Regia – Cameron & Colin Cairnes (2016)
Mi era venuta la curiosità di vedere questo film mesi fa, quando Erica lo ha recensito, ma poi era rimasto a prendere polvere per chissà quale motivo. Lunedì mattina, complice la neve a Roma, due fiocchi che hanno scatenato una vera e propria apocalisse su piccola scala, me ne stavo bloccata dentro casa e mi è tornato in mente Scare Campaign, australiano, diretto da due fratelli, e che vede il gradito ritorno all’horror, seppure in un ruolo marginale, di Cassandra Magrath.
Giusto l’anno scorso, di questo periodo (mi pare) parlavamo di Fear Inc. con cui Scare Campaign condivide l’assunto di partenza, ovvero se sia possibile spaventare un pubblico assuefatto alla paura e che chiede orrori sempre più estremi e reali.
La differenza sostanziale tra i due film sta tutta nella provenienza: Scare Campaign è un’opera australiana e, come parecchi horror provenienti da quella terra, è sfacciato e privo di freni inibitori. Inoltre, i fratelli Cairnes fanno del rapporto tra televisione e nuovi media il fulcro della loro narrazione. Può ancora la tv competere, in fatto di ferocia, con un settore ancora inesplorato e selvaggio come quello della rete?
Scare Campaign è un programma tv che compie scherzi crudeli ai danni di ignari malcapitati. Si tratta di una versione horror delle candid camera, con attrici truccate come fantasmi giapponesi che sbucano dagli angoli di obitori e manicomi abbandonati, mentre la troupe riprende il tutto con una serie di telecamere nascoste. C’è l’autore ambizioso e cinico, l’attrice che vorrebbe aveva tutt’altre ambizioni ed è stufa di guadagnarsi da vivere fregando la gente con spaventi a buon mercato, la nuova scream queen giovanissima e appena assoldata e una produttrice priva di scrupoli che minaccia di chiudere il programma dopo sei stagioni perché gli ascolti sono in calo e i giovani preferiscono guardare altra roba.
Questa altra roba è rappresentata dai Masked Freaks, un gruppo di loschi figuri, appunto, mascherati che realizza video amatoriali di omicidi veri e particolarmente efferati e poi li mette online, totalizzando milioni di visualizzazioni.
La produttrice è convinta che le formule horror tradizionali non siano più efficaci e intima alla troupe di mettere in scena un episodio più realistico e più violento. Se non dovesse andare bene, sarebbe la fine di Scare Campaign, e i nostri dovranno trovarsi un nuovo lavoro.
Cominciamo col dire che Scare Campaign offre due colpi di scena, uno a metà film e uno alla fine che, se avete visto non dico un paio di horror, ma anche un paio di film in tutta la vostra vita, risulteranno ampiamente prevedibili. Lo svolgimento quindi non riserva poi grandi sorprese e ve lo dico perché chi di voi vuole sempre restare sbalordito o cerca l’originalità a ogni costo, forse riceverà da questo film una mezza delusione. Io non faccio tuttavia parte della tribù e, nonostante abbia capito dove voleva andare a parare la trama quasi subito (non perché io sia poi così intelligente, ma perché è proprio palese), mi sono goduta il film per altri motivi, tutti molto validi.
Il gore, prima di tutto, e gli omicidi, quasi sempre realizzati con effetti speciali artigianali e con ettolitri di sangue finto: ce ne sono tanti e, quando sono in campo, hanno un tasso elevatissimo di sadismo e crudeltà. Le poche volte in cui avvengono fuori campo, i due fratellini australiani ci tengono particolarmente a mostrarcene poi gli effetti e ne vale sempre la pena.
Insomma, dal punto di vista dell’effettistica, Scare Campaign è un horror vecchia scuola, che non teme di fare il bagno nel sangue e di tirare in faccia al pubblico le frattaglie. Ma lo è anche per quanto riguarda lo stile di regia, perché sarebbe stato quasi scontato, con una sceneggiatura simile, uscirsene con l’ennesimo mockumentary: candid camera e snuff movie si prestano automaticamente a quel tipo di linguaggio. E invece no: al netto degli inserti dovuti dei filmati delle telecamere nascoste della troupe e di quelle tenute a mano dei Masked Freaks, Scare Campaign è girato in maniera molto tradizionale, e anche molto pulita e piacevole da guardare. La scelta di una messa in scena, per così dire, ibrida da un lato perché frammenta e moltiplica i punti di vista (cosa stiamo guardando? O, per meglio dire, attraverso gli occhi di chi stiamo guardando?) e dall’altro ci permette di porci nella prospettiva del guardone, del prototipo di pubblico per cui uno show come Scare Campaign è concepito e che chiede sempre di più alla catena di montaggio della paura, arrivando a desiderare che le morti siano reali, che il sangue scorra sul serio, che le atrocità sullo schermo non si limitino a essere frutto di trucchi cinematografici.
Che poi è, in teoria, l’ultima frontiera del cinema dell’orrore, il motivo per cui i found footage continuano, anche se con il prestigio un po’ appannato, ad avere un certo richiamo commerciale: non è soltanto la facilità di realizzazione e il fatto che qualunque incompetente, armato di attrezzature anche rudimentali, può girarne uno e magari farci pure i soldi. Siamo noi, a cui la semplice finzione non basta più, a chiedere un realismo assoluto, a volere una verità che il cinema (e anche la televisione, nonostante tutti i reality di questo mondo) non è più in grado di offrire.
E infatti Scare Campaign ci dice proprio questo: che il cinema è finzione, messa in scena elaborata e anche, se vogliamo essere un minimo esigenti, bellezza e ricercatezza. Lo smarrimento dell’interesse per una buona storia ben raccontata genera mostri, genera appunto i Masked Freaks
Poi sì, è tutto molto di grana grossa, non ci sono sottigliezze di alcun tipo e Scare Campaign rientra alla perfezione nei ranghi del buono (diciamo pure ottimo, va’) film di serie B destinato a una platea di appassionati onnivori del genere. Ma è anche in questo che risiede il suo fascino, nell’essere un’opera pensata per una nicchia, consapevolmente scevra da intellettualismi di varia natura. Niente “post horror” da queste parti, nessuna velleità di essere uno di quei film di genere che, in questo periodo, la critica anche colta sta riscoprendo. Scare Campaign è un horror truculento e viscerale che ha anche qualcosa di interessante da dire. E noi gli vogliamo bene proprio per questo motivo.
Se volete, lo trovate in DVD e Blu Ray a opera della sempre meritoria Midnight Factory. Fateci un pensierino.
Visto mesi fa e piaciuto parecchio nella sua estrema semplicità ma onestà, il ché non è scontato.
Assieme a The Belko Experiment e Veronica penso sia la triade che più ho preferito nel 2017.
Anche Veronica è molto buono, come del resto The Belko Experiment spacca svariati culi.
Netflix ci sta facendo dei bei regalini.
Truculenza senza fronzoli, non velleitaria e non banale… sì, credo che ci farò un pensierino (i tizi di Scare Campaign tra l’altro mi ricordano abbastanza da vicino i loro “reali” colleghi di BlackBoxTV, per dirne una).
P.S. Cartoomics countdown -10… 😉