Regia – John Gilling
“That corpse wandering on the moors is an undead, a zombie”
SONO PRESENTI SPOILER
Per capire la portata rivoluzionaria de La Notte dei Morti Viventi, andrebbe data un’occhiata a questo film, che precede quello di Romero di appena un paio d’anni. Produzione inglese. Hammer, per essere precisi. Distribuito a volte in coppia con Dracula – Principe delle Tenebre e girato contemporaneamente a un altro film di Gilling, La Morte Arriva Strisciando, usando gli stessi set e la stessa troupe, La Lunga Notte dell’Orrore è uno strano oggetto, situato a metà tra il vecchio gotico e una concezione dell’horror più moderna, che proprio in quel periodo stava emergendo e che sarebbe esplosa di lì a breve, mettendo nei guai la stessa Hammer e rendendo obsoleto il modo di fare cinema della famosa casa di produzione britannica.
The Plague of the Zombies è ambientato a metà del XIX secolo in un villaggio della Cornovaglia i cui abitanti stanno morendo di un morbo misterioso. Il medico del paese non riesce a stabilirne le cause e chiama in aiuto il suo professore, Sir James Forbes (André Morell), che si porta dietro la figlia. Indagando sull’epidemia, i due scoprono che dietro la serie di decessi c’è l’uomo più ricco del villaggio, il conte Hamilton. Attraverso riti voodoo appresi durante un viaggio ad Haiti, Hamilton uccide e riporta in vita le persone, per usarle come schiave nella sua miniera.
Se al centro della trama c’è ancora la magia nera come mezzo per far risorgere i cadaveri e tramutarli in zombi, siamo comunque molto lontani dai classici come White Zombie e Ho Camminato con uno Zombie. Prima di tutto per l’ambientazione, che non è più qualche esotica e remota località piena di selvaggi dediti a oscure pratiche, o stregoni con la faccia di Bela Lugosi che in quanto europeo all’epoca faceva tanto esotico già di suo.
Il conte Hamilton, inglesissimo, non fa altro che portare in patria un po’ di magia e, in quanto consumato uomo d’affari, la usa per ottenere forza lavoro a costo zero. Non è proprio una novità dirompente, dato che anche gli zombie di White Zombie venivano messi a lavorare in una piantagione. Solo che in questo caso cambia del tutto l’iconografia del mostro.
Per la prima volta, ci troviamo in presenza di cadaveri rianimati. Non quindi individui in stato catatonico. Proprio morti. E anche in stato di decomposizione. Con l’andatura dinoccolata che poi sarebbe diventata il marchio di fabbrica degli zombi romeriani e il trucco verdognolo, gli occhi bianchi, i cenci da straccioni addosso. Fanno anche dei versacci lamentosi che è una piacevolezza ascoltare.
Quindi La Lunga Notte dell’Orrore anticipa, da un certo punto di vista, la nascita dello zombie moderno, così come siamo abituati a vederlo oggi su tutti gli schermi.
C’è persino una resurrezione quasi di massa dalle tombe, anche se è solo un incubo di uno dei protagonisti, con le mani degli zombie che emergono dalla terra e circondano un poveraccio, ciondolanti e minacciosi, mentre la macchina da presa inquadra in primi piani strettissimi i loro volti in putrefazione. Una scena del genere, nel ’66, deve essere stata abbastanza dura da sopportare. Oggi non fa né caldo né freddo, è vero. Magari è anche un po’ datata, come tutto il film. Ma va contestualizzata in un’epoca in un cui il gore ancora (quasi) non esisteva e lo shock visivo non era parte integrante dell’esperienza di uno spettatore di fronte a un horror.
Nel giro di due anni tutto sarebbe cambiato. Ma, nonostante La Lunga Notte dell’Orrore sia in tutto e per tutto un film d’atmosfera, calca piuttosto la mano su alcuni dettagli fondamentali nella costruzione dell’iconografia dello zombie al cinema.
Altro elemento interessante, e già menzionato in precedenza, è il carattere “proletario” dello zombie. Non in forma metaforica, come sarebbe stato poi in Romero, ma in forma esplicita. Il personaggio di Hamilton non solo è la personalità più in vista del villaggio, non solo lo domina economicamente, non solo ne è il padrone anche da un punto di vista legale (la polizia è ritratta come del tutto impotente di fronte allo strapotere del conte), ma arriva addirittura a causare la morte dei suoi abitanti, a rinchiuderli nella vecchia miniera e a obbligarli a lavorare per lui.
Dietro questi morti che camminano sulla terra c’è solo l’avidità di un individuo perfettamente lucido. Non il solito delirio di onnipotenza di chi vuole sostituirsi a Dio e bla bla bla. Il denaro è l’unico motore della vicenda. Il motivo scatenante per cui un intero paese viene ridotto a una massa di cadaveri ambulanti. Credo sia la prima volta che lo zombie viene rappresentato come un mostro “sociale”.
Non sto dicendo che La Lunga Notte dell’Orrore sia un film rivoluzionario. Non lo è né da un punto di vista contenutistico né cinematografico. Eppure getta dei semi, è a suo modo innovativo e per alcune cose anomalo.
Per il resto, ci troviamo di fronte al classico prodotto Hammer: set ricostruiti in studio, colori sgargianti, regia di classe, recitazione un po’ sopra le righe e ritmi piacevolmente lenti.
Manca del tutto il pessimismo apocalittico tipico della filmografia zombesca successiva: la piaga viene debellata, Hamilton sconfitto e i buoni vincono. E tuttavia c’è una concezione del soprannaturale che prende il sopravvento sulla mentalità scientifica e scettica di Sir Forbes, abbastanza cupa e sinistra.
I morti si sono risvegliati e non c’è niente che si possa fare per strappare quei poveri cadaveri alla loro condizione.
Tranne un bel fuoco purificatore.
Due anni dopo, avremmo imparato tutti a colpirli alla testa.
L’ho visto!! 😀
Quindi niente lista questa volta 😀 😀
Ogni tanto capita… 🙂
❤
Si,un film davvero godibile.Chiaro che la critica anti capitalista mi piace assai e anche la rappresentazione dei cadaveri.Di quel periodo preferisco Il grande inquisitore o l’implacabile condanna,ma questo ha un suo gran valore storico
ps:carissima Lucia,ti rammento che la prossima scelta riguarda un film del 1976. Anno che viene rammentato solo perchè ha visto la mia nascita eh! Quindi fai un piacere a un tuo fedelissimo commentatore,tra i più cagacazzi certo ..ma pur sempre devoto commentatore e propagandista del tuo blog,e scegli bene eh…tipo che devo dire:Wow bella zia!
ciao!
ps2 : HAMMER O AMICUS?Quale preferisci?
Ho già oculatamente scelto. Sarà divertente 😀
Hammer tutta la vita e anche oltre la vita stessa.
molto bene!
io a essere sincero amo alla follia i film ad episodi della AMICUS,però l’importanza storica,la rielaborazione dei grandi miti,i registi come Fisher..e mi sa che Hammer..anche e nonostante woman in black ^_^
ps:maddo,devo fare la recensione per un blog con cui collaboro di Monster esseri ignoti dagli abissi. Cioè dei salmoni-uomini che devono accoppiarsi con le belle di un paese americano….che coraggio abbiamo noi boggers ^_^
E’ un film che mi ha sempre fatto una certa impressione, vuoi per i colori smorti, vuoi per il trucco di alcuni dei ritornanti, invero piuttosto inquietanti.
Bel ripescaggio!
a ripescare questi film succedono cose strane. Io me lo ricordavo in bianco e nero, non so perché. Quando ho visto che era a colori mi è preso un colpo!
Se ci fa prendere un colpo, vuol dire che è un horror riuscito 😀 , e qui Gilling con i suoi zombie ha fatto certamente un buon lavoro in questo senso (ma anche in campo fantascientifico – vedi Madra, il terrore di Londra- aveva dimostrato di non cavarsela affatto male)…altro gioiellino Hammer, oscuro e pauroso quanto basta (quei “poveri” morti viventi un brivido lungo la schiena riescono a darmelo ancora, quando ho l’occasione di rivedermeli).
Ispirano un senso di pietà e un’empatia fortissimi. Ti dispiace per loro. Sono vittime e stai male per loro.
Sì, perché sono vittime innocenti…schiavi senza colpa e senza possibilità di scelta, fino alla fine (e l’amarezza rimane anche dopo, nonostante il bastardo responsabile della loro condizione ne abbia pagato il giusto prezzo). A proposito di brividi, trovo che il confronto fra la la rediviva Alice/Jacqueline Pearce e Sir Forbes/Morell sia davvero un pezzo da antologia del terrore…
Uno dei miei preferiti del periodo d’oro della Hammer.
Sì, anche dei miei…ma non ho finito con la Hammer in questo piccolo excursus 😉
Attendo con piacere i prossimi post allora 🙂
Hammerlove…
Love totale
Non tutti. Nell’universo filmico zombesco sembra che nessuno mai abbia visto film di zombi.
In quanto a opere meno conosciute che vengono prima dei film “conosciuti da tutti” basta confrontare Danza macabra con Shining, e trarre qualche conclusione.
Ah, questa è una di quelle cose che in un film di zombie mi fanno incazzare a morte: nessuno che sa che gli zombie sono zombie. Tutti che si chiedono come ucciderli.
Lunghe introduzioni inutili per far accettare ai personaggi quello che sta succedendo.
E in questo universo filmico, Romero non è mai esistito 😀
Capolavoro assoluto!
M’inserisco nella disfida HAMMER vs AMICUS, pur amando alla follia la HAMMER devo riconoscere che il buon Milton Sutbosky con la sua AMICUS produsse dei film ad episodi veramente niente male.
Il mese prossimo, se cthulhu mi assiste, parliamo proprio della Amicus 😉
Ammetto di averlo visto da molto piccolo (quindi sono passati troppi anni) e di non ricordarmelo per niente!!!!
La tua bella recensione mi spinge al doveroso recupero.. (vediam se compare sul tubo 🙂 )
Sei ti piace lo stile Hammer, se ti piacciono i classiconi un po’ datati ma affascinanti, non n resterai deluso 😉
Film fantastico !! Non lo conoscevo, l’ho cercato dopo questa recensione e grazie a te ho scoperto un piccolo capolavoro. Horror gotico, ambientato nel secolo scorso, uno stile che ricorda M. Bava (luci a parte), mistero e tensione, finale schietto e semplice: Anzi il finale anche troppo veloce e semplice. Ma per il resto direi una vera perla .