un po’ sfiancata e quindi pubblico sul tardi, cercando persino di essere breve: potete vederla come vi pare, come un’ennesima concessione di Hollywood al politicamente corretto (che ormai è un mantra insopportabile, buono giusto per un paio di imbecilli, ma fate voi, decidete da che parte stare), come una dimostrazione di cerchiobottismo, come la vittoria di una favoletta facile facile per menti semplici. Io dico solo che questo è il trionfo dell’immaginazione sul realismo, in poche parole, del cinema fantastico che però è in grado di interpretare la realtà molto meglio di qualsiasi dramma d’attualità.
Sono un po’ dispiaciuta per Tre Manifesti; forse meritava di più, forse era quello il film migliore dell’anno, ma la gioia per il mio messicano preferito è così incontenibile da spazzare via tutto il resto (persino vedere l’Italia in mano all’estrema destra).
I tempi, per fortuna, cambiano, la mentalità si adegua e così deve fare l’industria: abituatevi a vedere sempre più donne e sempre più minoranze sul palco dell’Academy e, se non vi piace che devo dirvi, siete di sicuro nel paese giusto.
Del Toro, nel suo discorso di ringraziamento ha detto (come spesso gli accade) una cosa molto bella: “The best thing our industry does is to help erase the lines in the sand when the world tries to make them deeper“. È questo uno dei compiti del cinema, anche del cinema fantastico, soprattutto del cinema fantastico e se è vero che l’Oscar è sempre più un premio politico, in questo inizio 2018 così cupo e difficile si è riusciti a conciliare, una volta tanto, la qualità reale dei vincitori con le esigenze di premiare storie e personaggi che fossero in grado di mandare un messaggio forte e chiaro, quello di abbracciare la diversità come un dono e non di rifiutarla come una sciagura.
A rendere possibile questa conciliazione che, con il disastro Moonlight era parsa impossibile, ci hanno pensato due film dell’orrore. Permettetemi di essere molto fiera di appartenere alla comunità degli appassionati.
Sui pronostici invece sono un po’ delusa perché il mio più grande orgoglio, ovvero di azzeccare l’Oscar per il miglior montaggio, si è scontrato contro il contentino dovuto a Dunkirk, che ha preso anche tutti gli altri premi tecnici. È un film che non ho amato affatto e sono ancora convinta che il montaggio di Baby Driver sia un piccolo capolavoro in grado di surclassare tutta la concorrenza, ma va bene lo stesso. Si è preferito premiare la non linearità del racconto rispetto all’esplosività della combinazione perfetta di immagini e musica. Siamo contenti lo stesso perché i professionisti all’opera su Dunkirk sono eccezionali ed è giusto che si godano la vittoria.
Su Get Out forse avrei dovuto scommettere dei soldi, visto che non ci credeva nessuno e, anzi, quella di premiarlo come miglior sceneggiatura è stata una scelta che di sicuro sarà molto discussa, ma se pensiamo soltanto all’idea dietro Get Out, assolutamente originale e innovativa, allora non mi sembra si possa parlare di statuetta regalata.
Un’ultima annotazione su un artista meraviglioso che finalmente ha ottenuto un riconoscimento sfiorato tante, troppe volte e mai raggiunto. Parlo di Roger Deakins, 70 film da direttore della fotografia all’attivo, 13 nomination in carriera e solo un Oscar, quello ricevuto stanotte per Blade Runner 2049.
Era ora, signor Deakins, era proprio ora.
Credo sia una delle edizioni che mi ha lasciata più soddisfatta. La sorpresa Get Out l’ho gradita davvero molto e concordo con tutto quello che hai scritto. Almeno #unagioia in questa giornata terribilmente buia.
Se del Toro non avesse vinto almeno la miglior regia, non credo sarei riuscita ad alzarmi stamattina.
Io a questo giro ci ho azzeccato molto di più con i risultati elettorali che non con gli Oscar, purtroppo 😦 Meno male che del Toro ha avuto il sacrosanto riconoscimento… anche alla faccia di chi l’aveva accusato di plagio, aggiungo. Speravo in qualche altra statuetta, a dire il vero, ma va bene così: il trionfo dell’immaginazione sul realismo c’è stato comunque, è vero. Chi rompesse ancora i coglioni con le classiche accuse di politically correct è pregato di accomodarsi altrove e, soprattutto, di rimanerci a vita…
Sì, purtroppo ci avevo azzeccato anche io con i risultati, tuttavia non credevo con numeri così estremi, ecco.
Però che dobbiamo fare? Ci accontentiamo di questa piccola gioia.
Ho pensato la stessa cosa, per quanto possa sembrare puerile: meno male questo Oscar!
Diciamo che è stata una grama consolazione, ma buttala via!
A parte il dolore per McDonagh, posso dirmi più che soddisfatto.
Ti ho detto del mio dolore per McDonagh? 😀
Guarda, io nei miei pronostici avevo dato Ebbing miglior film e The Shape miglior regia. Sarebbe stato più equo, ma non mi lamento, anzi 😀
Io ero convinto al 100% per la sceneggiatura, perché tu sai che muoio di invidia ogni volta che penso alle sceneggiature di Martin 😦
Grazie Guillermo! Grazie Poeta! Viva Gill-man! Sempre nei nostri cuori insieme ai suoi amici mostri!
Non sai quanto abbia festeggiato per Del Toro. E’ uno dei miei registi preferiti e quel premio se l’è meritato (anche se, come te, sono rimasto dispiaciuto per Tre Manifesti). Sono contento invece per Roger Deakins per il suo meritato Oscar.