Porcherie del Mese: Luglio

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Prima o poi bisognerà affrontare un discorso serio sui danni apportati da James Wan al cinema dell’orrore. Partendo dal presupposto che io non disprezzo affatto Wan e ho gradito alcuni suoi lavori, specialmente The Conjuring, considerarlo uno dei migliori registi horror in circolazione non è solo una bestemmia, è anche un atteggiamento pericoloso. Non per lui, poveraccio: ha un suo stile, conosce bene i meccanismi della messa in scena, dà sempre al pubblico ciò che vuole, ma lo fa con un certo criterio. Abusa dei jump scares perché ormai per gran parte degli spettatori, l’horror è quello, eppure non disdegna di costruire anche l’atmosfera. Insomma, i suoi film non si limitano  a una sfilza di sbalzi di volume con apparizione in digitale che fa “boo!”, ma hanno qualcosina in più. Poco, ma bastevole per passare un’oretta e mezza spensierata.

Il problema relativo a Wan è che sembra estremamente facile da replicare all’infinito e, quando il suo Insidious ha incassato uno sproposito, riportando in auge la ghost story di stampo classico (e plagiando Poltergeist, ma ne riparliamo), si sono tutti gettati sulla formuletta e hanno cominciato a uscire pellicole una peggio dell’altra, fatte in serie, con lo stampino. Tra questa ridda di film inverecondi, almeno uno porta la firma dello stesso Wan, ovvero Insidious 2. Ma ci sarebbe da considerare anche tutta l’infausta progenie della Blumhouse e di Oren Peli. Spesso, i tre fenomeni si sono anche presentati contemporaneamente.
Se però andiamo indietro di qualche annetto, ci rendiamo conto che questa formula di ghost story baraccone con lo spaventacchio improvviso non l’ha proprio inventata Wan, ma la Ghost House Pictures di Sam Raimi, a metà del decennio scorso, producendo il remake di The Grudge e altre cose brutte assai di cui non ho voglia di parlare.
Tutta questa pappardella per dire che, come vado scrivendo da un sacco di tempo, l’horror si muove su due binari distinti e separati: quello indipendente, che di rado esce in sala ed è pieno di ottime idee, e quello delle porcherie che, sicuro come la morte, finiscono sempre per infestare i cinema di tutto il mondo.
Questo mese, le suddette porcherie portano la firma di Wan, Peli, Blum e persino Raimi, tutti belli saldi in produzione, a fare da balie ai loro personali galoppini. Cominciamo dalle faccenduole innocue e senza importanza e poi addentriamoci nei meandri del Male con la emme maiuscola.

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Non pago di aver funestato l’universo intero l’anno scorso, mettendo il suo nome e la sua faccia al servizio di Annabelle, ci ricasca con questo sottoprodotto, ove un regista recuperato forse in un cestone di offerte al discount, si mette a novanta gradi e tenta di clonare lo stile del suo mentore. Non riuscendovi, ovviamente.
Demonic parla di una vecchia casa in Louisiana che fu teatro di un misterioso omicidio rituale. Vent’anni dopo il fattaccio, cinque amici armati di telecamere, nonché sedicenti studiosi del paranormale e cacciatori di spettri, pensano bene di passare la notte nella sinistra magione, con il nobile scopo di filmare attività ectoplasmiche. Che finisca tutto in merda, ce lo dice la prima scena del film, in cui li vediamo già quasi tutti stecchiti e fatti a pezzi a colpi di ascia, anche se il rating PG13 impone che le inquadrature dei cadaveri siano molto confuse e quasi subliminali.
Ricostruendo la vicenda con fastidiosi flashback (sì, ci sono anche quelli in stile found footage, che mai e poi mai possono mancare), si viene a sapere che i cinque dementi hanno evocato una perfida entità demoniaca: dopo essersi avventurati nella casa in fondo alla palude (semicit.) ed essere stati tramortiti da una serie impressionante di jump scares, del tipo che basta che qualcuno passi in corridoio per andare al gabinetto e subito si impennano gli archi e si sente un suono stridente che sveglierebbe pure la buonanima di mia nonna, i cinque eroi non fuggono con le mutande in testa in mezzo alla fanghiglia, ma decidono di organizzare una bella seduta spiritica, perché “così laggente smette di prenderci in giro” (dialogo vero, sentito con le mie orecchie).
E vabbè, a quel punto partono i corvi in computer grafica, si vedono strane figure rumorosissime, tutti fuggono e urlano e il film si conclude in gloria con uno dei twist più incoerenti, illogici e, al tempo stesso, prevedibili degli ultimi 50 anni. Nel mentre, Wan conta i soldini e ringrazia tutti.

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Tra la lista di nomi stilata poc’anzi, ne mancava uno, che è sempre al primo posto quando ho voglia di insultare chi se lo merita: Leigh Whannel. Questo tizio ha tirato su una miniera d’oro scrivendo pessime sceneggiature. E sfido chiunque ad affermare che tra i soggetti di Whannel se ne salvi anche uno solo. Il suo amichetto Wan gli molla la creatura più redditizia del loro sodalizio professionale e così Whannel può finalmente tirare escrementi da dietro la macchina da presa.
Grazie, signor Wan, grazie signor Peli e grazie signor Blum. Siete sempre nel mio cuore.
Insidious: Chapter 3 (uscito da noi col titolo Insidious: L’inizio, per allertarci che si tratta di un sequel) è un film scritto, diretto e interpretato da Leigh Whannel. E secondo voi, come può essere un film che vede una persona che non sa né scrivere né recitare né tanto meno dirigere, impegnata in tutti e tre i reparti?
Esatto: lammerda al cubo.
Se il primo capitolo era ancora un prodotto gradevole rovinato da una scrittura sciatta e pigra, il secondo era un gigantesco spiegone che ammazzava il mistero costruito nel predecessore, il terzo passerà alla storia per essere il film dove Lin Shaye (a cui voglio pure bene, ma fermatela che sta così tanto sopra le righe da sembrare la macchietta di se stessa) si scatena in un cat fight con il fantasma velato ormai noto ai più. Che questa volta ha anche un aspetto imbarazzante, forse perché al reparto trucco e parrucco si erano spesi il budget previsto in festini a base di detergenti per il cesso.
No, davvero, a un certo punto la Shaye prende un fantasma a capocciate sul naso.
La medium scende nell’Altrove e inizia a menarsi con le entità che lo abitano. Roba che gli autori di Scary Movie potrebbero pure denunciare Whannel per plagio e vincere la causa a mani basse. E quanto mi piacerebbe se accadesse davvero. Per il resto, cronometro alla mano, c’è un jump scare ogni cinque minuti circa.
Buon divertimento.

Poltergeist-2015

Io, di solito, sono una persona piuttosto pacata e ragionevole. Però ci sono quelle quattro o cinque cose che mi mandano ai matti e mi tramutano in una belva idrofoba assetata di sangue. Una di queste è di sicuro il remake fatto apposta per assecondare la pigrizia degli spettatori. Sono consapevole che il Poltergeist del 1982 è invecchiato. Per alcuni aspetti non è neanche invecchiato troppo bene. Succede, con un certo tipo di effetti speciali. Ma fa ancora la sua figura, sebbene è lecito che possa addirittura annoiare, dato che è un film che si prende tutto il tempo del mondo, fa accadere tutto col contagocce e contiene delle sequenze lunghissime che oggi sarebbero inconcepibili.
Ma (ed ecco che la persona ragionevole se ne va al diavolo e sopraggiunge la bestia idrofoba) è del tutto superfluo, inutile e anche un po’ offensivo, rifarlo nel 2015 con l’unico scopo di clonarlo senza un briciolo di personalità e riproporlo col fast forward e tutti gli spaventi meccanici al punto giusto.
Non si tratta di modernizzare o aggiornare. Non c’è alcun aggiornamento, sempre che non si voglia prendere come tale un blando e scialbo riferimento alla crisi economica che ormai lo si trova in quasi tutti i film dell’orrore da almeno sei anni a questa parte.
No, l’operazione Poltergeist 2015 consiste nel prendere la storia del film dell’82, cambiare (in peggio) un paio di elementi della trama e qualche personaggio (la mitica medium sostituita da un imbonitore televisivo), spogliarla da ironia e umanità, e rigurgitarla in sala pronta a essere apprezzata dai ragazzini che non hanno idea di cosa abbia significato Poltergeist negli anni ’80 e di quanta influenza abbia avuto sulla filmografia dedicata ai fantasmi dei decenni successivi. Che se non c’era Poltergeist, col piffero che avevate Wan e il vostro Insidious che vi piace tanto, stronzi.
Oltretutto, non avete neppure le palle di mostrare i due protagonisti che si fumano un bel cannone. E rimpiazzate gli scheletri veri del film di Spielberg/Hooper con degli squallidi fantasmini in una cgi scaduta nel 2001.
Il vecchio Poltergeist non piace ai giovani? Va benissimo, ce lo vedremo solo noi anziani. Ma fatevi i vostri film di merda col montaggio iperveloce, le apparizioni telefonate, gli interventi in post produzione e l’hashtag #thishouseisclean senza scomodare i capolavori.
E se Raimi la dignità se l’è giocata da quel dì, non per questo deve contribuire a distruggere un cinema che gli ha dato fama e soldi a strafottere.
La messa è finita, andate in pace.

21 commenti

  1. Per fortuna ora c’è il remake di Cujio ❤

    1. Con i super san bernardo geneticamente modificati ❤

  2. Davide · ·

    La cosa che mi dispiace di più di poltergeist 2015 è Sam Rockwell lo considero una delle promesse mancate, un bravissimo attore relegato a fare porcate.

    1. Ma infatti Rockwell è in imbarazzo evidente per 90 minuti

  3. Denis · ·

    Tim Burton nello scambio ci ha perso

    1. Denis · ·

      Scusa ho sbagliato il commento era per un’altro blog.
      Leigh Whannel era il tizio che rimaneva chiuso in cesso nel finale del primo Saw?
      Poltergeist del 1982 oltre la mano di Spielberg aveva fama di film maledetto (3 attori morti),comunque si vede che questi sono anni di case maledette(costa meno produrre).

      1. Costa meno e comunque hai le sceneggiature già preconfezionate

  4. Stavolta ho visto solo Poltergeist ed è stata una roba veramente tirata via a cazzo. E io sono un tipo abbastanza indifferente al concetto di remake… voglio dire che se i risultati sono buoni, mi stanno bene anche 200 remake del medesimo film nello stesso anno. Magari un po’ meno, l’ho sparata grossa.
    Insidious 3 mi ispirava talmente poco che mi ero persino dimenticato che fosse uscito. Demonic credo di non averlo nemmeno mai sentito nominare.

    P.S. Ho notato solo ora (per puro caso, facevo delle ricerche su Google) che hai piazzato Tusk tra la merda dell’anno scorso. Io invece mi son divertito moltissimo e credo che prima o poi lo acquisterò pure. Vabbè, era così tanto per parlare.

    1. Ma anche io non ho problemi col concetto di remake in sé. Ma quando viene fatto così mi cadono le braccia, perché è solo frutto di pigrizia di chi vuol campare sulle spalle dell’originale. Una cosa ridicola.
      Tusk ha i suoi estimatori. Io l’ho trovato irritante. Però ho letto persone che stimo che lo hanno apprezzato, quindi a volte penso di aver sbagliato io…

  5. Daniele Volpi · ·

    Ma “Insidious cp 3: the beginning” non è un prequel? Leggi: del maiale non si butta via nulla…

    Intanto io mi tengo ben stretto “Poltergeist – Demoniache presenze” dell’82.
    Che poi sia veramente invecchiato ‘male’, parliamone… Io ancora mi spavento guardando un paio di scene…

    Pace profonda nell’onda che corre.

    1. Scusa, ho beccato il refuso!
      Volevo scrivere prequel e ho scritto sequel, mannaggia a me!
      Ma anche io mi spavento ancora con Poltergeist, solo che da un punto di vista tecnico si sentono gli annetti che ha.
      Il che per me non è un male, anzi.

      1. Daniele Volpi · ·

        Lu, non era una critica, è che ho appena finito il “Notturno” di questo mese e avevo letto l’articolino di presentazione: Sarà il caldo, don’t worry!

        TU hai ragionissima nella tua considerazione sul fatto che le cose invecchiano e gli effetti speciali migliorano. Ma è la tensione, il saltone sulla sedia, che noi cerchiamo in pellicole come questa; la faccia del tipo che si sfalda e la manifestazione dello spirito maligno (se ricordo bene, il film lo vidi parecchio tempo fa, debbo ritrovarlo) saranno datati, ma fanno ancora maledettamente ‘cacare in mano’ come dicono in gergo, specie se non te lo aspetti…

        Ma anche la ragazzina che toccala TV mentre lo schermo visualizza la neve elettronica caspita, mette un’angoscia…

        Pace profonda nell’onda che corre

  6. La cosa drammatica è che questi sono i film horror che finiscono nelle sale.

    1. Perché sono i film che vanno a vedere i ragazzini… E sono i ragazzini il pubblico di riferimento odierno. E io mi sento vecchia e in imbarazzo.

  7. Ok mi hai convinto a NON VEDERE il remake XD
    Vedrò invece molto probabilmente Badabook

    1. Quello per forza. Non puoi sfuggirgli!

      1. Daniele Volpi · ·

        Se lo hanno mandato in sala debbono avere sentito puzza di soldi (giustificati da un’opera di valore che attirerà molti spettatori!)…

        Pare che sia una vera rivelazione per il 2015. Da considerare per i DVD di natale.

        Pace profonda nell’onda che corre.

  8. Giuseppe · ·

    Anche stavolta non ne ho visto nessuno, per fortuna, e a dirla tutta – visto il prevedibile basso livello generale – nemmeno ne avevo la minima l’intenzione. In special modo per quanto riguarda il remake “giovanilistico” di Poltergeist (e mi diano pure del nostalgico se continuo a preferire l’originale dell’82, me ne sbatto le palle… Piuttosto, Raimi si riprenda finché è ancora in tempo)…
    P.S. Spettri presi a capocciate e botte nell’Altrove, nientemeno… Ma Whannel come ha poi intenzione di proseguire su questa strada, forse con “Insidious: Chapter 4 – Fantasmi da menare”? 😦

    1. Insidious 4: Fantasmi da menare potrebbe essere un titolo adatto.
      Tanto ormai la deriva è quella.
      I fantasmi prendono le botte come un tempo gli zombi prendevano le torte in faccia. La fine è vicina.

  9. Dajè! Lucia Dajè! D’ora in poi non sarà più “Liberate il Kraken” ma “Liberate la bestia idrofoba” 😉 Sono d’accordo su tutto, tranne su Demonocoso, mi puzzava talmente tanto che l’ho ignorato 😉 Cheers!

    1. Forse ho esagerato un tantino 😀

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