Regia – Wes Craven
“What’s a mother to do? Lazy brat sits in her room all day, sewing dolls. Children misbehaving in the basement! And one in the wall, doing his business God knows where. You kids will be the death of me… the death of me.”
Con Craven, lo sapete tutti, ho un rapporto controverso. Credo sia il regista di cui ho parlato di più, su questo blog. Ne abbiamo affrontato l’intera carriera in uno specialone in due parti, uscito lo scorso Halloween e ne abbiamo anche trattato singolarmente parecchi film. Sapete anche quanto io, nonostante tutto, lo ami pur riconoscendone gli innumerevoli difetti.
E quindi, dato che l’argomento è stato sviscerato in tutti i modi possibili, prendiamola alla larga. Cominciamo quindi dalla Alive Films.
Trattasi di una minuscola casa di produzione indipendente attiva dalla seconda metà degli anni ’80 ai primi anni ’90 e responsabile di aver realizzato tanto buon cinema. Se il titolo Le Balene d’Agosto di Lindsay Anderson non vi dice niente, il mio consiglio è di correre a procurarvelo con ogni mezzo lecito e illecito.
Tra l’87 e il ’91, prima di fallire, la Alive aveva preso sotto contratto due registi horror di un certo calibro, John Carpenter e Wes Craven. Era un momento infelice per la carriera di entrambi. Carpenter usciva dai due consecutivi insuccessi commerciali di Starman e Grosso Guaio a Chinatown. Soprattutto il secondo, era costato 25 milioni di dollari e ne aveva incassati 11. Una bella mazzata. Abbandonati quindi i grossi budget, si era rivolto al circuito indipendente, dove aveva almeno la certezza di poter operare in totale libertà.
E Craven…a Craven, tanto per cambiare, rodeva tantissimo. Anche lui era reduce da un doppio flop mica da ridere, quello di Dovevi Essere Morta e Il Serpente e l’Arcobaleno. Frustrato dal rapporto sempre fallimentare con le grandi produzioni, Craven torna con la coda tra le gambe e un fegato grosso così a girare film a basso costo, attratto come il suo collega dal non dover subire limitazioni creative.
Sia Carpenter che Craven girano due film per la Alive: Il Signore del Male ed Essi Vivono il primo, Sotto Shock e La Casa Nera (il titolo originale, infinitamente più bello, è The People Under the Stairs) il secondo.
Nel 1990, Craven ha davvero tanti motivi per essere arrabbiato: Sotto Shock non era andato come si aspettava e l’idea di mettersi alla testa di un nuovo e iconico franchise, sulla scia di Nightmare, aveva fatto una pessima fine. Poco tempo prima, inoltre, il regista era stato estromesso da un progetto che gli stava molto a cuore, I Fiori nell’Attico. E allora deve aver pensato: “Andate tutti al diavolo, I Fiori nell’Attico me lo faccio da me, a modo mio”. La Alive, con l’intelligenza consueta (ce ne fossero, oggi, di case di produzione così) gli lascia carta bianca. Ed eccovi servito La Casa Nera.
Che è un horror fiabesco, quasi disneyano, se mi si passa il brutto termine, ma con un substrato di morbosità e perversione da non dormirci la notte.
Craven, sotto sotto, ha sempre raccontato favole, se non altro a partire dal film che più di tutti ha condizionato il suo futuro, Nightmare, che non è altro se non una favola macabra con protagonisti bambini e un orco cattivo che li perseguita mentre dormono. Nonostante Nightmare sia, non a torto, considerato il film che chiude la golden age dello slasher, la sua appartenenza al genere è del tutto accidentale.
Svincolato dalla maschera che lo aveva reso famoso e in pieno furore vendicativo per quello che poteva essere il film della sua vita e gli era stato invece scippato a causa della vigliaccheria dei produttori, Craven può scatenarsi a tirare fuori apertamente, per la prima e ultima volta, la sua anima gotica.
C’è un misterioso castello, con porte e finestre sbarrate, impenetrabile dall’esterno e da cui è impossibile uscire, una volta che si è dentro. Nel castello si nasconde un tesoro. C’è la strega, impersonata da “Mom” e c’è il solito orco, impersonato da “Dad”. Ci sono i bambini chiusi in cantina. C’è la principessa da salvare. C’è il piccolo eroe che sconfigge i cattivi.
Tutti questi archetipi vengono aggiornati e modernizzati: il castello diventa una villa, ex sede di un’impresa di onoranze funebri. La strega e l’orco sono due fratelli ricchissimi, in odore di incesto, che praticano il cannibalismo e rapiscono i bambini, li allevano in un rigidissimo sistema punitivo, con l’intenzione di crescere il figlio perfetto e, quando non soddisfano le loro aspettative, li mutilano e li imprigionano “under the stairs”. La principessa è Alice, ultima dei bambini rapiti e ancora non ritenuta fallimentare dalla coppia di psicopatici. E il piccolo eroe è un ragazzino di colore del ghetto che deve trovare i soldi per pagare l’affitto, altrimenti la sua famiglia sarà sfrattata entro mezzanotte. Ovviamente, i padroni di casa sono proprio l’orco e la strega.
Nel cinema di Craven gli adulti non fanno mai una bella figura. Quando non sono assenti, sono apertamente dannosi. Mentono, nascondono segreti inconfessabili di cui poi fanno le spese i figli, voltano la testa dall’altra parte di fronte ad abusi e tragedie, lasciano i bambini da soli a combattere contro il male e, più di tutto, sono incapaci di ascoltare.
La mamma e il papà de La Casa Nera rappresentano la perfetta incarnazione dei genitori terribili craveniani. Ne sono quasi una caricatura virata al grottesco. Non deve stupire, quindi, la recitazione molto sopra le righe di Everett McGill e Wendy Robie. Dopotutto sono maschere, mutuate dai terrori infantili e dai cattivi delle fiabe.
L’assenza dell’elemento soprannaturale nel film infatti è ingannevole. The People Under the Stairs non è un horror realistico. Al diavolo la realtà. Non guardate la smaccata e anche piuttosto ingombrante metafora politica dei bianchi ricchi e cattivi contro la gente del ghetto. Siamo sempre nel territorio delle fiabe, dove il popolo oppresso si ribella al tiranno chiuso nel suo castello. Il film di Craven è un horror che di realistico non possiede assolutamente nulla. Segue, come sempre quando si tratta di questo regista, un andamento onirico, tra le intercapedini della casa, i suoi trabocchetti, le canne fumarie in cui nascondersi e sfuggire alle fucilate del paparino in costume sadomaso, mentre mammina farnetica di bimbi cattivi che bruciano all’inferno e ti scatena contro il cane demoniaco.
Una casa labirinto, dove ogni porta si spalanca su un nuovo orrore, dove le vie di fuga vengono annientate nello spazio di pochi minuti, gli stagni prosciugati e poi riempiti con vetro e pietre, i bambini prigionieri nutriti con la carne degli intrusi. Uno scenario che definire da incubo è poco. E invece che giovani, biondi, bellissimi bambini obbligati a vivere chiusi in soffitta, troviamo mostriciattoli menomati in una cantina, sotto le scale, alcuni senza lingua, perché hanno detto qualcosa di male, altri privati degli occhi, dopo aver visto ciò che non è consentito vedere. Lì sotto, nel buio, affamati e soli. A guardia di milioni di dollari in monete d’oro, frutto di anni di ruberie ai danni dei poveri del quartiere.
C’è qualcosa di profondamente malsano ne La Casa Nera. Ammorbidito, certo, da un tono sempre leggero e da un protagonista che non perde mai il gusto per la battuta, neanche di fronte alla morte violenta o a delle situazioni senza via d’uscita. Un paio di dialoghi ancora gridano vendetta (“Hai mai visto un fratello?”) e si respira una certa aria scalcinata, tipica delle produzioni a basso costo del periodo. Dopotutto, la Alive era davvero piccola piccola. Ma sapeva ottimizzare i pochi mezzi a disposizione dei film in cantiere. E il set dove si svolge The People Under the Stairs è un piccolo capolavoro di scenografi e attrezzisti.
Se venisse girato oggi, il film sarebbe un torture porn. In mano a Craven, nel 1991, si limita a essere una fiaba gotica, per nostra fortuna, messa in scena da un regista che, di film in film, diventava sempre più valido tecnicamente. È proprio con quest’opera che Craven trova la sua maturità stilistica e la lucidità per esprimere al meglio i tratti salienti della sua poetica.
Sarebbe stato interessante vedere come sarebbe andata avanti la sua carriera se avesse proseguito su questa strada. Ma purtroppo, la Alive fallì poco dopo l’uscita del film. Craven restò fermo per tre anni, fino a quando non venne ricontattato dalla New Line, per riesumare Fred Krueger. E il nostro Wes entrò in fissa col metacinema e imboccò un percorso destinato a portarlo sul carrozzone, molto poco gotico e molto poco fiabesco, di Scream.
Per il 2001, ho fatto delle scelte piuttosto bislacche, quasi tutte orientate alla serie B. Non so quanto siano condivisibili, ma questi quattro film mi stanno tutti, per un motivo o per l’altro, particolarmente a cuore.
Partiamo con Carpenter e il suo Fantasmi da Marte, a cui sono legatissima, ma temo piaccia solo a me. Proseguiamo con il mio adorato Larry Fessenden che nel 2001 tira fuori dal cilindro lo splendido Wendigo. Transitiamo poi per la promessa non mantenuta di Victor Salva e il suo esordio con Jeepers Creepers, per poi concludere con l’horror bellico e poco noto di Rob Green, The Bunker. Votate numerosi, mi raccomando.
È strano, ricordo molto bene Sotto Shock ( che a me piacque ) ed Il Serpente e L’ arcobaleno mentre La Casa Nera lo avevo praticamente rimosso.
Ho votato Jeepers Creepers per quel che concerne i film del 2001, solo perché all’epoca lo vidi al cinema senza saperne nulla della trama e ne conservo da allora un buon ricordo.
Lo vidi al cinema anche io. E fu una rivelazione, perché all’epoca film così in sala non ne uscivano più. Si era nel pieno dell’era post Scream e si vedevano soltanto slasher. Jeepers Creepers fu davvero una ventata d’aria fresca.
Possiamo quasi dire che abbia inaugurato il nuovo modo di fare horror nel XXI secolo.
Io invece mi vidi La Casa Nera al cinema, e da allora mi è sempre rimasto in mente come quella fiaba nera che in effetti è e che hai molto ben descritto nella recensione. E quel finale poi, fiabesco come tutto il resto … Davvero, chissà quali strade si sarebbero potute aprire a Craven se la Alive non fosse finita così velocemente col culo per terra.
Per quanto riguarda quel buon quartetto di titoli che hai scelto, non penso che Fantasmi da Marte piaccia solo a te (votato ancora prima di scrivere il commento) 😉
Beato te che l’hai visto al cinema… Io la prima volta lo beccai in un passaggio televisivo su una tv privata, ai tempi di Notte Horror, credo.
Mi sarebbe piaciuto vederlo su grande schermo!
Bellissimo piccolo cult con la coppia di cattivi presa da Twin Peaks(quanto erano belle le due Sherilyn Fenn e Lee),qualche idea l’ha presa anche il più recente Seasoning House(grande film).
Ah poi il film mi fa venire in mente il videogioco disturbato Clock Tower 3(anche li,c’è un’assasino vestito in pelle che insegue una bambina dicendo Alyssa,Alyssa i love you).
Fantasmi da Marte e quello con la tipa di Species e dove muore Jason Statham,una specie di western da assedio.
Victor Salva bravo regista,brutta persona.
Eh sì, la coppia di cattivoni è davvero memorabile. E sicuramente The seasoning house ha più di un paio di debiti contratti con questo piccolo film.
Su Salva, hai ragione… se non fosse che oggi neanche più è un bravo regista.
Il Craven migliore secondo me. Il palpito di quel che poteva diventare
La sua unica esperienza dichiaratamente gotica. Non so se sia il suo film migliore, perché a me di Craven piace (quasi) tutto. Ma di sicuro è il suo esperimento più personale, insieme a Il Serpente e L’Arcobaleno, che è un’altra anomalia nella carriera del regista.
Ricordo che Il Serpente e l’Arcobaleno era anche stato accolto discretamente, all’epoca
Sì, dalla critica fu accolto bene. Commercialmente fu un mezzo fiasco
Beh, era anni luce da quel che era diventato il ciclo di Nightmare…
Un altro pianeta…
Più promettente…
L’ho rivisto recentemente, circa un annetto e mezzo fa; ottima recensione, come sempre, per questo misconosciuto gioiellino craveniano. Peraltro – per fare una seccante e inopportuna pausa autobiografica – una volta scrissi nel forum che bazzico che il mio criterio per giudicare il vero fan horror da uno fasano o posticcio è la conoscenza proprio di questo film 🙂
Una curiosità: l’hai rivisto in lingua originale o doppiato? Io in lingua originale, e devo dire che rende mooooooolto di più; così come succede per Sotto shock, che in originale è un film bruttarello ma doppiato è di una bruttezza inenarrabile.
L’ho rivisto in lingua originale, per forza. Ormai, se posso, evito a priori il doppiaggio. Ed è un’altra vita, questo film, visto in VO.
Cambia completamente la recitazione e si capisce che il fatto che sia così esasperata è voluto. E si colgono molte sfumature, anche nei dialoghi, che in doppiaggio erano andate perdute.
Anche Sotto Shock migliora di parecchio se non lo si vede doppiato.
Ma è sempre così…
Di SS avevo un bel ricordo, ma perché mi ricordavo solo la parte finale. Una delle rare volte in cui sono costretto a svalutare quasi completamente un film! Decisamente bislacco e astruso. Poi la parte più bella ci mette molto a venire.
“La casa nera” l’ ho visto e rivisto ed è davvero molto accattivante. Più effettivamente fiaba nera che horror. Proprio coinvolgente però! XD Ha un tono misterioso nonostante sia d’ ambientazione urbana…
Mi sa che ci sono un buon numero di ammiratori di quel bellissimo film che è: fantasmi da marte ❤
Amo La casa nera, insieme a Il serpente e l'arcobaleno , è il mio craven preferito. Si,si, la fiaba. Ma a me piace sopratutto quel discorso anche molto semplice e per questo dotato di una sua efficacia, politico e vagamente anti capitalista
Però, se ci pensi, Il Serpente e l’Arcobaleno è molto più politico, molto più caustico nei confronti sia della società occidentale che delle dittature. Questo sì, è ovvio che rimandi a una metafora di stampo politico. Però è, appunto, metaforico. Il Serpente e l’Arcobaleno neanche usa più la metafora e va dritto al punto.
Già! Non il film che ci si aspetterebbe. Infatti come scritto è ben apprezzato dalla critica. XD
Non ho visto il film in questione , era un periodo in cui non andavo praticamente al cinema ed ero spesso in giro per lavoro .Ho votato per Fantasmi da Marte , mi è piaciuto moltissimo , anche se il dubbio per The Bunker l’ho avuto , film misconosciuto , girato con due soldi ma molto profondo .
Per chi , come me , ha portato a lungo una BDU e ha girato il mondo per questo , un film horror-bellico , anche se completamente fuori dagli schemi bellici … , ha sempre un fascino particolare .
Oltretutto in campo militare di storie analoghe se ne sono sentite diverse .
E comunque gli horror bellici sono ancora troppo pochi. Per quanto mi riguarda, è un genere che sfrutterei molto di più.
La cosa curiosa è che di questo film mi è rimasta impressa una scena che, non so se l’ho solo immaginata oppure c’era davvero, quella di televisori accesi nell’oscurità a mostrare i bombardamenti su Baghdad.
C’era oppure mi sono fatto il ri-montaggio personale (e non sarebbe la prima volta) del film?
Sì, non hai fatto alcun rimontaggio 😉
Quando Fool scende per la prima volta in cantina, trova una tv accesa che trasmette proprio quelle immagini!
Ricordo di aver visto un pò di La Casa nera un tarda notte di anni e anni fa su Italia1.
Mi fece prendere lo strizzone, segno che Craven sa spaventarti per bene quando vuole.
Concordo con l’atmosfera gotica del film.
Il mio voto va a The Bunker, mi incuriosisce non molto la trama
Sì, fa ancora paura, a suo modo. E a suo modo è molto violento
Io personalmente ho sempre preferito l’horror che punta a spaventare più con la suggestione e le atmosfere che con l’effetto visivo, perchè secondo me la paura è più una questione mentale di suggestione e adrenalina, che di mera reazione a un qualcosa di visivo…. ci spaventa più quello che non possiamo vedere e quindi riconoscere di quello spiattelato ed evidente.
Ovviamente apprezzo anche i maestri dell’horror visivo, di cui noi italiani abbiamo avuto eccelsi maestri
Io dipende dallo stato d’animo del momento, da quanto ho voglia di cazzeggiare, o di spaventarmi sul serio. Non saprei neanche dirti cosa ritengo più difficile. Molto body horror è spaventosissimo e anche concettualmente molto interessante.
È una questione annosa, questa, a cui però davvero non sono mai riuscita a dare una risposta univoca.
Ne penso esista una risposta univoca, infatti.
Comunque, grazie a te scopro tanta roba interessante ❤
Ci mancherebbe! Sto qui apposta ❤
Anche a me era piaciuto Fantasmi da Marte, anche se del Carpenter “minore” il mio preferito rimane Vampires. La casa nera invece mi sa che l’ho perso, perchè non mi ha risvegliato nessun ricordo. Mi incuriosirebbe molto questo Wendigo, ma tanto per cambiare non si trova.
Perché sei un intenditore 🙂
Preferisco anche io, di poco, Vampires. Però Ghosts of Mars ha un fascino particolare, per me.
Wendigo dovrebbe essere facilmente reperibile: è uscito persino in DVD qui da noi, una decina di anni fa.
Per me, il capolavoro di Craven (quasi a pari merito con ‘Il serpente e l’arcobaleno’… ‘Nightmare’ è fuori scala, semplicemente un colpo di genio)… il titolo italiano è penoso…
Mi hai messo addosso una voglia di rivederlo…
‘Fantasmi da Marte’ l’adoro… ma su Carpenter (come te) perdo obiettività: lo amo!!! Cmq il suddetto è davvero un bel film…
P. S.
Grandissimo ‘Le balene d’agosto’… dello stesso regista, se non l’hai visto, ti consiglio anche ‘If…’, dove McDowell fa le prove per Alex DeLarge…
Sì, Anderson è il regista del bellissimo If…
E di tanti di quei film importantissimi per la storia del cinema britannico che quasi non si contano
Anche a me è piaciuto FDM. Non capisco perché sia così criticato. Boh! Certo, è un mezzo remake in salsa spaziale di D13, però ben gradevole.
Innanzitutto, ho votato Jeepers Creepers. L’avevo odiato all’uscita cinematografica e come al solito devi farmi ricredere e spingermi a recuperarlo.
Poi, grazie per questo meraviglioso post su un film che non mi stanco mai di rivedere, fin dalla prima volta in cui l’ho visto a Notte Horror. Tutti i cenni “storici” mi mancavano e ora piango la morte di una casa di produzione che non conoscevo e che ha prodotto quattro degli horror che più ho amato. Ce ne fossero di produttori così illuminati oggi…
Eh sì, la Alive è stata una grandissima casa di produzione, piccola ma coraggiosa. E c’era una donna al comando.
La cosa bella è che passavano con disinvoltura dal cinema d’autore a quello di genere, trattando però tutti i progetti con la medesima cura.